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Coronavirus, perché non abbiamo scelto il modello Taiwan

Ancora ieri sera nella trasmissione“Stasera Italia” di Barbara Palombelli su rete 4, il pediatra Alberto Villani osanna il modello Italia per combattere il virus. Non so su quali base si possa ripetere ancora una simile bestialità: perchè si è superficiali, o perchè si deve sostenere il “pastificio”, cioè il Governo Conte.

Nel mio ultimo intervento sul coronavirus, avevo accennato alla questione dei vertici dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che ignorano per ragioni politiche l'esperienza taiwanese per combattere il coronavirus.

Facevo riferimento a un documentato articolo di Atlanticoquotidiano dove rsi acconta dettagliatamente come l'OMS sia influenzata dal Partito comunista cinese.

Tutto inizia il 24 febbraio scorso, quando uno dei dirigenti dell'OMS, il canadese Bruce Alyward ha esplicitamente elogiato il vecchio metodo cinese della quarantena (qualcuno l'ha definito medievale), un modello che troverà eco favorevole in Italia, ma anche nel resto d'Europa.

Tuttavia , Aylward pochi giorni fa è stato protagonista di un episodio ancora più esemplare. Nel corso di un'intervista a Hong Kong, interpellato da una giornalista sulla possibilità di riammettere Taiwan nell'OMS, il canadese dopo un imbarazzato silenzio, incalzato dalla giornalista, ha affermato di “aver già parlato della Cina“. «Quest’ultima affermazione è specialmente significativa, in quanto riflette esattamente la politica ufficiale cinese, secondo cui Taiwan altro non è che una “provincia ribelle” appartenente alla Repubblica Popolare». (Enzo Reale, “Dalla promozione del modello Cina all’esclusione di Taiwan, l’Oms si presta al gioco del regime di Pechino”, 31.3.2020, in Atlanticoquotidiano.it)

Continua il giornalista, «Il caso Taiwan è tornato alla ribalta di recente in seguito ad alcune dichiarazioni del governo di Taipei, secondo cui i funzionari del Ministero della sanità dell’isola informarono l’OMS già a fine dicembre che il virus era trasmissibile tra persone. Nessuno fece caso a quell’avviso né si presero misure profilattiche al riguardo». L'OMS poi soltanto il 30 gennaio si decide di dichiarare l'emergenza sanitaria globale.

A questo punto il servizio chiarisce perché Taiwan viene esclusa dalle riunioni dell'OMS. Ciò è dovuto alle condizioni imposte dalla Cina. Peraltro l'OMS non comunica nessuna informazione utile su eventuali malattie al governo di Taipei, che deve arrangiarsi da solo, cercando altrove le informazioni.

«Già nel maggio 2019, il ministro degli esteri taiwanese, Joseph Wu, denunciava che il veto cinese, oltre ad essere moralmente ingiustificato, lasciava il Paese in condizioni di oggettiva inferiorità in materia di prevenzione di eventuali pandemie e, soprattutto, impediva la condivisione delle conoscenze e dell’esperienza degli operatori sanitari dell’isola con la comunità internazionale».

E' evidente che l'esperienza di Taiwan oggi poteva essere preziosa dopo l'espansione della pandemia originatasi a Wuhan. «Grazie a una serie di interventi tempestivi e mirati, il contagio si è limitato a 67 casi e un solo decesso, nonostante la vicinanza geografica con l’epicentro dell’infezione: test a tutti i viaggiatori in entrata, chiusura immediata delle frontiere con la Cina, Hong Kong e Macao, ricerca attiva dei nuovi casi, quarantena dei sospetti, applicazioni informatiche per l’identificazione volontaria dei pazienti».

Nell'articolo viene rivelato il motivo politico per cui l'organizzazione mondiale è piegata ai voleri della Cina. Reale ne individua due di motivi: quello economico e quello politico. Quest'ultimo è fondamentale perchè a quanto sembra l'attuale direttore generale dell'OMS, «Tedros Adhanom Ghebreyesus. Di nazionalità etiope, Paese con il quale Pechino intrattiene intense relazioni politiche e commerciali tanto da farne un tassello fondamentale della sua penetrazione in Africa, Tedros deve la sua elezione al vertice dell’organizzazione (2017) all’intervento cinese [...]».

Inoltre Reale ci informa che «Il 28 gennaio, in piena epidemia cinese, Tedros incontrava nella capitale Xi Jinping. Alla fine della riunione elogiava il regime comunista per aver creato un nuovo standard di controllo delle emergenze sanitarie e i vertici del partito per la loro trasparenza nella condivisione delle informazioni.

