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Il Medioevo va difeso

Non ho la presunzione di essere uno storico, sono solamente un curioso che ama la storia e non ho nel mio curriculum interviste a personaggi famosi o pubblicazioni da migliaia di copie. Ma quando ho letto sul Corriere della Sera di domenica 20 settembre l’anticipazione di un volume di Aldo Cazzullo su Dante Alighieri, A riveder le stelle (Mondadori) ho avuto un sussulto. Si legge tra l’altro: “L’uomo medioevale pensava di sapere già tutto, perché tutto era già scritto nella Bibbia, al più in Aristotele e in Tolomeo. L’uomo rinascimentale si mette in viaggio, cerca, sperimenta, esplora”. Ora io non ho mai intervistato Jacques le Goff, ma ho avuto un maestro in storia come il prof. Marco Tangheroni che mi ha fatto amare questa materia da adulto quando ero già laureato in medicina e mi ha fatto scoprire un medioevo ricco di personaggi che cercavano di capire come era fatta la natura, l’uomo e tutto ciò che lo circonda. Le università nascono nel medioevo e, oltre alla medicina, la scienza medioevale comprende le scienze esatte (matematica, astronomia, statica e ottica) e la filosofia naturale che conservava le conoscenze arabe e greche e le trasformava in quell’eredità culturale che sarà alla base dello sviluppo della scienza in età moderna. Filosofia naturale, come descrive magistralmente Edward Grant in Le origini medioevali della scienza moderna (Einaudi), che fu essenzialmente razionale con filosofi che “ritenevano doveroso usare la ragione, e non ricorrere alla fede, nelle loro argomentazioni”. L’uomo medioevale “viaggia, cerca, sperimenta, esplora”. Ora, caro Cazzullo, ormai che il medioevo non erano secoli bui lo sanno anche i sassi, ma parlare del grande Alighieri con quel retropensiero, sicuramente non depone bene.

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