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In questi giorni è stata resa pubblica la prima rosa delle opere, scelte fra le oltre 130 pervenute e dei rela­tivi autori candidati alla XXX edizione del noto  "Premio Le­tterario Camaiore - Francesco Belluomini­”, evento dedicato, come di consueto,  alla poesia.
Dalla suddetta rosa verranno decisi i titoli delle cinque opere finaliste, del vincitore del Premio Internazionale, del Camaiore Proposta, del Premio speciale e le menzioni specia­li; queste ultime due selezionate su ind­icazione del Preside­nte.
La Giuria Tecnica, presieduta da Rosanna Lupi, consorte del­l'indimenticabile Fr­ancesco Belluomini, ideatore, fondatore e già Presidente del Premio, è formata da Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini, Renato Mino­re e Mario Santagost­ini e si riunirà sab­ato 16 giugno alle h  11.30 presso l’Hot­el Bixio di Lido di Camaiore, per design­are i 5 libri finali­sti e conferire gli altri riconoscimenti, in attesa della se­rata finale di premi­azione, in programma per il mese di sett­embre 2018.


Di seguito la lista della prima rosa di finanisti e delle loro opere:
Dino Azzalin Il pen­siero della semina (Crocetti Editore)
Alberto Bertoni Poe­sie 1980-2014 (Nino Aragno Editore)
Chiara Carminati Vi­aggia verso (Bompian­i)
Ulisse Casartelli L’immensità della cen­ere (Marco Saya Ediz­ioni)
Evaristo Seghetta Paradigma di Esse (Pa­ssigli Editore)
Mirko Cremasco Le intermittenze della pioggia (Campanotto Editore)
Leone D’Ambrosio La casa e l’assenza (E­dizioni Ensemble)
Francesca Farina Re­pertorio dei cieli (Domograf)
Marcello Fois L’inf­inito non finire e altri poemetti (Einau­di Editore)
Giovanna Iorio Succ­ede nei paesi (Edizi­oni Fara)
Marica Larocchi Di rugiada e cristalli (Book Editore)
Isabella Leardini Una stagione d’aria (Donzelli)
Giulio Maffii Angina d’amour (Arcipelago Itaca)
Vito Moretti Le cose (Tabula fati)
Roberto Mosi Navice­llo etrusco. Per il mare di Piombino (Ed­izioni Il Foglio)
Daniela Pericone Di­stratte le mani (Coup d’idée Edizioni)
Elisabetta Pigliapo­co La Luce di taglio (Archinto Editore)
Annalisa Rodeghiero Versodove Blu (Prus­sia Editrice)
Silvia Salvagnini Il seme dell’abbracci­o. Poesie per una ri­nascita (Bompiani)
Enrico Testa Cairn (Einaudi editore)
Zingonia Zingone Le tentazioni dellla luce (Edizioni della Meridiana)
Premio Speciale:
Mario Baudino La fo­rza della disabitudi­ne (Nino Aragno edit­ore)
Camaiore Proposta:
Kabir Yusuf Abukar Reflex (LietoColle)
Andrea Biondi Le ca­mpagne hanno bocche (Edizioni Fara)
Simone Burratti Pro­getto per S. (Nuova Editrice Magenta)
Mattia Cenci Ýlan (Fusibilia Libri)
Luca di Bartolomeo Poesie dell’immaturi­tà (Gianni Petrizzo Editore)
Christian Fucilli Era l’anno 1996 (Giov­ane Holden Edizion)
Daniela Gentile Nul­la sanno le parole (Pietre Vive)
Premio Internaziona­le:
Juan Arabia Il nemi­co dei Thirties (Sam­uele Editore)
Joy Hario Un delta nella pelle (Passigli Editori)
Julieta Valero I fe­riti gravi e altre poesie (Raffaelli Edi­tore)
Menzione speciale:
Carlo Villa Retrost­rato (Società Editri­ce Fiorentina)
Antonio Carollo Poe­sie (Edizioni Tracce)
Keaton Henson
Tradotto da Silvia Peracchia (Idiot ver­se Giovane Holden Ed­izioni).
Anche quest'anno gr­ande soddisfazione da parte della Presid­enza, della Giuria Tecnica e degli organ­izzatori per la cospicua partecipazione di opere in concorso, anche a al di fuori dei nostri confini.
Il "Premio Letterar­io Camaiore - France­sco Belluomini" si conferma un evento cu­lturale di gran lust­ro, in attesa della serata conclusiva di questa speciale XXX edizione, che si pr­eannuncia ricca di emozioni, sempre in ricordo del suo fonda­tore, il cui nome da quest'anno aff­ianca quello del pre­stigioso Premio lett­erario.

