La sanità crotonese, è senza dubbio l’emblema del fallimento delle politiche pubbliche messe in atto dall’ormai consumato governo regionale di centro destra. Il distacco dai territori e dalle esigenze dei cittadini è palese e non convincono più le valutazioni messe in campo circa la necessità di ridurre continuamente i costi dei servizi per adempiere alle imposizioni del piano di rientro. Quando, parlando di sanità, ci si dimentica che dietro i numeri ci sono i drammi e le difficoltà quotidiane dei malati e delle loro famiglie e si sceglie di gestire tutto con il metodo dei costi e dei benefici economici, si rischia non solo di fare un cattivo servizio ai cittadini ma anche di non garantire un diritto fondamentale come quello alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. La dimostrazione più chiara di quanto affermo è rappresentata dalla continua esigenza di cittadini affetti da patologie croniche di ricorrere a forme di protesta eclatanti per rivendicare quello che dovrebbe essere invece un loro diritto sacrosanto, vale a dire curarsi e farlo nel migliore dei modi a casa propria. In una società diversa questi malati, che sono la fascia più debole del sistema sanitario, sarebbero tutelati a dovere, non solo in termini di professionalità (cosa dovuta) ma anche in termini di accoglienza e di attenzione della qualità del servizio erogato. È quanto sta avvenendo, per l’ennesima volta a Crotone, dove una rappresentanza dell’Associazione Thalassemici si è vista costretta ad imporre un incontro ai vertici ASP, occupandone per breve tempo la sede, per discutere delle criticità sorte dopo l'accorpamento del Servizio di Microcitemia all'Unità Operativa Complessa di Medicina Generale. La storia del Servizio di Microcitemia di Crotone, è una storia fatta di risultati e di eccellenza professionale, che ha accompagnato nel tempo tanti malati e tante famiglie in un percorso lungo e difficile e che è risultato tra i migliori non solo della regione ma d’Italia. Ebbene, è incomprensibile come dinanzi ad un’eccellenza simile, che garantisce assistenza pubblica di qualità a tanti malati (le thalassemie sono tra le patologie genetiche rare più diffuse nel crotonese) qualcuno abbia potuto pensare di ridimensionare questo reparto togliendogli l’autonomia per accorparlo a quello di medicina, e tra le altre cose tagliare i posti di Day Hospital ad esso assegnati causando disagi ai pazienti (in special modo quelli atrasfusionali) costretti a passare da un regime di erogazione delle prestazioni rapido e funzionale ad uno più lento e complicato anche solo per effettuare i prelievi che non sono di routine, ma sono quelli previsti dai protocolli di cura previsti per tali patologie. Le ragioni di queste scelte sono incomprensibili, pur avendo presente tutte le limitazioni imposte da una spending rewiew necessaria a fronte di tanti anni di cattiva gestione del sistema sanitario. In un’azienda seria, di qualunque genere, di solito si tagliano i rami secchi, e si ridimensionano quelli che per numero esiguo d’utenza non sono strategici. A Crotone invece si decide ancora una volta, di ridurre prestazioni e servizi ad un utenza che in termini di numeri ha anche una dimensione piuttosto diffusa come nel caso dei thalassemici. Crotone, che in questi anni ha avuto una numerosa delegazione di governo alla regione, ha stranamente pagato un prezzo altissimo nella sanità, e al di là delle inaugurazioni di reparti più o meno immaginari, che nessun vantaggio hanno portato ai cittadini, non ha visto alcun miglioramento e potenziamento ne del suo ospedale di riferimento principale ne dei servizi erogati dal settore nel suo complesso. I tanti errori compiuti in termini di valutazione politica delle scelte sono figli di una disattenzione continua rispetto al territorio e di una mancanza di strategia complessiva in materia di sanità. È auspicabile per tanto che nei prossimi giorni il Direttore Generale dell’ASP di Crotone, possa aprire la strada ad un ragionamento più rivolto all’ascolto e più incentrato sui bisogni reali dei malati che chiedono garanzie certe sull’evoluzione della vita di questo importante reparto. Le persone, i loro problemi sono cosa diversa dai freddi numeri ed è arrivato il momento che chi ha ruoli e funzioni nel campo della sanità se ne renda conto, altrimenti correremo il serio rischio di avere una sanità dai conti impeccabili solo ed unicamente perché non ci sarà quasi più nulla da organizzare e gestire.
Enrico D’Ettoris - Segreteria cittadina - PD