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La Galleria civica di Modena inaugura venerdì 12 settembre 2014 alle 18.00 a Palazzo Santa Margherita la mostra "Jamie Reid. Ragged Kingdom", dedicata a Jamie Reid (1947), artista britannico legato al Situazionismo e ai movimenti anarchici, inventore della grafica dei Sex Pistols, per i quali dette vita a immagini radicalmente rivoluzionarie, divenute simbolo della prima ondata del punk inglese.

Realizzata in collaborazione con la Isis Gallery di Brighton, con la partecipazione di ONO arte contemporanea, la mostra, sponsorizzata da Gruppo Hera, è inserita nel programma di eventi del festivalfilosofia, il cui tema, quest'anno, è stato individuato nel concetto di “gloria”.

“Non esiste un solo modo di essere vicini ai nostri clienti – ha dichiarato Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Relazioni Esterne Gruppo Hera – accanto ai servizi che eroghiamo, infatti, c’è tutto un mondo di eventi e manifestazioni culturali che è importante promuovere e tutelare, perché rappresentano ingredienti essenziali della qualità della vita dei cittadini. Occuparci anche di questo è un obiettivo che cerchiamo di raggiungere tenendo insieme le tante realtà di eccellenza del nostro territorio. La Galleria Civica di Modena è una di queste”.

Il lavoro di Reid, perfettamente in linea con il tema centrale del festival e allo stesso tempo sua antitesi, sovverte ogni gerarchia e ogni regola e spesso si esprime attraverso il ribaltamento dei piani, lo sberleffo sistematico, la smitizzazione. La regina d’Inghilterra con le svastiche sugli occhi, la Union Jack con le spille da balia e la scritta "Anarchy in the U.K." sono tra le più celebri icone di un periodo che vide la convivenza di profonde e radicali istanze di rinnovamento sociale con la “più grande truffa del Rock and Roll”.

Disegni, dipinti, collage, fotografie per raccontare i migliori esiti del talento di un artista da sempre contrario al potere costituito, che ha aperto nuove strade nel mondo dell’immagine e della comunicazione.

La sala principale di Palazzo Santa Margherita ospiterà la grande installazione che dà anche il titolo alla mostra ("Ragged Kingdom") composta da alcuni tepee indiani – figure di accoglienza, rifugio, protezione, dunque di pace e dialogo – dipinti dall’artista, all’interno dei quali ciascun visitatore troverà una pila di fogli stampati con cui potrà costruirsi il proprio personale “catalogo” della mostra.

Al piano superiore invece circa sessanta disegni, dipinti, collage, grafiche, progetti, fotografie che raccontano in sintesi la carriera artistica di Reid a partire dagli esordi, durante i quali elabora lo stile e alcune immagini – si pensi agli autobus con destinazione "Nowhere" – che confluiranno poi nell'iconografia punk, per soffermarsi più approfonditamente sul periodo strettamente connesso con i Sex Pistols. Di questa intensa attività, durata dal 1976 al 1980, sono presenti in mostra una trentina di lavori, compreso un collage di quasi 8 metri di lunghezza ("Mural"), che ne rappresenta una vera e propria summa. Non manca una selezionata scelta di opere più recenti, nelle quali alle tematiche anarchiche e situazioniste si affiancano motivi legati a un universo magico e sciamanico molto caro all'artista espresso attraverso simboli cosmologici, druidici, esoterici

Jamie Reid, nato a Croydon, nel Surrey, nel 1947, dopo aver frequentato l'Art College di Wimbledon e la Scuola d'Arte della sua città natale, nel 1966 progetta una copertina per la pubblicazione britannica "Heatwave". Nel 1970, insieme a Jeremy Brook e Nigel Edwards, lavora alla "Suburban Press", un organo di stampa radicale e neo-situazionista. Nel 1974 collabora al layout di "Leaving the 20th Century" di Christopher Gray.

Nel 1975 Jamie si sposta sull'Isola di Lewis.

Tra il 1976 e il 1980 Jamie lavora a tempo pieno con i Sex Pistols, sia alla produzione di opere d'arte che di materiale pubblicitario per una serie di singoli e di LP.

