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Giovedì, 01 Maggio 2025

India, strage di civili in Kashmir

Dopo l’attentato che ha insanguinato il Kashmir indiano, provocando la morte di almeno 26 civili, in gran parte turisti, il governo di Nuova Delhi ha lanciato un appello all’unità nazionale. L’esecutivo guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP) del premier Narendra Modi ha convocato una riunione straordinaria con i leader di tutti i partiti politici, nel tentativo di rafforzare il fronte interno in un momento di forte instabilità e tensione.

Secondo quanto riportato dal quotidiano The Hindu, i ministri dell’Interno e della Difesa, Amit Shah e Rajnath Singh, sarebbero in contatto con le principali forze dell’opposizione, incluso il Congresso Nazionale Indiano (INC), che aveva chiesto un vertice urgente e un clima di coesione per affrontare con fermezza la minaccia terroristica.

“Serve una risposta unitaria e condivisa davanti a una tragedia che colpisce l’intera nazione”, ha dichiarato Mallikarjun Kharge, leader del Congresso, auspicando che ogni differenza politica venga momentaneamente messa da parte per tutelare la sicurezza del Paese.

L’attentato, uno dei più gravi degli ultimi anni nella regione contesa del Kashmir, ha nuovamente riacceso l’allarme sicurezza alle porte delle elezioni nazionali e rafforzato il dibattito sulla gestione del conflitto con i gruppi separatisti attivi nell’area.

Attentato in Kashmir, Nuova Delhi risponde con misure dure contro il Pakistan

L’attacco terroristico nei pressi della località turistica di Pahalgam, nel Kashmir indiano, ha provocato una scossa profonda nell’opinione pubblica e nelle istituzioni di Nuova Delhi, spingendo il governo a reagire con fermezza sul piano diplomatico e politico. In seguito all’attentato, costato la vita a 26 civili, in gran parte turisti, l’India ha adottato una serie di contromisure rivolte direttamente al Pakistan, ritenuto connivente o direttamente coinvolto nel sostegno ai gruppi jihadisti responsabili della strage.

Tra le misure annunciate, la sospensione del trattato bilaterale sulle acque del fiume Indo, la chiusura del valico di Attari – uno dei principali punti di transito tra i due Paesi – e il blocco immediato dell’emissione dei visti per cittadini pakistani. Inoltre, le autorità indiane hanno ordinato a tutti i cittadini del Pakistan attualmente presenti sul territorio indiano di lasciare il Paese entro la fine di aprile.

Il primo ministro Narendra Modi ha parlato pubblicamente da Patna, capitale dello stato del Bihar, definendo l’attentato “un crimine vile contro civili innocenti”. Nel suo discorso ha lanciato un duro atto d’accusa contro Islamabad, colpevole, a suo dire, di sostenere “il terrorismo transfrontaliero”. "Inseguiamo i responsabili fino ai confini del mondo – ha dichiarato – e non ci fermeremo finché non saranno assicurati alla giustizia”.

Le parole del premier e le azioni del governo confermano l’inasprimento dei rapporti già tesi tra India e Pakistan, e aprono a nuovi scenari di tensione nella regione, storicamente instabile e contesa tra le due potenze nucleari. Intanto, mentre la diplomazia internazionale osserva con attenzione gli sviluppi, l’India si prepara a rafforzare la sicurezza interna e a mantenere alta la pressione sul fronte esterno.

Kashmir, escalation senza precedenti: il Pakistan espelle funzionari indiani e sospende i rapporti con Nuova Delhi

La crisi tra India e Pakistan ha raggiunto un nuovo livello di allerta, dopo il sanguinoso attentato a Pahalgam – costato la vita a 26 civili – che ha riacceso il conflitto latente nella regione del Kashmir. In risposta alle accuse di Nuova Delhi, Islamabad ha reagito con dure contromisure, espellendo diversi funzionari militari indiani, revocando i visti ai cittadini indiani (fatta eccezione per i pellegrini sikh) e sospendendo ogni forma di traffico commerciale e aereo con l’India.

L’attacco di Pahalgam è stato definito il più grave attentato contro civili nella regione contesa dal 2000, quando un’altra azione armata uccise 36 persone. L’intensità dello scontro attuale riporta la memoria al 2019, anno in cui un attentato suicida a Pulwama colpì un convoglio della polizia paramilitare indiana, causando la morte di 42 agenti. In quell’occasione, le tensioni sfociarono anche in scontri aerei tra i due Paesi.

La regione del Kashmir resta al centro di una disputa geopolitica che si protrae da oltre 70 anni, con India e Pakistan – entrambe potenze nucleari – che continuano a rivendicare la sovranità sul territorio. L’episodio di Pahalgam sembra aver riaperto ferite mai rimarginate, aggravando un contesto già estremamente fragile.

Fonti diplomatiche parlano di una crisi “vicina al punto di non ritorno”, con crescenti timori internazionali per una possibile escalation armata. Mentre le cancellerie mondiali invitano alla de-escalation e al dialogo, l’atmosfera tra i due vicini resta tesissima, con il rischio concreto di un nuovo scontro frontale nella regione più militarizzata del pianeta.


Fonte varie agenzie

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