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"'Frau Merkel resti ferma' è il titolo di un articolo di Die Welt che denigra l'Italia. Frau Merkel deve invece condannare questo articolo e dimostrare che la Germania e l'Unione europea non si fanno guidare da stereotipi inaccettabili come quello degli italiani mafiosi. E' scandaloso che la stampa tedesca si scagli in questo modo barbaro contro l'Italia, un Paese che sta lottando duramente per sconfiggere la pandemia e non essere schiacciato dalla crisi economica.

L’ultima dimostrazione che qualcosa si sta incrinando pericolosamente nei rapporti tra Stati membri è fornita dall’emergenza coronavirus. A parole, ad esempio, tutti si sono dimostrati vicini all’Italia così duramente colpita dalla questa malattia. Il nostro Paese sta affrontando una battaglia complicata praticamente con l’aiuto di nessuno, se si esclude un prezioso sostegno della Russia.  

Ci aspettiamo una ferma presa di distanza e scuse pubbliche ma, soprattutto, ci aspettiamo forme concrete di sostegno e solidarietà dal governo tedesco. Basta egoismi, basta calcoli propagandistici legati agli equilibri politici interni: se l'Europa unita esiste, questo è il momento di dimostrarlo. La stragrande maggioranza degli italiani è gente per bene, che sta affrontando sacrifici enormi e che si rimbocca le maniche. Quello che chiediamo sono i mezzi necessari per far ripartire l'economia, ferma a causa del Coronavirus". Lo afferma Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.  

"Un'affermazione vergognosa e inaccettabile. Spero che il governo tedesco ne prenda le distanze. L'Italia piange oggi le vittime del Coronavirus, ma ha pianto e piange le vittime della mafia. Non è per fare polemica ma non accetto che in questo momento si facciano considerazioni del genere". Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato a Uno Mattina, in merito ad un articolo del quotidiano Die Welt, secondo il quale la mafia starebbe aspettando gli aiuti europei.

"Noi non vogliamo che altri Paesi paghino i nostri debiti, l'Italia i propri debiti li ha sempre pagati. Vogliamo creare le condizioni di mercato affinché si possano spendere tutti i soldi che servono per le infrastrutture, quindi in lavoro, in innovazioni tecnologiche", ha aggiunto, in merito alla trattativa in corso nell'Unione europea, dove, ha sottolineato, "si sta decidendo se l'Italia può spendere tutti i soldi che servono per aiutare giovani e meno giovani".

"'Italiani (mafiosi) da tenere sotto controllo con la Commissione europea'. Vergognatevi, a Berlino e a Bruxelles sciacquatevi la bocca prima di parlare di Italia e chiedete scusa!". Lo scrive su twitter Matteo Salvini commentando un articolo del quotidiano Die Welt, secondo il quale la mafia starebbe aspettando gli aiuti europei.

"Inaccettabile quanto scrive il Die Welt: ci sono migliaia di morti e non abbiamo alcuna responsabilità. Purtroppo un tedesco si è infettato ma non diamo certo alcuna colpa alla Germania. Che c'entra mettere in mezzo la mafia?". Lo afferma il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani a Tgcom24

"Secondo il quotidiano tedesco Die Welt "la mafia aspetta soltanto una nuova pioggia di soldi da Bruxelles e quindi gli italiani devono essere controllati dalla Commissione europea".Per questi signori siamo un popolo di mafiosi che va tenuto d'occhio per impedirgli di rubare i loro soldi.E noi dobbiamo rimanere in Europa per mantenere la ricchezza di Germania,Olanda e Austria per essere trattati così?". È quanto dichiara Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d'Italia.

"Quando ci sono da prendere decisioni, mettersi in discussione, il DieWelt tira fuori il peggio della propaganda anti italiana. Spero Berlino prenda le distanze. Qualche Stato Ue non vuole aiutare? Abbia il coraggio di dirlo senza insinuare. Sapremo come muoverci. #Eurobonds". Lo scrive su twitter il presidente della commissione Politiche dell'Unione Europea Sergio Battelli (M5S).

