Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Mercoledì, 08 Maggio 2024

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:300 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:340 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:549 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:989 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:989 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1366 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1640 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1747 Crotone

Apre a Rimini una mostra di lavori pittorici di Katundo, alias Vincenzo Leone, pittore e cardiologo, nato a San Marzano di San Giuseppe,Taranto nel 1948, ed impegnato nella città ionica per molti anni ad esercitare la professione presso il Servizio Sanitario Nazionale.

Avendo presto avvertito l’esigenza di portare il suo ausilio in Paesi in cui la organizzazione sanitaria è meno sviluppata ed il bisogno di salute più stringente, è stato promotore di iniziative di cooperazione internazionale, con un sostanziale consenso da parte della Azienda sanitaria presso cui ha operato.

La sua azione si svolge per oltre 20 anni, dalla fine degli anni ’80 fino ai primi del 2000, in Romania, Nicaragua, Somalia, Brasile, Kenia, Ruanda, Bosnia, Albania, El Salvador, Congo, Libano, Siria, Armenia, Georgia, Bulgaria: Paesi tutti in cui le condizioni politiche e sociali richiedevano massima prudenza. La fine degli interventi di cooperazione coincisero con il suo collocamento a riposo e con il suo ritorno alla terra ed alla cultura di origine, riprendendo la sua attività artistica, che aveva rallentato in costanza del suo impegno socio-professionale.

Sin da giovane infatti, aveva avuto molteplici frequentazioni con la scultura in pietra, l’incisione su rame, la pittura murale. Intensifica la pittura di acrilico su tela, ricorrendo in alcuni casi anche al grande formato (2m x 3m), rappresentando il degrado umano ed il dolore che avevano accompagnato le sue esperienze di cooperazione.

Il riaffiorare in questo periodo anche della cultura arbresh che aveva caratterizzato la sua infanzia lo induce a scegliere Katundo (“Il paese”) come suo nome d’arte; intanto,diverse sue opere sono sparse per il mondo perché espressamente commissionate mentre l ricavato della vendita di diverse sue opere è stato reimpiegato in azioni di cooperazione internazionale, verso la quale, pur se non più impegnato fisicamente, l’Artista continua a mostrare una viva partecipazione.

Dopo una mostra realizzata a Taranto nel 2018, si intensificano i contatti con la galleria d’Arte Contemporanea di Palazzo Spina, a Rimini, e si concretizza, a fine 2018, l’idea di una personale. La pandemia incombente costringe, tuttavia, a sospendere la realizzazione della mostra per un periodo molto lungo. Il vernissage, previsto per le ore 18 di sabato 11 settembre, da’ finalmente il via all’evento presso la galleria Augeo, in corso d’Augusto 217 a Rimini, fino alla prima decade di ottobre.

Le opere esposte costituiscono, quasi integralmente, una produzione rinnovata rispetto alla mostra del 2018: nel periodo di obbligato isolamento, infatti, si è rafforzato nell’Artista l’impeto alla produzione pittorica, essendo le motivazioni troppo fori per farlo recedere, ed il suo stile iperrealista, inizialmente timido, è viepiù diventato la cifra che caratterizza la sua espressione e rappresentata al meglio l’oggetto delle sue opere, realizzate prevalentemente in acrilico su tela di medio formato.

La principale causa di sollecitazione nasce dal dolore e dal degrado cui è ridotta la condizione umana, realtà che, per un ‘occidentale benpensante’,  è lontanamente immaginabile (anche se spesso è proprio la "distrazione" di quest'ultimo la causa principale di tale condizione. E a tale ‘distrazione’ Katundo non vuole partecipare…

Successo per l’inaugurazione della mostra dedicata al Cavaliere calabrese Mattia Preti all’interno del Museo Marte di San Pietro a Maida. A segnare il taglio del nastro la presenza di un ricco parterre di amministratori ed esponenti del mondo della cultura che hanno raccontato le difficoltà e le soddisfazioni di operare in questo settore in Calabria e la particolarità dell’esposizione che si protrarrà fino al 25 agosto e che segna anche la riapertura e il cambio di pagina per il museo.

