Grazie a queste presenze: beni naturali (sole, luce, terra e spazio), agricoli e culturali, insieme ad altre da non dimenticare (turismo e nuove tecnologie), nel cuore del Mezzogiorno, si è ritrovato un pezzo d’Europa colta e attraente, ovvero, un luogo in cui affilare le armi per costruire una privata e pubblica salvezza economica. In particolare, vediamo dove la Puglia fa notizia, in tema di crescita economica: alla Bit di Milano, la borsa internazionale del turismo, dove ha impressionato, positivamente, con i suoi stand, sempre affollatissimi, incantando occhi e bocche, con prodotti tipici, “orecchiette con le cime di rape”. Peraltro, va detto pure, che il gran turismo, in Puglia, è dovuto alla ricchezza della bellezza dei beni culturali e alla cultura dell’accoglienza che è innata nei pugliesi. C’è da dire, pure, che dal Rapporto Svimez, risulta che il Pil pugliese torna a crescere per i servizi connessi alle attività turistiche; ed è proprio questo settore a rappresentare un vettore di sviluppo regionale, avendo registrato, sempre, dati positivi e crescenti. Ancora, la Puglia è diventata protagonista, con 127 aziende vinicole, in vetrina, al VINITALY di Verona, ovvero, con “il sapore del sole” con questi vini: Primitivo, Negroamaro, Nero di Troia, Salice Salentino, Malvasia e Bombino. E’ stato rilevato un volume di affari con 90milioni di euro per la produzione e l’export di 10 milioni di ettolitri di vino pugliese. A questo punto, possiamo dire che queste valide iniziative rappresentano alcuni “spiragli di luce” per la soluzione della, tanto persistente, “Questione meridionale” che, oggi, è questa: sono necessari investimenti pubblici finalizzati ad armonizzare passato, presente e futuro del territorio meridionale. E, dulcis in fundo, diciamo che la nuova legge n.18/2017, sul Mezzogiorno, che impone allo Stato di riequilibrare la spesa, può consentire al Sud Italia di recuperare 6miliardi di euro.