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Ore concitate in vista delle prossime scelte del capo dello Stato sul governo. E' in corso un incontro tra il leader della Lega, Matteo Salvini e il capo politico del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.

Fonti del Carroccio scommettono su un accordo a portata di mano. "La diamo al 75%", spiegano. Dal M5S filtra solo un "stiamo trattando". A cambiare le carte in tavola è stato prima il leader grillino che questa mattina ha detto di non avere veti su Silvio Berlusconi, ma di volere un governo a due e non con quattro forze politiche.

Contemporaneamente gli ambasciatori di Forza Italia sono al lavoro: far nascere un governo "giallo-verde" o tornare al voto? In attesa dei gruppi parlamentari, gli azzurri confermano la fiducia a Silvio Berlusconi, ma portano avanti la trattativa. L'appoggio esterno è fuori questione: Berlusconi lo ha ribadito anche ieri sera. Ma qualcuno, come Giovanni Toti, chiede una "astensione benevola" che permetta di formare un governo politico e aiutare Mattarella. La soluzione sarebbe quindi quella di andare all'opposizione e valutare di volta in volta il da farsi. "Berlusconi faccia nascere un governo, poi si conquisterà sul campo il riconoscimento", osserva anche Umberto Bossi.

Ma al momento i giochi sono tutt'altro che chiusi, anche se da parte del Cavaliere non c'è una chiusura netta. 

 Al centro il tentativo di un accordo per formare il nuovo governo. M5s e Lega hanno informato la presidenza della Repubblica che è in corso un confronto per pervenire ad un possibile accordo di governo e che per sviluppare questo confronto hanno bisogno di 24 ore. Intanto su proposta della capogruppo Bernini tutti i senatori di Forza Italia sono compatti e si rimette alle decisioni di Silvio Berlusconi per sbloccare lo stallo governativo. E' quanto si apprende a margine della riunione del gruppo azzurro di palazzo Madama.

"Confermo - dice il leader del Carroccio a Radio Capital - che ci provo fino all'ultimo. Ma nessuna pressione, nessuna voglia di dare consigli a nessuno. Ieri non ho sentito Berlusconi". "La mia posizione di oggi - ha sottolineato il leader del Carroccio - di oggi è quella di due mesi fa: lavoro a un governo che premi il voto degli italiani". "Ci sono ancora due veti incrociati, non è cambiato niente. Io in mezzo, nessuno dice no alla Lega". "Non esistono - ha evidenziato ancora - governi neutrali. L'unica eccezione che dico a Mattarella è che se voleva un governo che non aveva i numeri doveva mandare il mio...Avrebbe comunque numeri più ampi di questi". "Belloni - ha detto inoltre a proposito della segretaria generale della Farnesina data in pole per un incarico da parte del capo dello Stato -  non la conosco, sarà la migliore persona del mondo, ma se è un'esponente ministeriale che ha ottimi rapporti con Bruxelles la trovate in sintonia con gli elettori che hanno scelto il cambiamento?". 

l leader del Carroccio ha fatto pressing per tutta la mattinata senza sosta su Berlusconi. Il Cavaliere, si apprende, è in continuo contatto da Milano con i suoi più stretti collaboratori, a partire da Gianni Letta. E oggi avrà un nuovo pranzo di famiglia ad Arcore che diventerà un'altra occasione di confronto sul tema. Sul piatto della trattativa per consentire il via libera da parte di Fi all'Esecutivo M5s-Lega ci sarebbero anche ministri graditi al Cav, nomine pesanti in Rai e nelle principali commissioni parlamentari politiche. In ambienti azzurri sono state apprezzate le parole del leader M5s che parla per la prima volta di "nessun veto" nei confronti di Berlusconi.

E se il capo del Carroccio ribadisce "ci provo fino all'ultimo" ma fa sapere ancora una volta che non 'mollerà' Berlusconi, Di Maio fa sapere che non ci sono 'veti' nei confronti del Cav ma ribadisce di voler cercare un'intesa solo con la Lega. Ma a stretto giro arriva la replica azzurra: "Non possiamo dare un appoggio esterno a un governo M5S-Lega perché non possiamo accettare esclusioni di principio. Mi auguro si possa arrivare ad avere un governo politico guidato dal centrodestra. Se così non sarà, non si può votare in piena vacanza. E' giusto votare a fine settembre", ha detto il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani a raio Anch'io. 

