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Analisi della visita del Presidente Xi a Mosca

Dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping in Russia, i contatti di Pechino con Mosca contribuiranno a portare la pace. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha detto che "la Russia ha studiato con attenzione il documento di posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi in Ucraina ed è aperta a colloqui di pace".

Il presidente Vladimir Putin ha riferito che "la Russia apprezza la posizione coerente della Cina di sostenere equità, obiettività ed equilibrio sulle principali questioni internazionali. La Cina continuerà a fare delle relazioni sino-russe una priorità".

Il portavoce ha spiegato che Pechino mantiene "la comunicazione con tutte le parti coinvolte" nella crisi Ucraina. Senza citare un possibile colloquio tra il presidente Xi Jinping e l'omologo ucraino Zelensky, ha sostenuto che la Cina continuerà a mantenere "una posizione obiettiva ed equa" e "collaborerà con la comunità internazionale", perché la posizione della Cina "è sempre stata chiara e può essere riassunta in una frase, che è quella di promuovere la pace e i colloqui".

Quanto alle critiche del segretario di Stato americano Antony Blinken sulla copertura diplomatica data da Pechino a Mosca, Wang ha sottolineato che la Cina "non è né creatrice né parte della crisi in Ucraina, né ha fornito armi ad alcuna delle due parti in conflitto. Gli Usa non sono qualificati per puntare il dito contro la Cina, figuriamoci incolpare", ha aggiunto. Inoltre, "dicono di voler mantenere la pace, ma la gente non vede alcun passo effettivo", mentre "quello che vedono tutti è che gli Usa continuano a fornire armi al campo di battaglia".

Pechino continuerà a fare delle relazioni russo-cinesi "una priorità": lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping a Mosca. Cina e Russia sono "grandi potenze vicine" e "partner strategici", ha aggiunto Xi che ha invitato Vladimir Putin per una visita in Cina quest'anno

Intanto come riportato ieri sulle colonne del sito nicola porro.it, Putin ha più volte ringraziato il capo del Dragone per il sostegno di questi ultimi mesi, in particolare dallo scoppio del conflitto tra Kiev e Mosca. Dall’altro lato, Xi sembra aver voluto saldare (almeno a parole) il particolare legame che oggi sussiste tra le due potenze, parlando esplicitamente di “cooperazione strategica a livello globale”. Subito è arrivata la dura reazione degli Stati Uniti, i quali hanno intimato il governo ucraino a non accettare alcun piano di pace proposto dalla Cina, in quanto salderebbe le conquiste compiute dai russi fino a questo momento.

Il progressivo avvicinamento tra Pechino e Mosca secondo Matteo Milanesi su nicola porro.it, presenta almeno due notizie negative per il mondo occidentale. La prima: le sanzioni atlantiche sono state decisamente sovrastimate. Al momento del primo pacchetto di sanzioni, i leader del Vecchio Continente parlavano apertamente di un pericolo imminente per l’economia russa, che sarebbe potuto sfociare addirittura nel fallimento. Eppure, a distanza di oltre un anno dall’inizio della guerra, il Pil di Mosca ha segnato “solo” un -2 per cento, ben lontano dalle previsioni pessimistiche sia dei media occidentali, che di quelli della stessa Russia.

La seconda notizia scrive Milanesi riguarda necessariamente (l’ennesimo) buco nell’acqua dei media mainstream degli Stati atlantici. Pochissime settimane fa, infatti, era la stessa Repubblica a scrivere dell’imbarazzo di Xi Jinping, al momento dell’inizio della “operazione speciale” di Putin in Ucraina, intervistando Shi Yinhong, professore di Relazioni internazionali all’Università Renmin di Pechino, conoscitore della politica estera cinese. Quest’ultimo specificava come la Cina non avesse altra scelta che “stare un po’ più lontana da Putin“. Ora, invece, La Stampa ci racconta come l’amicizia tra i due Paesi sia ormai “senza limiti”.

La Cina fino a pochi giorni fa, scrive Paolo Guzzanti su Riformista, era apparsa non come un possibile mediatore ma come un possibile fornitore di armi alla Russia, cosa che non poteva in alcun modo coincidere con l’altro mestiere, quello del mediatore. Quindi Xi ha dovuto compiere un primo passaggio per modificare la sua stessa immagine, quella della sua stessa figura e del Paese che governa, come un amico di un contendente, ma al tempo stesso portatore di regole che non sono affatto quelle di Vladimir Putin. Tutto noto, per carità, si sapeva e i due hanno avuto l’aria persino sorniona di chi sa di dover depositare pesanti e polverosi atti nella cancelleria immaginaria delle trattative, prima di poter cominciare a fare sul serio.

Entrambi, Putin e Xi Jinping, adorano invertire i capisaldi della mentalità anglosassone. Quindi nessuna delle loro parole, tutte utili ma prevedibili, ha per ora aperto uno spiraglio sull’unico tema che fa trattenere il fiato al mondo: con quale genere di accordo le due parti combattenti potrebbero accettare di deporre i fucili? Era indispensabile ripartire da questo punto apparentemente inconcludente, perché bisogna anche dire che nessuno se lo aspettava.

