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La violenza sulle donne non è fatta solo di aggressioni che sfociano in femminicidi. Spesso nasce e si concretizza in comportamenti sbagliati, forme di violenza subdole e striscianti che è difficile riconoscere – soprattutto se perpetuate all’interno di una relazione di coppia - con il rischio che passino per “normalità”. 

Quando gli uomini, nelle relazioni affettive, usano il loro potere per ferire, punire e controllare viene violato il diritto delle donne e dei bambini di vivere liberamente e al sicuro.Ma il casi che stiamo raccontando qui sono diversi sono successi da uomini venuti d' altri Paesi ospiti o clandestini, e di diversa cultura sulla parola donna,infatti anche ieri una turista americana di 24 anni ha raccontato ai carabinieri di essere stata violentata la notte scorsa a Firenze. 

Il caso avviene a pochi mesi dalle violenze sessuali raccontate da due studentesse Usa e subite - sempre a Firenze - da due carabinieri che le avevano riaccompagnate a casa dopo una serata in discoteca.

L'autore della violenza sarebbe probabilmente, in base alla descrizione fornita, uno straniero. La ragazza al momento si trova in ospedale, dove per lei sono scattate le procedure del 'codice rosa', riservate alle vittime di violenza. La giovane ha detto di essere andata a ballare con alcune amiche in un locale del centro storico, dove nel corso della nottata avrebbe bevuto diversi cocktail.

Nel locale, la donna avrebbe conosciuto l'uomo, insieme al quale si sarebbe poi allontanata alla fine della serata. Il mattino, intorno alle 7, sarebbe rientrata nel bed and breakfast dove alloggia, nel centro storico, accompagnata dall'uomo. 

I due si sarebbero separati davanti all'ingresso del B&B. Rientrata in camera, la 24enne sarebbe scoppiata in lacrime davanti alle amiche, raccontando di essere stata violentata. Accertamenti sono in corso da parte dei carabinieri del comando provinciale di Firenze. I militari in queste ore starebbero acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona.

"Quello che sta accadendo contro le donne è mostruoso: è un settembre nero per l'Italia. Penso alle ultime tragedie a Rimini, nella nostra città, a Lecce e oggi anche a Catania o a Firenze. E' inaccettabile. Bisogna agire ora. Il governo intervenga subito anche con leggi speciali". Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi a proposito degli ultimi casi di violenze sessuali.

"Qui a Roma - ha aggiunto - stiamo potenziando il nostro sistema di videosorveglianza con più telecamere: sono un deterrente. Servono più forze dell'ordine per presidiare capillarmente il territorio e in particolare le periferie. Di tutto questo ne parlerò domani al Comitato per l'Ordine e la Sicurezza convocato in Prefettura a Roma".

Insulti, sputi, minacce al capotreno è successa sabato scorso sul Regionale 5740 Venezia-Bassano del Grappa.

I vandali hanno svuotato un estintore e hanno inveito contro alcuni passeggeri fino a sputargli addosso.

Il treno era partito dalla stazione di Mestre alle 21.08 e sarebbe dovuto arrivare a Bassano alle 22.07, ma alla fine è giunto a destinazione solo alle 22.45. Tutta colpa dell'arrivo dei nordafricani che sono saliti a bordo alla stazione di Castelfranco con urla e strepiti. "Questo treno è nostro", hanno urlato davanti a mamme e bambini spaventati.

Come riporta La Tribuna di Treviso , il giovane di circa 20 anni è salito ieri sera sul treno, naturalmente senza biglietto. Quando il personale di bordo gli ha chiesto il titolo di viaggio è andato su tutte le furie. Prima ha minacciato il controllore e poi ha inveito contro alcuni passeggeri. Infine, il nordafricano ha raccolto un grosso sasso da terra e minacciando di scagliarlo contro il personale del convoglio è riuscito a darsi alla fuga.

Insomma, i passeggeri hanno vissuto lo stesso panico e lo stesso terrore del primo ottobre scorso quando cinque nordafricani hanno preso in ostaggio il treno insultando, sputando contro i passeggeri, svuotando un estintore e minacciando un capotreno. "Questo treno è nostro", urlavano senza alcuna paura davanti a madri, padri e bambini. Chi provava a farli ragionare peggiorava soltanto le cose, veniva insultato e rischiava di prendersi qualche gancio in faccia. Chi si avvicinava di essere strattonato, preso per la nuca o per il collo e minacciato.

«Venite, l’ho riconosciuto: è uno dei cinque che sabato notte ha trasformato questa corsa in un inferno. E anche oggi è su di giri». Erano le 21.30 di ieri sera quando il capotreno del convoglio che stava per raggiungere la stazione di Castello di Godego ha chiamato la polizia, denunciando la presenza a bordo di uno dei membri della baby gang che, nello scorso fine settimana, ha tenuto in ostaggio per un’ora quello stesso treno, tra Bassano e Castello.

