Basta scorrere i social per rendersi conto che l’intervista di Corrado Formigli a Romano Prodi, andata in onda su Piazzapulita (La7), ha sollevato più di un malumore. In molti parlano apertamente di un’occasione mancata, di toni troppo morbidi e di domande che non hanno incalzato a sufficienza l’ex premier, soprattutto su un tema delicatissimo: l’aggressione verbale e il gesto della tirata di capelli nei confronti dell’inviata di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici.
Il passaggio, tanto atteso quanto deludente per molti telespettatori, non ha visto alcun segno di pentimento né un tentativo di scuse da parte del Professore. Un atteggiamento che ha immediatamente scatenato la reazione indignata dei social e delle forze politiche di opposizione.
Il profilo ufficiale di Fratelli d’Italia ha pubblicato un estratto video del faccia a faccia, commentando duramente: “Nessun accenno di pentimento e nessuna volontà di chiedere scusa. L’Italia si è indignata, tranne lui. Professore, poteva recuperare e invece ha perso un’ennesima occasione”.
Su X, l’hashtag Prodi è schizzato tra i trend, accompagnato da commenti che parlano senza mezzi termini di “vergogna” e di un’intervista “sdraiata”, che avrebbe dovuto richiamare Prodi a una maggiore responsabilità pubblica e personale.
In un momento storico in cui si richiede ai protagonisti della politica e dell’informazione il massimo della trasparenza e del rispetto, il silenzio sulle scuse appare a molti non solo fuori luogo, ma anche sintomo di un certo scollamento rispetto al sentire comune.
Prodi, la mancata autocritica e l’intervista “morbida”: Formigli non incalza, l’ex premier minimizza
Dall’inizio era chiaro che l’intervista di Corrado Formigli a Romano Prodi, trasmessa a Piazzapulita, avrebbe seguito un tono accomodante, lontano da un vero confronto critico. L’apertura del conduttore, “Bentornato professore, gliene hanno fatte di tutti i colori, eh, queste settimane?”, già lasciava intuire la piega che avrebbe preso il colloquio. E infatti, alle attese domande sul caso che ha visto coinvolto l’ex premier e l’inviata di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici, l’ex presidente del Consiglio ha risposto con stizza e nessuna intenzione di scusarsi.
Formigli, pur toccando il tema, lo fa in maniera prudente: “La seconda domanda non posso non fargliela, lei lo sa Professore. Non voglio fare la moviola, ma lei crede di essere stato vittima di una trappola, di aver sbagliato, e soprattutto si aspettava così tanto rumore?”.
La replica di Prodi è rivelatrice del suo approccio: nega l’aggressività del gesto, non riconosce l’intimidazione e si rifugia in un confronto con altri interlocutori politici, affermando: “Perché lei crede che quella mossa sia stata aggressiva? Che abbia intimidito? Io ho risposto a tutto eh. Lei, quando ha fatto la sua domanda, mi ricordo bene, non gli ha risposto l’interlocutore di destra eh”. A quel punto, Formigli accenna a La Russa, sottolineando che “mi ha portato via la scorta”, ma senza mai davvero spingere per un chiarimento.
La narrazione si sposta subito sul terreno della vittimizzazione politica: Prodi si presenta come una voce “libera”, mal tollerata dai poteri forti e dalle opposizioni, riducendo quanto accaduto a un “piccolo incidente” montato ad arte: “Alla fine io sono una voce libera, dico quello che penso e questo viene sopportato male. Basta un piccolo incidente per fare un affare di stato”.
Il momento forse più imbarazzante arriva alla domanda finale di Formigli: “Comunque lei si è scusato, no?”. La risposta di Prodi è secca e disarmante: “Boh... scusato... Voglio dire: uno si scusa di una malefatta, ma di una cosa così piccola... Uno dice ‘vabbè pazienza’, niente di più”.
Nessun gesto di responsabilità, nessun riconoscimento di un comportamento inappropriato, solo un’alzata di spalle e una narrazione autoassolutoria. E così, l’intervista che avrebbe potuto rappresentare un’occasione per chiarire e, magari, riabilitare l’immagine di un leader politico, si è trasformata in un passaggio televisivo che ha lasciato l’amaro in bocca a molti, confermando un distacco evidente tra la politica e la sensibilità dell’opinione pubblica.