Nel 1980 lavora al film "The Great Rock 'n' Roll Swindle" e produce opere d'arte per i nuovi protetti di Malcolm McLaren, i Bow Wow Wow. Jamie si trasferisce poi a Parigi dove lavora ad una rappresentazione teatrale inedita, "Chaos in Cancerland". Nel 1983 si trasferisce nel quartiere londinese di Brixton e tiene una mostra alla Brixton Art Gallery. Nel 1985 firma il manifesto del film "Letter to Brezhnev". Nel 1986 tiene una mostra alla Hamiltons Gallery, Mayfair, Londra.

Tra il 1986 e il 1990 lavora per diversi studi grafici a Londra. Nel 1987, Faber and Faber pubblica "Up They Rise: The Incomplete Works of Jamie Reid", con un testo del giornalista musicale britannico Jon Savage. Jamie firma poi la copertina per il singolo "Revolution Baby". Nel 1989 viene pubblicato "Celtic Surveyor: More Incomplete Works of Jamie Reid".

Jamie inizia poi a lavorare presso lo studio di registrazione Strongroom, East London, e dà vita alla produzione di murales, dipinti, logo e opere d'arte. Questo è un progetto particolarmente importante nella carriera dell'artista, al quale Jamie Reid ha lavorato per circa dieci anni.

Uno Strongroom tepees sarà presente in mostra a Modena.

Nel 1991 lavora al singolo "No Regrets" e dirige il video dello stesso singolo. Nel 1992 allestisce la mostra "Celtic Surveyor" alla Britannia Hall (Derry), mostra che ha poi aperto a Liverpool, a Manchester e a Berlino, e contemporaneamente firma la copertina per "Shamanarchy in the UK", una compilation dal collettivo londinese conosciuto come Evolution.

Nel 1994 Jamie Reid ha donato copie di ''Peace Is Tough” (con immagine di John Wayne), e ''Corporate Slavery'', in favore di War Child.

Nel 1995 lavora con Zion Train e partecipa alla prima "intervista interattiva" mondiale su CD-ROM.Nel 1996 dopo una visita alla Strongroom si forma il gruppo Sound System Afro-Celt. L'artista firma la copertina del loro primo album "Volume 1: Sound Magic".

Fra il 1997 e il 1999 presenta la retrospettiva "Peace is Tough" a New York, Tokyo e in diverse città europee. Nel 1999 Sound System Afro-Celt pubblica il suo attesissimo secondo album "Volume Afro Celt Sound System 2", che incorpora ulteriori disegni a firma di Jamie Reid. Jamie espone poi alcuni dei suoi lavori presso il Workhaus, come parte della Biennale di Liverpool e sposa la sua musa, Maria. Nel 2000 decora la Magic Room del rock'n' roll Hotel Pelirocco di Brighton, nell'East Sussex. Nel 2001 "Peace Is Tough" apre al pubblico ad Arches, Glasgow e produce l'immagine "Maridala" per la campagna per la legalizzazione della Cannabis e opere per il terzo album di Afro Celt Sound System "Further In Time". Durante tutto questo periodo Jamie continua a produrre disegni, dipinti e foto utilizzati nei rituali sciamanici, festival ed eventi. E trova il tempo per produrre opere per una serie di altri artisti, tra cui Boy George di cui ha firmato la grafica dell'etichetta “More Protein”.

Nel 2004 dà il suo contributo alla collettiva "Pax Britannica" allestita all'Aquarium Gallery di Londra: in mostra anche opere di Richard Hamilton, Anthony Caro e Ralph Steadman. Nel 2006 sempre all'Aquarium Gallery di Londra partecipa alla collettiva "Eightfold Year" che presenta 365 opere relative a tutte le tappe della vita: nascita, vita, declino e morte, sia dal punto di vista della vita umana che nella progressione delle stagioni. Nel 2007 nella stessa sede presenta "May Day May Day" una retrospettiva che ripercorre la sua carriera a partire dal 1968. Importanti collezioni private negli Stati Uniti e nel Regno Unito cominciano a ingressare pezzi e opere di Jamie Reid.

È del 2008 la collaborazione con l'azienda di moda giapponese Comme des Garçons e le sue opere entrano nella collezione permanente della Tate Britain.

