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Crisi di Governo e dimissioni di Conte

Il presidente del Consiglio ha lasciato il Palazzo del Quirinale dove ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Conte è uscito in auto da mezz'ora dal suo arrivo. Il premier aveva già comunicato le dimissioni nel CdM di questa mattina. Un CdM che, a quanto si apprende, si è chiuso con un momento "molto affettuoso" e gli applausi dei ministri al premier.

Quando il presidente della Repubblica riceve le dimissioni del premier può decidere, dopo consultazioni dei gruppi parlamentari, di conferire un mandato esplorativo ad un personaggio istituzionale (nel 2018 Mattarella lo conferì ai presidenti di Camera e Senato), o dare il mandato pieno o esplorativo al presidente del Consiglio uscente (che accetterebbe con riserva), oppure direttamente avviare proprie consultazioni al Quirinale: con i presidenti delle Camere, i rappresentanti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato ed il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.

Con le dimissioni, e fino al giuramento di un nuovo Esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il governo uscente rimane in carica per lo svolgimento degli affari correnti. Tra questi rientra l'eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza.

In mancanza del rapporto fiduciario, con la crisi di governo si ferma tutta l'attività parlamentare, eccetto che per gli atti urgenti come la conversione dei decreti legge in scadenza. L'attività ordinaria delle Camere riprende solo dopo che il nuovo Esecutivo avrà incassato la fiducia da entrambe le Camere.  
In base alla riforma della legge sull'Ordinamento giudiziario del 2005, entro il ventesimo giorno dalla data di inizio di ciascun anno giudiziario, il ministro della Giustizia rende comunicazioni (cui segue un voto) alle Camere sull'amministrazione della giustizia nel precedente anno. La relazione (in calendario alla Camera per mercoledì 27 gennaio) è di fatto propedeutica alla inaugurazione dell'Anno Giudiziario in Cassazione. Tuttavia, si registrano due precedenti di relazioni presentate ma non votate. 

Il primo è stato nel 2008, quando l'allora Guardasigilli Clemente Mastella si recò in Aula a Montecitorio per tenerla a poche ore dall'arresto (ai domiciliari) della moglie Sandra Lonardo. Mastella parlò alla Camera ed andò a dimettersi, per cui non ci fu un voto sulla relazione. L'unico precedente di relazione tenuta durante un governo dimissionario risale, invece, all'epoca di Mario Monti nel 2013. Si decise in quella occasione di dare per assolto l'obbligo con la semplice trasmissione della relazione alle Camere senza svolgere le comunicazioni in Aula.  

Secondo il quotidiano Libero,con l'apertura della crisi nella maggioranza, un po' di scompiglio è arrivato anche nel centrodestra. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, infatti, sono per il ritorno alle urne. Ma, allo stesso tempo, sospettano ci sia qualcuno all'interno della coalizione più favorevole a un "governo Ursula", a un governo di unità nazionale. Ecco perché dopo la notizia delle dimissioni di Giuseppe Conte i due leader hanno convocato un vertice, una sorta di chiamata unitaria alle “armi”. Come riporta Repubblica, i segretari di Lega e Fratelli d'Italia vogliono innanzitutto mettere in riga Giovanni Toti e i centristi dell'Udc: "Se entrerete in un Conte ter, sarete fuori dal centrodestra ovunque".

Meloni e Salvini, sottolinea Libero,infatti, non hanno per niente gradito le uscite di Paolo Romani di Cambiamo e di Paola Binetti dell'Udc, entrambi aperti alla possibilità di un governo di “salvezza”. Il chiarimento definitivo però lo si pretende soprattutto da Silvio Berlusconi. Anche lui, infatti, parteciperà - da remoto - al vertice del centrodestra. In particolare, è stata considerata ambigua la nota del Cavaliere diffusa quando non erano ancora certe le dimissioni di Conte: "La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza del capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi attraverso un governo che rappresenti l'unità sostanziale del Paese in un momento di emergenza, oppure restituire la parola agli italiani".

Il leader della Lega secondo Agi, invita allora a usare "le prossime settimane per ridare la parola al popolo e poi avremo per cinque anni un Parlamento - sottolinea - e un governo seri, legittimati e non scelti a Palazzo, ma dagli italiani.

