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I terremotati protestano a Montecitorio

Tutti a Montecitorio con la fascia tricolore per sostenere i propri sindaci e per rappresentare simbolicamente ognuno la propria comunità. Sit-in di protesta in piazza Santi Apostoli di un nutrito gruppo di terremotati del Centro Italia riuniti nel comitato spontaneo di cittadini apartitici "Quelli che il terremoto...", nato in difesa delle popolazioni colpite.

Tra gli striscioni esposti in piazza alcuni recitano: "Montanari sì, fessi no" e "Ad Amatrice la scossa, a Roma datevi una mossa". "Siamo qui per manifestare la nostra amarezza - dice Peppe Mariani, imprenditore marchigiano di Roccafluvione, tra gli organizzatori della manifestazione - per come è stata gestita tutta questa emergenza. Siamo molto arrabbiati e per tanti motivi. Che fine hanno fatto i soldi versati per solidarietà dagli italiani? Dove sono le casette e i moduli abitativi che ci avevano promesso? Non possiamo più aspettare chiacchiere e parole, vogliamo finalmente i fatti".

Intorno alle 12 i manifestanti si sono mossi in corteo verso Montecitorio dove alle 13 circa una delegazione sarà ricevuta da un gruppo di parlamentari.

"Al momento il bilancio delle vittime a Rigopiano è salito purtroppo a 24 e quindi di conseguenza si è abbassato il numero dei dispersi che al momento è di 5. Di queste 24 vittime 13 sono uomini e 11 sono donne e restano da identificare ancora 12 vittime. Lavoreremo ininterrottamente fino a che non avremo recuperato tutti". E' quanto ha detto il direttore dell'ufficio emergenze del Dipartimento della Protezione civile, Titti Postiglione, parlando dalla Dicomac di Rieti. "In campo - ha aggiunto - ci sono più di 200 uomini che stanno lavorando".

E sono 15 i corpi recuperati dai resti dell'hotel Rigopiano e attualmente all'obitorio dell'ospedale di Pescara. A questi si aggiungono le cinque salme già restituite alle famiglie, per un totale di 20, sulle 24 vittime estratte dalle macerie. Sono in corso gli accertamenti medico legali e le procedure di identificazione; poi la delicata fase della comunicazione ai familiari e del riconoscimento. I corpi recuperati nelle ultime ore o in corso di recupero dovrebbero arrivare in giornata in obitorio.

Gabriele D'Angelo è morto assiderato sotto la valanga che ha travolto l'hotel Rigopiano: lo ha stabilito l'autopsia a cui è stato sottoposto, secondo quanto riferisce il medico legale di parte Domenico Angelucci. "Non ci sono segni di traumi né di asfissia come emorragie congiuntivali - spiega il medico -. Secondo noi se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato'', riferisce il medico di parte della famiglia D'Angelo.

Conferenza stampa del sostituto procuratore di Pescara, Cristina Tedeschini, per fare il punto sulle indagini dell'hotel Rigopiano. Casi di esclusivo schiacciamento, con morti istantanee, e per altri concorrenza di cause, tra quali ipotermia e asfissia. Sono questi, fin qui, i motivi delle morti delle sei persone sottoposte ad autopsia: ha confermato il pm. Finora sono state effettuate 6 autopsie e altre 6 sono in programma. 

Si sono registrate sette lievi scosse considerando solo quelle di magnitudo non inferiore a 2 da mezzanotte nel Centro Italia. Secondo i rilevamenti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), la scossa più rilevante è stata all'1:20 con magnitudo 2.8 ed epicentro a 7 km da Campotosto (L'Aquila). Non si registrano nuovi crolli. 

