In primis, noi diciamo che il Sud d’Italia non riesce, ancora, a togliersi di dosso il peso della crisi economica. Vediamo perché. Il Pil procapite, dal 2007 al 2015, è giù del 10,8%, ovvero, da Euro 28.699 a 25.586 euro; e in 7 anni gli occupati sono calati del 6,31%, pari a meno 80.425 unità lavorative. In particolare, le Regioni: Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, nei passati sette anni, hanno perso più occupati (Cfr. una ricerca del Centro Studi Impresa-Lavoro, basata su dati dell’Istat). Ma c’è di più. Il Sud sta pagando più duramente il peso della crisi economica, anche, a causa delle sue fragilità infrastrutturali, (il Salento, sempre più distante, dal Nord) e del patrimonio storico culturale, non sempre, oggetto di attrazioni turistiche. A questo punto, vediamo quali sono le promesse della Politica nazionale. Il Consiglio del Ministri ha dato il via libera al Def(Documento di economia e finanza) con il quale, ha promesso che “Lo sviluppo del Sud è una priorità”, investendo 47,5 miliardi di euro sulle infrastrutture. Ora, però, ad onor del vero, dobbiamo, anche, dire: al Sud, questa promessa di crescita, incrocia freni e ostacoli procedurali; in una recente relazione della Commissione europea è risultato che il Mezzogiorno ha una pagella negativa, in materia di burocrazia, tempi lunghi delle procedure e conteziosi giudiziari. Tuttavia, vediamo su cosa, la Politica nazionale, deve puntare il suo Def: nel Salento, alcuni giovani stanno provando al, boom turismo, chiedendo, tempi certi, per i loro progetti, su strutture alberghiere e masserie; ancora, investire in alta formazione: ci sono aziende, nel Sud, che operando nel settore turistico e in altri settori- richiedono alte qualificazioni, del personale, alle scuole professionali e alle università.