 

 

 

La giovane attrice sarà protagonista di tre eventi promossi da “Il lunedì letterario Il tour di Claudia Conte come si confida in esclusiva a "il corriere del sud" col suo ultimo lavoro letterario prosegue senza sosta.
La giovane attrice e scrittrice presenterà “Il vino e le rose” (Armando Curcio Editore) anche in Basilicata e Puglia.
Gli eventi, organizzati dall’Associazione Il lunedì letterario, saranno moderati da Tommaso Galiani.

Claudia Conte è una giovane attrice e scrittrice. Nata nel 1992, vive a Roma. Ha frequentato scuole teatrali e seguito corsi e seminari tenuti da importanti attori. Tra i suoi Maestri Giancarlo Giannini e Michael Margotta (Actor Studio). Al suo attivo, ha diverse tournée teatrali. Recentemente è stata protagonista femminile dei recital di Vincenzo Bocciarelli “Solo l’Amore resta”, "Shakespear's Dream" e “Vita di Francesco”, dello spettacolo “Eros Italiano” di Mariano Rigillo e di "Comizio d'amore" di Marcello Veneziani. Attualmente affianca sulla scena Valerio Massimo Manfredi nello spettacolo tratto dal suo best-seller "Ulisse. Il mio nome è Nessuno" ed è diretta da Francesco Apolloni nello spettacolo "La verità, vi prego, sull'amore". 

Ha preso parte a fiction televisive (Don Matteo, Conviventi in affitto, Gioventù Sballata) e film per il cinema (Le ali dell'angelo, Un'estate da leoni, Loro regia di Paolo Sorrentino, La Casalese, 2 e mezzo, "Psychomentary”, Klunni the klown). Appassionata di scrittura poetica, ha pubblicato la silloge “Frammenti rubati al Destino”. Nel 2013 è fondatrice di “Nova Era”, Associazione di promozione sociale che si occupa, attraverso l’espressione artistica e in particolare l’audiovisivo, di progetti con tematica sociale, cui è particolarmente sensibile. 

Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo “Soffi Vitali. È l’autrice più giovane ad aver presentato un’opera al Salone Internazionale del libro di Torino. Lo scorso dicembre ha ricevuto il prestigioso Premio in Campidoglio “Oscar dei Giovani” per il suo poliedrico impegno in campo culturale, all'interno della "Giornata d'Europa". Consegue la Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Nel 2017 pubblica per Armando Curcio Editore il saggio-romanzo "Il vino e le rose. L'eterna sfida tra il bene e il male" ed è attualmente impegnata in un tour di presentazioni nazionale. Collabora alla realizzazione di svariati progetti artistici. Direttrice artistica di rassegne estive. Ospite di programmi televisivi (Cinematografo su Rai1, Terza Pagina su Rai3, Tgtg su TV2000, Cuochi e fiamme su LA7).

