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Sabato, 08 Novembre 2025

La magia prende vita sul palco del Teatro delle Arti di Salerno con “Aladino – Le notti d’Oriente”, spettacolo inaugurale della 14ª edizione di C’era una volta – I Family Show, la fortunata rassegna dedicata alle famiglie firmata dalla Compagnia dell’Arte.
Un appuntamento da non perdere: domenica 5 ottobre, il sipario si alzerà alle ore 11:00, 17:00 e 19:15, per accompagnare grandi e piccini in un viaggio straordinario tra sogni, magia e amicizia senza confini.
Diretto dal regista Antonello Ronga, lo spettacolo è liberamente ispirato al celebre racconto persiano Aladino e la lampada meravigliosa, tratto dalla raccolta Le Mille e una Notte. Una commedia musicale ritmata e coinvolgente, colorata e divertente, che fa volare il pubblico su un tappeto magico tra musiche incalzanti, coreografie spettacolari ed effetti visivi mozzafiato.
Sul palco, la storia dell’incontro tra Aladino, giovane ragazzo di strada astuto e sognatore, e la più bella principessa d’Oriente, che fuggendo dal suo palazzo scopre il mondo esterno. Tra loro nasce un’amicizia autentica, destinata a trasformarsi in amore grazie ai consigli del fidato compagno di Aladino: un Genio della Lampada davvero speciale.
Un cast di talento porta in scena questa straordinaria avventura:
Gianni D’Amato, Giovanni D’Auria, Alessandro Musto, Aurora Renata Ronga, Francesco Maria Sommaripa, Peter Zobel.
Le coreografie sono firmate da Fortuna Capasso del Professional Ballet diretto da Pina Testa.
Le scenografie video portano la firma di Marcello De Martino e il service è a cura di GfM Service.
I raffinati costumi sono realizzati da Francesca Canale.
La direzione organizzativa è affidata a Valentina Tortora, la segreteria a Monica Lamberti, mentre l’amministrazione è curata da Mauro Collina.
I biglietti sono in vendita presso il botteghino del Teatro delle Arti, aperto tutti i giorni dalle 17:00 alle 21:00.
Aladino – Le notti d’Oriente è più di uno spettacolo: è un tuffo in un mondo incantato dove i desideri possono avverarsi. Un’avventura musicale per tutta la famiglia, tra sogno, risate e magia… su un tappeto volante!

 

 

Ha ripreso ufficialmente ieri mattina, mercoledì 17 settembre, presso il liceo “Mons. B. Mangino” di Pagani, diretto dalla dottoressa Ezilda Pepe, il progetto “La giusta strada”, promosso dalla Provincia di Salerno e finanziato dall’Unione Province d’Italia nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Mobilità sicura”. Un’iniziativa che parla ai giovani con un linguaggio diretto, concreto e moderno, per costruire insieme a loro una cultura della responsabilità e della sicurezza sulle strade.
Il progetto, avviato nella sua prima fase lo scorso marzo, nasce con l’obiettivo di formare e sensibilizzare gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado su temi fondamentali come l’educazione stradale, la prevenzione dei rischi alla guida, l’uso consapevole delle sostanze, l’educazione alimentare e la comprensione dei fattori patologici che possono compromettere la sicurezza di chi è al volante.
Attraverso incontri con esperti, agenti della polizia locale, professionisti della salute e operatori della prevenzione, “La giusta strada” offre ai ragazzi strumenti per leggere in modo critico il mondo della mobilità in cui si muovono ogni giorno. Non solo nozioni tecniche, ma anche riflessioni profonde sul concetto di responsabilità, rispetto delle regole, attenzione agli altri e consapevolezza delle proprie azioni.
Il progetto vede coinvolti in prima linea i comandi di polizia locale del Comune di Pagani e del Comune di Castel San Giorgio, accanto a importanti istituti scolastici del territorio salernitano, come il Liceo Scientifico “Alfonso Gatto” di Agropoli, il Liceo Statale “Alfano I” di Salerno, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Giovanni XXIII” di Salerno e lo stesso Liceo “Mangino” di Pagani, che ha ospitato il primo incontro della seconda fase progettuale.
A preoccupare – e a dare ulteriore impulso al progetto – sono i dati contenuti nella tabella ISTAT sull’incidentalità stradale, che fotografano una realtà allarmante, soprattutto tra i giovani. Proprio per questo, la Provincia di Salerno ha scelto di agire in sinergia con le scuole e i comandi di polizia locale, promuovendo azioni concrete di prevenzione e contrasto all’incidentalità legata all’alcol e alle sostanze stupefacenti.
“La giusta strada” si propone dunque come un percorso integrato che coniuga informazione, educazione e azione sul campo. Oltre agli incontri in aula, sono previste campagne di sensibilizzazione, attività laboratoriali, momenti interattivi e anche controlli mirati nei pressi di luoghi di aggregazione giovanile, a dimostrazione del fatto che la prevenzione non può essere solo teoria, ma deve entrare nella quotidianità.
Ieri mattina al Liceo “Mangino” di Pagani, ad aprire la seconda fase del progetto, è stato anche lo psicologo Dott. Antonio Francese, che ha condotto un incontro di grande impatto emotivo con gli studenti, affrontando il tema dei comportamenti a rischio con uno sguardo attento al vissuto giovanile. Lo stesso dott. Francese sarà presente anche oggi, giovedì 18 settembre, per proseguire il confronto con gli alunni coinvolti.
Il progetto entrerà poi nel vivo lunedì 22 settembre, con tre appuntamenti attesi: al mattino si terrà un incontro al Liceo “Alfano I” di Salerno, seguito da un secondo presso l’Istituto “Giovanni XXIII”, dove ancora una volta sarà protagonista il Dott. Antonio Francese. Sempre il 22, nella mattinata, si tornerà infine al Liceo “Mangino” di Pagani, dove ad incontrare gli studenti sarà il comandante Salvatore Dionisio della Polizia Municipale di Vico Equense, per un momento di confronto diretto sulle regole della strada e sull’importanza dell’educazione civica.
Un percorso lungo, ma necessario, che vuole lasciare un segno duraturo nella mente e nel cuore dei ragazzi. Perché educare alla sicurezza significa, prima di tutto, educare alla vita.

