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Sabato, 09 Novembre 2024

Morto il porcellum

Dopo anni di tentativi andati a vuoto in Parlamento, la Corte Costituzionale sentenzia la fine della legge elettorale che il suo stesso autore definì una 'porcata'. Sono illegittimi il premio di maggioranza senza soglia e le liste bloccate, afferma la Consulta. E i partiti esultano, anche se la bocciatura del Porcellum, che era largamente prevista, li mette sotto accusa, per l'incapacità dimostrata a fare una riforma in Parlamento. Ora serve una nuova legge, dichiarano unanimi. Ma non sarà così facile, come dimostra un nuovo scontro in commissione al Senato....
Intanto : Questa Camera è pienamente legittima e legittimata ad operare": lo ha ribadito nell'Aula di Montecitorio la presidente Laura Boldrini dopo che un deputato di M5S ha detto che i deputati non sono più legittimati dopo la sentenza della Consulta sulla legge elettorale.

"La toppa è peggio del buco". Così Roberto Calderoli, 'padre' del porcellum commenta alla telefonata di Belpietro la sentenza della Consulta. "Ora sono delegittimati Parlamento, Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale stessa" spiega.

"A questo punto siamo in una assenza di legge elettorale: è stato fatto apposta per far vivere il governo Letta sine die" aggiunge. Tutto ciò "e' un anticorpo rispetto alle primarie di domenica, con Renzi che intende andare al voto con la vecchia legge elettorale, così come Berlusconi e Grillo. Così la Corte ha stabilizzato tutti".

Accoglie in to­to il ricorso con­tr­o la legge eletto­rale del 2005, l’Al­ta Corte. Ma nel­la lunga camera di consiglio è bat­taglia. Perché do­po il voto unani­me sull’ammissi­bilità del ricorso e poi sull’elimi­nazione del pre­mio di maggio­ranza, sulla terza questione ci si spacca 7 a 8.

Sembra che i giudici più vici­ni alla sinistra, dal presidente Gaetano Silvestri a Sabino Cas­sese e Giuliano Amato ( di nomi­na presidenziale), allo stesso Sergio Mattarella (scelto dal parlamento e padre del siste­ma precedente), volessero che l’Alta Corte affermasse che abo­lite le liste bloccate ci fosse la «reviviscenza» del vecchio si­stema. Ma la manovra non sa­rebbe riuscita perché si sareb­bero opposti lo stesso relatore Giuseppe Tesauro, il vicepresi­dente Sergio Mattarella, i giudi­ci Paolo Maria Napolitano, Giu­seppe Frigo e altri scelti da Cas­sazione e Consiglio di Stato.
La sentenza è una batosta pe­sante che colpisce il parlamen­to inefficiente, i partiti divisi e la Casta dei politici che non han­no finora trovato un accordo sulla riforma. La Consulta dà, in sostanza, tre settimane alle Camere per correre ai ripari: il tempo necessario di solito per il deposito delle motivazioni del­la sentenza, perché solo da quel momento ne decorreran­no «gli effetti giuridici».

E agli occhi di tutti apparirebbe l’ille­gittimità dei mille eletti con un sistema incostituzionale.
Una lunga discussione in ca­mera di consiglio, iniziata in mattinata e proseguita, dopo una breve pausa, nel pomerig­gio fino a poco prima delle 18, porta la Consulta a una decisio­ne dai pesanti ef­fetti politici sul­la composizione delle Camere, sull’entità della maggioranza e sullo stesso governo.

Un verdetto che per alcuni ac­corcia le prospettive di questa legislatura e avvicina un voto anticipato, per altri potrebbe congelare il quadro in attesa della riforma. Crea comunque instabilità e incertezza.

La Consulta dichiara l’illegit­timità costituzionale delle nor­me sul premio di maggioranza, per Camera e Senato, attribuito alla lista o alla coalizione che ab­biano ottenuto il maggior nu­mero di voti e non abbiano avu­to almeno 340 seggi a Monteci­torio e il 55 per cento dei seggi assegnati a ogni regione, a Pa­lazzo Madama. Contrarie alla Carta anche le norme sulle liste «bloccate»,perché non consen­ton­o all’elettore di dare una pre­ferenza.

Nel comunicato stampa la Corte precisa che «nelle prossi­me settimane» si conosceran­no le motivazioni del verdetto, che avrà solo allora i suoi effetti. E sottolinea, per non dare l’im­pressione di un’usurpazione di poteri, un’ovvietà: «Resta fer­mo che il parlamento può sem­pre approvare nuove leggi elet­torali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei princi­pi costituzionali ». Scelte che, in teoria, potranno essere diverse dall’orientamento della Corte. Sarà la politica a dettarle. Esulta l’avvo­cato Aldo Bozzi, legale dei cittadi­ni­che hanno pro­mosso il ricorso trasmesso dalla Cassazione: «Quattro anni di battaglie andate a buon fine - dice -. Siamo tornati a essere cittadini e non dei sudditi. E adesso non si crea nessun vuo­to giuridico ». Per Bozzi, si potreb­be­tornare al Mat­tarellum e anda­re a votare «in estate». Ma non è d’accordo l’altro avvocato dei ri­correnti, Felice Carlo Besostri: «Se la politica non interverrà con una nuova legge elettorale ­ spiega-, farà sì che alle prossi­me elezioni si andrà a votare con una legge proporzionale con soglie di accesso e la possi­bilità di dare una preferenza».

