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Le eccellenze del massiccio del Taburno

caciocavallo del Taburno

Quello che si è sviluppato attorno al massiccio del Taburno e alle sue tre cime: Taburno, Camposauro e il Pentime, è un territorio di oltre tredicimila ettari. Le montagne sono caratterizzate da faggete e pini bianchi ma anche da numerose sorgenti. Una foresta, come narra la leggenda, costruita dai Fenici, che qui trovarono la migliore legna per la costruzione delle loro barche. Proprio a questo popolo si deve la vocazione vitivinicola e olivicola di tutta l’area. Nella Valle Caudina, infatti, come in ogni terra in cui si fermavano, facevano crescere le viti intorno agli alberi, diversamente dalla tradizionale coltivazione a raggiera, tipica della civiltà greca, ancora oggi impiegata nella Valle Telesina e in quella Vitulanese. Il complesso del Taburno è abitato sin dal periodo Paleolitico quando alcuni cacciatori si spinsero fino al massiccio del Camposauro in cerca di cibo. La popolazione sannita si stabilì n questa zona dopo aver sconfitto i Romani nella storica battaglia delle Forche Caudinem che fu decisa a Tocco Caudio che, secondo Plutarco, era la vera “metropoli” sannita. Oggi quella battaglia è ricordata a Forchia da un cartello stradale. Da allora e fino all’Unità d’Italia, anche se si sono susseguite diverse dominazioni: dai Longobardi ai Bizantini, dai Normanni agli Angioini e infine gli Spagnoli e i Francesi, i Sanniti hanno trasformato il territorio rendendolo un mosaico di produzioni agricole e alimentari. Per promuovere il turismo e l’economia dei 23 comuni, appartenenti al Gruppo di azione locale Taburno, che si estendono dalla Valle Caudina fino a Torrecuso, sono state interessate, attraverso il Marchio d’Area “Terre del Taburno”, oltre 1100 imprese, istituzioni e associazioni di categoria del territorio. «Grazie all’aggregazione delle imprese, dei comuni, del Parco naturale regionale del Taburno - Camposauro potremmo sviluppare sotto un unico brand un’offerta turistica integrata con ricadute importanti sull’economia locale, l’occupazione e lo sviluppo delle attività di promozione del territorio, delle imprese e delle produzioni, alimentari e artigiane», così Mario Grasso, Presidente del Gal Taburno.

il sindaco di Campoli Tommaso Nicola Grasso

Con il marchio d’area “Terre del Taburno” beneficeranno di nuova visibilità, nell’ambito di un’unica strategia di comunicazione e marketing territoriale, vini come la Falanghina del Sannio, Taburno Docg e Sannio Doc, ma anche la Mela annurca campana, il famoso Caciocavallo Silano e il Pecorino del Sannio, lo stesso Parco naturale del Taburno, strutture ricettive e di ristorazione, agriturismi e centri sportivi. «Con l’introduzione del marchio “Terre del Taburno”, sarà effettuata una strategia di comunicazione integrata, che difficilmente piccole realtà riescono a sostenere da sole - dice il direttore del Gal Taburno Costantino Caturano - portando positive ricadute in termini di commercializzazione dei prodotti tipici, alimentari e artigianali, occupazione e sviluppo». Per supportare il turista in visita al territorio il Gal Taburno ha anche previsto una guida turistica multimediale, l’App Terre del Taburno, disponibile per smartphone e tablet IOS. L’applicazione fornirà in breve la storia dei Comuni, offrendo anche i riferimenti di tutte le strutture di ristorazione e ricettive presenti nei singoli comuni nonchè segnalerà i principali sentieri culturali e naturalistici del comprensorio. Il Piano di Sviluppo Locale, caratterizzato dal GAL e dall’Approccio Leader, costituisce una parte del più ampio Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013, approvato dalla Regione Campania. L’Unione Europea e la Regione riconoscono, ad alcuni territori caratterizzati da un’economia di tipo spiccatamente agricolo e fortemente in ritardo, la possibilità  di promuovere un piano organico di sviluppo rurale, tagliato sulle esigenze del territorio e sulle sue specificità che attinga dai finanziamenti regionali ed europei. Il GAL Taburno, costituito nel 2009, si propone di indirizzare le proprie iniziative al sostegno ed alla promozione dello sviluppo economico, sociale ed imprenditoriale del territorio.

