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Via costituzionale per l'abolizione delle province

Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge costituzionale per l'abolizione delle province. Lo riferiscono fonti ministeriali. Poco dopo, con un tweet, il presidente del Consiglio ha confermato l'approvazione del ddl: "Cdm ha approvato ora ddl costituzionale 'abolizione delle province'", ha scritto il capo del governo.

"Auspico che il Parlamento approvi il più rapidamente possibile" il ddl costituzionale che abroga le province. Lo ha detto il premier Enrico Letta al termine del Consiglio dei ministri.

Il governo intende "salvaguardare i lavoratori" delle province e "le funzioni" di questi enti abrogati con il ddl costituzionale, ha aggiunto Letta.

Il ddl costituzionale per l'abolizione delle province "rimanda ad una legge che, ovviamente nell'ambito delle competenze" degli altri enti locali, "ripartirà le funzioni che oggi sono in capo alle province", ha aggiunto il presidente del Consiglio. Il ministro Quagliariello ha precisato che "quando saranno note le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale, il collega Delrio proporrà una legge che dia applicazione al ddl costituzionale".

Il ddl costituzionale per l'eliminazione delle province "abroga il termine 'province' da tutti gli articoli della Costituzione che menzionano la parola 'province'", ha detto il premier.

Per le province i cui organi sono in scadenza "occorrono interventi ad hoc", che sarano varati "nelle prossime settimane", perché "i tempi di approvazione del ddl costituzionale non sono compatibili con le scadenze" delle amministrazioni.

Il tema dell'abolizione delle province ha creato "nella pubblica opinione un atteggiamento di sfiducia perché si è annunciato troppe volte questo principio", ma "finché resta in costituzione" ogni intervento è destinato a finire in un "vicolo cieco", ha detto Letta. "Abbiamo ritenuto che fosse necessario fermarsi e ripartire da capo" con un provvedimento che ci rendiamo conto essere "molto forte" perché modifica la costituzione, ha aggiunto il capo del governo.

Poi a proposito della regolamentazione delle lobby, "abbiamo dato mandato al ministro Moavero di fare un esame comparato con i principali paesi europei", ha aggiubto Letta.

La percentuale delle famiglie che ha ridotto la qualità e/o la quantità dei generi alimentati acquistati schizza al 62,3% dal 53,6% dell'anno precedente. Lo rileva l'Istat, che quindi sottolinea come oltre sei nuclei su dieci mettano in atto strategie di contenimento dei consumi per i prodotti della tavola.

La caduta della spesa media mensile registrato nel 2012, pari al -2,8%, risulta la più forte dall'inizio delle nuove serie storiche dell'Istat, avviate nel 1997, ovvero 15 anni fa.

Il valore mediano della spesa mensile familiare, cioé quello al di sotto del quale si colloca la spesa della metà delle famiglie residenti, nel 2012 è pari a 2.078 euro, lo stesso valore già registrato per l'anno precedente.

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