Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Lunedì, 11 Novembre 2024

La Santa Messa e la pandemia: una “dimenticanza” del Governo

Premessa

Quanto dico qui di seguito vuole essere una testimonianza personale, magari imprecisa e manchevole, e una protesta da mettere insieme alle molte che in Italia si sono levate a proposito della negata apertura delle chiese per la celebrazione della Santa Messa; sono sicuro di averne diritto in quanto battezzato e cittadino italiano. A ciò aggiungo – al solito – di essere nato nella “prima metà del secolo scorso” e, quindi, trovandomi a percorrere la “terza” parte della esistenza, voglio esprimere la mia opinione mentre ancora me ne è lasciata la libertà.

Parto dall’episodio ormai famoso accaduto il 24-4-2020: il carabiniere che sale i gradini di un altare per interrompere la celebrazione della Santa Messa. Volgarità inaudita che ha fatto ridere mezzo mondo e che, forse, mai si era verificata dall’epoca dei Turchi assalitori delle nostre contrade (“All’armi! All’armi! La campana sona li Turchi su’ rruàti a la marina!” si cantava nel nostro Sud), neanche con le persecuzioni di Napoleone che pure aveva arrestato e deportato due papi o quelle dei governi massonico-liberali dopo l’unità d’Italia (1861) e la “liberazione” di Roma (1870) e nemmeno nel periodo della “barbarie nazi-fascista”. L’azione maldestra compiuta da un povero carabiniere mandato sull’altare è stata percepita da molti come emblema di una mentalità contraria e ormai diffusa nei riguardi non solo della Chiesa ma anche della Religione Cattolica; una percezione vieppiù rafforzata dopo le “aperture” concesse dal Governo a tante categorie e negate alle chiese per la celebrazione delle Sante Messe.

Che dire e che pensare oltre lo sbalordimento? Sicuramente quello manifestato dai “legislatori improvvisati” che siedono in Parlamento non è odio – ne sono convinto – ché questo è un sentimento terribile dell’animo umano ma, a suo modo, “intelligente” e i suddetti non credo siano capaci di averne. Forse hanno ascoltato suggerimenti occulti dai “superiori” che siedono sulla Piramide? Ma anche questa ipotesi non tiene perché i “superiori-suggeritori”, questi sì, sanno odiare la Religione ma con “intelligenza” e mai avrebbero commesso uno strafalcione di simile plateale portata. Quasi certamente si è trattato di una “dimenticanza” e in tal caso l’ “errore” a me pare ancora più interessante e, quindi, da meditare.

E infatti: se la “dimenticanza” è sortita d’improvviso (in latino si potrebbe dire “ex abundantia cordis”), cioè gli è sgorgata spontanea dal cuore senza che lor signori se ne siano neanche avveduti, essa dimostra la irrilevanza in cui nella vita pubblica italiana sono ormai tenuti i cattolici e la Chiesa e la stessa Religione. Ciò sbalordisce di più se pensiamo che in Italia ci sono chiese in tutti i quartieri di città e paesi e nelle campagne, segni secolari di quella che fu una grande civiltà e in parte lo è ancora, e, soprattutto, che esistono comunità di fedeli con tanti preti e religiosi – anch’essi cittadini italiani – che svolgono nelle “periferie” senza nulla chiedere e pretendere, un’opera materiale e spirituale indispensabile di aiuto ai “poveri” che il Mondo Moderno, più di prima, produce a milioni e rottama non sapendo cosa fare e come loro provvedere. Strano, poi, che questa “dimenticanza” sia partita da una compagine di Governo definita “buona” perché di Sinistra, a cui diversi chierici e  frequentatori di oratori e sagrestie guardano con simpatia e concedono voti.

Tutto ciò non contando, poi, gli ossequi e i salamelecchi al “santopadre” e gli inchini e i baciamano e i sorrisi e le foto insieme a Papa Francesco e la visibilità che Gli danno i “padroni” delle tv in tutti i telegiornali di mattino, mezzogiorno e sera,  riportandone le espressioni che più loro convengono; così – ma è solo un esempio – della citatissima “Laudato si’” (2015) viene regolarmente taciuto il paragrafo 120 che fra l’altro recita: “non è compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto”. Come è noto a tutti, la maggior parte degli adoratori/difensori della natura sono favorevoli all’aborto perfino “post-natale” (una volta si chiamava “infanticidio”!) e lo proclamano apertamente; appartengono alla stessa “famiglia” politica dei “legislatori” di cui sopra e quando questi confezionano “leggi” contro il Diritto Naturale e la Dottrina della Chiesa, applaudono frenetici per primi e, teleguidati, riempiono le piazze con bandiere e trombette per sostenerle.