Unione europea unita e solidale? A parole sì. Nei fatti concreti, però, di quello spirito di amicizia e collaborazione tra Paesi membri, soprattutto nei momenti difficili, non si ha traccia. "Unita nelle diversità" è il motto della Ue che indica come gli europei operino insieme per la pace e la prosperità e che le molte e diverse culture, tradizioni e lingue presenti in Europa costituiscono la ricchezza del continente.

Le migliaia di morti e gli ospedali al collasso sono i risultati visibili di una guerra dichiarata da un nemico invisibile e che ha sconvolto l’Italia. Messo in ginocchio, il nostro Paese ha risposto con coraggio, unità e solidarietà. Ma da solo sarà difficile continuare la battaglia. Soprattutto perché in un imminente futuro le conseguenze economiche provocate dall’emergenza sanitaria si faranno sentire con tutta la loro forza.

E non solo in Italia. Ci sarebbe bisogno di un piano comune per superare la crisi,  ma la l'Europa non c’è. O meglio, c’è ma si sta sgretolando. Confindustria ha lanciato l’allarme per il nostro Pil spiegando che nel 2020 potrebbe calare di oltre 6%. Un vero disastro. Per evitarlo servono azioni concrete e immediate. La situazione è grave e serve un fronte comune europeo. Ma quello che sta emergendo in questi giorni sono le spaccature fra Stati membri.

Come ben noto l’Italia spinge al massimo sugli eurobond e respinge il Mes. I falchi del nord Europa, con in testa la Germania, pretendo il Mes. Posizione supportata con forza anche dall’Olanda. All’Eurogruppo si discute ma fino ad ora tante parole e pochi fatti. Il rischio è che la Ue possa davvero disgregarsi. Ma può, ad esempio la Germania imporre la sua linea a danno di Paesi come l’Italia che stanno soffrendo pesantemente per l’emergenza?

Il premier Conte, che non può essere accusato di anti-europeismo, ha alzato la voce e, al giornale Bild, ha affermato che "in Germania potete avere tutto lo spazio fiscale che volete ma non potrete mai pensare di affrontare un'emergenza sanitaria, economica, sociale di così devastante impatto con il vostro spazio fiscale". "È nell'interesse reciproco - ha precisato - che l'Europa batta un colpo, che sia all'altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sè ma impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivo".

Mentre l’Eurogruppo continua a discutere su quali strumenti mettere in campo per sostenere le economie dei Paesi membri dell’Ue, dall’Olanda arriva un segnale fortissimo. Il parlamento olandese ha infatti approvato due risoluzioni che sollecitano il governo a imboccare una strada ben precisa. Con la prima il ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, viene esortato a non accettare gli Eurobond per nessun motivo; con la seconda si chiede esplicitamente all’esecutivo locale di non cedere sulle condizionalità del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

La linea dell’Olanda è chiara: che l’Italia e tutto il fronte anti rigorista smettano di sperare in soluzioni facili, perché i governi del Nord non hanno alcuna intenzione di smezzare debiti o mostrare solidarietà verso partner “inadempienti” e profondamente indebitati. Certo, le mozioni presentate dal partito anti Ue, Forum per la democrazia (FvD) e da una formazione trasversale di deputati non sono vincolati. Eppure, entrambe, contribuiscono a dare un indirizzo politico ben preciso al governo olandese, che sarà impegnato oggi all’Eurogruppo per la ripresa dei negoziati..

Ho chiesto a Conte di chiedere sanzioni per paesi, come l'Olanda, che fanno paradisi fiscali". A dirlo è il leader di FdI, Giorgia Meloni che, in un’intervista a Mattino Cinque, ha definito “intollerabile farsi fare la morale da gente che in Europa fa paradisi fiscali

La Meloni ritiene che il premier Giuseppe Conte faccia bene a tenere il punto e spera che “vada sino in fondo”. “In tal caso – aggiunge - FdI sarà al suo fianco”. Il presidente di Fratelli d'Italia ha ribadito la sua contrarietà al Mes che vede solo come “uno strumento per commissariare la politica economica e costringerci a manovre lacrime e sangue". Il Mes senza condizioni è impraticabile perché le condizioni "ci sono e fra sei mesi ci sarebbe la fregatura".