"Non è un veto su Berlusconi; è una volontà di dialogare con la Lega. Punto". Così Luigi Di Maio capo politico del M5S risponde a chi gli chiede se il Movimento ponga un veto su Forza Italia ed il suo leader. "Noi - spiega ai cronisti in Transatlantico - vogliamo fare un governo che preveda due forze politiche e non quattro. Perché lo abbiamo visto cosa succede quando si fanno i governi a quattro o a cinque forze politiche. Abbiamo detto: andiamo avanti insieme per un governo del cambiamento. Qual è il veto? Nessuno", conclude.

Se si tornasse a votare l'8 luglio, la prima seduta delle nuove Camere nella diciannovesima legislatura si terrebbe lunedì 23 luglio. Se le Camere venissero invece sciolte entro la metà di settembre, la finestra per tornare al voto sarebbe tra la fine di ottobre e la fine di novembre: in questo lasso temporale dovrebbero tenersi elezioni regionali in Trentino ed in Basilicata. Se così fosse, l'Italia voterebbe per la prima volta per le Politiche in autunno: fino ad ora le elezioni si sono sempre tenute tra marzo e giugno tranne che nel 2013, quando si voto' il 24 e 25 febbraio.

Il Parlamento deve essere sciolto dal presidente della Repubblica tra i 45 ed i 70 giorni prima della data fissata per le elezioni Politiche. Per avere il minimo di 45 giorni previsto, così da consentire il voto l'8 luglio, dunque, le Camere andrebbero sciolte al massimo il 24 maggio.

Le nuove elezioni politiche a luglio sarebbero una doppia novità. Per la prima volta, infatti, gli italiani sarebbero chiamati alle urne in estate inoltrata (in passato si è votato al massimo il 27 giugno). E sarebbe anche la prima volta di due elezioni politiche nello stesso anno. Per non parlare del record della legislatura più corta, che sarebbe frantumato: nel 1994 e nel 1996 le Camere furono sciolte dopo appena due anni, questa volta si tratterebbe di una manciata di mesi. 

Tuttavia, il Ministero dell'Interno ha in più occasioni fatto rilevare che affinché la macchina elettorale proceda spedita e senza intoppi, tra lo scioglimento ed il voto di giorni ne servono almeno sessanta: il che vorrebbe dire sciogliere le Camere mercoledì prossimo, 9 maggio. A rallentare il complesso ingranaggio del procedimento elettorale sono soprattutto gli adempimenti relativi al voto degli italiani all'estero, che si esercita per corrispondenza. 

"Certo, sarebbe un grosso problema, credo di sì". Così il capogruppo della Lega alla Camera, Giancarlo Giorgetti risponde a chi gli chiede se l'eventuale appoggio di Berlusconi al governo 'neutrale', a suo giudizio, segnerebbe la fine dell'alleanza di centrodestra. 

"Oggi, domani, nei prossimi giorni e i prossimi mesi continueremo i nostri sforzi per cercare quelle soluzioni possibili per far nascere un governo politico voluto dagli italiani: continuiamo a chiedere a Silvio Berlusconi un gesto di responsabilità in modo da permettere la nascita di questo esecutivo". 

Proposta "irricevibile", replica Maria Stella Gelmini, capogruppo Forza Italia alla Camera, parlando con i giornalisti al Senato. "Oggi - prosegue - chiedere a FI di dare l'appoggio esterno mi pare una domanda malposta che non può che avere una risposta negativa".

"Volevo capire se Salvini c'era o ci faceva e per 55 giorni ho provato a proporgli un governo assieme. L'unica cosa che gli ho chiesto è staccati da Berlusconi ma lui ha preferito Berlusconi a tutto questo. Ne risponderà alla storia e agli italiani soprattutto alle prossime elezioni perché se si sta andando al voto è perché lui ha scelto la restaurazione alla rivoluzione". Lo afferma il leader del M5S Luigi Di Maio ai microfoni di "Non Stop News", su Rtl 102.5.