 

Certe mattine di giugno portano con sé il peso e la promessa di una verità che non si può più rimandare. L’11 giugno, a Salerno, nella sala colma di istituzioni, educatori, esperti e cittadini, il tema del gioco d’azzardo minorile ha smesso di essere un dibattito per diventare una ferita esposta, un’urgenza che non conosce più alibi. Sul palco, insieme a figure di primo piano – Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania; Carola Barbato, Presidente Corecom Campania e Coordinatrice nazionale; Vincenzo Napoli, Sindaco di Salerno; Aniello Baselice, Presidente dell’Osservatorio Regionale sul Disturbo da Gioco d’Azzardo; il Presidente del Corecom Calabria, Vice-Coordinatore nazionale, Fulvio Scarpino, ha squarciato il velo dell’abitudine e dell’inerzia con un gesto che ha cambiato il ritmo e il senso della giornata. Non un discorso, non la solita elencazione di dati – pure drammatici: il 53% degli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni ha già avuto esperienza di gioco, - ma una dimostrazione concreta, pubblica, tanto semplice quanto spiazzante. Scarpino, prendendo il proprio telefonino, ha avviato in diretta una chat con uno dei servizi di assistenza automatizzata più diffusi. Si è presentato, senza reticenze, come un ragazzo minorenne, connesso di nascosto, dichiarandolo più volte in modo esplicito. Quello che è accaduto ha lasciato la sala senza respiro: la chatbot, lungi dal bloccare l’accesso o segnalare il rischio, ha guidato pazientemente l’utente-minorenne passo dopo passo, offrendo consigli, indicazioni, fino all’accesso alle piattaforme di gioco. Nessun filtro, nessuna domanda, nessun dubbio. Solo una collaborazione docile e inquietante. In pochi secondi, il confine tra protezione e complicità tecnologica è crollato davanti agli occhi di tutti. Lo sconcerto si è tradotto in un silenzio irreale, poi in un applauso fragoroso, che ha attraversato la sala e, simbolicamente, ha segnato il momento in cui la percezione collettiva si è fatta finalmente nitida: il pericolo non è solo fuori, ma dentro i meccanismi invisibili della comunicazione digitale, dove la velocità supera la vigilanza e l’illusione di sicurezza viene smentita dalla realtà. Scarpino, con quella dimostrazione, ha frantumato il muro delle rassicurazioni di maniera e ha imposto una domanda ineludibile: chi protegge davvero i ragazzi, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale non solo non difende, ma rischia di addestrare alla trasgressione? I dati che ha richiamato sono solo la soglia di un’emergenza più profonda: famiglie impreparate, filtri tecnologici inefficaci, pubblicità occulte e normalizzazione dell’azzardo come esperienza “di crescita”. Ognuno di quei numeri è un volto, una storia, una fragilità che la società ha il dovere di riconoscere e di proteggere. Il Presidente del Corecom Calabria ha insistito con forza: la prevenzione non può essere ridotta a slogan, né demandata solo alla normativa, che spesso resta lettera morta di fronte all’astuzia dei meccanismi digitali e all’ingenuità delle emozioni adolescenti. Serve un patto nuovo, una rete vera tra famiglie, scuole, servizi, comunità, capace di educare al pensiero critico, di ascoltare le inquietudini, di rispondere con empatia e alternative sane. Il Corecom Calabria, in questo senso, si conferma modello nazionale, avendo puntato tutto sulla dimensione affettiva ed educativa attraverso il progetto “Corecom Academy in Tour”, portato avanti con la determinazione e la sensibilità di Pasquale Petrolo e Mario Mazza: un’iniziativa che da settembre attraverserà i territori, entrerà nelle scuole, formando insegnanti e famiglie, ascoltando i ragazzi, costruendo anticorpi sociali non solo contro il rischio, ma soprattutto a favore della crescita, della libertà, della consapevolezza. La sala, ancora scossa dall’esperimento in diretta, ha tributato a Scarpino un applauso lungo, autentico, raro, che ha sancito l’inizio di una nuova stagione di responsabilità e di onestà pubblica. L’esperienza e la voce del Corecom Calabria, sempre più richieste in tutta Italia, rappresentano oggi un riferimento per chi davvero vuole spezzare il ciclo della solitudine e della dipendenza, riportando al centro la dignità e la sicurezza delle nuove generazioni. La realtà, a volte, ha bisogno di essere mostrata senza sconti: quando accade, la coscienza collettiva non può più tornare indietro. E in questa Salerno di giugno, un gesto semplice e coraggioso ha scritto una pagina che resterà. 

Festa della Musica al via sabato 14 giugno, che quest’anno ci accompagnerà per un’intera settimana sino al 21 giugno, promossa dalla direzione del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno. Sarà il M° Jacopo Sipari di Pescasseroli, a dare l’attacco a questi lunghi festeggiamenti, ricomponendo sul palcoscenico del Teatro Verdi di Salerno, sabato alle 20,30, un trio composto dalla vocalist Amii Stewart, affiancata dal violino di Alessandro Quarta, con la sua bacchetta alla testa dell’ Orchestra sinfonica del Conservatorio G. Martucci, ritrovando diversi allievi e rinsaldando, così, quel forte legame che lo unisce alla città di Salerno. Un contatto personale con i protagonisti del concerto, quello del Maestro Sipari, il quale aveva già avuto occasione, in passato, di far musica sia con la Stewart che con Alessandro Quarta nel 2020 sul palcoscenico del Festival di Mezza estate in Tagliacozzo, alla testa della Orchestra Sinfonica Abruzzese, nonché nel 2014 nell’ambito del concerto “Pacem in terris”, in San Giovanni in Laterano, dedicato a Papa Francesco, e ha inteso condividere anche a Salerno la gioia di questo viaggio, per raccontare la storia di questa cantante dalla voce inconfondibile, che si propone di restituire le emozioni delle proprie interpretazioni. Il concerto verrà aperto dal violino di Alessandro Quarta con l’orchestra, che eseguirà il lento, dolcissimo, a tratti struggente, Oblivion, che Piazzolla scrisse nel 1984, per la colonna sonora del film Enrico IV, di Marco Bellocchio, per proseguire, in questo piccolo portrait di Astor Piazzolla, con Fracanapa composta e registrata dal genio argentino negli anni '60, che si segnala per la sensualità che promana della sua melodia principale. La song di sortita di Amii Stewart sarà una preghiera in musica, Nearer my God to Thee, un inno cristiano del XIX secolo, scritto dalla poetessa britannica Sarah Flower Adams, basato sul sogno di Giacobbe raccontato nel Libro della Genesi e sulla canzone del 1865 Bethany, composta dall'americano Lowell Mason. L'inno ha la fama di essere stato, probabilmente, l'ultimo brano suonato dall'orchestra di bordo, guidata dal violinista Wallace Heartley, del transatlantico Titanic prima del suo tragico inabissamento. A seguire, un omaggio ad Ennio Morricone, con due titoli in cui riconosceremo sia il musicista per il cinema di grande fama, sia il compositore “colto”, l’allievo di Goffredo Petrassi, intravvedendo certe sottigliezze di scrittura che rendono riconoscibile la sua musica, attraverso l’uso di circa sei o sette note, in un procedere melodico delle singole linee, che corrisponde a un contesto armonico determinato, ottenendo, così, quell’armonia mutevole pur nella rigidità di una accordalità prefissata. I segreti di Morricone saranno così svelati da Amii Stewart in Saharan Dream, sigla dello sceneggiato il Segreto del Sahara, per, quindi, passare, alla parte più intima e delicata della colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso, un film in cui Tornatore e Morricone hanno sposato le loro arti a meraviglia, creando film e musica, uno per l’altro. Alessandro Quarta, salentino, renderà omaggio alla sua terra, “La Terra del Rimorso”, quella “terra del cattivo passato che torna e opprime col suo rigurgito”, per dirla con Ernesto De Martino, del ragno che morde e avvelena  e dalla potenza estatica e terapeutica della musica e della danza, che è sfida, rito di passaggio, con Tarantula, una pizzica indiavolata e virtuosistica. Il violinista, evocherà, indi, anche “L’amico magico: il maestro Nino Rota”. Suo il delicato fluire musicale, talvolta ingiustamente scambiato per semplicismo, lontano da ogni vezzo avanguardistico, ma nemmeno inconsapevole della lezione novecentesca di Igor Stravinskij, Erik Satie e Kurt Weill. Nino Rota trasferì queste stesse ragioni estetiche nel cinema