Resta poco chiara, invece, la minaccia del premier di “andare da soli ma ci sono nostre proposte e deve cominciare ad ascoltarci". Finora, infatti, il clima di collaborazione che l’opposizione sperava si instaurasse con la cabina di regia non c’è mai stato, anzi “è stato un bluff”, dice il leader di FdI che ha confermato il voto contrario al dl Cura Italia. In merito, invece, all’ultimo decreto “mi pare di capire che è uscito, se va bene questa mattina, almeno una parte, e quindi nessuno l'ho ancora letto”, dice la Meloni che si è avvalsa la facoltà di prendere una posizione solo dopo aver letto il contenuto del provvedimento. “Sono abituata a leggere i testi prima di decidere se sono testi che mi piacciono oppure no", spiega.

Nell'intervista rilasciata a Libero, il segretario generale dell'Ugl ha voluto fare chiarezza sui pericoli concreti che potrebbero verificarsi qualora il governo aderisse alla trappola del Mes, pur in presenza di condizionalità attenuate: "Chinerebbe completamente la testa di fronte all'Europa delle banche e della grande finanza". Sarebbe da intendersi come una cessione di sovranità che consegnerebbe l'Italia "al rischio sempre più concreto di ulteriori tasse sul patrimonio e di nuovi tagli ai servizi essenziali". Perciò ha invitato l'esecutivo giallorosso a invertire rotta e a preoccuparsi di "difendere gli interessi nazionali da chi intende mettere le mani sulla ricchezza e sul patrimonio degli italiani".

Capone ha sottolineato che dallo stato attuale bisogna uscire mediante "una dimostrazione chiara di solidarietà da parte dei partner europei", anche perché le imprese italiane sono soggette ai limiti del nostro sistema produttivo, tra cui la tassazione record e la folle burocrazia. "Occorre essere consapevoli che tutto il sistema-paese sta affrontando una corsa per la sopravvivenza", ha concluso...
 
 
 
 
 
 

L’Unione ha fallito l’ennesimo appuntamento con la storia: la crisi continua e Bruxelles è paralizzata. Emerge sempre di più la consapevolezza che toccherà ai singoli governi nazionali farsi carico della parte più consistente della risposta, sperando nell’efficacia del piano di acquisti della Bce e nelle risorse garantite da istituzioni affidabili come la Bei. Il summit dell’Eurogruppo, una volta di più, ci ricorda come davanti alle crisi la responsabilità maggiore dell’Unione non sia legata agli errori ma alla tendenza all’inazione.

L’Europa è spaccata e anche la Commissione di Ursula von der Leyen risulta estremamente polarizzata. L’esecutivo Ue si divide tra i portavoce dei Paesi rigoristi la stessa von der Leyen più gli esponenti dei Paesi baltici e dell’Austria e l’asse italo-francese costituito da Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che hanno proposto un piano di rilancio molto simile alla proposta del presidente francese Emmanuel Macron.

L’Eurogruppo si è diviso sulla necessità di un intervento comune, sulle modalità con cui renderlo operativo e sulle opzioni per il finanziamento. Il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra ha duramente ricusato l’ipotesi di una solidarietà intereuropea anche con risorse già esistenti, mentre non rappresenta che una goccia d’acqua nel deserto l’ipotesi di intervento della Banca europea degli investimenti, che pure ha agito con prontezza e offrirà garanzie per prestiti alle imprese da 200 miliardi di euro

La Lega, con Salvini che è pronto a denunciare il premier: "Se il governo italiano, senza aver avuto l'ok del Parlamento e quindi dei cittadini, procederà con il Mes, lo farà al di fuori della legge e del buon senso, mettendo a rischio i risparmi, i beni, il lavoro e il futuro degli italiani". "La Lega – promette Salvini - si opporrà in ogni sede e con ogni mezzo a questo attacco al nostro Paese".

"No al Mes, sì a buoni del Tesoro 'Orgoglio Italiano’, ad alto rendimento o con fiscalità di vantaggio, destinati agli italiani che possono e vogliono investire nel futuro del Paese, senza ipotecare risparmi, lavoro e vita come accaduto purtroppo in Grecia", è il concetto, ribadito su Facebook dal leader leghista anche stamattina, mentre ieri Claudio Borghi, economista e deputato della Lega ha scritto una lettera al presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno

Nella missiva c’è un altolà al governo italiano: "La legge richiede che il Parlamento sia coinvolto in ogni negoziato e accordo raggiunto con le istituzioni, come per il Meccanismo europeo di stabilità, ma l'esecutivo italiano non si attiene a questa norma, visto che sta trattando e discutendo il ricorso dell’Italia al MES". Da qui l’avvertimento al ministro delle Finanze portoghese: "Qualsiasi accordo sottoscritto dal governo italiano deve essere considerato nullo, per mancanza di autorità e rappresentanza".