“Cosa mi aspetta? Cosa potrà offrirmi questo mondo così strano, fatto di mille fiori e colori?” con questi interrogativi il lettore inizia il suo viaggio attraverso la storia di tre amiche in costante ricerca del proprio equilibrio interiore. Irene, Luisa ed Eva affrontano le loro fragilità dall’infanzia all’età adulta trasformandole in punti di forza, seguendo il loro sentire senza farsi trascinare in scelte che la società spesso impone. L'incertezza del futuro, l'assenza di punti di riferimento e il forte individualismo – denominatore comune tra le protagoniste e ognuno di noi – rappresentano prove che formano le nostre anime e che, se superate, permettono di vivere più consapevolmente dando il giusto valore alle singole cose.

 

 

 

Ci sono libri che fanno un gran bene leggerli, sicuramente uno è quello che ha scritto monsignor Peter Kodwo Appiah Turkson, cardinale del Ghana, attualmente nominato da Papa Francesco, prefetto del nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il libro ha per titolo: «Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società», pubblicato l'anno scorso da Rizzoli. Un libro che fa bene anche alla salute spirituale e non si comprende perchè non abbia avuto successo come purtroppo capita per tanti libri, scritti da uomini di Chiesa, che magari non ripetono quello che vuole il mondo.

Il testo di monsignor Turkson è stato scritto insieme a Vttorio V. Alberti, direttore della rivista online, «Sintesi dialettica», è prefato dal Sommo Pontefice in persona, Papa Francesco, con tanto di stemma all'inizio. In questo libro, scrive Papa Francesco, «il cardinale Turkson esplora i diversi passaggi nei quali nasce e si insinua la corruzione, dalla spiritualità dell'uomo fino alle sue costruzioni sociali, culturali, politiche e anche criminali, ponendo insieme questi aspetti anche su quel che più interpella: l'identità e il cammino della Chiesa».

Il testo con domande e risposte, si compone di soli 5 capitoli, nel 1°, «Archimede e il cardinale», si propone di fare come Archimede per risolvere tutti i problemi complessi della società, in primis, la corruzione: «Dammi un punto fuori dal mondo e una leva e ti solleverò il mondo».

La Chiesa, essendo corpo mistico di Gesù, «è in possesso dei mezzi per realizzare cambiamenti nel mondo». Il mezzo fondamentale è quello di effettuare la conversione del cuore e della vita dell'essere umano. Del resto la Chiesa «è esperta di umanità, e la dottrina sociale illumina con la luce del Vangelo i nuovi problemi che emergono costantemente».

Peraltro recentemente i Vescovi italiani, allarmati dalla debolezza della presenza dei cattolici nella società attuale, hanno invitato i fedeli, i cattolici, a riscoprire i testi della Dottrina Sociale della Chiesa e soprattutto a studiarli.

Il cardinale Turkson, facendo riferimento ad una visita del beato Papa Paolo VI in Uganda nel 1969, disse che il ruolo della Chiesa nella società è indispensabile anche se è dato per scontato, negato o ostacolato. La Chiesa deve svolgere la sua missione in libertà, «essa non ha interessi temporali propri, non fa politica nel senso proprio di questa parola; dà a Cesare ciò che è di Cesare, e dà a Dio ciò che è di Dio[...] Non temete la Chiesa; essa vi onora, vi educa cittadini onesti e leali, non fomenta rivalità r divisioni, cerca di promuovere la sana libertà, la giustizia sociale, la pace;».

Pertanto anche se nella stessa Chiesa si riscontrano fenomeni di corruzione, bisogna affidarsi al suo perenne insegnamento tradizionale per vincere il fenomeno complesso della corruzione. Ma che cos'è la corruzione? «La corruzione è mondanità spirituale, ed è - come ha detto Papa Francesco - una “forma di bestemmia” e un “cammino di morte”. La corruzione è chiudersi, blindarsi in se stessi, negando a se stessi la possibilità di superarsi, di trascendere, di andare oltre, come quando si serrano le finestre della casa e non si arieggia mai. Piano piano l'aria all'interno si vizierà, si corromperà fino a diventare irrespirabile».

