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Aumentano di giorno in giorno gli immigrati con problemi mentali in cura al Niguarda

C'è un dato che arriva dall'ospedale Niguarda di Milano che fa paura. Negli ultimi anni si sono moltiplicati a dismisura i problemi mentali degli immigrati.

Come riporta l'inchiesta di Libero, gli immigrati con problemi mentali in cura al Niguarda sono 250, 176 uomini e 74 donne. Di questi 119 sono sbarcati nel nostro Paese l'anno scorso. Nessuno di questi, dunque, ha il permesso di soggiorno. In attesa di una risposta alla domanda di asilo, è stata la stessa Prefettura a segnalarli all'ospedale. Solo in alcuni casi sono stati, infatti, trasferiti dal centro di accoglienza dove sono ospitati. Il numero è comunque da prendere con le pinze.

Perché 250 è la capienza massima del Niguarda. "È il massimo che possiamo accogliere - spiega il professor Bassi al Giornale - altrimenti sarebbero molti di più". Secondo uno studio della Società italiana di psichiatria effettuata sui richiedenti asilo, almeno un immigrato su tre soffre di disturbi mentali. Il 17% della popolazione degli ospedali psichiatrici giudiziari è, infatti, composto da extracomunitari.

Il problema è che mancano le risorse per curarli e c'è il rischio più che concreto che per le strade del Paese ci troviamo altri pazzi come Adam Mada Kabobo, il ghanese che l'11 maggio 2013 ha impugnato un piccone e ha ucciso tre persone. Il responsabile del sevizio di Etnopsichiatria dell'ospedale meneghino, il professor Mariano Bassi, come riferisce il quotidiano il Giornale non ha alcun dubbio: "Siamo in emergenza"

Il problema non è solo legato ai continui arrivi. Quel che preoccupa di più è la mancanza di risorse. Perché più aumentano gli sbarchi, più gli immigrati con problemi mentali vengono lasciati a sé. "Una volta dimessi dal servizio specializzato del Niguarda che fine fanno? - si chiede Mario Giordano al termine dell'inchiesta su Libero - chi li segue?". Nella maggior parte dei casi i pazienti si presentano alla prima visita e poi spariscono nel nulla. Per poi riapparire nelle pagine di cronaca nera

Intanto come riferisce il Giornale la polizia italiana è sulle tracce di una vasta rete di trafficanti in grado di fornire assistenza logistica sia in Egitto che nel nostro Paese. Gli scafisti dispongono di camion per trasferire i profughi lungo la costa egiziana e di basi dove nasconderli in attesa del momento più propizio per l'imbarco, ma anche di basisti in Italia e di un team di avvocati in grado di fornire assistenza legale ad eventuale arrestati.

La rete degli scafisti ha basi e uomini in tutto il sud Italia e su internet già si moltiplicano le offerte di viaggi clandestini dall'Egitto al nostro Paese. Costo del viaggio, almeno 4 mila euro a persona. La durata e la pericolosità del viaggio rendono impossibile traversate su canotti e gommoni senza motore, come avviene per le migliaia che ogni giorno vengono traghettati dalla Turchia alle isole greche del Dodecaneso. Lì la traversata era di pochi chilometri, nel Mediterraneo centrale di molte centinaia di miglia.

Maggiori preoccupazioni desta invece la cooperazione tra Roma e il Cairo sul fronte del contrasto al traffico di esseri umani: la crisi diplomatica seguita al caso Regeni ha indotto molti a temere per l'atteggiamento del governo di Al-Sisi.

Persino il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervenuto stamane a "La telefonata" di Maurizio Belpietro su Canale 5, ha spiegato di non credere che "ci sia stata una scelta da parte dell'Egitto di chiudere un occhio per favorire la partenza di migranti."

"Non credo - ha concluso il titolare del Viminale -che al governo di al Sisi convenga un atteggiamento del genere". Una velata minaccia che nasconde, forse, il timore di una nuova ondata di sbarchi.

Cosi dopo la Grecia e la Libia, l'Egitto. Potrebbe essere il Paese dei faraoni il prossimo teatro delle partenze di massa dei migranti verso le coste europee per l'estate che si avvicina.

Con la chiusura della rotta balcanica grazie all'accordo con la Turchia e ai muri eretti dagli Stati dell'ex Iugoslavia e il possibile insediamento di un nuovo governo in Libia, le organizzazioni africane del traffico d'uomini potrebbero spostare il proprio ambito d'operazioni prevalentemente sull'Egitto

A confermare questo trend sono i numeri: il 22 febbraio le navi italiane hanno recuperato nel canale di Sicilia 105 disperati alla deriva su un barcone, mentre il 7 aprile ne sono stati soccorsi altri 314 nel Mediterraneo centrale. In entrambi i casi i migranti hanno confermato di essere partiti dall'Egitto. E - circostanza ancor più significativa - i trecento salvati la settimana scorsa hanno specificato di essere diretti in Italia. Un segnale preoccupante: da Alessandria d'Egitto all'isola di Creta ci sono appena seicento chilometri, quasi mille in meno della distanza fra la città egiziana e le coste della Sicilia

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