Prodi e il caso Orefici: da protagonista a (presunta) vittima, ma le scuse non arrivano
L’ex premier Romano Prodi si presenta come una vittima. È questa la narrativa che emerge dopo l’ormai noto episodio con Lavinia Orefici, inviata di Quarta Repubblica, colpevole – si fa per dire – di avergli rivolto una domanda puntuale e garbata sul Manifesto di Ventotene, richiamato pochi giorni prima in Parlamento dalla premier Giorgia Meloni.
Il battibecco – che sarebbe più corretto definire un monologo aggressivo – ha visto una giornalista mantenere toni pacati mentre Prodi reagiva con evidente fastidio e impeto, fino al gesto clamoroso: una tirata di capelli. Un gesto sconcertante, che ha suscitato reazioni trasversali e indignazione diffusa. Eppure, da Prodi non sono mai arrivate delle scuse autentiche.
La sua “ammissione d’errore” è rimasta confinata a una riflessione su se stesso, un rammarico espresso in termini generici, senza mai rivolgersi direttamente alla giornalista coinvolta. Nessun atto di responsabilità formale, nessuna parola che riconoscesse l’inappropriatezza del gesto nei confronti di una professionista nell’esercizio del proprio lavoro.
Il tentativo di presentarsi come oggetto di una strumentalizzazione politica o mediatica rischia così di trasformare una vicenda chiara nei fatti in una polemica ideologica. Ma resta un dato inconfutabile: un ex presidente del Consiglio ha avuto una reazione spropositata e inaccettabile a fronte di una domanda del tutto legittima. E questo, a prescindere dai toni rassicuranti o dai tentativi di derubricare l'accaduto, continua a pesare.
Caso Prodi-Orefici, l’indignazione monta sui social e il dibattito si fa grottesco
L'episodio che ha visto protagonista Romano Prodi e l'inviata di Quarta Repubblica Lavinia Orefici continua a far discutere, alimentando un’ondata di polemiche e indignazione sui social. Le reazioni del pubblico televisivo sono state immediate e durissime. Commenti come "Vergognoso Prodi e vergognoso uno sdraiato Formigli sulla tirata dei capelli alla giornalista" o "Io voto dalla parte vostra, ma con sta roba di Prodi fate abbastanza c**re"* esprimono il malcontento anche da chi si riconosce politicamente vicino al conduttore di Piazzapulita o allo stesso Prodi. E ancora: "Prodi è come Fonzie, proprio non gli viene di chiedere scusa..."
Il caso assume, giorno dopo giorno, contorni sempre più grotteschi, soprattutto dopo la messa in onda delle immagini durante DiMartedì, il programma di Giovanni Floris, che mostrano inequivocabilmente l’ex premier afferrare una ciocca di capelli della giornalista. Non si tratta più solo di interpretazioni soggettive o racconti indiretti: le immagini parlano chiaro. Eppure, dalla sinistra non è arrivata una condanna compatta e unanime.
C’è chi, in maniera tiepida, ha preso le distanze; ma c’è anche chi ha aizzato ulteriormente il fuoco, finendo per trasformare l’aggressione in uno spunto per attaccare la vittima. Emblematico il caso di Angelo Dieni, consigliere comunale del Pd a Valsamoggia, che su Facebook ha scritto: “Non doveva tirarle i capelli, doveva darle un calcio ben assestato negli stinchi”. Un commento che ha fatto scalpore, tanto che lo stesso autore ha cancellato il post, probabilmente dopo averne intuito la gravità.
A stigmatizzare l'episodio anche Giuseppe Cruciani, nella trasmissione La Zanzara: "Prima scrivono cazz**, poi se la fanno sotto e cancellano tutto"*, ha commentato, sottolineando la leggerezza e l’irresponsabilità di certe uscite.
Il risultato? Una situazione paradossale e surreale, in cui un gesto chiaramente inappropriato – ancor più grave se compiuto da una figura di rilievo istituzionale – viene minimizzato, giustificato o, peggio, derubricato a “malinteso” o “reazione spontanea”. Ma una cosa è certa: il silenzio e l'assenza di scuse vere non fanno che peggiorare la percezione pubblica del comportamento di Prodi, e aggravano un clima già carico di tensioni.
Fonte Libero