Un summit con sindaci, prefetto, forze dell'ordine, protezione civile e le altre istituzioni coinvolte nell'emergenza neve e terremoto degli ultimi giorni, è stato convocato alle 10,30 all'Aquila dal presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, che è anche vicecommissario per la ricostruzione in seguito al sisma del 24 agosto scorso. L'incontro ha come obiettivo fare il punto della situazione nella provincia dell'Aquila tra le più colpite alla luce dell'emergenza nell'alta valle dell'Aterno, epicentro del terremoto del 18 gennaio scorso, colpita anche da nevicate record. Nell'Aquilano ci sono state polemiche sulla tempestività dei soccorsi e sugli annunci della commissione grandi rischi della possibilità di altre scosse forti, che hanno gettato nel panico la popolazione.

La domanda, alla luce delle scosse in atto è: quanti Comuni oggi conoscono la sicurezza degli edifici pubblici e la vulnerabilità sismica? Il problema, denunciato da molti, è la mancanza di fondi per le verifiche sugli edifici pubblici, una normativa introdotta nel 2003 dopo il disastro della scuola di San Giuliano di Puglia

Preoccupati per lo sciame sismico in atto e la vulnerabilità sismica della loro scuola, gli studenti del Liceo Cotugno dell'Aquila, sostenuti da genitori e insegnanti, da stamattina sono riuniti in sit in davanti all'istituto: l'edificio è agibile sì ma, secondo quanto si è appreso, ha un basso indice di sicurezza sismica. Inoltre 5 aule del liceo sono chiuse per lavori. Gli studenti hanno deciso per una protesta ad oltranza - accompagnati dallo slogan #SicuriDaMorire - fin quando non sarà fatta chiarezza sulla struttura, di proprietà della Provincia, che ospita in via Leonardo da Vinci tre dei quattro indirizzi della scuola, Classico, Linguistico e Scienze Umane, per un totale di circa 1200 studenti. In alternativa si chiedono soluzioni anche provvisorie che consentano di riprendere al più presto l'attività didattica

Le preoccupazioni sulla sicurezza dell'edificio sono emerse dopo che alcuni genitori, preoccupati già dalle scosse di fine ottobre, hanno ottenuto con richiesta di accesso agli atti alla Provincia la documentazione completa sullo studio di vulnerabilità sismica dell'edificio. Uno studio, riferisce la docente Annalucia Bonanni, che la Provincia aveva realizzato nel 2013, ottemperando all'obbligo dell'O.P.C.M. 3274 del 2003. "Questo studio - prosegue la nota -, di cui sono usciti sulla stampa in questi giorni alcuni estratti e tabelle, rileva per la maggior parte dei corpi della struttura indici di vulnerabilità sismica molto bassi, che vanno dallo 0% al 26%, di quanto richiesto dalle attuali norme affinché la struttura possa essere considerata adeguata. Solo due corpi dell'Istituto, corrispondenti ad Aula Magna e Palestra, risulterebbero adeguati".

La conclusione dello studio, secondo quanto riferito da genitori e docenti, è che "la verifica statica sarebbe soddisfatta (e nemmeno per tutti i corpi dell'edificio) solo se si dimezzassero i carichi, ma le norme in questo caso imporrebbero di destinare l'edificio ad altro uso (è bene sottolineare che si parla in questo caso di sola verifica statica, che non tiene dunque conto dei carichi dinamici come quelli di un terremoto)".

In queste condizioni, anche se i sopralluoghi effettuati negli ultimi giorni non hanno rilevato danni strutturali con le recenti scosse, gli studenti, sostenuti dai genitori, non se la sentono di tornare tra i banchi.

Intanto lunedì 23 si è quindi tenuto un consiglio d'istituto: i rappresentanti delle varie componenti scolastiche hanno chiesto che "la Provincia si pronunci in merito all'agibilità della struttura tenendo conto dei dati emersi, approfondendo e completando, se necessario, lo studio sulla vulnerabilità e dando chiarezza definitiva sulla sicurezza della struttura in caso di evento sismico".

