Se i Balcani sono una terra complicata il Caucaso lo è ancora di più. La fine dell’Urss ha sancito la nascita della Repubblica armena (1991) e l’inizio del conflitto col l’ Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh. Il 3 ottobre l’Armenia ha aderito alla Corte penale internazionale (CPI), che nella scorsa primavera ha emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin per la «deportazione» di bambini ucraini. Aggiungiamo anche che la Russia non ha mosso un dito per fermare l'offensiva militare dell'Azerbaigian nell'enclave armena del Nagorno Karabakh, che ha provocato centinaia di morti e feriti oltre alla fuga della popolazione armena. Una fuga che sembra essere la cifra dell’essere armeni: gli armeni che vivevano nell’Impero ottomano cominciarono a essere massacrati nel 1894, poi nel 1909 con una diaspora che portò gli armeni in tutto il mondo fino al vero e proprio genocidio degli anni 1915-1919 ad opera dei “Giovani Turchi” ottomani intrecciando motivazioni religiose e nazionaliste. Il genocidio degli armeni è ben descritto da Antonia Arslan di padre armeno e mamma italiana, nel suo La masseria delle allodole (2004) dove descrive la persecuzione e lo sterminio di due terzi della popolazione armena, con la complicità dei curdi (adesso i curdi vengono perseguitati dai turchi). Gli Armeni fuori dalla repubblica non hanno ancora finito di soffrire e continua la diaspora questa volta dall’enclave nel Nagorno-Karabakh o Artsakh, come la chiamano gli armeni. Dopo nove mesi di assedio e di blocco dell’unica via di comunicazione con l’esterno, il “corridoio di Lachin”, l’Azerbaigian ha sferrato l’ultimo attacco conquistando l’enclave armena e obbligando gli abitanti alla partenza in direzione della repubblica di Armenia. 120mila abitanti scappano di fronte all'indifferenza generale, e proprio la Arslan lancia un accorato appello dalle pagine di Avvenire (3 ottobre), “oggi i membri del governo della piccola Repubblica sono stati dichiarati da Baku criminali di guerra, e vengono ricercati come tali; circolano video in cui soldati azeri si impadroniscono delle case sparando all’impazzata, e mostrando in ogni atto quell’odio anti-armeno che è stato incessantemente coltivato in loro dal regime totalitario di Aliev, che governa come un monarca assoluto per diritto ereditario. Tutto viene poi postato sui social, come la distruzione (avvenuta ieri) della Croce cristiana che brillava sopra la capitale”. Odio anti armeno e anti cristiano, denuncia la Arslan, ma sicuramente, vista la congiuntura internazionale, come sempre, gli armeni avranno la peggio.