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L'Ue rincara la dose con Mosca, sanzioni ancora per un anno

È rimasto inascoltato l'appello del premier Giuseppe Conte che proprio qualche giorno fa aveva chiesto una linea più morbida su Mosca: "Saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa", aveva detto il presidente del Consiglio. Insomma il braccio di ferro tra l'Ue e Mosca prosegue. Ma il fronte europeo potrebbe spaccarsi come già accaduto al G7

Nonostante la posizione del governo italiano che ha chiesto una riapertura del dialogo per revocare le sanzioni contro Mosca, arriva la decisione di Bruxelles che complica sempre di più i rapporti tra Ue e Cremlino. L'Unione Europea ha infatti deciso l'estensione per un anno delle sanzioni fino al 23 giugno del 2019. Le misure di fatto verranno applicate a tutte le persone e le società residenti nell'Unione europea con il divieto di import di prodotti della Crimea o di Sebastopoli.

Intanto la questione migranti costituirà una parte della bilaterale di oggi fra Angela Merkel e Giuseppe Conte a Berlino, ma certamente non l'unico tema. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, rispondendo a una domanda alla conferenza stampa di governo. La cancelliera è "lieta di incontrare Conte dopo il primo colloquio al G7 in Canada" e con lui affronterà "una serie di temi", fra cui "le questioni economiche dell'eurozona e disoccupazione". Certamente i migranti saranno parte importante del colloquio, ha aggiunto.

Matteo Salvini fa sul serio. Dopo il blocco dei porti alle Ong blinderà le coste italiane, mantenendo la parola data: «La pacchia è finita davvero».«Marina militare e Guardia costiera continueranno a salvare vite come hanno fatto meritoriamente fino a oggi, ma poi ragionerò coi ministri Toninelli e Trenta, che ne hanno competenza e con i quali sto lavorando benissimo, sul fatto che è giusto salvare vite, però non sta scritto sulla Bibbia che dobbiamo essere gli unici a girare per tutto il Mediterraneo». 

E prosegue le sue dichiarazioni al quotidiano il giornale : «Ci sono i libici, i tunisini, i maltesi, i francesi, gli spagnoli, i greci, le navi della forza europea Themis e spererei ci fossero anche quelle della Nato e quindi sono orgoglioso di quello che hanno fatto i nostri uomini della Marina e della Guardia costiera, però - specifica - una volta fatta chiarezza sul ruolo delle Ong, anche noi dovremo essere più attenti e vicini al nostro territorio, per cui chiederò ai colleghi di tenere i nostri uomini e le nostre navi più vicini alle nostre coste». Insomma, l'intenzione è che gli assetti italiani non si spingano più fino alla zona Sar.

Salvini annuncia, peraltro, un suo imminente viaggio in Libia. «Ci andrò a brevissimo racconta -, per confermare l'amicizia tra i due Paesi e una collaborazione economica per investire in strade, infrastrutture, ospedali e altro, ma anche per ribadire il ruolo di Marina e Guardia costiera libiche, perché noi non andiamo come i francesi a dare lezioni o a colonizzare, ma a dare il nostro supporto». 

E poi l'attacco ai vicini d'Oltralpe: «Sicuramente bisogna dare una mano, però secondo me Macron e i francesi sbagliano quando vanno in casa altrui a fissare date di elezioni, rischiando di complicare la situazione anziché agevolarla. Andremo rispettosamente non solo in Libia, ma lavorerò anche con il collega degli Esteri per Tunisia ed Egitto».

Per il ministro «siamo solo all'inizio. Non sono qua a festeggiare spiega -, sarà un percorso lungo e difficile, ma son contento di aver dato un segnale di orgoglio e dignità a nome del popolo italiano». Se gli si chiede perché i predecessori non abbiano agito chiudendo i porti come ha fatto lui, risponde: «Perché c'è ancora quella parte di sinistra radical chic per cui l'Italia deve diventare un campo profughi».

Certo, Minniti ha ridotto gli sbarchi e Salvini glielo riconosce: «Ma puntiamo a migliorare - dice - Con il no alle Ong mi pare che questi abbiano gettato la maschera. Non sono generosi, cristiani, che salvano il prossimo, ma nascondono precisi interessi economici. Sono finanziati direttamente da persone come Soros che non vuole aiutare i bambini che scappano, ma creare nuovi schiavi...