“Comunicare l’arte ed il territorio: ostensione d’arte figurativa tra innovazione e tradizione”, questo il nome del contenitore culturale all’interno del quale è collocata la mostra realizzata grazie ad un finanziamento regionale per interventi di valorizzazione del sistema dei beni culturali, annualità 2019. Due le opere originali dell’artista esposte grazie alla collaborazione con l’amministrazione comunale di Taverna e la Soprintendenza.

I quadri del Cavaliere sono un mezzo per un viaggio all’interno del Rinascimento. Grazie alla preziosa collaborazione dell’Unicram (Camera Regionale Arti e Moda Calabria) rappresentata dal presidente Giuseppe Emilio Bruzzese e al talentuoso lavoro della costumista René Bruzzese è possibile vedere e toccare la riproduzione di abiti e gioielli dell’epoca. Ma non solo. A segnare un ulteriore intreccio con arte e moda è la fotografia grazie al progetto che vede giovani di San Pietro a Maida interpretare donne dell’epoca vestendo gli abiti di un tempo. A completare la rassegna anche l’esposizione di diversi oggetti e armi, dalle armature agli scudi e alle spade. A visitare la mostra anche l’assessore all’Istruzione Sandra Savaglio.

«Il nostro scopo è quello di far rivivere il Rinascimento in chiave calabrese e dare l’opportunità di ammirare le tele di Mattia Preti dateci dal Museo Civico di Taverna. È anche un’occasione per riaprire il museo Marte in un’ottica del tutto rinnovata», ha spiegato il primo cittadino di San Pietro a Maida Domenico Giampà.

A prendere parte all’evento anche l’assessore alla Cultura di San Pietro Loretta Azzarito, quello di Taverna Clementina Amelio, il direttore del museo Marte  Pietro Gullo, il restauratore delle opere di Mattia Preti Giuseppe Mantella e lo storico e archeologo Dario Godano.

 

Oggi, presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo è stata inaugurata la Mostra dal titolo: “IL MONDO SALVERA’ LA BELLEZZA?” – Prevenzione e sicurezza per la tutela dei Beni Culturali.

L’evento è ideato e organizzato dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma diretto da Giuseppe Lepore in sinergia con la Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale MiC, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo diretto da Mariastella Margozzi.

In un momento così particolare e delicato, nel quale tutto il mondo si trova a convivere con una pandemia cercando gli strumenti per poter vincere questa “guerra invisibile”, ci è sembrato opportuno mettere in risalto come la bellezza, intesa come il meglio della produzione artistica e spirituale, sembri essere l’unica arma utile a salvare le nostre coscienze e saziare il nostro innato desiderio di bello. In un certo modo oggi sembra necessario che la bellezza salvi il mondo. Ma siamo in grado, noi, di salvaguardare questo prezioso bene? E in che modo mettiamo in sicurezza questo immenso patrimonio, del quale siamo custodi, per poterlo tramandare nel futuro? Rivisitando il concetto, ci chiediamo: il mondo salverà la bellezza?

Da questa domanda è nata l’idea di realizzare questa mostra, che vuole essere non solo una esposizione di reperti recuperati dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri diretto dal Generale di Brigata Roberto Riccardi, da anni in prima linea nella difesa dei nostri tesori storico-artistici, ma anche – ed è una novità assoluta, nel panorama delle mostre – la presentazione dei sistemi di prevenzione e salvaguardia adottati dai Musei e dai luoghi della cultura di appartenenza statale con il coordinamento della Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio culturale del MiC diretta dalla Dott.ssa Marica Mercalli. L’esposizione sarà divisa in diverse sezioni, all’interno delle quali il visitatore sarà accompagnato alla scoperta di storie di recuperi, salvaguardia e tutela presentate in modo narrativo e per immagini.

La scelta del materiale esposto, con opere importanti attribuite ad artisti come Brueghel, all’ambito del Veronese e affascinanti reperti come un frammento dell’obelisco collocato a Montecitorio, frutto del lavoro svolto dal Comando TPC dell’Arma dei Carabinieri, rispecchia proprio quest’idea di percorso narrativo. Una sezione sarà quindi dedicata al recupero dei Beni Culturali e alle indagini che hanno permesso la restituzione di oggetti illegalmente sottratti e la loro successiva messa in sicurezza. Si potrà rilevare come oggi il mondo del web rappresenti un canale di diffusione e smercio di tali oggetti, ma anche un alleato per la loro difesa nel contrasto dei traffici illeciti grazie alla creazione di banche dati.

