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AssoTutela: “Ospedali, che fine ha fatto il mobility manager?”

“Lo prevede il decreto interministeriale del 1998, poco conosciuto e peggio attuato ‘Mobilità sostenibile nelle aree urbane’. Il Mobility manager nelle aziende quando c’è si vede. Purtroppo in Asl e ospedali del Lazio, che ne avrebbero tanto bisogno, ne abbiamo contati soltanto due: alla Roma C e al Policlinico Umberto I”. Commenta così il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, che nei giorni scorsi ha visitato alcuni ospedali romani riscontrando il caos più totale nella circolazione interna delle auto. “Questa figura, che non rappresenterebbe alcun costo per le amministrazioni – spiega il presidente – è prevista negli enti pubblici e nelle imprese che abbiano, rispettivamente, più di 300 o 800 dipendenti e viene scelta tra i dipendenti con particolari competenze. Per quale motivo nessuno se ne occupa? I vantaggi sarebbero notevoli, specie negli ospedali. Il responsabile della mobilità sostenibile – continua Maritato – consentirebbe di ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti proponendo soluzioni alternative all’auto individuale,  garantirebbe cospicui sconti sugli abbonamenti annuali Metrebus, divulgando e promuovendo l’attività in accordo con l’Agenzia Roma servizi mobilità’. I nostri ospedali, che dovrebbero essere luoghi salubri per antonomasia, sono oggi afflitti da un traffico indescrivibile che, in alcuni casi, come ad esempio al San Camillo, mette a repentaglio la sicurezza di malati e utenti. La situazione non è più sostenibile, ne tengano conto gli amministratori e la Regione Lazio provveda in tal senso.

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