L'Italia rischia di essere esclusa dai giochi olimpici di Tokyo 2021. Le imprese sono in ginocchio e i ristoratori manifestano in piazza. L'Europa bacchetta l'Italia per i ritardi sul Recovery Fund. Emerge un buco da quasi 16 miliardi di euro nei conti dell'Inps. Un milione e duecentomila lavoratori sono ancora in attesa della cig che non arriva. Cosa fa il Governo davanti a tutto questo? Passa l'intera giornata a occuparsi di beghe di Palazzo. Conte sì, Conte no, Conte ter. Dimissioni sì, dimissioni no, dimissioni domani. L'Italia non si merita questo schifo",  scrive su facebook la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni

Crisi di governo e dimissioni del premier Conte, secondo ADN kronos, Forza Italia fa quadrato e smentisce le voci che vorrebbero 15 transfughi azzurri pronti a passare alla maggioranza nella nuova veste di 'costruttori'. "E’ una balla, Rocco Casalino butta dei nomi falsi nella mischia, li fa filtrare per creare tensione nei partiti o per distogliere dai nomi veri", tuona il senatore di Forza Italia Andrea Cangini a 24Mattino di Simone Spetia su Radio 24. "C'ero finito dentro anche io e sono ancora infuriato, ma Conte non avrà la possibilità di allargare la maggioranza, ha ingannato su questo e ha bluffato anche con il Capo dello Stato", ha sottolineato.  

"La nostra posizione è chiara, anche oggi Berlusconi ha fatto un'intervista...Forza Italia ha cultura di governo, non si dividerà dagli altri alleati di centrodestra. Nessuna decisione vedrà Forza Italia differenziarsi da Fdi e Lega", le parole di Maurizio Gasparri, senatore di Fi, a La7. "La priorità è tenere unito il centrodestra, il centrodestra discutera ma non si dividerà", assicura. "Va tanto di moda la coalizione Ursula, agli ursuliani che inseguono le Ilone, ricordo che la von der Leyen è del nostro partito, una maggioranza Ursula sarebbe a guida Berlusconi, quindi se vogliono un governo Berlusconi...non faremo le ancelle di Conte, Casalino e Bettini", avverte il senatore azzurro.

E in una nota Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, rinforza il concetto: "La posizione del presidente Berlusconi e quindi di Forza Italia, o governo di unità nazionale o voto, non è figlia dell'improvvisazione o del calcolo ma l'abbiamo sempre sostenuta dall'inizio di questa crisi di governo che si ufficializza con le dimissioni di Conte. E' una posizione che va nella direzione che dicono in tanti ma in pochi fanno e cioè - spiega ancora - di anteporre il bene del Paese agli interessi particolari e quindi della disponibilità a prendersi responsabilità arretrando rispetto a un programma politico di parte con un governo di unità nazionale dove tutti facciano un passo indietro politico e buttino il cuore oltre l'ostacolo per portare l'Italia fuori dalla crisi

I capi delegazione del M5s Alfonso Bonafede, del Pd Dario Franceschini e di Leu Roberto Speranza avrebbero ribadito in Consiglio dei ministri il loro sostegno a Giuseppe Conte, dopo che il presidente del Consiglio ha comunicato la sua decisione di dimettersi.

Abbiamo affrontato la pandemia e una delle fasi più difficili della storia repubblicana "al meglio delle nostre capacità e crediamo con molti risultati positivi, grazie alla guida del presidente Conte e al sostegno delle nostre forze politiche", avrebbe detto, a quanto si apprende, Dario Franceschini in Cdm. "Questo cammino ci consente oggi di pensare a questa maggioranza anche in prospettiva, come una area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente. Per questo è fondamentale salvare questa prospettiva anche nel percorso della crisi che abbiamo davanti".

"Credo che il Pd abbia dimostrato di essere un partito di grandissima responsabilità - così la vicepresidente del Pd Debora Serracchiani allo speciale Tg1 -, il Pd è unito e c'è bisogno di essere un punto fermo in un percorso strettissimo e complicato. Abbiamo bisogno di rilanciare l'azione di governo e lo abbiamo detto anche prima di questa crisi che è incomprensibile. Il punto imprescindibile è Conte e bisogna allargare e rilanciare l'azione di governo". "Nessuno può mettere veti a nessuno e in politica mai dire mai. La crisi è una battuta di arresto che ci preoccupa immensamente, e prendiamo atto che lo stesso Renzi ha detto che non ci debbano essere veti su Conte. Cerchiamo di fare ragionamenti solidi in tempi brevi".

Un messaggio arriva ancha dal presidente Cei. La Chiesa "non è di questa o di quell'altra parte - ha detto il card. Gualtiero Bassetti -. Quello che ci sta a cuore è il bene di ogni persona e di ognuno insieme agli altri, quello di cui c'importa è la vita delle persone, quello che sosteniamo è il nostro Paese". "Guardiamo con attenzione e preoccupazione alla verifica politica in corso in uno scenario già reso precario dalla situazione che stiamo vivendo. Auspichiamo che la classe politica collabori al servizio dei cittadini, uomini e donne, che ogni giorno in tutta Italia lavorano in operoso silenzio e che si giunga a una soluzione che tenga conto delle tante criticità". 

 

Fonti : Ansa / Agi / Adnkronos / Libero / il giornale

 

 

 

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