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Vittoria - Un successo “Incontri d’architettura” al convento delle Grazie

L'incontro al convento delle Grazie

 

“Dal confronto si cresce. Solo attraverso la conoscenza reciproca di percorsi di studio che possono anche fare registrare linee comuni, si traggono indicazioni che esaltano gli indirizzi che il professionista intende portare avanti, confrontandosi in un panorama completamente nuovo”. Parola di Gaetano Manganello, architetto, e presidente della Fondazione Arch. La stessa che, negli ultimi mesi, ha lavorato senza un istante di tregua, con il supporto dell’Ordine degli architetti della provincia di Ragusa, per riuscire a promuovere una serie di incontri con alcuni protagonisti dell’architettura contemporanea del panorama nazionale e internazionale. E il successo di presenze fatto registrare sabato scorso al convento di Santa Maria delle Grazie, a Vittoria, suggestiva corte che ha ospitato il primo confronto, testimonia di come la ricerca di sensazioni visive anche da parte di chi non è uno studioso ma un semplice osservatore di paesaggi e ambiente che meritano di essere apprezzati sia in sostanziale crescita. “Ed è un aspetto – chiarisce Manganello – che ci stimola ad andare avanti perché questi appuntamenti sono certo rivolti agli addetti ai lavori ma intendono, soprattutto, condividere con la gente comune la passione che nutriamo per l’architettura, per la ricerca di nuove linee, nel contesto di una serie di scelte che devono spingerci a fare considerare le città sempre più a misura d’uomo”. Perché ciò accada, la Fondazione ha invitato a partecipare i rappresentanti di quattro studi internazionali: “Autonome Forme” di Palermo, “On site studio” di Milano, “Barozzi / Veiga” di Barcellona, “Baukuh” di Genova-Milano. Grande attenzione nei confronti di questi ultimi che hanno illustrato i contorni di un elaborato tendente alla realizzazione di una “Casa della memoria” da realizzare nel capoluogo lombardo, una sorta di contenitore storico della storia partigiana e del terrorismo. Un edificio rivestito da una pelle di terracotta in cui, alla maniera di un antico bassorilievo, saranno rappresentate scene, volti, personaggi di quel tempo e di quella storia. Ma questo è soltanto uno degli esempi illustrati nel corso della conferenza che ha avuto il sapore di fare conoscere la storia delle linee. Quelle stesse che l’architettura cerca di mettere assieme, di combinare in modo sapiente, per rendere più gradevole e funzionale il luogo dell’abitare e, più in generale, dello stare.

 

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