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Decadenza a Berlusconi, politici e giuristi contrari

La prudenza ed il low profile che ieri gli consigliavano i figli e i vertici aziendali è durata meno di 24 ore. E così ad Arcore di fronte ai fedelissimi e in un vorticoso giro di riunioni con Denis Verdini e Daniela Santanchè e poi con Angelino Alfano, Silvio Berlusconi è tornato sul piede di guerra, pronto a mettere in discussione la tenuta del governo nel momento in cui il Partito Democratico scegliesse di votare in Giunta al Senato la sua decadenza. I tempi corrono e le trattative portate avanti dalle cosiddette colombe non sembrano approdare ai risultati sperati. Raccontano che l'ex premier sia ormai incontenibile di fronte all'atteggiamento ''irresponsabile'' e ''provocatorio'' dei Democratici ma soprattutto per il silenzio dietro cui si è trincerato il Quirinale. Agli uomini più fedeli l'ex capo del governo aveva confidato ormai da tempo di non aspettarsi nulla dal Capo dello Stato: Se avesse voluto - sarebbe stato il ragionamento fatto con chi oggi è andato ad Arcore - di occasioni per intervenire Napolitano ne ha avute molto nel corso di questi mesi. Napolitano segue con attenzione l'attualità politica e le fibrillazioni che ogni giorno aumentano evitando di intervenire e richiamando tutti alla nota diffusa il 13 agosto. D'altronde è il ragionamento consegnato agli ambasciatori pidiellini, e riferito allo stesso Berlusconi, si ragiona in ambienti parlamentari, la legge parla chiaro e tutti sono richiamati a rispettare procedure e passaggi formali per richiedere interventi da parte del presidente della Repubblica
Chiediamo al Pd delle risposte precise, se ci sono il governo va avanti sennò non possiamo più stare insieme"afferma Altero Matteoli lasciando la riunione dei senatori del Pdl. A chi gli chiede se il Governo chiuderà la sua durata con la decadenza del cavaliere, Matteoli risponde: "per forza". Matteoli critica la decisione del Pd di voler "applicare una legge che non può essere applicata perchè è retrodatata". Il senatore pidiellino precisa che "la questione non riguarda l'incostituzionalità della legge ma la sua applicabilità. Questa legge - aggiunge ancora - non è applicabile perchè retrodatata
"Il presidente del Consiglio sta partendo per il G20, un appuntamento con un'agenda importantissima. È possibile interrompere questa serie continua di minacce quotidiane di crisi che riempiono i giornali, preoccupano i mercati e danneggiano il peso e l'immagine dell'Italia sui tavoli internazionali?"dichiara il ministro per i Rapporti con il parlamento e per il Coordinamento delle attività di Governo, Dario Franceschini
C'è una folta schiera di politici e giuristi che si oppone al fronte giustizialista che non ammette tentennamenti e riflessioni sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Sono gli anti-giacobini, parafrasando Luciano Violante, cioè quelli del Pd che, come lui, hanno invitato a garantire al Cavaliere il diritto alla difesa
Ma sono anche "persone di grande competenza e non sospette di partigianeria", per citare le parole del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. Un coro unanime che negli ultimi giorni ha mosso critiche alla legge Severino, sollevato dubbi sulla sua costituzionalità e proposto alternative. Un nugolo di personaggi tacciati di berlusconismo latente solo perché hanno insinuato scetticismo ed espresso la loro opinione. Un'opinione diversa e non in linea con quella che vuol cavalcare l'onda dell'annientamento giudiziario di un avversario politico.

Per il presidente emerito della Corte Costituzionale, Alberto Capotosti, che "la cosiddetta legge Severino non possa essere retroattiva o debba scattare l’indulto, come l’onorevole Sisto ha sostenuto sul Corriere, non è un’eresia. Io non la condivido. Ma la norma è nuova, priva di giurisprudenza consolidata, vale la pena ragionarci. Fermo restando poi che su questo tema il Parlamento è sovrano". Nel coro degli aperturisti c'è anche il consigliere di Cassazione Enzo JannelliMichele Ainis, che ha posto invece l'accento sul fatto che la politica ha fatto un passo indietro rinunciando all'immunità parlamentare nel 1993 e ha evidenziato come, con le vecchie regole, sul caso Berlusconi avrebbe deciso il Parlamento.

Gli ha fatto eco il professor Alessandro Mangia, docente di Diritto costituzionale all'Università Cattolica: "Finché c'è l'articolo 66 della Costituzione, la legge non può stabilire l'interruzione del mandato parlamentare senza un voto delle Camere senza violare la Carta. E, piaccia o non piaccia, non lo può fare neanche la magistratura". Per la professoressa Antonella Marandola, straordinario di Procedura penale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Lum Jean Monnet di Bari, è impossible applicare la decadenza a Berlusconi. Anche il giurista del Colle, Valerio Onida, ha aperto uno spiraglio, affermando che "la legge Severino va chiarita, il Senato può e deve ricorrere alla Consulta". Ci sono poi i giuristi che hanno firmato i pareri a difesa di Berlusconi, come Giorgio Spangher, Roberto Nania, Gustavo Pansini, Beniamino Caravita e Giuseppe De Vergottini (insieme con Zanon e Guzzetta).

Dal lato politico c'è poi Umberto Ranieri, ex pd, secondo cui "la Giunta potrebbe sollevare questione di costituzionalità sulla legge Severino sospendendo nel frattempo il giudizio”; c'è il politologo e deputato democratico Carlo Galli, che ha affermato che "una evoluzione possibile è che la Giunta non tanto si rivolga alla Consulta, ma che valuti con ponderatezza la questione”. E poi ci sono altri dieci esponenti democratici, capitanati da Stefano Esposito e da Vannino Chiti che hanno scritto una lettera in cui invitavano a discutere del lodo Violante. Giorgio Tonini (Pd) ha chiesto al suo partito di approfondire meglio la questione, e anche Beppe Fioroni ha invitato a chiarire affinché la decadenza non diventi persecuzione.

tra i centristi si sono segnalati i pareri di Mario Monti e di Pier Ferdinando Casini. L'ex premier ha detto che non troverebbe scandalosa l'ipotesi della grazia, l'ex leader dell'Udc ha invece affermato che "ci vuole equilibrio. I professori Onida, Capotosti, D'Onofrio riflettono sulla possibilità che il Senato chieda un approfondimento alla Corte Costituzionale, non scartiamola a priori, uno Stato di diritto non prevede i saldi di fine stagione, ma dobbiamo essere consapevoli che questa non è una vicenda come le altre. Berlusconi non è un condannato qualsiasi, è un signore che nonostante le condanne giudiziarie continua a essere il leader di quasi metà del Paese".

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