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Grecia: un referendum tra austerità e una Europa solidale

l referendum in Grecia? E' la scelta tra baciare i piedi alla cancelliera Angela Merkel o darle un calcio nel sedere. Così, in un
vignetta pubblicata su Twitter, il leader del M5S Beppe Grillo fotografa il voto di Atene sulle proposte Ue. "Il referendum del 5
luglio in Grecia spiegato con una vignetta", scrive Grillo presentando la vignetta che vede protagonisti la cancelliera di Berlino e un greco che, in un caso (evidentemente quello del sì) le bacia i piedi, e in un altro (quello del no) le dà un calcio
La Francia vuole che la Grecia rimanga nella zona euro. E' quanto afferma il ministro delle finanze francesi Michel Sapin in
un'intervista a Europe 1 radio secondo cui sul referendum indetto dal governo Tsipras "il dibattito deve essere chiaro: il sì avrà delle conseguenze, il no ne avrà delle altre". Sapin ha ribadito come la situazione greca non avrà comunque impatto sulle banche francesi e che i prezzi nelle aste dei titoli di stato di Parigi sono scesi questa settimana.
Per Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco e fautore della linea dura con Atene, la Grecia potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' alle proposte della troika al referendum di domenica. Lo riferisce Bloomberg, secondo cui la posizione sarebbe stata espressa a un meeting a porte chiuse con con dei parlamentari E' in corso in queste ore un vero e proprio terrorismo nei confronti del popolo greco. Si tratta di iniziative che puntano a diffondere il terrore e il panico in Grecia. Tsipras ha fatto una cosa a cui forse i governi ormai sono disabituati: ha rimesso al centro la democrazia. È considerato inaccettabile far esprimere il popolo su scelte che riguardano la vita del popolo. Tsipras invece lo fa e per questo noi
non solo siamo solidali con lui, ma pensiamo che quella scelta riguarda tutta l'Europa e dunque anche noi". Lo afferma il
coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni. "In caso di Grexit - prosegue Fratoianni - nessuno è in grado di fare previsioni perché non è mai successo che un Paese esca dalla moneta unica. Comunque Tsipras lavora affinché questo non succeda nonostante qualcuno banalizzi la questione. Quello di domenica in Grecia - sottolinea - non è un referendum tra euro e dracma, ma è un referendum tra l'austerità, insulsa e sbagliata che ha impoverito milioni di europei, e una scelta di autonomia che vuole l'Europa ma vuole una Europa solidale", conclude.
"Io sto con Tsipras. Stare con lui vuol dire stare con la democrazia".
Parola di Daniela Santanché che, intervistata da Repubblica, premette: "E' lontano da me anni luce sul piano politico, sia chiaro, nulla ci accomuna, tranne un punto - afferma -. La difesa della democrazia. Sia lui che noi troviamo inaccettabile l'Europa dei tecnocrati, basta con la Merkel che decide da padrona e noi sudditi lì a subire". Santanché rievoca le "ferite del 2011, quando la signora Angela con qualche compagno di merenda italiano, da Napolitano a Monti a Passera, si è messa in testa di far cadere il governo legittimamente eletto e guidato da Berlusconi". Anche per lei il referendum sulle proposte dei creditori "è necessario e opportuno e anche io voterei no. Che è un no a questa Europa a trazione Merkel e austerity". E anche se con la Cancelliera Fi ha in comune la militanza nel Ppe, "ci hanno rotto! - dice - Lei, Juncker, la Lagarde. Piccoli uomini e piccole donne
guidati da piccoli interessi particolari".
"Massimo rispetto per la decisione del popolo e del governo greco, l'aspettiamo". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sul referendum proposto dal governo di Atene. "L'Italia lavorerà perché l'Eurogruppo abbia un rapporto positivo con il governo greco qualunque esso sia". Un derby euro-dracma? "Mi pare una buona definizione" econdo le fonti citate dal giornale, se Tsipras accettasse l'offerta, dovrebbe farlo per iscritto entro oggi, in tempo per convocare un Eurogruppo d'emergenza per approvare l'intesa, e dovrebbe impegnarsi a fare campagna per il Sì nel referendum. L'offerta di Juncker prevederebbe in particolare l'Iva al 13% per gli alberghi e le strutture turistiche - tetto previsto nella proposta greca poi respinta dalla ex Troika, che chiedeva il 23%. Sempre se l'offerta fosse accettata, riferisce il giornale, i ministri delle finanze dell'eurozona potrebbero fare una dichiarazione per la quale un impegno già preso nel 2012, in cui si prendeva in considerazione una dilazione nel pagamento delle scadenze del debito, abbassamento dei tassi di interesse ed estensione di una moratoria sui pagamenti verso la zona euro sarebbe applicato dal prossimo ottobre. Un portavoce greco ha spiegato che la proposta è stata ascoltata "con interesse. Ma Alexis Tsipras voterà No domenica" La Grecia ''minaccia di cercare un'ingiunzione contro le istituzioni
europee per bloccare l'espulsione del paese dall'euro'' afferma il Telegraph. ''Considereremo di certo un'ingiunzione alla Corte di Giustizia europea. La nostra appartenenza non è negoziabile'' mette in evidenza Varoufakis. ''Una richiesta di ingiunzione - aggiunge il Telegraph - sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che complicherebbe ulteriormente la crisi''. Secondo indiscrezioni, le autorità greche starebbero anche valutando un'azione contro la Bce per aver congelato la liquidità di emergenza per le banche greche. Varoufakis ritiene che la Grecia abbia abbastanza liquidità per andare avanti fino al
referendum ma ammette che il controllo dei capitali rende la vita difficile alle aziende greche.
Un'uscita della Grecia dall'area euro e' ora una possibilita', ''non puo' piu' essere esclusa''. Benoit Coeure', consigliere esecutivo
della Bce, apre all'ipotesi Grexit in quello che rappresenta il commento finora piu' diretto dell'Eurotower sulla possibilita' di un
addio alla moneta unica da parte di Atene. Un'apertura affidata a un'intervista a Les Echos, alla quale risponde indirettamente il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, dalla pagine del Telegraph, 'minacciando' un ricorso alla Corte di giustizia europea per bloccare l'eventuale espulsione della Grecia dall'euro.
''Considereremo di certo un'ingiunzione alla Corte di giustizia europea. La nostra appartenenza non e' negoziabile'', afferma
Varoufakis. Secondo indiscrezioni riportate dal Telegraph, Atene non esclude un'azione anche contro la Bce per aver congelato la liquidita' di emergenza per le banche greche. ''Useremo tutti i nostri diritti legali'', mette in evidenza Varoufakis, ammettendo che le banche greche hanno abbastanza liquidita' per andare avanti fino al referendum, anche se il controllo dei capitali imposto rende difficile la vita alle aziende greche. Una richiesta di ingiunzione alla Corte europea - riporta il Telegraph - sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che rischia di complicare ulteriormente la crisi. Nelle prossime ore ci sara' la prima svolta: e' infatti in scadenza il rimborso all'Fmi che la Grecia non sarebbe - secondo indiscrezioni - orientata a rispettare. Intanto Fitch taglia il rating delle banche greche a 'RD', restricted default, dopo il controllo dei capitali imposto. La 'minaccia' di Varoufakis arriva mentre la Bce apre alla possibilita' di un'uscita della Grecia dall'euro. Le autorita' europee e l'Eurotower vogliono che la Grecia resti nell'area euro, ma ''sfortunatamente'' la possibilita' di un addio non puo' piu' essere esclusa. E questo e' il ''risultato della scelta del governo greco a mettere fine alle discussioni con i creditori e di indire un referendum, spingendo l'Eurogruppo a non estendere il secondo programma di aiuti'', afferma Coeure', dicendosi sicuro che se al referendum prevarra' il si' le autorita' dell'area euro troveranno un modo per onorare gli impegni. Se prevarra' il no sara' difficile ristabilire un dialogo politico.
econdo le fonti citate dal giornale, se Tsipras accettasse l'offerta, dovrebbe farlo per iscritto entro oggi, in tempo per convocare un Eurogruppo d'emergenza per approvare l'intesa, e dovrebbe impegnarsi a fare campagna per il Sì nel referendum.

