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Il Mezzogiorno rischia di perdere i Fondi europei

In primis, diciamo che la Commissione europea ha acceso i fari, sul portale web, sull’incapacità, in Italia, di alcune Regioni e di alcune autorità nazionali, di utilizzare, appieno, le risorse economiche europee, a disposizione. Ecco i numeri: Il tasso di spesa italiano risulta tra il 5% e il 7% per i Fondi di sviluppo regionale(Fesr) e sociale(Fse), contro una media di spesa dell’Unione europea del 9,7% e del 12%, con picchi negativi (zero per cento) per alcuni programmi regionali (Fesr di Sicilia, Abruzzo e Bolzano) e nazionali: “Governace” e “Legalità”. Restando sempre sui fondi Fesr, che rappresentano la fetta più consistente dei Fondi Ue, tutto il Mezzogiorno è nelle ultime posizioni di spesa, salvo queste uniche eccezioni: la Calabria (6%, settima in Italia con il Piemonte) e la Puglia (4% nona con Marche e Provincia Autonoma di Trento). Ma c’è di più. Oltre alla scarsità della spesa dei Fondi europei, a parte, cresce l’allarme, anche per la sforbiciata pesante, alle risorse economiche europee, per l’Italia, che si materializza, a pochi mesi, dalla proposta della Commissione europea, sul prossimo Quadro finanziario pluriennale, dal 2021, in avanti. Nel particolare, rispetto ai 42 miliardi di euro, le regioni italiane più povere (Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise, Abruzzo e Lazio) potrebbero perdere tra i 2 e 3miliardi di euro. In conclusione, noi diciamo che il Mezzogiorno, oggi, è un’emergenza nazionale e pertanto, la Politica nazionale da un lato e la Politica dell’Unione europea dall’altro lato, se ne devono fare carico, con una concreta coerenza  e determinazione.

 

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