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Legge di stabilità, Confedilizia: protesta in Parlamento

La Confedilizia è stata oggi ascoltata in audizione dalla Commissione Bilancio della Camera dei deputati in merito al disegno di legge di stabilità. Per la prima volta in almeno vent’anni, però, l’Organizzazione storica della proprietà immobiliare non ha depositato in Parlamento un documento illustrativo della propria posizione né formulato alcuna specifica proposta. Ciò – segnala una nota della Confederazione – per denunciare in modo manifesto l’assenza di un sia pur minimo segnale di attenzione al settore immobiliare nel provvedimento principale del Governo in materia economica.

La situazione di gravissima crisi in cui versa il settore immobiliare – rileva la Confe-dilizia – è talmente conclamata che non necessita neppure di essere illustrata al Parla-mento. Da tre anni a questa parte, sugli immobili si è abbattuta un’offensiva fiscale senza precedenti che ha portato i proprietari a versare nel solo 2014 quasi 28 miliardi di imposte rispetto ai 9 del 2011 e l’Italia ad avere una imposizione sul settore quasi doppia rispetto a quella media dei Paesi Ocse (2,2% contro 1,2%). Un carico tributario talmente elevato e dirompente che avrebbe messo in ginocchio qualsiasi comparto dell’economia. E che, puntualmente, ha provocato la conseguenza che è sotto gli occhi di tutti: abbattimento del valore degli immobili di duemila miliardi, vero e proprio “furto legalizzato”; riduzione dei consumi dovuta alla consapevolezza, nei proprietari, del depauperamento del proprio in-vestimento e perdita delle garanzie per il futuro che la proprietà di un immobile dava. Effetti – già gravissimi – ai quali se ne stanno aggiungendo due ulteriori, ancora più inquietanti, negli ultimi mesi: la distruzione delle case da parte degli stessi proprietari, per renderle non assoggettabili a tassazione, e la rinuncia ai propri beni a favore dello Stato in base alla normativa del codice civile.

In questo quadro – sottolinea la Confedilizia – il fatto che il disegno di legge di stabilità non contenga alcuna misura per l’immobiliare e consolidi così una politica di tassazione del risparmio e dell’investimento in edilizia, non può che lasciare sconcertati. Specie se si pensa che un messaggio di fiducia come quello della riduzione di un quasi simbolico 3% delle rendite catastali – aumentate del 60% dal Governo Monti e confermate in tali termini dai Governi successivi – sarebbe costato non più di 7-800 milioni di euro e che fondi immobiliari e società di investimento immobiliare quotate (Siiq, due in tutta Italia, fra cui una delle cooperative) e non quotate (Siinq) godono ogni anno di oltre 500 milioni di euro di sgravi fiscali e hanno appena ottenuto ulteriori 30 milioni di euro di agevolazioni col decreto Sblocca Italia e la liberalizzazione dei soli grossi comparti (centri commerciali ecc.) di cui sono proprietari.

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