Sulla Grecia hanno sbagliato tutti e da molto tempo, un compromesso ragionevole era possibile. Le riforme ad Atene sono necessarie per ridiscutere il debito ma imporre un'austerità estrema è impossibile perché corrode il capitale sociale di cui c'è bisogno per attuarle", detto questo, "il governo greco si è dimostrato incapace di produrre proposte costruttive e si è dimostrato prigioniero delle fazioni opposte che lo sostengono": questa l'analisi dell'economista Lucrezia Reichlin, in un'intervista a Repubblica sulla crisi greca. "Spero - aggiunge - che la Grecia risponda sì nel referendum, che poi faccia un
governo di unità nazionale e che a quel punto la troika sia più flessibile, ma non vedo per ora le condizioni perché tutto ciò
avvenga". Reichlin sottolinea che "l'Europa dovrebbe essere capace di dare a tutti una prospettiva di prosperità", invece "ha continuato a finanziare un paese in bancarotta ma allo stesso tempo imponendo un programma che ha ucciso l'economia e ridotto allo stremo la sua popolazione". Così "ha dato un segnale a tutti i cittadini europei di non avere né lungimiranza né forza politica per proporre un piano capace di dare speranza a chi ha pagato i prezzi più alti della crisi.
Con l'uscita della Grecia entrano in crisi le stesse fondamenta del progetto europeo". Inoltre, "una volta stabilito il principio che
dall'euro si può uscire, tutti i paesi fortemente indebitati sono a rischio di attacchi speculativi".
L'Italia non fa 'una brutta fine' se cambiamo l'impostazione economica e sociale: abbiamo buoni fondamentali, ma se continuiamo sulla strada che la Merkel ha disegnato, e che Renzi continua a perseguire, dopo Monti, non andiamo da nessuna parte: nel Vecchio Continente, inoltre, sta crescendo un forte sentimento antieuropeo che non possiamo permetterci". Lo ha detto, stamani a Potenza, il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, in riferimento alle dichiarazioni del Premier, Matteo Renzi, sull'Italia al riparo da eventuali conseguenze del default greco. Ai cronisti che gli domandavano quale posizione assumere rispetto al referendum proposto da Tsipras, Barbagallo ha risposto di voler chiedere "a Renzi, ai francesi, agli spagnoli e ai
portoghesi di associarsi ai greci nel voler ridiscutere la politica economica europea, invece di andare lì a dare lezioni di democrazia: noi - ha concluso - siamo quelli che se lo possono permettere di meno,
visto che non abbiamo un governo votato dal popolo".
I tribunali della Grecia saranno chiusi da oggi fino all'8 luglio: lo ha deciso il ministro della Giustizia Nikos Paraskevopoulos come
riferiscono i media locali. La decisione, annunciata ieri, è stata presa a causa del fatto che saranno necessari ufficiali giudiziari per monitorare il referendum indetto per domenica sulle proposte dei creditori della Grecia in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio del Paese. In base alla decisione ministeriale, per tutto il periodo in cui i tribunali resteranno chiusi non saranno eseguiti ordini di sfratto né pignoramenti

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