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L'Italia insiste sui coronabond

Sale la tensione in vista della riunione-chiave dell’Eurogruppo, in programma domani martedi. Inizialmente schierata a fianco dell‘Italia – dopo il ruolo di mediazione con la proposta del Fondo europeo – la Francia è tornata a strizzare l’occhio alla Germania con i due Paesi che avrebbero trovato un’intesa sugli strumenti che l’Unione Europea dovrà usare per fare fronte all’emergenza coronavirus.

Secondo la bozza dell’accordo,  visionata dall’agenzia tedesca Dpa, i ministri dell’Economia dei due Paesi, Le Maire e Scholz, si presenteranno con una posizione comune dando semaforo verde a tutte le misure a breve termine, incluso l’utilizzo del Mes con condizionalità molto alleggerite. A supporto il credito della Banca europea degli investimenti, che ha proposto un nuovo piano da 25 miliardi per offrire alle imprese europee liquidità per investimenti fino a 200 miliardi, e il fondo Sure per i cassintegrati.

Prosegue anche il pressing del Premier che marca stretto l’Europa. E nella replica alla lettera inviata dalla Presidente della Commissione UE von der Leyen – che poche ore prima aveva chiesto scusa al nostro Paese per il ritardo con il quale si era mossa l’Europa – torna a chiarire un concetto, proprio in vista della prossima decisiva riunione: “Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato, scrive Conte.

Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. E’ il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio”, sottolinea Conte secondo il quale il 2020 sarà un vero e proprio spartiacque nella storia della UE

L'Eurogruppo di martedì rappresenta una giornata cruciale non solo per comprendere come reagirà l'Unione europea alla imminente crisi economica provocata dal Covid-19, ma anche per il futuro stesso dell'Ue, forse mai così in bilico come nell'ultimo periodo.

Il sentimento degli italiani verso il progetto europeo è stato segnato da un graduale disammoramento. Come riporta La Repubblica, infatti, dal 2000, in un solo decennio, la fiducia verso l'Ue è crollata di ben 20 punti percentuali. Si è ridotta al 37%, nel 2011 (secondo le indagini sul Rapporto fra gli Italiani e lo Stato, di Demos-Repubblica). E oggi, per via del coronavirus, si è ridotta ancora, arrivando al 30%. Sul banco degli imputati la Germania e i Paesi del Nord Europa e del rigore, tra cui l'Olanda. 

Anche il Financial Times si chiede se il coronavirus porterà l'Italia lontano dal progetto europeo: "L'Ue ha un fondo di salvataggio chiamato meccanismo europeo di stabilità che i Paesi possono utilizzare" scrive il quotidiano a proposito del Mes. "Ma nonostante le assicurazioni da parte dell'amministratore delegato dell'Esm, Klaus Regling, molti italiani temono che i prestiti da parte dell'istituzione presentino condizioni difficili per il paese. A molti sembra che il loro Paese sia stato punito per un disastro che era al di fuori del suo controllo".

Inutile girarci attorno: gli italiani sono sempre più delusi dall'Unione europea e dalla scarsa solidarietà mostrata dai Paesi europei in questa fase di grave emergenza sanitaria per via del Covid-19

I ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz in un editoriale pubblicato La Stampa, sottolineano che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è scusata ufficialmente con l'Italia, ammettendo che "in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria" e che ora l'Unione europea sarà a fianco del nostro Paese. In queste settimane, infatti, la fiducia degli italiani nei confronti dell'Ue è letteralmente crollata: secondo un sondaggio condotto da Tecné lo scorso 13 marzo, la maggior parte degli italiani (67%) riteneva che far parte dell'Unione europea rappresenti uno svantaggio. Solo un anno e mezzo fa (novembre 2018) la percentuale era molto piu’ bassa (47%). Contestualmente era diminuita anche la percentuale di chi vedeva nell’Europa un’occasione vantaggiosa per l’Italia: nel novembre 2018 erano il 37%, a metà marzo il 21%.

Intanto a Berlino lo sanno benissimo e così, anche per ingraziarsi le opinioni pubbliche dei Paesi del sud europa, i ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz hanno deciso di pubblicare un editoriale (in edicola domani) su cinque giornali di altrettanti stati membri. Per l'Italia è La Stampa, che ne anticipa anche parte dei contenuti. I ministri del governo di Angela Merkel ammettono che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" ma che la La Germania è pronta a fare la sua parte non solo sostenendo la proposta di allentare i criteri del patto di stabilità, ma estendendo "il programma di acquisto di titoli di Stato e di stanziare somme miliardarie provenienti dai fondi straordinari del bilancio Ue".