Salvare l’arte vuol dire anche salvare l’integrità del nostro “tesoro”, non permettendone l’uscita dai confini nazionali. Questo difficile lavoro viene svolto con costante impegno dagli Uffici Esportazioni del MiC che, in stretta collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, controllano il movimento e la compravendita di oggetti d’arte, impedendo una tragica emorragia culturale. Anche in questo caso l’utilizzo delle piattaforme web, la creazione di banche dati e il monitoraggio continuo delle aste nazionali e internazionali, svolgono un ruolo molto importante.

Proteggere l’arte e la sua bellezza significa intervenire in scenari di emergenza dove il lavoro di salvaguardia diventa urgente e delicato. Importante è l’impegno del MiC e del Comando TPC dei Carabinieri in aree del territorio nazionale interessate da eventi sismici e altre calamità naturali grazie all’istituzione dei Caschi Blu della Cultura. I recenti terremoti dell’Abruzzo, del Lazio, delle Marche e dell’Umbria hanno messo in luce criticità, ma sono anche stati un ottimo campo di addestramento e il modello, d’intesa con la Protezione civile italiana e con l’UNESCO, è stato esportato in vari Paesi esteri. Forte è anche la volontà dell’esposizione di rendere fruibili per tutti le storie e il messaggio di speranza: il percorso sarà infatti arricchito da pannelli e didascalie in scrittura braille e da riproduzioni in rilievo delle opere per i non vedenti. Analizzando i diversi aspetti presentati nella mostra, si può concludere che il mondo, la nostra società civile, salverà la bellezza contenuta nei beni dell’arte e della cultura, simboli della nostra identità.

Ho avuto una intervista telefonica durante il suo viaggio verso Venezia con  Lea Monetti, Pittore, scultore, ritrattista, esperta in tecniche antiche e affresco, Lea Monetti ha seguito i corsi  dell'accademia di Firenze e la “Scuola della Realtà" di Pietro Annigoni. E’ stata poi assistente e restauratrice agli affreschi strappati nello studio di Bruno Saetti.

1) Buongiorno Lea cosa rappresenta per te, la tua ultima creazione la mela ? 

La mela da tempo immemorabile è presente sulla scena ma anche nella mia testa.

Più di trent'anni fa ho realizzato un affresco che rappresenta il paradiso terrestre: c’è l'albero di mele con il serpente, ma Adamo ed Eva sono rivolti verso un angelo con la veste rossa, che si fionda dal cielo porgendo un paniere di mele… e Adamo prende la mela dalle mani dell'angelo.

2) Si ma come ti e venuto questo pensiero di realizzare questo lavoro ?

Il pensiero della mela serpeggia nella mia testa da un po’, dato che le mie ultime esposizioni titolavano “In principio fu Eva“ , “In principio fu Eva … e poi?” E gli argomenti dei giornalisti: “Innocente o colpevole la Eva di Lea Monetti? Eva è innocente!” Alla fine mi sono resa conto che il punto focale del mio lavoro di anni non era Eva in quanto personaggio o opera scultorea ma ciò su cui era seduta la mia Eva:  un mucchio di mele morsicate.  
Il punto focale era la mela. Simbolo del consumo… consumo del peccato, di un bene materiale, di un desiderio…E allora perché, da tempo immemorabile, un morso soltanto?!
Io,  che sono disubbidiente per natura, ho voluto mordere  una mela insieme ad uno sconosciuto. Perché uno sconosciuto?
Perché rappresenta tutti quelli che non hanno avuto la loro parte, quelli con cui non viene condiviso ciò che la “mela”vuole significare.

Grazie Lea per questa chiacchierata veloce anche perché stavi andando a Venezia per allestire le tue opere..

Lea Monetti  ha avuto interessanti approcci con il concettuale ed il materico: Carlo Munari la invito’ a presentare le opere in asfalto all'expo di Bologna '79 ma Lea rifiutò per tornare alla realtà e riappropriarsene, in controtendenza, con raffinate performance pittoriche.

Ha lavorato, indipendente da gruppi,  ha realizzato affreschi e sculture in chiese ed edifici pubblici, numerose personali in Italia, Svizzera, Germania,

Una mostra di affreschi staccati al Cairo, organizzata dal Ministero degli Esteri e inaugurata dal magnifico rettore dell'università di Eluan e dall'ambasciatore Migliulo.