Intanto il 20 febbraio Tedros affermava che «la Cina ha comprato tempo per il bene del mondo intero” e criticava gli stati che imponevano restrizioni all’entrata di cittadini cinesi». Un Abbraccia un cinese” in versione Onu.

Tedros infine dichiara la pandemia l'11 marzo, quando il suo amico Xi Jimping poteva rassicurare che l'emergenza era finita in Cina.

Sull'argomento Taiwan e il rifiuto di far partecipare il Paese asiatico ai lavori dell'OMS, se ne è occupata anche AsiaNews in un servizio del 31 marzo scorso. (Succube di Pechino, l'Oms tace sull’esclusione di Taipei”, 31.3.2020, in AsiaNews.it). Anche il giornale del Pime rileva il grave episodio del dirigente dell'organizzazione mondiale sanitaria.

Scrive AsiaNews, «L’isola ha uno dei sistemi sanitari più moderni al mondo e sta affrontando l’infezione polmonare con efficacia. Il suo modello di intervento – come quello della Corea del Sud – è considerato un’alternativa “liberale” al metodo draconiano della Cina. Finora Taiwan ha registrato 322 infezioni e 5 morti».

Qualche settimana fa, il giornale online aveva intervistato Russell Hsiao, direttore esecutivo del Global Taiwan Institute, che ha spiegato come il paese sia riuscito a debellare il letale virus.“Taiwan non ha atteso le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità [Oms] e ha risposto prontamente alla crisi del coronavirus”. (Hsiao: Taipei più veloce dell’Oms nel contrastare il coronavirus, 20.3.2020, in AsiaNews.it)

«Secondo Hsiao, la comunità internazionale può trarre importanti spunti dal modello taiwanese in risposta all’epidemia, soprattutto per combattere possibili future pandemie: “Quando il virus è cominciato ad apparire nell’Hubei, il governo di Taipei è stato veloce nell’intuire la situazione, e ha imposto controlli sanitari ai visitatori da Wuhan. Subito dopo ha chiuso i confini con il resto della Cina». Ancora lo studioso taiwanese spiega che, “Le esperienze vissute nel passato con la Sars e la febbre aviaria hanno influenzato le decisioni attuali del governo, che includono anche il varo di campagne di educazione pubblica, con conferenze stampa giornaliere, per informare i cittadini sugli sviluppi in corso”.

Inoltre Hsiao «sottolinea che questo sforzo comunicativo è stato essenziale per preparare la società taiwanese e formare la “spina dorsale” di un’attenta risposta pubblica.”Nell’era delle pandemie virali, la presenza di un pubblico bene informato è fondamentale per mitigarne i possibili effetti ». Pertanto a  «differenza di Taiwan, il governo cinese è stato criticato – dentro e fuori del Paese – per aver messo il bavaglio all’informazione, fatto che secondo molti ha favorito la propagazione dell’infezione polmonare».

Infine oggi sempre lo stesso giornale online del Pime, pubblica un'intervista al cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon in Myanmar. «Il regime del Partito comunista cinese [Pcc] è il primo responsabile” della pandemia da coronavirus. “Ciò che ha fatto e ciò che non ha fatto” sta producendo “danni alle vite in tutto il mondo” e “il popolo cinese è la prima vittima” del virus, come è anche “prima vittima di questo regime repressivo».

L’accusa è diretta e forte, «Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, originata a Wuhan (Hubei), una personalità ecclesiale si scaglia contro il regime cinese ritenendolo responsabile mondiale per i danni umani ed economici che la pandemia sta provocando». Il cardinale accusando direttamente il segretario del Pcc, Xi Jimping, ricorda come il regime ha silenziato dottori, giornalisti e intellettuali che lanciavano l’allarme già a dicembre scorso.

Il porporato non solo chiede al regime di chiedere scusa, ma di pagare i danni per le distruzioni causate e poi svolge un esame sulla «criminale negligenza e repressione” del regime comunista cinese, che opprime la libertà religiosa, distrugge migliaia di chiese, rinchiude in campi di lavoro forzato i musulmani, pratica espianto di organi dai prigionieri di coscienza, sopprime le libertà di avvocati, dissidenti, intellettuali».

Secondo il card. Bo, il Pcc “è una minaccia per il mondo intero”.

Richiamando le parole di Papa Francesco dove sottolinea  che “siamo tutti sulla stessa barca”; alla fine egli chiede che “in nome della nostra comune umanità, non dobbiamo avere paura di rendere responsabile questo regime. I cristiani credono, con le parole dell’apostolo, Paolo [in realtà è l’apostolo Giovanni 8,32], "la verità vi farà liberi". Verità e libertà sono i due pilastri su cui tutte le nostre nazioni devono costruire dei fondamenti più sicuri e più forti”.

 

 

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