I genitori hanno inoltrato una diffida alle autorità dicendosi "sorpresi e sgomenti del fatto che la Provincia fosse a conoscenza della situazione di (in)sicurezza dell'edificio e non abbia preso nessun provvedimento e invitano le autorità competenti ad adottare i provvedimenti opportuni per garantire l'incolumità a studenti e personale, riservandosi di informare la Procura della Repubblica".

"Dall'Aula del Senato credo debba venire forte e unanime un sentimento di cordoglio e di compassione per le 23 vittime dell'Hotel Rigopiano dove si cercano 6 dispersi, per le 6 dell'elisoccorso di Campofelice e per le 5 vittime del maltempo e del terremoto". Così il premier Paolo Gentiloni, nell'informativa nell'aula di Palazzo Madama, dove i senatori si sono alzati tutti in piedi per applaudire.

"Le risorse ci sono: 4 miliardi nella legge di bilancio e altri ci saranno come ho anticipato personalmente al presidente della commissione europea Jean Claude Juncker". "Abbiamo lavorato per la verifica della tenuta delle 40 dighe nella zona interessate dal sisma - ha detto ancora il premier - dighe che vengono verificate di prassi ogni volta che si verifica una scossa di magnitudo superiore a quattro. E che quindi sono state ripetutamente verificate negli ultimi mesi. Sapete dell'incontro con ministro Delrio che ha asseverato lo stato intorno al bacino di Campotosto per prevenire i rischi ed evitare anche il diffondersi di voci incontrollate su rischi esagerati".

A Rigopiano sono state dispiegate 200 persone il massimo possibile. Nel momento di picco della crisi, il 19 gennaio, le utenze non allacciate hanno raggiunto il numero considerevole di 177mila, oggi ne sono rimaste solo alcune alcune centinaia nel teramano. E' giusto a livello di Governo verificare in questa dinamica quanto abbiano inciso le circostanze eccezionali e quanto ciò abbia messo in luce problemi più generali di manutenzione. Se ci sono stati ritardi e responsabilità saranno le inchieste a chiarire. Il governo non teme la verità che serve a fare meglio e non ad avvelenare i pozzi. Io che condivido la ricerca della verità non condivido la voglia di capri espiatori e giustizieri anche perché la storia è lesta a trasformare i giustizieri in capri espiatori. Al di là di singoli errori che le inchieste accerteranno - ha proseguito  - abbiamo mostrato una capacità di reazione del sistema all'altezza di un grande Paese, non a caso abbiamo un sistema di Protezione civile all'avanguardia: non è di destra o sinistra, di questo o quel governo, è un patrimonio italiano che dobbiamo tenerci stretto. La prossima settimana - ha concluso Gentiloni - vareremo un decreto. Nessuno immagini che sia un ritorno all'indietro, sarà un passo avanti e molto mirato nei suoi obiettivi". Il decreto, ha spiegato il premier, "sarà mirato a intervenire in alcuni punti e gangli l'accumulo di ritardi che finora non ci sono stati ma possono accumularsi nei prossimi mesi e che possiamo prevenire"

"Siamo orgogliosi dei nostri soccorritori, sono cittadini italiani esemplari: forte e unanime deve essere il sentimento di riconoscenza per le 11mila persone intervenute che si prodigano per salvare vite.  Rimarranno impresse - ha aggiunto il premier - le immagini dei lutti ma anche quelle delle vite salvate, dello Stato che mobilita tutte le proprie energie e arriva in mezzo alla tormenta con sci e pelli di foca. Credo - ha proseguito - che sia stato messo in atto ogni sforzo possibile dal punto di vista umano, organizzativo, tecnico per cercare di salvare i dispersi. Davanti alla concatenazione degli eventi in una crisi senza precedenti - ha detto Gentiloni - il dispiegamento delle forze, coordinate dalla Protezione Civile, è stato molto rilevante: dalle 4-5mila persone del 16-17 gennaio alle oltre 11 mila impegnate ieri e questo per raggiungere le frazioni isolate e soccorrere le persone in difficoltà con 3581 interventi di soccorso via terra e 32 elicotteri con oltre 300 missioni.

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