Inoltre, aggiungono Maas e Scholz nel loro editoriale, per stabilizzare i Paesi più colpiti dalla crisi "bisogna agire in modo rapido e non complicato". La proposta di Maas e Scholz è dunque quella di provvedere a "sufficiente liquidità in tutti gli Stati Ue" in modo da non far dipendere "la tutela dei posti di lavoro dagli umori degli speculatori". L'importante, spiegano da Berlino, "è che i mezzi finanziari non siano vincolati a condizioni inutili", pena "la ricaduta nella politica dell’austerità" subito dopo la crisi che "porterebbero a una disparità di trattamento di singoli Stati membri". I ministri tedeschi difendono il Mes, il meccanismo europeo di stabilità, che a loro dire "mette a disposizione i mezzi senza bisogno di troika, controllori o commissioni", ma va adeguato "in modo ragionevole".

Paolo Gentiloni e Thierry Breton fanno asse contro la crisi del coronavirus. Il commissario italiano agli Affari Economici e quello francese all’Industria rilanciano pubblicamente una proposta da loro elaborata per dotare la Commissione di Ursula von der Leyende gli strumenti adatti per fronteggiare lo tsunami economico in corso per mezzo di un editoriale pubblicato da diversi quotidiani europei, tra cui il Corriere della Sera.

Secondo i due commissari tre sono i principi chiave da seguire: “Nessun Paese deve essere lasciato indietro; nessuna economia può restare la vittima isolata della pandemia; tutti gli Stati membri devono avere un accesso equo e in condizioni simili al debito necessario per finanziare i loro piani”. Propositi che interiorizzano una visione estremamente diversa da quella del fronte del rigore di ispirazione tedesca e che ha nell’Olanda di Mark Rutte il suo maggior sostenitore

La proposta di Gentiloni e Breton rilancia e amplia l’iniziale piano del presidente francese Emmanuel Macron, che tra stanziamenti Bce (750 miliardi di euro), fondo anti-disoccupazione Sure (100 miliardi) e nuovi strumenti proponeva di portare a 1.300 miliardi di euro il maxi-pacchetto europeo anticrisi. Ora sul piatto si punta a mettere tra gli 1,5 e gli 1,6 trilioni di euro che, nell’intenzione dei commissari, dovrebbero rappresentare l’equivalente europeo dello stanziamento tedesco da 356 miliardi approvato dal Bundestag, corrispondente al 10% del Pil

L’ultimo colpo basso all’Italia secondo Andrea Indini  nel suo blog arriva nella trattativa sugli aiuti per l’emergenza economica scatenata dall’epidemia da coronavirus. Mentre nelle nostre città muoiono a migliaia, a Bruxelles si sono messi a litigare su quanti soldi in più si possono spendere per salvare le vite in pericolo o per far ripartire un sistema in ginocchio. Si sta cavillando anche (e questo è sicuramente il punto più rischioso) sulle clausole per la restituzione di questi soldi. Perché in Europa nessuno dà niente per niente. 

E così, mentre il presidente Donald Trump inonda l’America di dollari, Conte si è andato a invischiare in una lite senza senso con la Merkel per trovare lo strumento più adatto a far entrare in Italia qualche euro in più. Sul tavolo le ipotesi dei coronabond e dell’accesso al Mes ma senza quelle condizionalità che portano alle riforme lacrime e sangue imposte dalla Troika.
Macron e Sanchez si sono subito schierati al fianco di Conte. Sembrava fatta: la Merkel, dopo tutto, era in minoranza. Ma poi? Poi è finita come doveva finire. Ha deciso ancora una volta la Germania.

Gli interessi dell’Italia,scrive Intini, insomma, non sono in cima agli interessi di chi comanda in Europa. E Parigi non può essere l’alleato con cui fermare gli egoismi di Berlino. Il gatto e la volpe non si faranno mai la guerra sul serio. Continueranno a tramare alle nostre spalle per fare i propri interessi. Ora non resta che lo capisca anche Conte che non deve fidarsi di certe persone… almeno finché in Europa ci saranno politici, come il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, che credono che “in passato il Fondo Salva Stati ha dato ottimi risultati”.

 

 

 

 

 

 

 

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