Conclusione

Certo, appena possibile aggiusteranno le cose: contrapporsi, infatti, non giova a nessuno, né alla Chiesa né ai politici laicisti che mirano ai voti dei cattolici; non è bello scontrarsi in un mondo in cui tutti parlano di pace e il mieloso “volemosebbène” è il verbo più coniugato e sulla bocca di tutti; sicuramente un monsignore firmerà il “protocollo”, magari immaginandosi plenipotenziario di un “nuovo concordato” come quello del 1929, concederanno libertà e finalmente apriranno le chiese etc. etc. Ma, dopo tutto ciò che è accaduto, è opportuno che i cattolici tengano a mente  qualche lezione per il futuro: intanto sappiano di essere minoranza in una società ormai per lo più indifferente a qualsiasi religione.

La “scoperta” di essere minoranza non è recente, essa è calata “improvvisa” col referendum sul divorzio, nel 1974, dopo decenni di sonno tranquillo sotto le ali della Democrazia Cristiana, per antonomasia detto “partito cattolico” o “dei cattolici”; poi ci fu la conferma nel 1978 con la “legge” 194 che legalizzò l’aborto, cioè l’eliminazione di una vita umana prima di nascere, e il successivo referendum del 1981 a cui i cattolici giunsero frastornati, divisi e a  ranghi ridotti e – ovviamente – persero in modo ancora più rovinoso rispetto al 1974: del resto cosa potevano fare se non perdere, visto che al processo di quella “legge” avevano collaborato, e come, i democristiani stessi e – ironia della sorte! – erano stati costretti (Governo monocolore e Presidente della Repubblica) a firmarla e promulgarla?

Da allora l’assalto alla Famiglia naturale, pietra angolare di ogni società, non s’è più fermato fino al risultato attuale in cui, in teoria, essa non esiste più; infatti ne esistono altre, contraffazioni di quella vera; tutto ciò è avvenuto nonostante qualche “miracolosa” battuta di arresto come il referendum del 12/13 giugno 2005, quando, finita la Democrazia Cristiana, una forte maggioranza di elettori finalmente liberi, consigliati dal cardinale Ruini, non siamo andati a votare e clamorosamente abbiamo bloccato il progetto dei Radicali e della Sinistra unita che volevano fare un passo avanti cancellando la legge 40 (di passaggio, ricordo che i post-comunisti del Partito Democratico, a Rozzano, raccolsero le firme contro quella legge, da loro detta “intollerabilmente ingiusta”, “una brutta legge” perché metteva “a rischio la salute delle donne”, “un mostro partorito dal centro-destra” (v. VIVIROZZANO, ottobre 2004, pag. 4).

Ma il processo di demolizione è continuato col neopaganesimo montante e lo vediamo: “unioni” dette “civili”, “utero in affitto” con produzione dell’uomo in serie come le automobili, compravendita di corpi di donne e di bambini, padri e madri sconosciuti e figli orfani per legge, “matrimonio” omosessuale, diritti dei pedofili “non violenti” etc. etc.

Le bellissime chiese, costruite dalla fede dei nostri Padri, saranno sicuramente riaperte ma in un futuro e nel migliore dei casi rischiano di essere declassate a musei per turisti cino-giapponesi come molte nel Nord-Europa, da dove, è utile ricordare anche questo, nel 1517 è partita la “prima” Rivoluzione. Ecco perché, conoscendo bene tutto ciò, i nostri “bravi” legislatori si sono potuti permettere la “dimenticanza” di cui dicevo all’inizio: i cattolici “non compariscono”, hanno detto e pensato con Machiavelli, e noi non li calcoliamo.

Occorre prenderne atto per non farsi illusioni: la cultura di lorsignori si chiama “relativismo”, cioè assenza di principi a cui afferrarsi e da cui partire, una sorta di “nullismo” progressivo e in divenire dove tutto e il suo contrario devono avere diritto di eguale legittimazione e se qualcuno (a scuola, in piazza, al bar, con amici, sui giornali, in tv…) si permette di dissentire, diventa un reprobo e, peggio, un poveretto da compatire e irridere; essa è ormai una “dittatura” come la disse il cardinale Ratzinger nel 2005, quasi un avviso, alla vigilia della sua elezione a Pontefice, e molti dei giovinotti, “bocche-parlanti”, che fortunosamente sono finiti in Parlamento ne sono seguaci entusiasti, la propagandano e la impongono; si tratta di “figli” di quelli che fecero la Rivoluzione culturale del “Sessantotto”: a quell’epoca – sebbene dall’altra parte della barricata, io fui protagonista e quindi testimone oculare – sono state poste le basi di questa “dittatura” che di anno in anno diventa sempre più stringente.

Forse è il caso che i cattolici approfondiscano l’argomento e riflettano bene sulla “dimenticanza” e, magari, reagiscano per evitare che altre ne accadano in futuro!

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI