Il parlamento europeo vota a favore di Ursula Von der Leyen come presidente della Commissione europea. Ma è un voto che non si può certo definire privo di conseguenze. La sua vittoria risicatissima (solo nove voti l’hanno separata dalla debacle) rappresenta una delle immagini più limpide di cosa sia quest’Europa: spaccata, priva di una maggioranza netta ma soprattutto divisa per interessi nazionali e non con partiti in grado di fare effettivamente da collante alle diverse esigenze.
Spaccata l’Europa, spaccato il governo italiano, spaccata la Germania e spaccati i partiti che hanno sostenuto a malincuore la candidata tedesca, di fatto questo voto ha confermato non solo la divisione dell’Unione europea, ma anche lanciato un’allarme nei confronti di tutto il continente. È stata la conta finale per capire chi c’è e chi no. E quei nove voti hanno salvato il Parlamento europeo dal fallimento totale
Ovviamente, alla Lega non è andata giù la mossa grillina. E se durante tutta la giornata di oggi il leader leghista Marco Zanni ha defiinito il programma della Von der Leyen "troppo sbilanciato a sinistra" e per questo non l'avrebbero votato, dopo la sua elezione rincarano la dose: "Gravissimo il voto europeo: Vonder Leyen passa grazie all'asse Merkel, Macron, Renzi, 5stelle. Avrebbe potuto essere una svolta storica: la Lega è stata coerente con le posizioni espresse finora, ha tenuto fede al patto con gli elettori e difende l'interesse nazionale".
Non solo l'inchiesta di BuzzFeed crea tensione, ora si mette di mezzo anche l'elezione di Ursula Von der Leyen. La nuova presidente della Commissione europea, infatti, ha vinto con 383 voti. Contrari 327 eurodeputati, 22 astenuti e una scheda bianca. Non proprio, quindi, una vittoria schiacciante. Anzi. Appena nove voti di scarto le hanno consentito di superare la maggioranza assoluta e diventare la prima donna eletta presidente della Commissione europea. E in questa vittoria, a fare la propria parte sono stati i grillini.
L'emiciclo di Strasburgo è molto diviso: i risultati di questa sera parlano chiarissimo. Non tiene la coalizione di popolari, socialisti e liberali, ci sono state almeno 75 defezioni. In più, i deputati del Movimento Cinque stelle, che non appartengono a nessun gruppo politico a livello europeo, sono stati decisivi e hanno votato a favore a differenza della Lega che ha votato contro l'elezione della Von der Leyen. "Siamo stati ago della bilancia, senza di noi ci sarebbe stata una crisi istituzionale senza precedenti in Europa", ammette la delegazione grillina.
Proprio per questo motivo, il voto che ha consegnato la Commissione europea all’ex ministro della Difesa tedesco, delfina di Angela Merkel, ci dice molto. È un voto che ha spaccato l’Europa, l’ha disunita, e ha mostrato spaccature anche all’interno di molti eurogruppi, con le diverse anime dell’Ue che si sono manifestate in tutta la loro forza.
Una prima vittima di questo voto è certamente l’ottimismo della cosiddetta Grande coalizione che vorrebbe governare l’Unione europea con l’appoggio di Francia e Germania. Altro che candidato unitario: all’appello mancano decine e decine di voti. Il voto segreto ha palesato almeno una quarantina di franchi tiratori, segno che quell’asse tra Angela Merkel e Emmanuel Macron non ha dimostrato così tanta forza come sembrava avere prima del voto di Strasburgo. Quindi una prima divisione è proprio fra i suoi sostenitori (a parole). Qualcuno ha tradito. Un fuoco amico che sicuramente è arrivato da alcuni socialisti francesi e tedeschi, feriti dalla decisione dei governi europei di non sostenere Frans Timmermans.
E infatti ieri è stata proprio la parte del Partito Socialista francese a confermare di non essere per nulla soddisfatta di quanto stesse avvenendo nelle segrete stanze di Parigi e Berlino. E se il centrosinistra ha voluto mostrare compattezza, in realtà lo scrutinio segreto ha manifestato tutta la spaccatura interna, palesando le diverse correnti di un contenitore che sta vivendo un grande cambiamento interno e con molti intenzionati ad abbandonare l’alleanza con i popolari, al pari dei tedeschi con la Cdu. E sono soprattutto quelli che guardano più ai Verdi e alla Sinistra radicale.
Ursula von der Leyen e convinta di risolvere i problemi dell'Europa imponendo non la scelta di Commissari adeguati ma, «realizzando una perfetta parità di genere all'interno della Commissione» non ci porterà molto lontano. Anzi probabilmente ci farà rimpiangere il tanto denigrato spitzkandidaten Manfred Weber boicottato da Emmanuel Macron e deplorato da socialisti e liberali perché privo di esperienze di governo. Alla neo-eletta presidente Ursula von der Leyden le esperienze non mancano. Dal 2003 ad oggi è l'unica ad essersi sempre garantita un incarico all'interno di tutti gli esecutivi della Cancelliera Merkel. Il problema è semmai come li abbia gestiti. I successi nel campo delle politiche sociali e della famiglia sono stati infatti oscurati dal disastrosi risultati conseguiti alla Difesa. Accusata dai generali di aver distrutto le forze armate tedesche la von der Leyen è oggi nel mirino dei giudici pronti a verificare le parcelle per milioni di euro garantite a esosissimi consulenti esterni spesso risultati inadeguati o ingiustificati.
Come se non bastasse anche quando parla di flessibilità questa ricca ed elegante 60 enne, figlia di uno dei primi euro-burocrati di Bruxelles, la immagina soltanto per favorire le battaglie ambientaliste o l'utopia di un salario minimo certamente auspicabile, ma difficilmente quantificabile fino quando permarranno gli squilibri economici che separano, per dirne una, l'economia di Atene da quella di Berlino. Ma quel che più stupisce è l'assenza di un progetto capace di garantire la ripartenza delle aziende europee strangolate dalla concorrenza cinese e dalla rinascita americana. E non devono illudere le promesse di maggiore solidarietà a paesi, come l'Italia, in prima linea sul fronte dell'immigrazione. Sono anch'esse parte della retorica buonista sfoderata ieri per incassar voti. Quindi se il buongiorno si vede dal mattino c'è poco da farsi illusioni.