Nel 2011 i teepees sono stati presentati per la prima volta come installazione nella mostra di Jamie Reid “Ragged Kingdom” alla Isis Gallery/Londonewcastle Depot a Londra nel 2011. Recentemente Jamie ha partecipato a mostre internazionali come Recontres Arles (2010) and Art IN the Streets at MoCA  (2011).

Ha collaborato con Shepard Fairey e ha realizzato importanti visuals per Free Pussy Riot e Occupy movements.

Montanblanc Art Bags

Per il settimo anno, St.Moritz e la regione svizzera dell’Engadina sono pronte ad accogliere St.Moritz Art Masters.

Dal 22 al 31 agosto 2014, trenta location diffuse su tutto il territorio ospitano i maggiori esponenti dell’arte contemporanea.

St.Moritz Art Masters, ideato da Monty Shadow e curato da Reiner Opoku, si conferma un accreditato palcoscenico dove confluiscono le istanze più innovative dell’arte del nostro tempo.

Come afferma Monty Shadow, “la presenza di numerosi artisti internazionali così come la realizzazione dei numerosi progetti presentati finora in Engadina, hanno cambiato la valle e trasformato l'estate in una stagione dell'arte e della cultura”.

S’inserisce in questa direzione il focus che St.Moritz Art Masters dedica a un paese ricco di storia e aperto sul futuro come l’India, che offre l’occasione di conoscere e approfondire le diverse posizioni della scena indiana odierna, dal Modernismo Classico agli interventisite-specific, dai giovani talenti agli artisti già affermati a livello internazionale.

Liberati dal peso del colonialismo, gli autori contemporanei indiani si pongono di fronte alle questioni più pressanti della società odierna, alle quali rispondono fondendo, in modo unico e originale, i rituali e i miti della loro tradizione con la vita di tutti i giorni.

Il vivace panorama artistico indiano riflette quello di una nazione ricca di contrasti e in rapida trasformazione. Ne è testimonianza la mostraIndia: Maximum City, curata da Birgid Uccia, ospitata dalla Chesa Planta a Zuoz, che presenta le opere di dieci artisti emergenti - Pablo Bartholomew, Amshu Chukki, Pratul Dash, Ranbir Kaleka, Reena Saini Kallat, Manish Nai, Gigi Scaria, Mithu Sen, Sooni Tarraporevala, Hema Upadhyay - che indagano in modo critico le implicazioni sociali, politiche, architettoniche ed economiche della città, vista come un organismo in perenne crescita. Questi autori si confrontano con le sfide delle moderne metropoli indiane, dove infrastrutture perennemente al collasso convivono con la mancanza di un’adeguata pianificazione urbanistica e con i mutamenti delle condizioni socio-culturali tipiche della gentrificazione.

Particolarmente interessanti sono i progetti site specific realizzati da Shilpa Gupta, all’Hotel Castell di Zuoz, di Subodh Gupta, alla chiesa protestante di St.Moritz e di Nalini Malani, all’Engadin Museum di St.Moritz, che riguardano tematiche transculturali ed esplorano gli effetti delle tradizioni sulla vita odierna, mettendo in discussione gli stereotipi che appartengono alla loro cultura e al loro paese.

Per la prima volta, St.Moritz Art Masters presenta al pubblico una collettiva di lavori della Stellar International Art Foundation, collezione privata della famiglia Choudhrie. L’esposizione, curata da Paresh Maity e Anita Choudhrie, è un excursus sull’arte moderna indiana con opere di M.F. Husain, Paresh MaityJayasri Burman.

Il Paracelsus accoglie un’installazione video del curatore e produttore svizzero Matthias Brunner che celebra The Music Room (1958), il lavoro più importante del regista bengalese Satyajit Ray.

The Music Room inaugura un ciclo di proiezioni, in programma al Kino Scala, dal 25 al 30 agosto - in lingua originale, sottotitolata in francese e tedesco - con il meglio della filmografia indiana degli ultimi cinquant’anni (1958-2013).

Anche quest’anno, si conferma l’appuntamento con il Walk of Art, l’itinerario che collega le varie sedi dislocate nella natura, nelle chiese, nelle case private e nelle gallerie, da Maloja a S-chanf, e che offre un ampio ventaglio di progetti e di esposizioni di arte contemporanea internazionale.

