Le necropoli rupestri di Pantalica, luogo ricco di arcana e primitiva bellezza, come fonte d’ispirazione per dipinti e sculture dalle forme archetipiche. È questo il percorso di ricerca che contraddistingue le opere dell’artista sortinese Mario Matera, che saranno esposte in una mostra dal titolo “Buntarigah - grotte di silenzio”, a cura di Giuseppe Piccione.
Due le location espositive: la chiesa di San Cristoforo in via Dione a Ortigia, dal 15 al 20 novembre (inaugurazione venerdì 15, ore 18; visite: ore 10,30-12,30 e 16,30-19,30) e il MOON - Move Ortigia Out of Normality di via Roma 112 dal 16 novembre all’8 gennaio (inaugurazione sabato 16 ore 18,30; visite ore 12,30-15,30 e 17,30-23,30). L’ingresso è gratuito. Il percorso espositivo comprende una trentina di opere, tra dipinti realizzati con tecniche miste e sculture in pietra, distribuite nelle due sedi della mostra.
Mario Matera (Sortino, 1956), pittore e scultore, si è formato all’Istituto d’Arte di Siracusa. Fin dagli anni Settanta ha partecipato a diverse personali e collettive in Italia e all’estero, impegnandosi nella ricerca di un linguaggio sia figurativo che astratto.
“Buntarigah” è il nome dato dagli Arabi all’odierno sito di Pantalica. L’artista, nel realizzare le sue opere, è andato alla ricerca di un rapporto simbiotico con quei luoghi scavati dall’uomo nella notte dei tempi. Il ritmo equilibrato e geometrico che le grotte disegnano sulle pareti rocciose della necropoli, l’alternarsi di vuoti e pieni, di neri e bianchi, sono il codice iconografico che è alla base delle composizioni archetipiche di Matera, tanto nei dipinti quanto nelle sculture. Il risultato è un tracciato pittorico misterioso e cromaticamente affascinante, articolato in un gioco di forme e di colori, che rievoca ricordi ed emozioni custodite nel complesso mondo interiore dell’artista.
«Servendosi di pochi elementi geometrici - scrive il critico Carlo Felice nel testo di presentazione che accompagna la mostra - il quadrato e il rettangolo, le linee e il piano; mutandoli di dimensione e posizione e ritmandoli sulla superficie monocromatica, Mario Matera compone delle variazioni cromatiche che rielaborano, astraendola, la realtà archeologica per farne pretesto di riflessione sulla pittura, l’arte e la vita».