Ma decadranno i 148 deputa­ti Pd «abusivi», come li defini­sce Forza Italia, che non hanno avuto ancora la convalida? Per Besostri, questa prospettiva è «puro terrorismo». Quanto alla cancellazione delle liste blocca­te, sulla scheda ora «sarà possi­bile scrivere i nomi dei candida­ti ».

La legge elettorale più contestata della storia della Repubblica, ancora più della legge truffa del 1953, è un marchingegno volutamente ideato per ostacolare una piena vittoria elettorale e riempire il Parlamento di deputati e senatori decisi dalle segreterie dei partiti. E' l'unica legge nella storia della Repubblica che sia stata definita in modo spregiativo dal suo autore: una "porcata", riconobbe candidamente Roberto Calderoli qualche mese dopo l'approvazione definitiva.

Prima ancora di diventare "Porcellum" (il copyright della definizione è del politologo Giovanni Sartori che coniò il termine modellandolo sulla legge precedente, il Mattarellum) la legge già scontentava molti e divideva ferocemente destra e sinistra. Nel 2005 il centrodestra, allora al governo, aveva rimediato una cocente sconfitta elettorale alle regionali di aprile.

Per Berlusconi la prospettiva di perdere le elezioni politiche dell'anno seguente era più che concreta. Bisognava correre ai ripari. Gli esperti del centrodestra furono subito mobilitati per trovare un sistema elettorale che potesse limitari i danni: Il Mattarellum allora in vigore, con il suo 75% di maggioritario puro, avrebbe facilmente dato una larga maggioranza allo schieramento guidato da Prodi. Calderoli, già autore della riforma federalista scritta nella baita di Lorenzago con gli altri saggi del centrodestra, ebbe il compito di trovare la soluzione migliore. Pensa che ti ripensa, con l'ausilio del senatore centrista Francesco D'Onofrio ("un uomo chiamato cavillo", lo chiamavano) la scelta cadde su un sistema che da una parte dava un mega-premio di maggioranza alla coalizione vincente alla Camera (senza nemmeno prevedere una soglia minima di voti da superare), ma poi lo suddivideva in tanti premi regionali al Senato. Si poteva sperare che il fronte dei partiti vittoriosi a Montecitorio non riuscisse a fare l'en plein delle regioni al Senato, ritrovandosi con una vittoria dimezzata.

A questo si aggiunse la trovata delle liste bloccate, elenchi di candidati "prendere o lasciare" senza possibilità di scelta per gli elettori. Nel dibattito che precedette l'approvazione, gli argomenti del centrodestra furono quelli della stabilità e della rappresentanza. Il centrosinistra, che aveva fiutato la trappola, si batté fino all'ultimo. Romano Prodi chiese di sottoporre subito a referendum la nuova legge, ma non riuscì nell'intento. E così si arriva al 14 dicembre del 2005, quando il Senato approva in via definitiva la legge scritta da Calderoli: tutti i partiti del centrodestra votano sì, gli altri sono contrari. "Finalmente una legge democratica" commenta a caldo Berlusconi.

Pochi mesi dopo, nell'aprile del 2006, il Porcellum viene messo alla prova, e non delude le aspettative di chi l'aveva ideato. La coalizione di centrosinistra al Senato si impone per un pugno di voti, ma i premi regionali gli danno una maggioranza risicatissima, che si reggerà in varie occasioni solo grazie ai voti dei senatori a vita, fino ad arrivare , due anni dopo, alle dimissioni di Prodi. Nel frattempo Calderoli aveva già fatto il suo outing: aveva detto a Enrico Mentana durante una puntata di Matrix : "Sono orgoglioso di tante leggi fatte approvare , ma sono un po' meno orgoglioso della legge elettorale. Glielo dico francamente, l'ho scritta io ma è una porcata. Era una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti col popolo che vota". Con queste premesse, ha dell'incredibile la sopravvivenza del porcellum fino ad oggi: ma il referendum del 2009 non raggiunse il quorum e i partiti, pur disprezzandolo a parole, non si sono mai accordati su una nuova legge

Sono un economista e non un costituzionalista perciò non so rispondere, ma mi pongo la questione: mi chiedo se" sia legittimo "il presidente della Repubblica nominato due volte da un Parlamento votato con il Porcellum", la legge elettorale ieri dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Lo dice il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta
L'Aula della Camera respinge la richiesta di M5S di convocare immediatamente una conferenza dei capigruppo per calendarizzare la riforma della legge elettorale. Dopo il voto, tutti i deputati M5S hanno abbandonato l'Aula per protesta.

 

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