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Promossa dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, esce questa densa storia e insieme puntuale cronaca che interessa i versanti asiatico e africano del Mediterraneo. La cura è di Francesco Anghelone e Andrea Ungari, con prefazione di Antonio Iodice e introduzione di Andrea Margelletti (Bordeaux ed., pp. 384 con ill., € 20). Va rilevata la ricchezza di riflessioni compiute in svariati settori politici ed economici, utili per comprendere il divenire e l’attualità di tanti Stati, anche in rapporto col resto del mondo.

Alle dettagliate schede dedicate ai singoli Paesi sono premessi alcuni studi: sulle politiche europee nel Mediterraneo allargato e sulla radicalizzazione jihadista, tanto in Italia quanto in Europa. A comprendere meglio queste concrete novità politiche degli ultimi anni contribuiscono le ricostruzioni storiche Paese per Paese, dal Marocco alla Turchia, che, rievocando gli ultimi decenni e talvolta risalendo molto indietro nel Novecento, permettono di comprendere figure, episodi e costanti politiche delle vicende più recenti. Si possono così vedere con occhio storico episodi di larga fama in Europa, come le cosiddette primavere arabe, e insieme comprendere elementi di unità e di divisione nella storia e nella politica operativa degli Stati mediterranei. Inutile nascondere che la presenza dell’islamismo, specie nelle sue versioni più marcatamente ostili all’Occidente e connotate dal ricorso al terrorismo, sono oggetto di analisi.

Il professore Domenico Minuto non è su Facebook scrive Ettore Castagna ma è, fra gli intellettuali calabresi, qualcuno che ha segnato il mio percorso a partire da una primavera del 1976 quando venne a parlare al Liceo Classico di Catanzaro. Era una delle prime cose che organizzavo da ragazzo sul mondo  bizantino e la grecità calabrese. Ieri mi manda in privato alcune note amichevoli sul mio romanzo “Del sangue e del vino” che pubblico col Suo permesso.

“Mi sembra che sia un racconto gagliardo e fantasioso, con parecchi richiami simbolici. Interpreta ed accentua i costumi dei grecanici, con le luci della loro generosità, impulsività, grecità dalle misteriose origini, grande immaginativa, dialogo di amore e paura con la natura; e le ombre della ristrettezza di vedute, della sospettosità e permalosità, della chiusura sociale; della vita musicale ed altro. Grazie, Ettore, greco di Calabria”.

Ettore Castagna nato a Catanzaro nel 1960 si occupa di antropologia culturale dal 1979. Nel corso del tempo le esperienze e le occasioni di ricerca e di riflessione si sono moltiplicate. I suoi interessi hanno viaggiato fra le rive più diverse perché non ho saputo né voluto fare altro. La riflessione antropologica è stata ed è il principale motore di questo viaggio. Tutto ciò mi ha portato di spostarsi fra letteratura, documentarismo, giornalismo, musica, comunicazione, progettazione come rotte dentro a uno stesso mare. Non sempre facile da attraversare. Ma questo, forse, è il bello. Oltreché una parte importante del senso.

Antropologo e musicista, insegnante nella scuola statale e per UniBg. L'esperienza della ricerca sul campo, iniziata con i primi anni ’80, troverà sintesi in varie pubblicazioni come U Sonu. La danza sull’Aspromonte Greco (Squilibri, 2007) e  Sangue e onore in digitale - Rappresentazione e autorappresentazione della ‘ndrangheta (Rubbettino, 2010).  L’interesse per il Mediterraneo centrale lo ha portato a partecipare all'animazione territoriale e alla progettazione nell'ambito di varie attività di valorizzazione delle culture locali con una speciale attenzione alla Calabria Greca. Significativo, sin dal 1979, il percorso internazionale di musicista con vari gruppi di rilievo fra cui Re Niliu, AFCL, Nistanimera

Il romanzo d'esordio di Ettore Castagna si staglia nel trapasso fra il Seicento e il Settecento, in un ambiente mediterraneo rurale e feroce, una sorta di Sud metafora di ogni Sud, un Mediterraneo epico e al contempo spietato. “Del sangue e del vino” ha un suo linguaggio che appare subito come pazientemente costruito, sintesi e mescolanza originale di italiano colto, dialetto, greco della Calabria.

La storia dipana la saga di tre generazioni che partono da una coppia di greci in fuga da una Creta a ferro e fuoco per l’invasione turca. Siamo nella seconda metà del Seicento e una nave veneta traghetta verso la salvezza due profughi, Dimitris e Agati verso la Calabria. Li accoglieranno i greci dell’Occidente e la storia si svilupperà con un ritmo avvincente fra avventura, magia, realtà e surrealtà. Il romanzo ha diversi registri narrativi e intreccia in modo originale la cadenza di una tragedia classica con il ritmo di un moderno thriller. Una Macondo del Sud accoglie chi legge nella sua parabola di elementi fantastici, bassezze morali, mondi infimi e aperture epiche. I protagonisti restano dall’inizio alla fine diversi ed orgogliosi della loro diversità cercando l’incontro con la loro verità come in ogni tragedia che si rispetti. E’ un eroismo sceso tra le persone qualunque e, dunque, universale. 

Così è l’eroismo della figlia Caterina maga e maestra del telaio e del nipote Nino,  cuore puro di un mondo primordiale. Possiamo definire “Del sangue e del vino” un percorso di redenzione, non solo dei protagonisti ma persino del lettore. Un romanzo storico che accende la luce su un’Italia diversa, su un Sud ancestrale capace di parlare in una dimensione narrativa nella quale ogni lettore può riconoscersi. Qui la verità è più forte di ogni giudizio. È la verità narrativa. Assoluta e definitiva. 

Anna Laura Cittadino vive a Rende (Cosenza), dove svolge da anni una fertile e giovevole attività socio-culturale. Infatti, oltre ad essere una talentuosa scrittrice, nel 2011 in memoria del padre scomparso, ha fondato l’Associazione Culturale “GueCi” della quale è presidente. Inoltre, ricopre la carica di presidente delegato per la Regione Calabria dell’Accademia Internazionale di Belle Arti, Lettere e Scienze di Castel Sant’Angelo (Salerno) ed è socia corrispondente della prestigiosa Accademia Cosentina.

Anche l’Universum Academy Switzerland le ha conferito il titolo di Accademica.

La scrittrice organizza spesso eventi e concorsi letterari coinvolgendo nei progetti artistici anche persone al di fuori della sua Regione, con la finalità di tenere alto l’interesse verso le arti letterarie, soprattutto fra i giovani. Le ancestrali origini della Calabria, che riconduco alla Grecia Antica, hanno impresso in questa splendida area geografica una significativa impronta culturale di ampio respiro, sempre in grado di  rigenerarsi e crescere nei secoli, a dimostrazione che le radici culturali  sono ben profonde all’interno del suo tessuto sociale.

Dagli albori della civiltà, ogni ciclo storico è caratterizzato da periodi di avversità e crisi della cultura, ma la forza di un popolo sta nel saperle superare, in nome dell’intrinseca necessità del sapere e del conoscere. Queste le principali motivazioni che spingono Anna Laura Cittadino a promuovere la cultura, aprendo una porta al mondo, secondo una linea chiara e cosmopolita, fatta di confronto interculturale e crescita, anche in veste di relatrice nell’ambito di presentazioni di libri. Inoltre, in questi anni ha firmato numerose recensioni.

Spesso fa parte delle Giurie di Premi letterari nazionali ed internazionali e nel suo percorso artistico di scrittrice e poetessa le è stato riconosciuto un cospicuo numero di prestigiosi premi  e riconoscimenti.

Recentemente ha presentato a Roma la sua ultima fatica letteraria I Bucaneve di Ravenbrück (Casa Editrice Kimerik), un romanzo di forte impatto emozionale, nel quale i sentimenti, seppur messi a dura prova da sofferenze e delusioni, restano in un angolo nascosto del  cuore, quasi a volersi proteggere o preservare da altro dolore, ma sono sempre pronti a rivelarsi nuovamente qualora si abbia sentore di aria fresca, di rinnovamento, poiché l’amore fa parte dell’esistenza in quanto valore fondamentale.

Il Corriere del Sud ha intervistato con piacere Anna Laura Cittadino, sua conterranea fortemente motivata ed impegnata a favore del messaggio culturale, in ogni sua espressione.

Il suo romanzo I Bucaneve di Ravenbrück (Casa Editrice Kimerik) narra l’avvincente storia di una scrittrice, madre di un bambino, la quale in seguito a una dolorosa esperienza che l’ha profondamente ferita, decide di chiudere il suo cuore ai sentimenti. Vorrebbe parlarmene?