E sulla possibilità di un'intesa di governo tra M5S e Lega dopo le nuove elezioni: "Se Salvini si ripresenterà in coalizione con Berlusconi saremo punto e daccapo. Queste coalizioni non nascono per un'ideale ma per fini elettorali", spiega Di Maio.

"Il mio rapporto con Salvini? Mi ricorda quello stato di Facebook, una relazione complicata. La Lega è una forza con enormi potenzialità ma se non è libera non può fare nulla per questo Paese. Sarà interessante vedere questo signore in campagna a dire "io voglio cambiare questo Paese" con Berlusconi", sottolinea Di Maio.

"Io sono sempre stato onesto e lineare anche con il Quirinale. Noi un governo neutrale non lo votiamo perché significherebbe portare al governo persone che non hanno una connessione con la popolazione e rischierebbero solo di far quadrare i conti con un effetto simile a quello del governo Monti".

Giovedì Mattarella aprirà a Firenze The State of the Union e sarà al centro della politica europea, con il presidente della Commissione Ue Juncker e Tajani. Anche se nessuno si congratulerà con lui per aver sventato il rischio di un governo Salvini, probabilmente immagina che molti in Europa hanno tirato un respiro di sollievo.

Al Colle sanno bene anche quanto Salvini non piaccia agli americani, che non gli perdonano le posizioni pro-Russia, anche contro le sanzioni, viste come una «sudditanza», ben diversa dal rapporto alla pari tra Putin e il Cavaliere.

Il sospetto lo getta là Matteo Salvini, su Facebook: «Spero che dalle parti del Quirinale o di Bruxelles o di Berlino o di Parigi qualcuno non si faccia idee strane facendo telefonate strane».

Il leader della Lega evoca lo spettro di un complotto europeo per non fargli avere l'incarico di formare un governo. Di veti da parte di Juncker, della Merkel, di Macron e chissà chi altri.

Secondo Anna Maria Greco editorialista del "Il Giornale" scrive che qualcuno si sia mosso in Europa per ostacolarlo, facendo pressione su Sergio Mattarella, non risulta. Mentre è certo che il Capo dello Stato non lo ami proprio, non ne condivida toni e giravolte. Pare che ieri l'abbia mandato su tutte le furie il fatto che nelle dorate stanze del Quirinale si andato con spirito costruttivo, chiedendo una chance di formare un esecutivo di centrodestra e appena fuori abbia invocato ancora urne subito. «O ce la faccio oppure meglio tornare da voi, al voto, mi rifiuto di pensare a un governo col timbro di Bruxelles».

Il vecchio spirito democristiano del capo dello Stato, quello della politica come mediazione e compromesso, inevitabilmente si scontra con gli ultimatum del leader leghista. E molto lo ha innervosito in questi giorni delicati il suo resuscitato antieuropeismo, sempre urlato. L'alternativa al mio governo, diceva, «è uno nominato con un fax da Bruxelles, vale a dire un Monti bis»,«servo» e «telecomandato» dall'Ue, formato da «signor sì a Bruxelles». E annunciava: «Voglio guidare un governo che cominci a dire no alle eurofollie e metta al primo posto l'interesse dell'Italia». Perché il potere europeo, per Salvini, è «l'anticamera di una dittatura che si permette di entrare nel merito delle scelte dei singoli Stati» e «la bozza di bilancio della Commissione Ue va rigettata in toto».

Un florilegio che, anche senza aver ricevuto telefonate minatorie internazionali, rafforza in Mattarella una certezza: il personaggio non è affidabile per i leader europei, come per lui. A Bruxelles potevano accettavano in un'alleanza con Forza Italia, in cui Silvio Berlusconi garantiva il rispetto dei patti Ue e la moderazione sul resto, mentre ora il quadro è ben diverso con una coalizione a trazione leghista e gli azzurri in minoranza. Il tema che sta a cuore a Salvini è l'immigrazione e l'Ue spera in un premier che aiuti a contrastare gli estremismi del Gruppo di Visegrád, non che li condivida, come l'alleata Giorgia Meloni che in campagna elettorale ha incontrato il premier ungherese Orban. Detto questo, Orban fa parte del Ppe come Fi e Salvini no, ma nessuno dei popolari pare abbia avanzato critiche sul leghista. Là il presidente azzurro del Parlamento europeo Antonio Tajani è il vero referente per la politica italiana.