Secondo Paolo Guzzanti ieri, ancora, non si faceva sul serio, ma si annusava l’aria e si disegnava un immaginario perimetro: quello di un nuovo mondo in cui Cina e Russia avrebbero finalmente avuto il ruolo che gli spetta da sempre. Xi non giudica: architetta e mette sulla tavola alcuni modellini accurati di futuro possibile in cui, di passaggio, entra la vicenda dell’invasione russa in Ucraina. Per prima cosa, dovendo affrontare la chiusura della guerra in Ucraina, hanno parlato lungamente e in modo disteso, dello stato dell‘universo e del senso della storia. E del fatto che gli americani non abbiano più titoli, se mai ne hanno avuti, per dettare legge e dare le carte. Come si sa, Vladimir Putin assunse l’atteggiamento violentemente antiamericano che poi lo ha spinto ad assumere le posizioni di oggi, in seguito alla guerra di George W. Bush in Iraq, una guerra che considerò una offesa personale.

Fino a quel momento era stato molto elastico, poi ha cominciato a dire la sua, in merito a chi possa e chi non possa dettar legge: non più gli americani – e su questo c’è una consolidata convergenza – ma gli altri. «Io e il popolo russo siamo molto ammirati dagli indubbi e clamorosi progressi del popolo cinese», ha detto a un certo punto Vladimir Putin che stranamente appariva molto rilassato, un po’ troppo a casa sua. Era per dire: voi ormai siete il grande polo tecnologico quasi indipendente dall’America e noi con un pizzico d’ammirazione e anche di invidia vi riconosciamo questo primato, visto che noi russi ci siamo dedicati soltanto al commercio delle materie prima. Xi Jinping ha gradito il complimento ma è difficile stabilire se abbia sorriso. Ha una piega permanente agli angoli della bocca e la sua espressione ed umore vanno dedotti dal suo sguardo.

Il leader cinese sottolinea Guzzanti su Riformista  ha risposto a Putin in modo caldo ma generico: finora le due grandi nazioni non hanno ritenuto di costruire un grande partenariato e non dimenticano di essere state per decenni sull’orlo di una guerra guerreggiata lungo le rive del fiume Ussuri. Se la partnership ci sarà, dovrà cominciare adesso e non solo con chiacchiere e strette di mano ma con impianti capaci di trasportare l’energia lungo un Paese come la Russia che ha undici fusi orari, con una superficie pari a un settimo delle terre emerse. Il gas russo va per mare in India dove lo raffinano e poi lo vendono a chiunque, cinesi, australiani ed europei che comprando prodotti raffinati come benzina o nafta non chiedono da quale greggio provengano, ma sanno perfettamente che è russo ed è per questo che la Russia ha guadagnato un bel surplus malgrado le sanzioni. Quanto al gas siamo ancora ad un unico gasdotto e per farne un secondo ci vogliono anni. Ma la Cina ha ottime armi e in grande numero e crea tecnologia sia civile che militare, cosa a cui i russi non hanno dedicato molto tempo.

Quindi, al di là delle affermazioni di grande amicizia anche personale scrive Guzzanti, Putin ha detto in pratica: “ci piacerebbe disporre della vostra tecnologia” e Xi ha risposto che “i tempi non sono ancora maturi”. Di invio di armi cinesi alla Russia, il grande spettro del fronte americano, per ora non un cenno. L’altro tema che sta a cuore ad entrambi ed è l’unica cosa che li unisce realmente, è il principio della nuova pluralità dei poli del mondo, che è un modo per dire all’America “tu non sei più il polo di riferimento”. Tutti i politici e i cronisti e gli interpreti e gli analisti del mondo da ieri sono allertati sulla difficoltà dell’analisi del colloquio fra i vertici di Russia e Cina, ma sanno anche che c’è una partita e un rituale che devono essere giocati e svolti nel modo che è congeniale a questi due partner. Xi ha sempre detto che lui detesta la democrazia perché come forma di convivenza è nettamente inferiore e più barbarica dell'armonia.

Secondo Milanesi su nicolaporro.it, da una parte, i rapporti sino-russi non possono ancora definirsi un’alleanza (quale può essere, invece, quella tra Usa e Europa), ma un’amicizia fondata sulla seguente formula: il nemico del mio nemico è mio amico. Insomma, un rapporto segnato da un unico fattore in comune: l’odio verso l’Occidente. Entrambe le potenze, infatti, si sono avvicinate per convenienza. La Cina per garantirsi la presenza della prima potenza nucleare al suo fianco, e distrarre gli Stati Uniti dal fronte taiwanese; la Russia in quanto obbligata a causa delle serrande abbassate dagli Stati europei ed atlantici. Dall’altro lato, è quindi evidente che un conflitto a bassa intensità possa avvantaggiare, sia economicamente che strategicamente, il ruolo della Cina, riuscendo a far entrare nella propria sfera anche la Federazione Russa, rendendola nei fatti subordinata al miliardo e mezzo di consumatori cinesi.

La sintonia con il Cremlino, sottolinea Milanesi, serve per presentarsi dinanzi agli Usa da una posizione di vantaggio, ma l’idea di Xi non è sicuramente quella di farsi intrappolare da Putin. Quest’ultimo, però, non vuole accettare l’idea di essere alla guida di una semplice Nazione e non di un impero, cercando quindi di rinnegare un proprio ruolo di stampella rispetto all’ascesa della superpotenza cinese. Nel mezzo, quindi, rimane un quadro ben più complesso rispetto a quello narrato dal mainstream, che negli ultimi mesi ha spaziato dal sostenere le tesi più disparate sul rapporto vigente tra Mosca e Pechino, dalle freddure agli avvicinamenti, dall’abbandono alla possibile fornitura militare del Dragone a Putin. Ed anche la visita di Xi al Cremlino ne offre l’ennesima prova: l’informazione ha fatto cilecca.

Fonte Riformista/nicola porro.it/ansa

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