Nuno Alvares Pereira non è un calciatore, ma un santo molto particolare, vissuto nel tardo medioevo portoghese, “senza di lui non ci sarebbe mai stato il Portogallo”, disse monsignor Vitalino Dantas O.C.D. Riprendo la straordinaria storia di questo santo dal libro di Massimo Introvigne, “Tu sei Pietro. Benedetto XVI contro la dittatura del relativismo”, pubblicato da Sugarcoedizioni (2011, Milano, pp.316, e.18,50).
La canonizzazione del santo portoghese ha una lunga storia, dopo la sua morte nel 1438, il re Edoardo I aveva chiesto la sua canonizzazione al papa di allora. “Poiché san Nuno - scrive Introvigne - aveva trascorso gran parte della sua vita come militare e generale combattendo contro la Spagna per l’indipendenza del Portogallo, il veto spagnolo impedisce che si dia corso alla richiesta del re portoghese”. La Spagna era allora una grande potenza cattolica e non si poteva non tenere conto, ma anche dopo dal Portogallo giungono a Roma ripetute richieste di beatificazione e canonizzazione, soltanto nel 1918, Benedetto XV, lo iscrive al culto dei beati. Ma i portoghesi puntano santificazione di san Nuno, così nel 1940 il primo ministro Antonio de Oliveira Salazar, insiste per la sua canonizzazione presso il venerabile Pio XII, ma il Papa rifiuta, sia perché c’era in atto la guerra, ma anche per evitare uno scontro con la Spagna, che era appena uscita dalla guerra civile.
Bisogna aspettare il 2004, quando il beato Giovanni Paolo II riapre il processo canonico. Riesaminata la vita del beato Nuno, viene approvato dalla commissione medica un miracolo che ha ottenuto una signora e così Benedetto XVI può procedere alla canonizzazione, 571 anni dopo la prima richiesta. Alle polemiche politico-diplomatiche da parte della Spagna, il generale portoghese gli ha inflitto una delle più gravi sconfitte militari della sua storia, bisogna aggiungere quelle dentro al mondo cattolico.
Intellettuali “progressisti” e almeno un vescovo, “hanno criticato la canonizzazione affermando che san Nuno fu soprattutto un guerriero, e chi uccide il prossimo non merita il titolo di santo”. Per Introvigne queste posizioni ignorano la vera natura della santità cattolica, peraltro, altri credenti, per evitare di essere accusati di seguire un santo guerrafondaio, insistono esclusivamente sugli ultimi nove anni della vita di san Nuno, nei quali il santo - dopo aver fatto costruire a sue spese il Convento do Carmo a Lisbona - vi si ritira come frate carmelitano.
Questi credenti, praticamente, interpretano questi nove anni di convento quasi come una penitenza per la passata vita militare, come se san Nuno avrebbe dovuto chiedere perdono a Dio e agli uomini. Tuttavia“le parole di Benedetto XVI nella solenne cerimonia di canonizzazione hanno fatto giustizia di queste interpretazioni e pregiudizi”. Infatti scrive Introvigne, “il Papa al contrario ha esaltato la figura di cavaliere cristiano di san Nuno, impegnato nella ‘militia Christi’, cioè al servizio di testimonianza che ogni cristiano è chiamato a dare al mondo”. Pertanto, “caratteristiche del santo sono un’intensa vita di orazione e l’assoluta fiducia nell’aiuto divino. Benché fosse un ottimo militare e un grande capo, non considerò le doti personali preminenti rispetto all’azione suprema che viene da Dio. San Nuno si sforzava di non porre ostacoli all’azione di Dio nella sua vita, imitando Nostra Signora di cui era devotissimo e cui attribuiva pubblicamente le sue vittorie”. Infine il generale Nuno Alvares Pereira diventa, secondo Benedetto XVI uno “strumento di un disegno superiore”, la fondazione della nazione portoghese indipendente dalla Spagna, che poi contribuirà a portare nel mondo il Vangelo fino agli estremi confini della Terra. Così grazie a san Nuno, il Portogallo diventa una nazione missionaria, estendendosi “attraverso gli Oceani – non senza un disegno particolare di Dio – aprendo nuove rotte che avrebbero propiziato la diffusione del Vangelo di Cristo fino ai confini della Terra”.
San Nuno dagli storici militari viene considerato uno dei più grandi generali europei, lo ha dimostrato in tutte le battaglie a cui ha partecipato, in particolare in quella di Aljubarrota, il 14 agosto 1385, in pratica,“seimila portoghesi sconfiggono trentamila spagnoli grazie a una strategia che prevede che la cavalleria pesante castigliana sia attirata su un terreno costellato di palizzate appositamente erette per rendere difficili le manovre dei cavalli, i quali sono abbattuti da fanti o da cavalieri portoghesi capaci di smontare e risalire rapidamente. Così scrive Introvigne,“i cavalieri spagnoli disarcionati e colti di sorpresa sono uccisi in gran numero”, e tra l’altro, “san Nuno combatte personalmente in prima fila”. Sia questa battaglia che quella di Valverde, pongono fine al sogno spagnolo di conquistare il Portogallo.
Dopo essere rimasto vedovo, il generale si ritira a vita privata e nel 1422 entra nel Convento do carmo, dove pronuncia i voti e sceglie con umiltà di diventare “semi-fratello”, rifiutando tutte le cariche e distinzioni che gli sono offerte. “In convento si segnala per la vita poverissima – lui che era stato considerato l’uomo più ricco del Portogallo – e per la grande carità: ma re Giovanni I viene spesso a chiedergli consiglio”.
Alla sua morte perfino la regina di Spagna Isabella I la Cattolica (1474-1504), che lo considera un santo, fa invocare nelle Messe celebrate a corte quello che era stato come generale un fiero avversario del suo Paese.
“La canonizzazione di san Nuno, ha affermato Benedetto XVI, vuole mostrare alla Chiesa come ‘la vita di fede e di preghiera è presente anche in contesti apparentemente poco favorevoli alla stessa, ed è la prova che in qualunque situazione, anche in quelle di carattere militare e di guerra, è possibile mettere in atto e realizzare i valori e i principi della vita cristiana, soprattutto se questa è posta al servizio del bene comune e della gloria di Dio’”.
Pertanto, scrive Introvigne, “se dunque vi è stato chi ha cercato di sminuire la lunga fase ‘ militare e di guerra’ della vita di san Nuno – quasi che solo ‘il tramonto della sua vita’ in convento ne manifestasse la santità – Benedetto XVI al contrario dà rilievo alla ‘figura esemplare’ del Connestabile anzitutto come cavaliere, miles Christi”.
Se la santità non serve per “premiare” qualcuno, come scrive Alessandro Fadda, ma “quanto piuttosto per indicare agli uomini modelli vicini e possibili di fedeltà al Vangelo”, sicuramente san Nuno è uno di questi.