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Raid Usa in Libia, le milizie: «Felici se l'Italia concede le sue basi»

«Siamo favorevoli all'uso delle basi aerei italiane e saremmo molto felici se Roma prendesse una decisione in tal senso e le mettesse a disposizione nell'azione degli Usa contro Daesh a Sirte». Lo ha affermato all'Ansa il generale Mohamed al Ghasri, portavoce delle milizie che partecipano all'operazione militare per la liberazione di Sirte. «Se l'Italia prenderà questa decisione ci farebbe piacere che il mondo intero la seguisse per combattere Daesh, una formazione molto pericolosa e nemica dell'umanità».

 

La spinta che l'azione militare americana sta dando al governo di Serraj è un'ottima notizia per palazzo Chigi. L'Italia di Matteo Renzi, assieme all'Onu e a Washington, ha sempre sostenuto il premier libico che è osteggiato da Bengasi dove Khalifa Haftar regna supportato dall'Egitto e, più discretamente, dai francesi.

Il Governo è pronto a valutare positivamente un'eventuale richiesta di uso delle basi e dello spazio aereo se fosse funzionale a una più rapida e efficace conclusione dell'operazione in corso» da parte degli Usa in Libia contro l'Isis, ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, durante il question time alla Camera. L'operazione aerea condotta dagli Usa in Libia «non ha finora interessato l'Italia né logisticamente né per il sorvolo del territorio nazionale», ha aggiunto

«Se ci saranno richieste valuteremo e informeremo il Parlamento», ha sostenuto ieri mattina il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni rispondendo sul possibile uso della base di Sigonella. Per ora i raid americani partono dalle portaerei Usa dislocate nel Mediterraneo, ma i droni potrebbero alzarsi anche da Sigonella e gli aerei da Aviano, qualora l'azione dovesse durare per tutti i trenta giorni previsti dal Pentagono. La disponibilità delle basi e del relativo spazio aereo risale ad una decina di giorni fa, quando a Washington ministri degli Esteri e della Difesa della coalizione anti-Daesh si sono riuniti per fare il punto sulla situazione in Libia e la penetrazione del califfato nella terra della mezza luna. Inoltre, sarebbe possibile l'utilizzo delle nostre navi (quelle che già pattugliano le acque libiche per intercettare i barconi dei migranti) per il recupero dei feriti.

Da Mosca poco di più. «La Russia - si legge in una nota del ministero degli Esteri - si è sempre detta a favore di azioni risolute per eliminare l'Isis e altri gruppi terroristici, a prescindere da dove si trovino, nel pieno rispetto delle norme del diritto internazionale». Tutto qua..Mosca non ci sta ma e una reazione molto calma

L'intervento degli Stati Uniti in Libia ha reso inevitabile, per ragioni politiche, una reazione russa. Prima di tutto perché il Cremlino ha i suoi progetti sulla Libia, preferendo uno Stato diviso in due; poi perché non intende perdere l'occasione di mettere in mora Washington, che più volte ha polemizzato con Putin sul suo interventismo in Siria.

Ma la reazione, almeno fino a ieri sera, è cauta, e non proviene dai vertici del Paese. Nulla è casuale in questa partita diplomatica. A parlare è Ivan Molotkov, ambasciatore russo in Libia: «Dal punto di vista della legittimità probabilmente» gli americani «non avevano questo diritto». E poi, a domanda specifica dell'agenzia moscovita Interfax, Molotkov ha risposto sulla necessità di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu: «Parto dal presupposto che sì, senz'altro».

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