Anche ieri sono stati attimi di tensione: il ragazzo, un nordafricano di circa vent’anni, viaggiava (ancora) senza biglietto. E alla richiesta di esibire il titolo di viaggio è andato in escandescenza. Prima, le minacce al controllore. Poi, le urla rivolte agli altri viaggiatori. Infine, la fuga, raccogliendo da terra un sasso di grandi dimensioni e fingendo di scagliarlo contro il personale del treno. 

Treno che era arrivata puntuale alle 21.45 in stazione a Castello di Godego, e paradossalmente la puntualità, stavolta, è stata una beffa che ha favorito la fuga del ragazzo. Dopo l’allarme del capotreno, infatti, una pattuglia della polizia si è precipitata in stazione, non riuscendo però ad arrivare in tempo. Il giovane, sceso a piedi, è fuggito tra i campi. Nessun dubbio che si trattasse di uno dei componenti della gang di sabato sera: il personale a bordo ha riconosciuto gli stessi capelli ricci scuri, la stessa tuta nera, le stesse scarpe da ginnastica.

Un testimone di ritorno con la moglie dalla Biennale di Venezia ha raccontato quei drammatici momenti: "Stavo tornando a Bassano con mia moglie dopo aver trascorso una giornata alla Biennale il viaggio è filato via liscio fino a Castelfranco, quando è salito un gruppo di giovani africani, in particolare magrebini. Erano alterati, probabilmente dall'alcol.

Alcuni avevano delle bottiglie di alcolici in mano. Se la sono presa con un giovane. Non so se fosse salito con loro o addirittura facesse parte del gruppo. So soltanto che l'hanno spinto e insultato. Ci siamo tutti impauriti per l'aggressività ingiustificata di quei giovani. Nel frattempo il treno è ripartito ma gli animi, invece di quietarsi, si sono surriscaldati. Arrivato a Castello di Godego il treno s'è fermato. 

Penso continua - per quasi cinquanta minuti. Il punto è che alcuni viaggiatori hanno cercato di calmare gli animi. Ma invece di quietarli, li hanno riaccesi. Ci sono state urla, spinte nei confronti dei passeggeri, qualcuno ha attivato un estintore. Ho iniziato a fotografare continua il testimone - qualcuno di loro mi ha visto e mi ha minacciato: ti spacco la faccia".

Il racconto della Tribuna di Treviso è da brividi. "Guai a chi tentava, seppur con le migliori intenzioni, di riportarli alla ragione. Chi si avvicinava a loro veniva preso per la nuca o per il collo e minacciato", scrive il quotidiano. Alla fine alcuni passeggeri hanno fatto scattare l'allarme, il treno si è fermato e soltanto l'arrivo dei carabinieri ha potuto placare la furia degli aggressori

Gli agenti non si sono comunque dati per vinti, e ieri notte hanno continuato a cercare il ragazzo nelle vicinanze della stazione. Non è ancora chiaro se il ragazzo avesse dei complici, magari in altri scompartimenti del treno, appartenenti alla stessa banda che ha terrorizzato i passeggeri pochi giorni fa.

Piazza Bartolo Longo, a Pompei, è gremita di gente ed il colpo d’occhio è straordinario e dà subito la dimensione della devozione alla Madonna di Pompei, alla quale questa mattina decine di migliaia di persone hanno elevato la Supplica, la celebre preghiera che il fondatore del Santuario, il Beato Bartolo Longo, compose nel 1883. È un appuntamento caro ai devoti, che nella prima domenica di ottobre, così come l’8 maggio, accorrono nella città mariana per partecipare alla celebrazione della Messa, alle 10.30, e per invocare la Vergine a mezzogiorno in punto, “l’ora del mondo”.

Quest’anno, a presiedere la celebrazione Eucaristica e a guidare la preghiera, è stato il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo Metropolita di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. La funzione religiosa è stata concelebrata dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo; dal Nunzio Apostolico emerito, Arcivescovo Luigi Travaglino; dagli Arcivescovi emeriti, Mario Milano, di Aversa, e Gioacchino Illiano, di Nocera Inferiore-Sarno. Da Bologna, Papa Francesco, al termine dell’Angelus, ha ricordato la Supplica, con queste parole: «Ci uniamo spiritualmente ai fedeli convenuti presso il Santuario di Pompei per la tradizionale Supplica presieduta oggi dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Cardinale Bassetti».