con una prolificità sorprendente e risultati mai corrivi, bensì, al contrario, sospesi in un’aerea grazia, che divenne l’inconfondibile cifra rotiana, che riconosceremo in Amarcord, nella musica del fisarmonicista cieco al matrimonio della Gradisca, quindi la Dolce vita e il funambolico girotondo di Otto e mezzo. Di Billie Holiday è stato detto tutto. E’ stata definita la più grande cantante di jazz mai vissuta, un mostro sacro, un mito. Incarna un simbolo complesso, misterioso ed intoccabile. Billie Holiday è stata vista come l’eroina del jazz, ed il suo genio musicale, sofisticato e prestigioso, come ineguagliabile. La sua voce, che ha il dono della riconoscibilità al primo attacco, quale solo i grandissimi posseggono, tocca chiunque, anche chi non l’intende, perché il suo canto nasce direttamente dall’anima. L’anima di un essere umano molto profondo, che capisce la tristezza, la felicità, la solitudine, il successo, e che è stata sempre destinata ad avere un “no good man”, un buono a nulla accanto. Nella vita e nei song dell’indimenticabile Billie Holiday i toni cupi, ai limiti dell’angoscia, legano come un sottile filo ogni momento, ogni cruda esperienza, ogni interpretazione, ma la grandezza dell’artista li sa trasformare in radiose opere d’arte. E’ questa un’eredità rischiosa che Amii Stewart andrà ad affrontare in quintetto, con Alessandro Quarta al violino,  Cristian Martina alla batteria, Michele Colaci al contrabbasso, Franco Chirivì alla chitarra e da Giuseppe Magagnino al pianoforte. Andando a rileggere “God bless the Child” e “Fine and Mellow”, pagine che hanno fatto l’esegesi del Jazz e il secondo brano in particolare, nell’incisione dell’8 dicembre 1957 Ben Webster, Gerry Mulligan, Victor Dickenson, Coleman Hawkins, Roy Eldridge, ma su tutti, con il suo “Pres” Lester Young, l’amore oltre le note. Ancora il quintetto con Alessandro Quarta per Jeanne y Paul, che porta ancora la firma di Astor Piazzolla composto e, mai utilizzato, per la colonna sonora di "Ultimo tango a Parigi" di Bertolucci, il quale optò per le musiche del tenorsax “El Gato” Barbieri. Suo il moto quasi barocco di tensione e distensione esteso sia alla minima frase che all’intera composizione, per sottolineare quei momenti regolarmente ed emozionalmente in bilico fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa. Quindi, Spain, che Chick Corea scrisse nel 1972 sulla falsariga dell’Adagio del Concierto De Aranjuez di Joaquin Rodrigo e del quale il quintetto riproporrà con le sue particolari sonorità prima di lanciarsi verso sempre più spericolate avventure timbriche. Ribalta per Amii Stewart che proporrà con l’orchestra, il celebre ostinato sotto la melodia di Metti una sera a cena di Ennio Morricone e poi, I never meant to cause you any sorrow / I never meant to cause you any pain / I only wanted to one time to see you laughing / I only wanted to see you laughing in the purple rain”. L’attacco famoso con cui Prince colorò il mondo di viola. Questo ultimo set per Amii, verrà chiuso dal suo successo mondiale Knock on Wood, firmato da Eddie Floyd e Steve Cropper.  Ritornerà il violino con Libertango, ossessivo e perturbante come è tutto ciò che rimanda a pulsioni ancestrali rimosse nell’Es, pur tuttavia presenti nell’inconscio collettivo, ed Etere, il quinto elemento dell’ opera The five elements, che prende spunto dal De Caelo di Aristotele, Aristotele, secondo il quale l’etere costituisce un vero quinto elemento, in seguito la quintessenza, venuto a significare, per gli alchimisti, la parte più pura di una sostanza, ottenuta dopo cinque distillazioni, che egli colloca in realtà al primo posto – accanto ai quattro ben stabiliti dalla tradizione empedoclea precedente, e cioè acqua, aria, terra e fuoco. Finale con tutti i protagonisti per un omaggio alla regina del soul Aretha Franklin everybody loves.

