23 voti favorevoli, 10 astenuti e un contrario. Questo l’esito del Consiglio comunale del 13 marzo 2014, in cui è stato approvato (richiesta la maggioranza assoluta con 23 voti favorevoli per l’approvazione) l’adozione del “Regolamento sulle unioni civili” che sancisce la nascita del registro delle unioni civili nel capoluogo etneo. Al Consiglio, oltre al sindaco Bianco che ha fortemente voluto il registro, è intervenuto il vice sindaco Consoli, primo firmatario della delibera.
“Ci stupisce la minuziosa attenzione della giunta sulla conta dei voti necessari – commenta Francesco Chittari dello Spazio Libero Cervantes - e le pressioni sul tema delle unioni civili: addirittura una presenza in aula del sindaco che spesso ha disertato, per impegni istituzionali, così dicono, le altre sedute. Nulla in contrario sulla presenza di Bianco – sottolinea Chittari - se non fosse che il grave stato di crisi e disagio che la città di Catania sta vivendo dovrebbe avere la stessa, addirittura maggiore, attenzione: Catania non ha spazi di aggregazione giovanile, ha una profonda crisi culturale, emergenze occupazionali, abitative e tutte le problematiche inerenti all’amministrazione di una città difficile come la nostra. Eppure il Consiglio comunale e la Giunta – incalza l’attivista del centro sociale non conforme - hanno ritenuto che sia ruolo dell’Amministrazione cittadina trovare gli escamotage che possano aggraziarsi il favore, dietro promesse elettorali, delle lobby omosessuali che non hanno fatto mancare le tensioni sulla trattazione del tema: il risultato del voto in consiglio è la prova.
“Da parte nostra – dichiara Francesco Chittari - ci saremmo aspettati una levata di scudi delle opposizioni e di tutti quelli che hanno a cuore il ruolo della famiglia anziché rifugiarsi in timide astensioni che si traducevano in occhiolini alle lobby omosessuali nelle dichiarazioni di voto. Sappiamo bene che molti, pur essendo contrari, - continua Chittari - si sono nascosti dietro l’astensione per paura di essere additati come nemici della comunità LGBT. In realtà gli unici ad avere interesse sul tema erano proprio loro. Si tenta, visti i tentativi fallimentari dei governi nazionali, - sottolinea l’attivista - di far nascere dai comuni la legge sui matrimoni omosessuali e le future adozioni dei bambini: ad oggi su 8.000 comuni italiani solo 150 hanno adottato il registro, per un totale di circa 2.000 cittadini ad usufruirne: se la matematica non è una opinione si tratta del 1,9% dei comuni e di poco più di 10 utenti in media a comune a usufruire del registro. Dati troppo iniqui rispetto al 41,6% di giovani siciliani disoccupati per trattare la vicenda come prioritaria”.
“Come molti consiglieri hanno sottolineato, - dichiara il militante - una Amministrazione comunale non può legiferare bensì amministrare. Ecco perchè – afferma Chittari- ci poniamo alcune domande: dove prenderà l’Amministrazione le risorse per portare avanti l’adozione dei Registri delle unioni civili? Da dove verrà sottratto il personale? A queste domande non è dato avere risposte: certo è, che nonostante lo sforzo degli impiegati, i servizi offerti dal Comune risultano ad oggi ancora insufficienti per la città di Catania”.
“È in atto un vero cambio di prospettiva, - afferma Francesco Chittari, Spazio Libero Cervantes - che deve essere letto in combinazione con altri elementi: l’ indottrinamento di genere, il Ddl Scalfarotto ed epurazione di parole come “mamma” e “papà”. Tutto questo – sottolinea - risponde ad un progetto poco chiaro, verso cui l’Amministrazione insiste senza curarsi della collettività che non gli va dietro. Qui c’è in gioco il futuro dei nostri figli, - conclude Chittari - ed i rischi sono altissimi: lo scardinamento di un ordine sociale da sempre organizzato in una determinata forma è il primo”.