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Resta altissima la tensione fra Turchia e Olanda

Resta altissima la tensione fra Turchia e Olanda dopo la decisione del governo olandese di accompagnare al confine la ministra turca della Famiglia Fatma Beytul Sayan Kaya, impedendole di entrare al consolato, e di vietare l'atterraggio del volo del titolare degli Esteri turco Cavusoglu. 

"La Ue chiede alla Turchia di astenersi da commenti eccessivi e da azioni che possano esacerbare la situazione, che può essere risolta solo mantenendo un buon canale di comunicazione aperto": lo ha detto il portavoce del presidente della Commissione Juncker, che nel weekend si è consultato con i leader europei sulla crisi Olanda-Turchia.

"Un dialogo robusto è il cuore delle democrazie, ma ci deve essere rispetto" quindi "chiedo che ci sia un approccio misurato" fra Turchia e Olanda, ma anche con la Germania e gli altri alleati europei nella Nato. Lo ha detto il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, rispondendo a chi chiedeva un commento alle tensioni tra Ankara ed governi tedesco ed olandese. "L'importante - ha aggiunto - è concentrarci sulle sfide comuni e non sulle questioni che incidentalmente ci dividono".

L'Olanda ha "il pieno sostegno e la solidarietà" della Germania in merito gli attacchi della Turchia che ha accusato il paese di "comportamenti nazisti". Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel.

È una battaglia che si combatte anche nelle capitali europee quella per i cuori dei turchi, chiamati il prossimo 16 aprile a decidere le sorti di un Paese in bilico tra un presidenzialismo forte, quello di cui Erdoğan ha già dato un assaggio in questi ultimi anni, e un futuro da repubblica ancora parlamentare, pur con una Costituzione come quella attuale, approvata nel 1982 a seguito di uno dei molti interventi militari che hanno segnato la storia della Turchia.

La Francia guidata da un Hollande senza futuro continua imperterrita il suo cammino di «sottomissione» il resto dell'Europa sembra svegliarsi, compresa la Danimarca che rinvia la visita del premier turco. Sembra comprendere che far parlare nelle piazze gli emissari di Erdogan equivale ad aprire le porte al nemico, a portarsi in casa chi vuole minare la civiltà e la stabilità utilizzando i migranti come quinta colonna. 

Anche perché il referendum del 16 aprile non è una semplice riforma presidenziale. Rappresenta il definitivo colpo di spugna alla Costituzione laica del 1923 con cui Mustafà Kemal Ataturk abolì il califfato, mise le organizzazioni religiose sotto il controllo statale, laicizzò il Paese, riconobbe la parità dei sessi e proibì l'uso pubblico del velo. Vincendo quel referendum Erdogan potrà ignorare il Parlamento e regnare alla stregua dei sultani ottomani che ha più volte annunciato di voler restaurare. Potrà, insomma, calare la maschera indossata per anni nel tentativo di farsi ammettere alla corte di Bruxelles.

Certo la farsa di un Erdogan che con una mano blandiva l'Unione e con l'altra flirtava con l'Isis, sbatteva in galera gli oppositori e c'inondava di profughi per poi ricattarci a suon di miliardi era evidente. La riforma presidenziale rappresenta però il definitivo passaggio del guado. Erdogan ammette l'ambizione di trasformarsi in un nuovo Sultano, ammette il ritorno all'originale identità islamista, intollerante e integralista che nel '98 gli costò la poltrona di sindaco di Istanbul e lo portò in galera.

Certo l'Europa ci ha messo un po' per capirlo. E non lo fa certo perché spronata dai propri ideali. Né per difendere quella sovranità che Erdogan pretende di tornare a calpestare. Se il premier olandese Rutte ha trovato il coraggio di mettere alla porta Cavusoglu e la sua collega velata Sayan Kaya bisogna ringraziare Geert Wilders, il candidato della destra euroscettica e anti islamista che alle elezioni di mercoledì minaccia di conquistare la maggioranza. E lo stesso vale per Angela Merkel.

Cosi il leader islamofobo olandese Geert Wilders rivendica lo stop del governo al volo del ministro degli esteri turco: "Ottimo! Grazie alle forti pressioni del PVV, pochi giorni prima delle elezioni olandesi il nostro governo non ha consentito al ministro turco di atterrare qui!!", ha twittato sul suo account.

Secondo gli esperti dato che la Turchia dovrebbe aver abbandonato "il suo sogno ad entrare nella UE", e con la scusa della propaganda elettorale il Sultano sta tentando di trasformare i migranti turchi a cui l'Europa ha garantito lavoro e benessere in cavalli di Troia della nuova Turchia neo-ottomana e islamista. Siamo insomma alle premesse di un'autentica guerra. La guerra subdola e paradossale di un alleato Nato che non potendo più entrare in Europa punta a influenzarla e sottometterla mutandone la composizione etnica e religiosa e minandone dall'interno la stabilità politica e sociale.

Intanto c'e polemica elettorale anche sul controverso comizio del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, a Metz, in Francia. Respinto ieri dall'Olanda, il ministro ha potuto tenere un infuocato comizio davanti a un migliaio di turchi residenti in Lorena accusando l'Olanda di "fascismo" e suscitando grida di "Allah Akbar" e slogan pro-Erdogan.

"Perché dovremmo tollerare sul nostro territorio affermazioni che altre democrazie rifiutano? - ha twittato Marine Le Pen - No alla campagna elettorale turca in Francia". Francois Fillon, candidato della destra dei Républicains, ha accusato il presidente socialista Francois Hollande di violare "in modo flagrante la solidarietà europea", proprio mentre comizi del genere non sono stati permessi negli ultimi giorni in Germania, in Austria, in Svizzera e in Olanda.

Il governo di Parigi, in un comunicato del Quai d'Orsay, ha spiegato da parte sua che il comizio rientra "nel regime di libertà di riunione" in Francia, invocando la "calma" nella crisi turco-olandese. Erdogan ha ringraziato la Francia per "non essere caduta nella trappola" di vietare il comizio.

La Turchia ha convocato il più alto diplomatico olandese presente nel Paese per protestare contro il trattamento riservato ai suoi ministri. Il ministero degli Esteri turco ha riferito di aver convocato l'incaricato d'affari olandese Daan Feddo Huisinga l'ambasciatore è in vacanza consegnandoli due lettere di protesta formali, anche per l'uso "sproporzionato" della forza contro i manifestanti turchi in Olanda, durante il week-end.

Le decisioni olandesi avevano provocato anche una durissima reazione del presidente turco Erdogan che ha parlato di 'comportamento vergognoso' per il quale l'Olanda "pagherà il prezzo". "Nazisti e fascisti" sono le accuse rivolte nuovamente da Erdogan all'Olanda. Il presidente turco ha chiesto alle organizzazioni internazionali di prendere posizione e imporre sanzioni contro l'Olanda.

Di rimando, il vicepremier olandese Lodewijk Asscher ha ribadito che le accuse di nazismo e fascismo che la Turchia ha rivolto all'Olanda devono "essere ritirate", altrimenti "le relazioni" tra i due Paesi "resteranno difficili". Se arriveranno le scuse l'Aja non prenderà alcuna misura contro Ankara in quanto l'essenziale, ha sottolineato Asscher, è che ritorni la calma.

 

 

 

 

 

 

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