Intanto l’assalto all’Italia continua: a pressione sale in tutte le acque affacciate sul Nord Africa. Nel canale di Sicilia nelle ultime 48 ore le navi della guardia costiera hanno recuperato 500 migranti su quattro imbarcazioni nel mar Libico, 118 dei quali erano stati raccolti da una nave mercantile che aveva poi proceduto al trasbordo.

A Lampedusa sono invece in arrivo le 42 persone che si trovavano su un gommone che si è rovesciato - provocando 12 vittime - e sono state salvate dalla nave Trenton della Marina degli Stati Uniti per la prima volta coinvolta in operazioni di questo tipo. Sabato, invece, era arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave militare inglese «Protector», impiegata nell’operazione Frontex, con a bordo 46 migranti iracheni e pakistani, tra cui 27 uomini, nove donne e dieci minori. 

Un aumento degli sbarchi si registra anche in Spagna dove tra il 2014 e il 2018 a oggi sono sbarcati circa 56mila migranti, rispetto ai 640mila arrivati in Italia. Nella penisola iberica sono 57 le imbarcazioni arrivate nelle ultime ore, con 629 persone a bordo: cifre che non si vedevano dal 2014, quando in un solo giorno avevano raggiunto la costa spagnola 920 migranti a bordo di 94 imbarcazioni. Un evento che il ministro dell’Interno marocchino ha attribuito ad «alcune disfunzioni» nel controllo delle coste.

Venerdì coincideva con Eid al Fitr, la festa della fine del Ramadan, una delle feste più importanti per i musulmani, quando gli uffici, le aziende e i negozi chiudono, e presumibilmente si verifica un rilassamento anche della vigilanza operata dai servizi di polizia e di sicurezza. Politicamente se il Pd continua ad attaccare frontalmente la linea del governo con Marco Minniti che definisce la vicenda Aquarius «un azzardo politico e umanitario visto che non c’è una emergenza sbarchi», il centrodestra si mostra compatto a difesa della linea messa in campo dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Se Fratelli d’Italia insiste nel chiedere il blocco navale al largo delle coste libiche, Forza Italia invita ad allargare il raggio d’azione. «Arginare le Ong era una richiesta avanzata da Forza Italia nel 2017, perciò difendiamo le scelte di Salvini» dice Andrea Cangini. «Ma non vorrei che l’aver spostato l’attenzione sulle Ong impedisse di vedere che gli sbarchi dalla Libia continuano senza sosta: oltre 2000 immigrati solo l’ultima settimana».

È forse arrivato il momento che qualcuno lo dica, scrive Cristiano Puglisi  nel suo blog, ai signori della sinistra. Ragione di Stato e buoni sentimenti non vanno a braccetto. E non devono neppure andarci. Da chi governa ci si attendono altre qualità. Il saper leggere le sfide del presente e del futuro, ad esempio, e il saper prendere decisioni conseguenti. Impopolari talvolta, ma necessarie.

Tutta questa tiritera sulla bellezza dell’accoglienza, sul “restare umani“, sono cose che non riguardano la politica. Ne la gestione dello Stato. E comunque non riguardano gli italiani, che hanno ben altro cui pensare: secondo un rapporto Coldiretti nel 2017 sono stati 2,7 milioni i cittadini del bel Paese che si sono dovuti rivolgere alle mense dei poveri. Tra le categorie più deboli ci sono 455mila bambini sotto i 15 anni, quasi 200mila anziani sopra i 65 anni e quasi 100mila senzatetto.

Eppure, prendendo a riferimento il periodo della passata legislatura, nonostante questo stato di cose, l’Italia ha consentito che sbarcasse sulle proprie coste, tra il 2013 è il 2018, un totale di circa 670mila migranti. In prospettiva una bomba sociale di povertà e miseria pronta a esplodere, visto che il sistema del ricollocamento non ha mai funzionato e visto che lo status di rifugiato è riconosciuto solo a una esigua minoranza (intorno al 5%, secondo alcuni dati). Una catastrofe. Una cattiveria nei confronti degli italiani poveri. Altro che generosità. Piuttosto autolesionismo.

Anche da un punto di vista finanziario si tratta di una evidente follia. Nel solo 2016 lo Stato italiano ha infatti speso 1,7 miliardi di Euro per l’accoglienza, per intenderci quasi il doppio della spesa per la sanità della Regione Basilicata. L’Unione europea, invece, ha contribuito con appena 8,1 milioni e dal Fondo asilo, migrazione ed integrazione (Fami) per 38,7 milioni. Una gestione bocciata da una recente relazione dalla Corte dei Conti.

 

 

 

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