«Siamo pronti a discutere ma ci spaventa il percorso che Zanda dall'alto della sua maggioranza impone alle riforme» ha detto Vito Petrocelli, capogruppo M5S a palazzo Madama, che in aula ha annunciato che dei duecento emendamenti al ddl riforme «non ne ritiriamo nemmeno uno. Siamo disponibili a continuare con il calendario vigente e lavoreremo con serietà sui nostri emendamenti da oggi all'8 agosto».
«Vogliamo risposte concrete, poi decideremo il percorso. In caso contrario, arrivederci...» ha detto il presidente dei senatori della Lega Gianmarco Centinaio, condizionando l'adesione alla proposta Chiti sulla tempistica del ddl riforme a precise garanzie da pare del governo sui punti qualificanti dei diversi emendamenti del Carroccio, che, peraltro, si mostra preoccupato dal riferimento di Donato Bruno al carattere indiscutibile del Patto del Nazareno.
«Presento una proposta condivisa con i colleghi che sostengono la maggioranza»: ridurre gli emendamenti e «concentrare il confronto sulla riforma attorno a grandi temi. Votare entro agosto alcune decine di emendamenti fondamentali. Poi la prima settimana di settembre le dichiarazioni e il voto finale». Così Vannino Chiti in Aula, apre alla mediazione con il premier Renzi sul tema riforme.
Il governo dice no alla proposta di mediazione del presidente Pietro Grasso di iniziare a votare il ddl costituzionale dall'articolo 3: «La logica è sequenziale, prima gli articoli 1 e 2». Lo dice il sottosegretario Luciano Pizzetti ai cronisti che lo interpellano a Palazzo Madama. «Alle 15 - ha aggiunto Pizzetti - si ritornerà in Aula e se ci sarà l'accordo» sulla proposta Chiti, «bene: altrimenti si inizierà a votare dall'articolo 1, sapendo che uno dei primi emendamenti chiede una scelta tra Senato elettivo o non elettivo».
il ricatto è di chi ci dice 'smettete di fare opposizione e forse vi concediamo qualcosa'". Così Nicola Fratoianni (Sel). "Siamo pronti a qualsiasi passo in avanti" sulle riforme, purché "il dibattito riparta da modalità e linguaggio totalmente diversi". Ma la richiesta di ritirare gli emendamenti "non è ricevibile". "Oggi in capigruppo abbiamo dato la nostra disponibilità a una riduzione consistente degli emendamenti, ma questo deve avere un contraltare preciso sui punti che abbiamo posto. Non siamo più disponibili a giochini, vogliamo sapere senza più indugi quali sono le modalità per nuove modifiche. La nostra disponibilità l'abbiamo già messa in campo". Così Loredana De Petris nella conferenza stampa di Sel al Senato sulle riforme costituzionali. "I nostri emendamenti non sono 'burle' ma tutti nel merito", sottolinea.
Nulla di fatto, per ora, nella conferenza dei capigruppo del Senato convocata sul tema delle riforme. Secondo quanto si apprende, i presidenti dei gruppi hanno nella sostanza ribadito le posizioni emerse in Aula questa mattina, ma si è deciso di prendere una 'pausa di riflessione' di un paio d'ore, fino alle 14.45, per maturare una decisione sul prosieguo dei lavori. Al momento è in corso una riunione della maggioranza a Palazzo Madama, mentre una conferenza stampa di Sel è convocata alle 14.
Ridurre gli emendamenti, votarli entro agosto e mandare alla prima settimana di settembre il voto finale erano i contenuti di una proposta di mediazione avanzata questa mattina a inizio dibattito dal senatore del Pd, Vannino Chiti. Un'apertura al confronto sul nuovo Senato in nome del fronte 'frondista', lanciando una mediazione sui tempi delle riforme.
"Il governo come sempre è disponibile a trovare ulteriori punti di incontro" per cambiare il ddl costituzionale ma "non può sottostare a un ricatto ostruzionista, per questo avevo visto come favorevole la proposta di Chiti" di mediazione dice il ministro Maria Elena Boschi nell'Aula del Senato. "Ritengo sia doveroso l'intervento del governo per ripristinare la realtà - dice il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, nel prendere la parola nell'Aula del Senato - Credo che l'atteggiamento del governo in tre mesi e mezzo in commissione sia la prova provata della disponibilità a trovare punti di incontro. Mai c'è stata contrapposizione del governo con i relatori e con la maggioranza ampia che ha portato a un testo approvato in commissione. Oggi non si tratta di discutere i sì e i no del governo ma i sì e i no di una maggioranza ampia che ha votato in commissione quel testo, che a questo punto non è più il testo base del governo". "Probabilmente - aggiunge Boschi - non su tutto sarà possibile trovare un punto di incontro tra maggioranza e opposizioni, come avviene su qualsiasi provvedimento e nel gioco democratico. Ma non è pensabile che sia una minoranza ad affermare le proprie ragioni a scapito della maggioranza".
«Accolgo con rispetto l'indicazione di Chiti perché le votazioni» degli articoli del ddl sulle riforme «terminino l'8 agosto. Poi se il voto finale dovesse andare ai primissimi giorni di settembre non lo considererei un trauma. Ma perché sia possibile serve «l'accordo di tutti» i gruppi del Senato, è la repplica del capogruppo Pd Luigi Zanda. Poi aggiunge: «Mi sembra dal dibattito che le condizioni di Chiti per una soluzione che a me sembrava molto proficua, non ci siano». «Chi ha presentato 6000 emendamenti non ha detto di volerli ridurre», dice con riferimento a Sel, e allora «si continui a lavorare secondo il calendario stabilito».
«Lo dico anche ai senatori del mio gruppo» di ritirare gli emendamenti ostruzionistici. «Ma non tutte le modifiche che ha chiesto Chiti potranno essere accolte dal governo, perchè c'è l'accordo del Nazareno, che è il punto di riferimento che non dobbiamo o possiamo scalfire». Così Donato Bruno (FI) nel dire sì alla mediazione sui tempi.
Ma Sel non ci sta ('il convitato di pietra è il patto del Nazareno') e scoppia la lite con il Pd. 'Non ci sono le condizioni per mediare - dice a quel punto Zanda - Chi ha presentato 6mila emendamenti non ha detto di volerli ridurre. Allora si continui a lavorare secondo il calendario stabilito'. L'Ok a Chiti era arrivato da Fi e Ncd. No dalla Lega e dal M5s. A fine dibattito il presidente di Palazzo Madama Grasso ha convocato "immediatamente la capigruppo" per prendere una decisione "sul prosieguo dei lavori" nell'Aula. Sospesi i lavori fino al termine della riunione.