Dal 1988 e'in esclusiva con il manager Giovan Battista Remo Bianco e presente a tutti gli Expo e gli eventi più rappresentativi dell’arte internazionale  con studio a Firenze e Pietrasanta.

Lea Monetti ha avuto un lungo e solitario percorso di esposizioni personali, dal Museo della B.M.W. di Monaco di Baviera a Berlino e un fortunato tour di mostre personali nell’Europa settentrionale durato 10 anni.1

Rientrata a lavorare in Italia come scultore, nel 2000 ha sospeso l'attività artistica per restaurare un casale in Maremma e creare una fiorente azienda agrituristica come imprenditore agricolo.

Per dieci anni si e' divisa fra l'attività di imprenditore turistico ed edile per  organizzare l'assetto delle responsabilità familiari ma, anche durante la sua quasi inattività artistica, le sue opere presso musei pubblici e privati, sono state presenti in prestigiose esposizioni unite a nomi storicizzati.

Nel 2011 ha ripreso l'attività espositiva come scultore di indiscusso successo e stima nell'ambiente accademico fiorentino.

Vittorio Sgarbi la  festeggia scultrice alla pari dignità dei grandi del 900 italiano.

Lea Monetti ha ricevuto molti riconoscimenti, :Commendatore della Repubblica, P.H.F. Rotary International, scultore ufficiale del Soroptimist International. “Paiolante D’onore” della Antica Compagnia del Paiolo, candidata al Grifone d'Oro della sua città, Accademica delle Arti del Disegno di Firenze…


Si è recentemente aperta al pubblico a  Savonlinna, Finlandia, presso lo spazio espositivo di Nälkälinnanmäki, la mostra intitolata Raffaello ritratti, parte del progetto di portata mondiale Opera Omnia, promosso dal Ministero degli Affari Esteri italiano e da Raicom.

La mostra, curata dallo storico dell'arte professor Antonio Paolucci, presenta al pubblico le riproduzioni in dimensioni reali di quattordici meravigliose opere del grande maestro rinascimentale Raffaello, di cui si commemorò nel 2020 il 500° anniversario della morte.

Grazie all'uso di tecniche innovative, a partire dalle fotografie degli archivi Rai, le riproduzioni dei dipinti, a grandezza naturale, conservano tutti i dettagli, le sfumature, ed i colori degli originali. Il sistema di retroilluminazione e una speciale struttura di supporto consente una visione ottimale delle opere da ogni angolazione. Inoltre, una struttura multimediale e interattiva consente al pubblico di scoprire la vita e le opere di Raffaello.

La mostra, che ha già fatto tappa a Tunisi e ad Ankara, proseguirà a Priština dopo aver lasciato la Finlandia. È realizzata in collaborazione con: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Raicom, Opera Omnia, Comune di Savonlinna, Samiedu, Okabex Arts, Savonlinna Music Academy

Opera Omnia

Questa iniziativa fa parte del progetto Opera Omnia, voluto dal Ministero degli Affari Eesteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Rai, Radiotelevisione italiana. Nasce dalla consapevolezza che l'intero patrimonio artistico di Leonardo, Raffaello, Caravaggio e altri maestri della pittura è disperso nel mondo in svariati musei, chiese e collezioni private, rendendo, di fatto, impossibile la realizzazione di grandi mostre monografiche. Con Opera Omnia, invece, attraverso riproduzioni fedeli alle opere originali e in altissima definizione, gli spettatori possono ammirare, in un unico spazio espositivo, le creazioni dei grandi maestri della nostra cultura.

La collaborazione con il professor Antonio Paolucci, uno dei massimi esperti di arte in Italia e nel mondo e curatore della mostra, certifica, inoltre, il rigore scientifico che è alla base del progetto.

RAICultura offre numerosi e interessanti video su Raffaello e la sua opera.

Informazioni

La mostra è visitabile, fino al 20 agosto, nella sede espositiva di Nälkälinnanmäki, (Tottinkatu 6a, 57130 Savonlinna). Ingresso libero. Orari di apertura: giugno ed agosto lun–dom ore 10–17, luglio lun–dom ore 10–18.

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI