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Venus donna e canto, da Silvia Donati ad Antonella Vitale

Vortice, Silvia Donati & Nova 40, Irma Records

Ascoltando album come Vortice di Silvia Donati &Nova 40 si ha la percezione di quanto possa essere "femminile" certa musica.
Merito del brazilian tinge che colora l'intera "formazione" di undici - no, il calcio non c'entra - brani intinti nella vocalità espansiva della Donati su "progettazione" di Riccardo Rinaldi (Ohm Guru) e Ninfa.
Perchè quel continente musicale che per un verso è stato "sonorizzato" da ugole dorate come Gil, De Hollanda, Nascimento, De Moraes, Veloso, lo è stato per altro verso da Elis Regina, Gal Costa, Astrud Gilberto le quali, da par loro, hanno sigillato di imprinting indelebile di "Venus"
quell'emisfero musicalmente incantato incantante incantevole.
La Donati parte da un involucro MPB più jazzistico, pensiamo ad atmosfere alla Eliane Elias, con qualche citazione vintage da Sergio Mendez, fondato oltre che dalla tipicità del suo canto da una formazione che è tutto un programma e infiocchetta a dovere il catalogo della label Irma, "Casa di primordine" che ha curato la produzione.
Da citare i fior di musicisti che hanno partecipato al detto tour nell'anima carioca: Massimo Greco (comp. t.), Massimo Zanotti (tr.ne), Roberto Rossi (dr.), Alessandro Meroli (fl.), Giancarlo Bianchetti (guit.), Christian Lisi (cb) con gli ospiti Nelson Machado e le coriste Barbara Giorgi e Monica Dardi a rafforzo della sezione voci in un paio di composizioni.
Un approdo, questo della cantante bolognese, che, dopo varie tappe di una carriera che ha attraversato repertori che vanno dalla Holiday a Nina Simone fino alla poetry di Gregory Corso, l'ha accompagnata a planare su un pianeta che le è sempre stato familiare e i cui echi le sono stati in pieno trasfusi dalla passione e da una proprietà di linguaggio, in senso lato, che le fa saltare a piè pari l'Oceano Atlantico. Sulle ali della musica.

Antonella Vitale, Segni Invisibili, Filibusta Records

I Segni Invisibili a cui allude la vocalist romana Antonella Vitale, nel suo nuovo album edito da Filibusta, sono vari momenti che le sono appartenuti in passato e ora la impregnano di ricordi .
Nasce da qui, a distanza di un settennio dal precedente cd Songs in My Heart (Albore), questo personale progetto discografico di canzoni, messo a punto anche grazie all'incontro artistico con il pianista Gianluca Bassetti che ha collaborato ad alcune composizioni. Si tratta di otto brani - in sei di quali compare la firma della Vitale se si esclude Tu non mi basti mai di Dalla e Per me è importante di Zampaglione/Triolo/Pesce - in cui son messe in ampio risalto le parole grazie alla vocalità cristallina della leader a suo agio anche nei panni di autrice testi oltre che di musiche.
Sono liriche ideate da una musicista che ha affinità con una poesia di scavo introspettivo, in cui l'Io emerge anche grazie allo strumento espressivo in più della musica, nel tentativo di allontanare l'oscurità per intravedere la luce, catturando nell'aria la fiducia nel futuro, in simbiotica catarsi fra versi e note: "guardo il buio allontanarsi/ piano dai miei occhi / oltre il limite". L'ispirazione della Vitale è in stretto rapporto con la natura, quando per esempio si rivolge al vento o si situa fra le nuvole, nella speranza che la natura sia salvifica; e si pone domande esistenziali sull'incoerenza, sull'indifferenza, sulla libertà.
Risultano particolarmente adatte le sovrapposizioni di sax e flauto da parte di Danielle Di Majo sulla composta base ritmica del contrabbasso di Andrea Colella e della batteria di Francesco De Rubeis. La resa d'insieme funziona ed offre sul piatto (metaforicamente del giradischi) una serie di soluzioni armomelodiche collocabili a metà fra jazz autoriale e cantautorato nobile, di sentimenti oltre che di lignaggio artistico.

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