 

 

 

 

 

Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno ribadito l'unità del centrodestra e l'intenzione di chiedere un incarico di governo per la coalizione che ha raccolto più voti alle elezioni del 4 marzo. Matteo Salvini su questo punto, subito dopo il colloquio con Mattarella è stato chiarissimo: "Siamo disponibili a dar vita ad un governo per risolvere i problemi degli italiani. Confidiamo che Mattarella ci dia modo di trovare una maggioranza in Parlamento".

Il leader leghista davanti insieme a Berlusconi e Giorgia Meloni ha ribadito che "la coalizione spera di trovare una maggioranza in Aula". Insomma il centrodestra di fatto in modo compatto ha chiesto al Colle l'incarico per la formazione di un nuovo esecutivo. Viene dunque totalmente respinta la mossa dei Cinque Stelle che avevano espresso nuovamente il veto su Forza Italia e su Berlusconi. Un'offerta quella dei Cinque Stelle che ha creato qualche tensione della coalizione nel corso della notte dopo il vertice a palazzo Grazioli. 

Di fatto con il nuovo vertice di questa mattina, il centrodestra ha sciolto i nodi e ha trovato la quadra per una posizione chiara e comune: "L'incarico spetta noi". Un messaggio che adesso rovescia il fronte e mette ai margini Di Maio...

"Confidiamo che il presidente della Repubblica ci dia modo di trovare una maggioranza, che contiamo di poter trovare mettendoci in campo personalmente perché stanti così le cose la nostra coalizione rappresenta l'ambizione e la speranza di 60 milioni italiani. Confidiamo di poterci mettere nelle prossime ore finalmente a lavoro". Lo dice Matteo Salvini, a nome della delegazione del centrodestra, al termine delle consultazioni. 

I primi a salire al Quirinale sono stati gli esponenti del Movimento cinque stelle. Di Maio ha chiuso a governi tecnici e ha evidenziato che 'se c'è la buona volontà è ancora possibile un governo politico'. Il centrodestra è salito al Colle dopo un vertice in mattinata a Palazzo Grazioli. Il centrodestra, secondo quanto si è appreso, chiederà al Quirinale un mandato per andare in Parlamento a verificare la maggioranza.

"Oggi siamo in un'altra fase e io ho detto, ma su questo punto la Lega lo sapeva già, che io sono disponibile a scegliere con Salvini un premier terzo che possa rappresentare un contratto di governo con reddito cittadinanza, abolizione Fornero, e una serie di misure anti-corruzione", ha ribadito Di Maio al termine dell'incontro. "Quando dico - ha detto inoltre - vogliamo fare un contratto con la Lega stiamo considerando una forza politica: la novità è che siamo disposti a trovare un presidente del Consiglio insieme. 

Se abbiamo eletto delle cariche istituzionali è bene che continuino a fare le cariche istituzionali"."Se non ci sono condizioni per governo politico - ha detto ancora - consapevole dei problemi degli italiani e che non faccia solo quadrare i conti, allora per noi si deve tornare al voto nella consapevolezza che sarà un ballottaggio: ora è chiaro che ci sono due realtà politiche che competono per governo di questo Paese e gli italiani sceglieranno". 

"No a incarichi al buio, no a trasformismi, no a soluzioni politiche raffazzonate, si a uno sforzo super partes". Lo ha detto il reggente del Pd Maurizio Martina dopo le consultazioni al Quirinale col presidente Mattarella. "Noi - ha detto ancora - abbiamo confermato al presidente della Repubblica piena fiducia nella sua iniziativa che supporteremo fino in fondo".

Dopo le quattro saranno ricevuti Leu, le Autonomie e i gruppi misti di Camera e Senato. Alle 17.30 e alle 18 saranno sentini, infine i presidenti delle Camere.

 

 

 

 

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