Si conclude in grande stile la 13ª stagione di “C’era una volta”, la fortunata rassegna di family show ideata e prodotta dalla Compagnia dell’Arte al Teatro Delle Arti di Salerno. Domenica 11 maggio, con tre repliche (ore 11:00, 17:00 e 19:15), andrà in scena “Anastasia – tra storia e leggenda”, spettacolo scritto e diretto da Antonello Ronga, ispirato alla suggestiva vicenda della principessa Romanov scomparsa durante la Rivoluzione Russa.
Tra atmosfere romantiche e magiche, lo spettacolo ripercorre il viaggio emozionante della giovane Anya, orfana senza passato che, guidata da un ciondolo misterioso, si mette sulle tracce della propria identità. Sullo sfondo, la gelida Pietroburgo degli inizi del Novecento e un’Europa attraversata da speranze e oscuri presagi. Accanto a lei, i due truffatori Dimitri e Vladimir, in cerca di una sosia della granduchessa per incassare la ricompensa promessa dall’imperatrice madre. A ostacolare la protagonista, però, sarà il malvagio stregone Rasputin, deciso a impedire il suo ritorno tra i Romanov.
«Da sempre la storia dei Romanov affascina per i suoi misteri – dichiara Antonello Ronga – e questo spettacolo vuole essere il nostro piccolo omaggio a una vera principessa dal destino purtroppo incerto».
Sul palco, insieme al regista Antonello Ronga, ci saranno Gianni D’Amato, Chiara D’Amato, Caterina D’Elia, Aurora Renata Ronga, Francesca Canale, Francesco Sommaripa, Giovanni D’Auria, Vittoria Noviello e Federico Mauro.
Le coreografie, a cura del Professional Ballet, sono firmate da Fortuna Capasso.
Le scenografie sono state realizzate dagli studenti del Liceo Artistico Sabatini Menna – diretto dalla professoressa Renata Florimonte – nell’ambito del progetto PCTO – Classe Scenografica IV E, guidati dai docenti I. Mainenti, E. Elefante e dal tecnico A. Ascoli.
Le scene virtuali sono firmate da Marcello De Martino, i costumi sono a cura di Paolo Vitale e Giada D’Ambro.
Francesco Sommaripa firma anche la direzione di scena.

Valentina Tortora cura la direzione organizzativa, Mauro Collina l’amministrazione, Monica Lamberti la segreteria. Servizio audio e luci a cura di GFM Service.
Marù Ronga è assistente alla regia, Teresa Di Florio si occupa della comunicazione social, mentre Mara Gallo è la voce e il sorriso del botteghino.
Con questo ultimo capitolo, la Compagnia dell’Arte chiude una stagione di grandi emozioni e partecipazione, confermandosi punto di riferimento per il teatro per famiglie.
Ma il sipario si chiude solo per un attimo: è già pronta la 14ª edizione di “C’era una volta”, con cinque nuovi spettacoli per sognare ancora insieme.
Sono già in vendita gli abbonamenti al costo di 140 euro, con prelazione riservata a chi vuole garantirsi un nuovo anno di favole, emozioni e magia.

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