Borghi, vale anche per le eventuali "condizionalità presenti e future". Sentito da La Verità l’economista denuncia come l’ultima volta che si è parlato dell’eventualità di ricorrere al Mes è stato quasi un mese fa, durante un’audizione in videoconferenza con il ministro Roberto Gualtieri. La posizione di via XX Settembre, ricorda Borghi, era, in sostanza, quella di un ricorso alle linee di credito del Fondo, solo nel caso in cui fossero state messe a disposizione senza condizionalità.

L’Italia chiede l’accesso alle linee di credito "con l'impegno a rispettare il quadro macro-economico del semestre europeo", ma "senza riforme o austerità", mentre i Paesi del Nord Europa, capeggiati dall’Olanda, spingono per una "condizionalità in due fasi": risorse senza condizioni in un primo momento, ma poi l’austerity per tornare "ad una situazione macro-economica stabile".

Il tema del ricorso al Mes infiamma anche il dibattito interno. Possibilista l’ex premier Enrico Letta, che come il collega Mario Monti spinge per un "compromesso accettabile", pur escludendo l’ipotesi di uno scenario "Grecia". Tra i favorevoli anche i parlamentari di Italia Viva, come Luigi Marattin, economista che chiede il ricorso al Fondo Salva Stati nell’immediato, con "condizionalità leggere".

Sulle barricate invece, ci sono i grillini che per ora sembrano dettare la linea nell'esecutivo. Stamattina il ministro degli Affari Europei, Vincenzo Amendola, su Rainews24 ha chiuso le porte al Mes: è "uno strumento inadeguato", così l'ha definito, per affrontare la crisi economica generata dalla pandemia. "Ci sarà bisogno e c'è bisogno anzitutto di strumenti nuovi", ha aggiunto.

Nel corso di una lunga intervista al quotidiano Il Messaggero, l'ex ministro dell'Economia ha subito inchiodato i giallorossi e il loro decreto legge. Sulla carta quella dell'Italia sarebbe una delle manovre più grandi d' Europa ma ci sono molte zone d'ombra che ne ridimensionano il giudizio. La prima: "Questo decreto – spiega Tremonti - ha prodotto subito un effetto annuncio, ma sarà molto dopo che produrrà forse i suoi effetti sostanziali. Per una grossa parte il decreto presuppone il passaggio a Bruxelles per l'approvazione".

Tremonti - è certo che ci saranno tanti di quei cambiamenti, e sostanziali, da paralizzare la manovra. Da quando la bozza, che oggi è ancora un fantasma, sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e poi infine approvata, passeranno più di 60 giorni. In casi come questo il tempo è strategico. Anzi vitale”. Il confronto con l'estero è impietoso: "Per essere chiari, in altri Paesi la pandemia è arrivata dopo, ma l' aiuto economico alle imprese è già arrivato".

Per quanto riguarda il contenuto del decreto, Tremonti fa notare l'astrattezza del piano italiano: "Trecento miliardi prima, 400 miliardi oggi, lottizzati tra il Ministero dell' Economia e quello degli Affari esteri, effettivamente cubano la più grande manovra della storia italiana e d' Europa. Messa giù così, se vai in Europa a chiedere gli eurobond, puoi aspettarti che una rauca voce nordica ti dica: ma se hai già tutti questi soldi, perché ne vuoi ancora?". E qui arriviamo al punto: "Un conto è parlare in televisione in Italia, dire che hai una enorme potenza di fuoco. Un conto è il giorno dopo in Europa. Tanto è vero che hai costruito procedure complicate proprio per non spenderli".

Sale la tensione in vista della riunione-chiave dell’Eurogruppo, in programma domani martedi. Inizialmente schierata a fianco dell‘Italia – dopo il ruolo di mediazione con la proposta del Fondo europeo – la Francia è tornata a strizzare l’occhio alla Germania con i due Paesi che avrebbero trovato un’intesa sugli strumenti che l’Unione Europea dovrà usare per fare fronte all’emergenza coronavirus.