Le sofferenze, le delusioni sono l’altro volto dell’amore; l’amore è anche uno dei principali motivi per cui soffriamo, poiché così come travolge, coinvolge e rende felici, quando finisce può fare davvero male. E’ quello che poi succede, oppure  è successo almeno una volta nella vita a molti di noi. Chi  non ha mai sofferto per amore e non ha mai pronunciato la frase: “non voglio innamorarmi più!”  Ed è quello che è successo alla protagonista del mio romanzo. La prudenza si confermava in Lei come l’atteggiamento più consono e pagante! Privarsi, anche temporaneamente, la aiutava a sedimentare le vere priorità della vita. Le distanze dagli uomini la preservavano da altre sofferenze e delusioni. Poi, l’amore quando arriva non bussa e non chiede il permesso, è come un colpo di vento,  che all’improvviso entra dentro e spalanca porte che pensavamo fossero ormai chiuse a chiave per sempre.

C’è un colpo di scena attraverso il quale l’impianto narrativo intraprende un percorso estremamente singolare e coinvolgente per il lettore?

Questo bisognerebbe chiederlo ai miei lettori! Non saprei dirlo, anche perché sono più di uno i colpi di scena e, svelarli qui equivarrebbe togliere il gusto della lettura a chi si appresta ad entrare nelle pagine dei “bucaneve”.

Ho avuto la percezione che il messaggio che vuole passare fra le pagine del libro è un inno alla  positività ed alla speranza; in altre parole, un elogio alla vita?

Il messaggio è quello di non smettere mai di credere che l’amore esiste e che il concetto di “ l’eternità” non appartiene all’amore, poiché ci sono amori che finiscono ed altri che invece resistono nel tempo e  vanno oltre la vita stessa. L’amore, quando è vero, autentico e corrisposto, è coraggio, forza, speranza, energia, luce e sogno che non svanirà mai.

Recentemente il  romanzo è stato presentato con enorme successo a Roma presso la Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati. Cosa ricorda dell’evento che l’ha vista protagonista?

Il solo fatto di trovarmi in una Sala come quella della Biblioteca della Camera dei Deputati, prestigiosa e di straordinaria bellezza, in mezzo a centinaia e centinaia di libri, che partivano da terra per arrivare al soffitto, è stata un’emozione enorme;  tuttavia, ciò che mi è rimasto dentro  e porterò sempre nel cuore è stato l’affetto e la stima del numerosissimo pubblico presente.  Amici che mi hanno raggiunto da Milano, Verona, Napoli, Latina, solo per condividere un mio traguardo, un mio successo. Mi sono sentita amata, voluta bene, nel vero senso del termine e non vi è sensazione più bella.

Chi ha curato la lettura di alcuni toccanti passaggi del suo libro?

Ho avuto la grande fortuna e l’onore di potermi pregiare di una straordinaria attrice come Diana Iaconetti. Lei vive e lavora a Roma da anni, ma è una rendese come me. Ed è lei che ha scelto e interpretato magistralmente alcuni brani tratti dal libro, miscelandoli, amalgamandoli sino a renderli  vivi, palpabili. Il pubblico  è a dir poco rimasto estasiato dalla sua bravura e al termine il lungo applauso di tributo alla sua performance mi ha commossa.

La memoria storica dei tanti tragici fatti accaduti nel tempo, di cui l’editoria conferisce preziosa testimonianza, dovrebbero aiutare l’umanità a riflettere. In quest’opera lei parla di campi di concentramento, una delle pagine più inquietanti  e buie della storia. Un compito davvero delicato;  con quale spirito l’ha affrontato?

Con lo spirito di chi sa che si sta addentrando nel più noto campo di morte della storia e di memoria condivisa, nel senso più ampio del termine. Il mio è stato un lungo lavoro di ricerca, di documentazione. Sono stata attenta e ho cercato di scrivere seguendo una modalità meno “faziosa” possibile, evitando  inesattezze. Non si trattava solo di ricordare, di rendere omaggio al popolo dei Room, dei Sinti e di tutte le vittime di Auschwitz e Ravenbrück; piuttosto, dovevo far capire quale è la lezione che lo sterminio nazista rappresenta per il mondo di oggi, per il nostro presente. Ho provato a esserne parte e a immaginare di essere lì anch’io. Una notte, durante la stesura del romanzo, fuori  nevicava da parecchie ore e io sono uscita con addosso solo un golfino leggero di lana, mi sono incamminata a piedi per la strada innevata nel silenzio e nel gelo della notte silenziosa, provai a pensare a quella  notte del 27 gennaio di settanta anni fa. Rientrai. Era giunto il momento di prendere la penna in mano e continuare a scrivere e non esitai a farlo sino all’alba.

Diversi anni fa lei ha ideato un Premio letterario in memoria di suo padre, ossia il Premio Internazionale di Poesia Memorial Guerino Cittadino, giunto quest’anno alla VI Edizione. Il termine del  bando di partecipazione è fissato al 4 giugno 2017. L’alto Patrocinio di quest’evento culturale e dell’Universum Academy Switzerland, accanto al Patrocinio del Comune di Rende (Cosenza), dove lei vive. Qual è il rapporto delle persone con le arti letterarie e in particolare con la poesia nel suo contesto  territoriale?

Si, e ci tengo anche a  dire che a questo concorso è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla terza edizione e, oltre a quelli  già citati, ogni anno ci fregiamo del Patrocinio della Camera dei Deputati e della Medaglia del Senato.
L’obiettivo che mi sono prefissa da quando ho fondato la mia Associazione è quello di fare della cultura, strumento di conoscenza critica, ricerca della verità a difesa dei valori fondanti dell’umanità. Questo premio, infatti, è dedicato a mio padre e a tutte le vittime di malasanità. La capacità di creare eventi socialmente coinvolgenti e qualitativamente eccellenti, ponendoli al di fuori dei confini regionali e nazionali può apparire in Calabria un’impresa ardua ma non più procrastinabile. Credo di esserci riuscita, perché questo concorso e gli altri due che porto avanti, il Gran Galà della Poesia Rende In Versi e  il Premio Letterario Nazionale  “Un libro amico per l’inverno” vengono segnalati come  fra i più importanti del settore. La promozione culturale che facciamo avviene mediante modalità moderne e con il coinvolgimento di poeti e scrittori a trecentosessanta gradi, con un riscontro sempre positivo nel territorio, che apre  le porte ad un altro modo di fare cultura.  Un esempio, è il Gran Galà di Poesia, giunto quest’anno alla settima edizione,
sicuramente l’evento più atteso dell’anno, dove in ogni edizione , trenta poeti  provenienti da tutte le regioni d’Italia, arrivano per  declamare le proprie liriche. Già dalla seconda edizione è stato inserito nel cartellone del Settembre Rendese; storica manifestazione della mia città inaugurata nel 1964 da Domenico Modugno. Quindi, non più poesia di nicchia, ma poesia che conquista un palcoscenico di spessore, nel quale vengono  anche conferiti, tramite auto-candidatura, con valutazione di un’autorevole giuria, premi alla carriera per la letteratura, cinema, poesia, giornalismo, pittura etc.

Ritiene che attraverso la cultura si possa salvaguardare l’identità culturale di un popolo?

Assolutamente si. I popoli che perdono il loro orientamento culturale, storicamente, sono condannati all’estinzione. Investire nella  cultura e sempre più importante e coinvolgente  per chi crede nei valori fondanti del passato, nella possibilità di invertire la rotta del presente e costruire un futuro migliore. Poi, non dimentichiamo  che in Calabria è nata e si è sviluppata la Filosofia, da Pitagora a Telesio, da Campanella a Galluppi. La nostra è Terra è intrisa di Letteratura,  con  Alvaro,  Repaci,  Strati. Non disperdere tale patrimonio, ma al contrario salvaguardarlo e divulgarlo,  è compito primario di chi opera come me nella cultura, come dei calabresi tutti.

Quali sono i suoi programmi futuri nell’ambito dell’intensa e proficua attività culturale da lei svolta?

Spero di riuscire a portare avanti sempre con più tenacia gli eventi che ho in programma e di cui ho parlato prima, mantenendo e difendendo i principi di coerenza, onestà intellettuale e serietà che contraddistinguono  la mia Associazione. Principi, sulla quale essa è stata fondata, con l’obiettivo di riscattare la cultura da ataviche e purtroppo anche nuove forme di sudditanze, morali e sociali, perseguendo l’obiettivo ambizioso, ma possibile,  di una rinascita culturale ad ampio raggio.

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