La nuova sede della galleria Robilant+Voena di St.Moritz ospita la mostra di Jitish KallatJulian Schnabel che segna l’incontro tra due culture. Entrambi gli artisti, infatti, fondono le loro ricerche e le loro personali esperienze. Il tedesco Julian Schnabel lavora sui ritratti fotografici della divinità induista Shiva, mentre l’indiano Kallat ne rappresenta i diversi aspetti della vita, intrecciando i numerosi racconti autobiografici, storico-artistici, politici e celesti.

La scena artistica contemporanea indiana è soprattutto conosciuta per la cifra coloristica e narrativa delle sue opere; tuttavia, il lavoro di Manish Nai, presentato alla Galleria Karsten Greve a St.Moritz si contraddistingue per una ridotta tavolozza di toni naturali e dalle forme quasi esclusivamente geometrico-astratte. Manish Nai utilizza come materiale principale la iuta, un prodotto di origine naturale che trasferisce all’interno del contesto artistico.

Dal canto suo, l’artista indiana Smriti Dixit (Bhopal, 1971) utilizza qualsiasi tipo di materiale tessile. I filati, le fibre e le stoffe vengono cuciti, lavorati a maglia, annodati o impiegati combinando le tre diverse tecniche. Il Museo Andrea Robbi a Sils Maria ospita una serie di opere astratte in cui Smriti Dixit unisce ai materiali naturali, oggetti d’uso comune, come ad esempio i rivestimenti in plastica per i cartellini dei prezzi o le etichette dei vestiti con le istruzioni per il lavaggio.

Col proposito di fondere le istanze locali con quelle della cultura internazionale, St.Moritz Art Masters presenta, alla palestra di St.Moritz, un’installazione di Francesco Clemente. Si tratta di una grande tenda realizzata in India dall’artista italo-americano, pensata come una ‘pittura rupestre’ o come una ‘cappella mobile’, in grado di stimolare nello spettatore una sensazione di silenzio e contemplazione.

In contemporanea, la Galleria Bischofberger a St.Moritz propone un excursus sulle opere ‘indiane’ di Clemente, realizzate negli ultimi 25 anni, nelle quali integra mitologia e iconografia e dove, per esempio, s’incontrano alberi che affondano le proprie radici nel cielo, o uomini con quattro gambe.

Una collezione di lavori recenti su carta di Philipp Keel, artista, autore ed editore svizzero, saranno presentati a Villa Flor a S-Chanf. Gli acquerelli e le serigrafie sono ispirati dai paesaggi e dagli incontri fatti durante i suoi lunghi viaggi. Incontri e paesaggi trovano la loro espressione in colori intensi adottati con tanta precisione da conferire a molte delle opere contemporaneamente delle qualità astratte.

Altrettanto interessante è la mostra dell’artista inglese Billy Childish che, alla Chiesa francese di St.Moritz propone un’opera pensata appositamente per la manifestazione, composta da dipinti di grandi dimensioni ispirati a Giovanni Segantini che ha avuto un lungo e profondo rapporto con l’Engadina.

St.Moritz Art Masters 2014 presenta, per la prima volta, alla Chesa Planta a Samedan, una selezione di 30 opere, tra dipinti, fotografie e sculture, provenienti dalla Bilderberg Collection.

Così come avviene nei convegni del Gruppo Bilderberg, dove tutti i relatori devono rimanere anonimi, anche in questa esposizione, curata dall’artista tedesco Christoph Steinmeyer, i nomi degli artisti non sono rivelati. In questo modo si salvaguarda l’autonomia di giudizio dei visitatori che non è intaccata dalla fama dell’autore o dalle tendenze del mondo dell’arte.

Il riposizionamento dell’opera di Martin Kippenberger, Portable subway entrance è l’occasione per collegare tutte le sculture ambientali disposte sul territorio engadinese in un unico Percorso delle sculture.

Questo è un progetto dei comuni di La Punt Chamues-ch, Madulain, Zuoz, S-chanf and St.Moritz, in collaborazione con la Walter A. Bechtler Foundation's Art Plaiv.