Secondo la bozza dell’accordo,  visionata dall’agenzia tedesca Dpa, i ministri dell’Economia dei due Paesi, Le Maire e Scholz, si presenteranno con una posizione comune dando semaforo verde a tutte le misure a breve termine, incluso l’utilizzo del Mes con condizionalità molto alleggerite. A supporto il credito della Banca europea degli investimenti, che ha proposto un nuovo piano da 25 miliardi per offrire alle imprese europee liquidità per investimenti fino a 200 miliardi, e il fondo Sure per i cassintegrati.

Prosegue anche il pressing del Premier che marca stretto l’Europa. E nella replica alla lettera inviata dalla Presidente della Commissione UE von der Leyen – che poche ore prima aveva chiesto scusa al nostro Paese per il ritardo con il quale si era mossa l’Europa – torna a chiarire un concetto, proprio in vista della prossima decisiva riunione: “Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato, scrive Conte.

Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. E’ il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio”, sottolinea Conte secondo il quale il 2020 sarà un vero e proprio spartiacque nella storia della UE

L'Eurogruppo di martedì rappresenta una giornata cruciale non solo per comprendere come reagirà l'Unione europea alla imminente crisi economica provocata dal Covid-19, ma anche per il futuro stesso dell'Ue, forse mai così in bilico come nell'ultimo periodo.

Il sentimento degli italiani verso il progetto europeo è stato segnato da un graduale disammoramento. Come riporta La Repubblica, infatti, dal 2000, in un solo decennio, la fiducia verso l'Ue è crollata di ben 20 punti percentuali. Si è ridotta al 37%, nel 2011 (secondo le indagini sul Rapporto fra gli Italiani e lo Stato, di Demos-Repubblica). E oggi, per via del coronavirus, si è ridotta ancora, arrivando al 30%. Sul banco degli imputati la Germania e i Paesi del Nord Europa e del rigore, tra cui l'Olanda. 

Anche il Financial Times si chiede se il coronavirus porterà l'Italia lontano dal progetto europeo: "L'Ue ha un fondo di salvataggio chiamato meccanismo europeo di stabilità che i Paesi possono utilizzare" scrive il quotidiano a proposito del Mes. "Ma nonostante le assicurazioni da parte dell'amministratore delegato dell'Esm, Klaus Regling, molti italiani temono che i prestiti da parte dell'istituzione presentino condizioni difficili per il paese. A molti sembra che il loro Paese sia stato punito per un disastro che era al di fuori del suo controllo".

Inutile girarci attorno: gli italiani sono sempre più delusi dall'Unione europea e dalla scarsa solidarietà mostrata dai Paesi europei in questa fase di grave emergenza sanitaria per via del Covid-19

I ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz in un editoriale pubblicato La Stampa, sottolineano che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è scusata ufficialmente con l'Italia, ammettendo che "in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria" e che ora l'Unione europea sarà a fianco del nostro Paese. In queste settimane, infatti, la fiducia degli italiani nei confronti dell'Ue è letteralmente crollata: secondo un sondaggio condotto da Tecné lo scorso 13 marzo, la maggior parte degli italiani (67%) riteneva che far parte dell'Unione europea rappresenti uno svantaggio. Solo un anno e mezzo fa (novembre 2018) la percentuale era molto piu’ bassa (47%). Contestualmente era diminuita anche la percentuale di chi vedeva nell’Europa un’occasione vantaggiosa per l’Italia: nel novembre 2018 erano il 37%, a metà marzo il 21%.

Intanto a Berlino lo sanno benissimo e così, anche per ingraziarsi le opinioni pubbliche dei Paesi del sud europa, i ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz hanno deciso di pubblicare un editoriale (in edicola domani) su cinque giornali di altrettanti stati membri. Per l'Italia è La Stampa, che ne anticipa anche parte dei contenuti. I ministri del governo di Angela Merkel ammettono che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" ma che la La Germania è pronta a fare la sua parte non solo sostenendo la proposta di allentare i criteri del patto di stabilità, ma estendendo "il programma di acquisto di titoli di Stato e di stanziare somme miliardarie provenienti dai fondi straordinari del bilancio Ue".

