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Restituiti reperti archeologici all'Ambasciata dell'Iraq

L’incessante attività svolta dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale per la salvaguardia dei beni culturali illecitamente sottratti, finalizzata anche al rispetto della Convenzione Unesco siglata a Parigi il 14 novembre 1970, ha consentito al Nucleo TPC di Monza di individuare e sequestrare cinque reperti di interesse archeologico provenienti dall’Iraq che saranno restituiti all’Ambasciata della Repubblica dell’Iraq in Roma il 29 gennaio 2025.

Trattasi di quattro coni in terracotta con iscrizioni reali commemorative della costruzione di edifici templari ad opera del re Gudea di Lagash (circa 2200-2150 a.C.) e di una tavoletta cuneiforme risalente alla III Dinastia di Ur (2100-2000 a.C.), nello specifico al 4° anno del regno di Amar-Suen (2044 a.C.) in quanto nel testo è menzionata una formula di datazione riconducibile al nome del sovrano. Il contenuto, formato da 11 righe tra recto e verso, è un documento amministrativo con un elenco di prigionieri di guerra assegnati al tempio di Shara di Umma e presi in consegna dal governatore della città.

L’attività investigativa trae origine da una segnalazione trasmessa al Comando Carabinieri TPC di Roma dalla stessa Ambasciata irachena dopo che propri funzionari avevano individuato alcuni manufatti archeologici iracheni posti in vendita sul sito internet di una nota casa d’aste milanese.

L’immediata attività investigativa svolta dai militari del Nucleo TPC di Monza, finalizzata all’accertamento sull’autenticità e provenienza dei beni in questione, permetteva alla competente Autorità giudiziaria di Milano di disporre il sequestro dei cinque reperti archeologici, risultati effettivamente di provenienza irachena, databili tra il III-II millennio a.C. ed esportati illecitamente da quei territori.

Le successive indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica meneghina, consentivano di deferire in stato di libertà i due proprietari dei beni posti in vendita oltre che un dipendente della stessa casa d’aste, contestando ai tre indagati la violazione penale in materia di “alienazione di beni culturali” (art. 518-novies del Codice Penale).

Tale attività di tutela di beni di interesse storico-culturale testimonia ancora una volta il ruolo centrale dell’Arma dei Carabinieri che, tramite la specialità del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale che opera da oltre cinquant'anni, è quotidianamente impegnata a garantire anche la sicurezza e la tutela del patrimonio artistico nazionale e internazionale, attraverso la prevenzione e la repressione delle violazioni alle normative di settore, ma anche operando in completa e proficua sinergia con le Autorità giudiziarie e Forze di Polizia italiane e straniere, oltre che con le Istituzioni pubbliche e private e con gli stessi cittadini.

 Fonte Carabinieri TPC/Uff.St.

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