1975 il suo primo incontro con questo paese e come dice lui in una recente intervista a Francesco De Paolo : arrivai già carico di tutte quelle informazioni che compagni di università, greci, mi avevano fornito. Era un periodo particolare per quel paese, reduce da una dittatura appena conclusasi e che mi aspettavo di trovare romanticamente libero, così come ci si può immaginare in gioventù. Ma non feci in quella occasione scalo ad Atene, se non per cambiare aereo. E venni subito proiettato, come per un viaggio indietro nel tempo sull’isola di Mitilini. Ed una immagine su tutte è rimasta: quella di un vecchio autobus - al quale attribuii, vista l’età, l’onore di aver ospitato anche Churchill – sul quale salii appena sceso dall’aereo, un fiammante Airbus della Olympic che al tempo era orgoglio della nazione. In quel contrasto, oggi so con ancora più coscienza di quanta non ebbi allora quando ancora ero disposto a interpretarli come i retaggi di una società di tipo tribale (in senso antropologico s’intende), che in quei simboli vi era tutto il filo delle contraddizioni e delle diversità che sopravvivono ancora oggi in questo paese dove ad una storia, tragica come quella contemporanea, figlia della modernità, l’antico, la tradizione, la conservazione dei valori, fanno da muro di contenimento, da barriera frangiflutti. Non a caso nell’alveo della famiglia oggi si ritrova l’arma più potente disponibile per tanta di questa gente, per contrastare la crisi. Un valore che sopravvive ed anzi si erge imperioso in un momento in cui di valori se n’è persa traccia. Ma non gli si potrà chiedere l’impossibile. Oggi sono i nonni che aiutano i figli che aiutano i nipoti. Sono i nonni che offrono le case a loro volta ereditate o costruite piano piano negli anni ai figli ed ai nipoti. Ancora una volta il clan familiare è la vera – e spesso viene da pensare l’unica – anima che cementa questa più che mai divisa società che solo in questo patrimonio comune oltre che nell’orgoglio (quello sano e non certe autarchiche derive) che pervicacemente mostra ad ogni non-greco, sembra ritrovarsi
Enzo Terzi parte dal presupposto che osservare la quotidianità sia vedere al microscopio quanto la statistica ci riporta e nel contempo, verificare da cosa prende origine nella sua unità di misura: il cittadino. E qui le statistiche parlano di grandi ed impossibili numeri che esemplificano il disastro: 29% di disoccupazione, 64% di disoccupazione giovanile, oltre 500.000 imprese chiuse negli ultimi quattro anni, 500.000 posti di lavoro persi solo negli ultimi due anni, più di 100.000 bambini in condizioni abbondantemente sotto la soglia di povertà come indicato nell’ultimo Report 2013 dell’Unicef. Tutto questo su una popolazione complessiva di poco più di 10 milioni di abitanti.
Secondo l autore le statistiche in positivo, non esistono. Nemmeno una. Neanche quella di una possibile ricrescita perché la data della possibile ripresa ogni anno viene rinviata al successivo. In sintesi: un 10-15% della popolazione è ricca, lo è sempre stata e sempre lo sarà, così come la povertà, quella cronica, esiste in ugual misura. La differenza è tutta in quel 70% di popolazione silenziosa, che oggi, riesumando antiche capacità dovute alla storia di un paese vissuto lungamente sotto dominazione o governo straniero, porta nel proprio dna: la capacità di arrangiarsi, di sopravvivere, confidando che i tempi cambieranno.
Enzo Terzi nasce il 02.11.1955 a Firenze, ove compie i propri studi presso il Liceo Scientifico e l’Università alla Facoltà di Lettere e Filosofia dedicandosi particolarmente a Storia Moderna e Storia del Teatro. Dal 1975 al 1979 collabora come giornalista con il quotidiano nazionale “Nazione Sera” curando 3 volte la settimana la pagina dello spettacolo teatrale. Sarà proprio il teatro la prima grande passione che lo porterà a seguire per 2 anni da vicino Gabriele Salvatores (al tempo regista teatrale della compagnia Il Gruppo della Rocca) e successivamente Ariane Mnouckine fondatrice e trascinatrice del Theatre du Soleil a Parigi. Seguiranno anni di studio e di collaborazione con l’Università di Milano per una ricerca storica sul teatro italiano. Dal 1990 cominciano le prime collaborazioni con case editrici. Ha gestito per 4 anni la rivista per le scuole medie superiori “The Wall” e nel 1995 ha costituito una propria azienda, la “ETP Books”. Fino al 2007 è stato responsabile esterno delle pubblicazioni per il Dipartimento Museale (etrusco e romano) di Fiesole (Fi). Risiede dal 2008 ad Atene.