Nell’omelia, l’Arcivescovo di Perugia ha spiegato l’unicità di Pompei, non solo per la presenza degli Scavi, “ricordo di gesta lontane”, ma perché nella città mariana la carità incontra la fede. «Preghiera e carità sono il messaggio della Pompei di oggi. Mentre dalla cenere antica ritornano lentamente in superficie i monumenti della città romana, che fanno di questo luogo un centro culturale ormai noto in tutto il mondo, per altro verso, da sotto la coltre del peccato e delle miserie umane, per la grazia di Dio e l’intercessione della Beata Vergine, tantissime anime tornano alla luce e alla bellezza della vita della vita cristiana. Qui i confessionali non hanno le ragnatele, come da qualche altra parte, perché sono sempre pieni e attivi. La “Nuova Pompei” è un affascinante e concreto racconto dal vivo di come l’amore per Dio non può essere che amore per il prossimo». In particolare, il Cardinale ha ricordato di aver visitato, il giorno precedente, le Opere di Carità del Santuario, sorte “per l’intuizione del Beato Bartolo Longo, anch’egli salvato dalla misericordia divina”. Qui ha incontrato “bisognosi, profughi, bambini e malati”. «I poveri, i malati, i bimbi che non hanno famiglia – ha detto, citando anche le parole di Papa Francesco, in visita all’Istituto Serafico per bambini disabili di Assisi – sono la carne straziata di Gesù». «Questa è una terra che parla di Vangelo e nel linguaggio che il Vangelo predilige: quello delle opere. La “Nuova Pompei”, però, come tante altre nostre città è anche un luogo di problemi reali, di lavoro che manca, di giovani che lo cercano e fanno fatica a trovarlo; di tensioni sociali che stentano a comporsi. È un posto, purtroppo – come ce ne sono tanti altri – dove soprusi e violenza non sono ospiti sporadici. Ma anche un luogo di conversione». Città da cui guardare con fiducia al futuro. «Per grazia di Dio, questa terra, più di ogni altra – ha detto ancora il Cardinale – è terra di speranza, perché è la casa di Maria, e il Santuario a lei dedicato è ritrovo amato di un popolo che ha la preghiera e la fiducia in Dio ben radicate nel cuore». Chi arriva al Santuario di Pompei deve tornare nella propria casa cambiato, con un cuore che Dio ha reso nuovo. «Dopo aver sperimentato il suo perdono e la sua misericordia, non possiamo tornare a “fare il male”. Consapevoli della fragilità umana che ci portiamo dentro, dobbiamo cercare con tutte le forze, di trasformarci in uomini e donne che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica: che vanno davvero a lavorare nella sua vigna, senza infingimenti. (…) Il Signore ci chiede di fare sul serio perché allontanarsi dalla giustizia e fare il male vuol dire davvero “morire”. Dio invece desidera che tutti i suoi figli vivano e possano portare frutto». È la coerenza che devono avere i cristiani per dare testimonianza. La forza lungo il cammino si ottiene dall’incessante preghiera del Santo Rosario («Torniamo a proclamare il Santo Rosario nelle famiglie», ha esortato Bassetti) e per intercessione della Madonna di Pompei.

E, nella città mariana, i frutti di una vita coerente nella fedeltà al Vangelo sono le Opere di Carità del Santuario. Nel saluto d’accoglienza al Cardinale, l’Arcivescovo Tommaso Caputo ha ricordato proprio l’impegno della Chiesa pompeiana in favore dei bisognosi: «Accanto a questa magnifica Basilica, innalzata quasi come un ex-voto per ringraziare Dio della fede ritrovata, il nostro Fondatore, il Beato Bartolo Longo, convinto che l’amore verso Dio non possa e non debba mai essere disgiunto dall’amore, reale e concreto, verso i fratelli, soprattutto quelli più poveri e in difficoltà, costruì “il santuario della carità”, una corona di opere che ancora oggi circonda questa magnifica basilica e canta la gloria di Dio. Seguendo il suo esempio, ancora oggi, non senza difficoltà, ma confidando sempre nella Provvidenza e con la collaborazione di sacerdoti, religiose, religiosi e laici, accogliamo centinaia di fratelli e sorelle bisognosi: bambini provenienti da situazioni a rischio, madri e donne in difficoltà, poveri, diversamente abili, anziani, migranti, ex tossicodipendenti, figli e figlie di detenuti, molti dei quali oggi sono qui in questa piazza. Ci sorreggono il carisma del nostro fondatore e la preghiera del Rosario, fondamento del nostro Santuario e di questa città, che si eleva quattro volte al giorno dalla nostra Basilica».

Al rito erano presenti, il Sindaco di Pompei, Pietro Amitrano; il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone; il Luogotenente di Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto; e l’ex Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Daniele Mancini.

La celebrazione è stata trasmessa in diretta televisiva e in streaming da Canale 21, l’emittente televisiva campana che, da oltre venticinque anni, segue le celebrazioni e gli eventi più importanti del Santuario mariano. I fedeli lontani da Pompei hanno inoltre potuto assistere alla trasmissione attraverso la diretta streaming, realizzata sulla pagina Facebook del Santuario.

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