Inoltre, aggiungono Maas e Scholz nel loro editoriale, per stabilizzare i Paesi più colpiti dalla crisi "bisogna agire in modo rapido e non complicato". La proposta di Maas e Scholz è dunque quella di provvedere a "sufficiente liquidità in tutti gli Stati Ue" in modo da non far dipendere "la tutela dei posti di lavoro dagli umori degli speculatori". L'importante, spiegano da Berlino, "è che i mezzi finanziari non siano vincolati a condizioni inutili", pena "la ricaduta nella politica dell’austerità" subito dopo la crisi che "porterebbero a una disparità di trattamento di singoli Stati membri". I ministri tedeschi difendono il Mes, il meccanismo europeo di stabilità, che a loro dire "mette a disposizione i mezzi senza bisogno di troika, controllori o commissioni", ma va adeguato "in modo ragionevole".

Paolo Gentiloni e Thierry Breton fanno asse contro la crisi del coronavirus. Il commissario italiano agli Affari Economici e quello francese all’Industria rilanciano pubblicamente una proposta da loro elaborata per dotare la Commissione di Ursula von der Leyende gli strumenti adatti per fronteggiare lo tsunami economico in corso per mezzo di un editoriale pubblicato da diversi quotidiani europei, tra cui il Corriere della Sera.

Secondo i due commissari tre sono i principi chiave da seguire: “Nessun Paese deve essere lasciato indietro; nessuna economia può restare la vittima isolata della pandemia; tutti gli Stati membri devono avere un accesso equo e in condizioni simili al debito necessario per finanziare i loro piani”. Propositi che interiorizzano una visione estremamente diversa da quella del fronte del rigore di ispirazione tedesca e che ha nell’Olanda di Mark Rutte il suo maggior sostenitore

La proposta di Gentiloni e Breton rilancia e amplia l’iniziale piano del presidente francese Emmanuel Macron, che tra stanziamenti Bce (750 miliardi di euro), fondo anti-disoccupazione Sure (100 miliardi) e nuovi strumenti proponeva di portare a 1.300 miliardi di euro il maxi-pacchetto europeo anticrisi. Ora sul piatto si punta a mettere tra gli 1,5 e gli 1,6 trilioni di euro che, nell’intenzione dei commissari, dovrebbero rappresentare l’equivalente europeo dello stanziamento tedesco da 356 miliardi approvato dal Bundestag, corrispondente al 10% del Pil

L’ultimo colpo basso all’Italia secondo Andrea Indini  nel suo blog arriva nella trattativa sugli aiuti per l’emergenza economica scatenata dall’epidemia da coronavirus. Mentre nelle nostre città muoiono a migliaia, a Bruxelles si sono messi a litigare su quanti soldi in più si possono spendere per salvare le vite in pericolo o per far ripartire un sistema in ginocchio. Si sta cavillando anche (e questo è sicuramente il punto più rischioso) sulle clausole per la restituzione di questi soldi. Perché in Europa nessuno dà niente per niente. 

E così, mentre il presidente Donald Trump inonda l’America di dollari, Conte si è andato a invischiare in una lite senza senso con la Merkel per trovare lo strumento più adatto a far entrare in Italia qualche euro in più. Sul tavolo le ipotesi dei coronabond e dell’accesso al Mes ma senza quelle condizionalità che portano alle riforme lacrime e sangue imposte dalla Troika.
Macron e Sanchez si sono subito schierati al fianco di Conte. Sembrava fatta: la Merkel, dopo tutto, era in minoranza. Ma poi? Poi è finita come doveva finire. Ha deciso ancora una volta la Germania.

Gli interessi dell’Italia,scrive Intini, insomma, non sono in cima agli interessi di chi comanda in Europa. E Parigi non può essere l’alleato con cui fermare gli egoismi di Berlino. Il gatto e la volpe non si faranno mai la guerra sul serio. Continueranno a tramare alle nostre spalle per fare i propri interessi. Ora non resta che lo capisca anche Conte che non deve fidarsi di certe persone… almeno finché in Europa ci saranno politici, come il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, che credono che “in passato il Fondo Salva Stati ha dato ottimi risultati”.

 

 

 

 

 

 

 

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