I lavori già esistenti di Olaf Breuning, James Turrell, Roman Signer e Hubert Kiecol possono così essere ammirati durante tutto l’anno, così come la nuova opera di Leiko Ikemura, Usagi Kannon, recentemente installata sul lago di St.Moritz.Questi sono i partner che hanno contribuito la realizzazione del avento :

Per il settimo anno consecutivo, Cartier sostiene St.Moritz Art Masters. Dal 1847, anno della sua fondazione, il re dei gioiellieri si è distinto per innovazione con oggetti che brillano per creatività. Cartier condivide questo spirito innovativo e originale con  St.Moritz Art Masters, un festival altrettanto innovativo. L’impegno di Cartier nei confronti di questo evento dimostra inoltre lo stretto legame della Maison con l’Engadina e in particolare con St.Moritz dove, da 39 anni, esiste una boutique Cartier.

Sin dall'inizio Mercedes-Benz ha dato il suo supporto al St.Moritz Art Masters. Per l'edizione di quest'anno il marchio con la stella per la presentazione delle opere artistiche punta tutto sui Social Media. In occasione del milionesimo fan della pagina Instagram di Mercedes-Benz il giovane artista indiano Amshu Chukki creerà un'opera d'arte in esclusiva, inoltre sul posto si terrà luogo un Foto-Shootout. Per tutto il periodo della manifestazione la Mercedes-Benz Art Lounge nel centro di St.Moritz offre ai visitatori e agli appassionati di arte un ragguardevole punto d'incontro.

La Stellar International Art Foundation sta supportando i St.Moritz Art Masters per la per l’illustre presentazione dell’Arte Indiana Contemporanea di quest’anno. Dalla sua istituzione, avvenuta nel 2008, la Fondazione ha ambito a rappresentare e promuovere considerevoli opere d’arte a partire dalla propria collezione e quest’anno è fiera di presentare alcuni rinomati tesori. Stellar è lieta di sostenere il programma al fianco di Cartier e Mercedes-Benz, le quali condividono la passione che la Fondazione ha nei confronti della creatività e della celebrazione delle Arti.

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L’arte diventa “social”. Condivisione di opere da comprare al metro, al chilo, addirittura a centimetro. Accadrà alle Quam di Scicli (Rg) per la mostra “Arte al metro – generazione anticonseguenziale” che si inaugura il prossimo 8 agosto. Tredici artisti siciliano hanno raccolto la sfida lanciata da Antonio Sarnari, curatore della mostra. Hanno prodotto opere vendibili a pezzi, tagliando tele o sottraendo parti dell’opera, offrendo la possibilità di acquistare anche solo un tassello e perfino qualche grammo di scultura. Una provocazione? Non solo, c’è un motivo valido: la sfida dei dodici artisti è stata quella di creare opere d’arte che potessero rimanere tali anche dopo “l’aggressione” dell’acquirente, anche dopo la sottrazione imprevedibile di una propria parte, anche dopo l’azione attiva del collezionista. Si potrebbe dire che, nell’epoca della condivisione, l’artista ha contaminato le relazioni, creando un’interazione con il collezionista, in cui nessuno dei due ha l’ultima parola.

Una riflessione sull’era del consumismo, anche nell’arte. E la risposta è l’arte stessa, con la sua ricerca e la capacità di relazione, con la decontestualizzazione.

Ilde Barone, Mario Cantarella, Elda Carbonaro, Ezio Cicciarella, Guglielmo Emmolo, Alessandro Grimaldi, Corrado Iozzia, Ettore Pinelli, Federico Severino, STM Tamara Marino e Simon Troger, Rossana Taormina, Valerio Valino, Giovanni Viola gli artisti invitati. Una selezione di artisti, quasi tutti siciliani, che lavorano con linguaggi diversi, dalla pittura alla videoarte, dall’installazione alla scultura. Il progetto organizzato da Tecnica Mista è a cura di Antonio Sarnari, che di recente ha co-diretto “Nuvole – viaggio nell’arte indipendente”, sempre a Scicli, e organizzato la mostra “Piero Zuccaro – antologia breve” alle FAM di Agrigento. La mostra partirà l’8agosto e si svolgerà fino al 7 settembre alle Quam (Quadrerie del Monastero 1660) di Scicli, suggestivo luogo che ha ospitato il fortunato progetto “Lo Spettacolo del Jazz” in aprile e “Manlio Sacco – Pitture” in maggio.

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