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Da Francesco Cusa (FCT) all'Arcadia Trio: due album concettuali per terzetto jazz

Le forme del Trio. Partiamo da quello del batterista Francesco Cusa in un singolare disco dal titolo From Sun Ra To Donald Trump/ Francesco Cusa Trio meets Carlo Atti T. (Clean Feed). Sun Ra d'accordo. Ma il jazz e Trump? Di Clinton sassofonista si sa e di Obama che, secondo alcuni, sarebbe divenuto presidente USA anche per merito del jazz, pure. Ma l'attuale capo della Casa Bianca che ci azzecca? Presto detto. O quasi. Il terzetto in questione e cioė Francesco Cusa alla batteria, Simone Graziano al piano e Gabriele Evangelista al contrabbasso plus Carlo Atti T. ai sax, lo assurge a totem dell'odierna era della schiumizzazione di una societá insicura, postglobale, finanziarizzata: "la schiuma rende bene questo implodere ed esplodere di sfere che si intersecano. Non c'è più centro, perchè ogni punto è virtualmente il centro" (Peter Sloterdijk). I musicisti scoprono di essere cittadini di un pianeta in cui non si riconoscono, e riparametrano una musica che possa situarsi in tale contesto senza confacervisi. Circumnavigano quell'universo - e qui ci può stare il riferimento a Sun Ra- e lo fanno con le poliritmie di Cusa, il pianismo esplorativo di Graziano, il contrabbassismo vibrante di Evangelista e in aggiunta il sassofono metamorfico di Atti. Nell'insieme il gruppo dá forma ad una materia intrisa di idee ed ideali, che fanno a pugni, questi ultimi, con la realtá dell'illusione capitalistica nata con il liberismo di Adamo Smith, passato per Keynes e, fra boom e recessioni, giunta fino alla odierna foam society. Un brano che meglio rende bene questa trasposizione della moderna storia economica in jazz è Delivering a load of musical boxes to Wall Street (Consegnare un carico di carillon nella sede di Wall Street) pieno zeppo di nodi relazionali, grovigli simbolici, pulsioni vitali di contrasto ad un ambiente tarato.
Del batterista catanese da segnalare inoltre, per la stessa label portoghese, Black Power / Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini (ed il Florence Art Quartet) e l'altro cd Love, per i tipi di Improvvisatore Involontario, inciso con The Assassins e cioė Giulio Stermieri (hammond, piano) Flavio Zanuttini (tromba, electronics) e Giovanni Benvenuti (sax). Infine, andando un pò indietro nel tempo, Wet Cats, in duo col pianista Gianni Lenoci (Amirani).
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C'è ancora, in tema di album "concettuali", Don't Call It Justice, disco-manifesto del sassofonista-compositore Leonardo Radicchi con il suo Arcadia Trio, completato da Ferdinando Romano, contrabbassista e Giovanni Paolo Liguori, batterista. 
Non chiamatela giustizia, l'incipit, ė digiá una dichiarazione per una musica impegnata nel trovare raccordi con il pensiero sociale che racchiude, dunque, sia un livello estetico che fattuale. I riferimenti a Chomski in Necessary Illusions ed a Jacques Monod in Chance and Necessity/Pointless Evolution sono elementi di una ricerca che il leader e il gruppo svolgono a monte dell'elaborazione jazzistica con una formazione (auto)riflessiva, sensibile, sgrammaticante. In Our Angel is Full Of Joy sfodera un esemplare percorso erratico fra le note laddove In memory of Idy Diene si tuffa nella cronaca piu tragica, nella Firenze nel marzo del 2018, rammemorando una figura martire dalla pelle scura. Come in un volume di novelle ci si sposta su altre situazioni, la giocosa melodia di Child Song e l'immagine del pashtun in Salim Of Lash, un amico che collabora a diversi punti di soccorso di Emergency. Si suona per emergenza espressiva, e la musica, metafora dell'esistente, diviene prassi che potrebbe rovesciare, come poteva esserlo un certo tipo di filosofia non contemplativa eppure visionaria ed operativa. Si ascolti al riguardo il brano Utopia_A song for Gino Strada a cui collaborano Marco Colonna (cl.) Angelo Olivieri e Tommaso Iacociello (tr.) Gabriele Ricci (french horn) Andrea Angelone e Pierluigi Bastioli (tr.ne). Su un piano più squisitamente jazz figurano il blues Stop Selling Lies e Peace di Horace Silver, unico classico di questo album pensierosamente "arcadico".

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