la campagna intorno a Campoli

Nel corso di un press tour abbiamo incontrato varie realtà della zona, da Montesarchio a Melizzano, a Sant’Agata de’Goti, a Campoli. A Montesarchio abbiamo visitato l’Oleificio Mataluni - Olio Dante (www.oliodante.it). L’azienda, partendo da un piccolo frantoio a dimensione artigianale, oggi rappresenta uno tra i più rilevanti complessi agroindustriali oleari al mondo, che ha vinto di recente il premio “Coop for Kyoto” come impresa virtuosa per la dimensione dell’impianto fotovoltaico e di trigenerazione. È interessante sapere che la Mataluni sviluppa al proprio interno l’intero processo produttivo: frantoio; raffinazione; imbottigliamento in confezioni di vetro, PET e latta; produzione di bottiglie in PET, tappi, imballaggi ed etichette. L’obiettivo dell’azienda è quello di raggiungere il 50% del fabbisogno energetico dello stabilimento. Interessante anche la visita nel territorio di Frasso Telesino dove sono stati avviati campi sperimentali di orzo per la produzione della BirTa, la birra artigianale alla mela annurca. All’azienda di Raffaele Lombardi di Sant’Agata de’Goti, partner del progetto BirTa, che ha la peculiarità di essere stagionata in botti usate per affinare il vino aglianico, abbiamo provato le loro mele annurche coltivate e distribuite accanto a tante gustose torte accompagnate dall’ottima birra.

le ciliegie di Campoli

Nel nostro tour abbiamo visitato poi una delle città più antiche dell’Italia Meridionale, Sant’Agata de’ Goti, che sorge su un costone tufaceo su cui, un tempo, si estendeva l'antica città caudina di Saticula i cui abitanti, i saticoli, sono citati da Virgilio nell’Eneide. Di recente ha conferito la cittadinanza onoraria a Bill De Blasio, Sindaco di New York. Il suo centro storico è un museo all’aperto. A guidarci alla scoperta di tanti tesori è stato l’ing. Della Ratta che ci ha aperto le porte di antiche chiese. Tra queste spicca il Duomo, intitolato all’assunzione della Madonna che è del 970. Considerata come una comoda base per escursioni e visite guidate sul Monte Taburno e su Camposauro siamo poi giunti a Campoli del Monte Taburno dove, accolti dal Sindaco Tommaso Nicola Grasso, siamo andati alla scoperta di una cittadina per lo più vocata all’agricoltura e che è operosa e attiva con i suoi mille e cinquecento abitanti (www.comune.campolidelmontetaburno.bn.it). Il motivo del nostro tour era proprio raccogliere le ciliege dagli alberi ed assistere alla Sagra, organizzata dalla Pro Loco con il presidente Mario Pedicini (www.prolocomontetaburno.it). Insieme alla vicina Tocco Caudio, Campoli produce oltre il 50% delle ciliegie del Sannio. La varietà più pregiata è quella “imperiale” ma è molto saporita e apprezzata anche quella denominata “ferrovia”. A Campoli del Monte Taburno, fondata nel periodo normanno, si produce anche un ottimo pane casareccio cotto a legna. Il sindaco, da poco eletto, ci ha parlato anche di un fiorire di iniziative in concomitanza con l’estate, dalla Sagra del fagiolo, che si svolgerà tra fine luglio e primi di agosto, alla Festa della Mietitura, in onore di San Donato, che si terrà il 6 e 7 agosto, che precede “Calici di Stelle”, prevista per l’8 il 9 e il 10 agosto. Il Taburno dunque è la patria della biodiversità e se i prodotti della terra più noti sono i vini e l’olio, qui si coltivano e producono ortaggi di qualità, ma anche carni, formaggi e frutta tra cui la mela annurca, conosciuta sin dall’epoca romana. In alta montagna, oltre i 700 mt, vengono coltivati i fagioli, la patata interrata, ma anche i prodotti del sottobosco come funghi, asparagi, tartufo nero e bianco. Scendendo lungo le colline e nelle valli i vitigni e gli oliveti plasmano il paesaggio rendendolo uno dei più suggestivi della Campania.

Raffaele Lombardi presenta la mela annurca

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