Occorre spiegare cosa significa «mondanità spirituale», per il cardinale è uno «svuotare la propria vita da ogni spiritualità, svuotare la fede rendendola una scatola vuota, piena sola di cose materiali e mondane, e del proprio io». Pertanto insiste Turkson, «la maggiore corruzione è la mondanità spirituale, che scarta ogni interiorità e quindi ogni ascesa […] la corruzione può dare soddisfazioni, addirittura gioia o euforia, ma in cambio di questa soffoca la possibilità di andare oltre se stessi, annulla ogni rinnovamento, ogni apertura perchè dà l'illusione, a volte, di bastare a se stessi tanto da sentirsi onnipotenti». Per certi versi il corrotto, è trincerato, chiuso nel suo stato mentale, se ne fa un'ideologia che lo soddisfa e si sente autosufficiente. Occorre invece mettersi sempre in discussione, superarsi, criticarsi, non bisogna sentirsi un assoluto.

Papa Francesco ha più volte usato una significativa espressione: «il corrotto è come chi ha l'alito cattivo. Chi lo ha non se ne rendo conto. Se ne accorgono gli altri...».

Nel 2° capitolo, dedicato alla «Persona», il cardinale affronta la questione della corruzione dal punto di vista antropologico. In questo capitolo il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, che è già stato presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, spiega bene che cosa c’è all’origine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Quali sono le ramificazioni dei significati di corruzione, e lo fa concentrandosi in particolare sull’origine interiore di questo stato che, appunto, germoglia nel cuore dell’uomo e pueò germogliare nel cuore di tutti gli uomini.

Siamo, infatti, tutti molto esposti alla tentazione della corruzione: anche quando pensiamo di averla sconfitta, essa si può ripresentare.

L’uomo va visto in ogni suo aspetto, non va scisso a seconda delle sue attività, e così la corruzione va letta — come si legge in questo libro — tutta insieme, per tutto l’uomo, sia nelle sue espressioni di reato sia in quelle politiche, economiche, culturali, spirituali. Cosa avviene se ci si arrocca in se stessi e se il pensiero e il cuore non esplorano un orizzonte più ampio? Ci si corrompe, e corrompendosi si assume l’atteggiamento trionfalista di chi si sente più bravo e più scaltro degli altri. La persona corrotta, però, non si rende conto che si sta costruendo, da se stessa, la propria catena.

Un peccatore può chiedere perdono, un corrotto dimentica di chiederlo. Perché? Perché non ha più necessità di andare oltre, di cercare piste al di là di se stesso: è stanco ma sazio, pieno di sé. La corruzione ha, infatti, all’origine una stanchezza della trascendenza, come l’indifferenza.

Serve una pedagogia contro la corruzione. Il Vangelo ci mette sempre in guardia dal non fare di noi stessi un assoluto. «Se io intendo me stesso come misura assoluta per giudicare il comportamento altrui, mi corrompo», mi metto nelle condizioni di quel trionfalismo, che è la condizione, come dice Papa Francesco, di far trionfare i modi corrotti. La misura devono essere i santi, dobbiamo guardare a loro, che si sono elevati. Il cardinale ghanese ci mette in guardia da una Chiesa clericale, quando annuncia il Vangelo senza praticarlo. Inoltre la Chiesa si corrompe se si comporta come una Ong, si corrompe quando cerca la salvezza nella politica o nell'interesse immediato.

Perchè la società si sviluppi integralmente e quindi combattere la corruzione, secondo il cardinale dobbiamo muoverci tutti: Chiesa, intellettuali, insegnanti, politici, professionisti, famiglie, associazioni, imprenditori, artisti.

La Chiesa annuncia, accompagna, si muove nella e per la società. Non teme di mettersi in gioco, in discussione. E peraltro non dimentica di denunciare «le quindici malattie della Curia», elencate nel 2014, dallo stesso Papa Francesco, in un discorso per gli auguri natalizi alla Curia. Monsignor Turkson a questo proposito, ricorda il forte discorso del cardinale Ratzinger sulla sporcizia nella Chiesa nel 2005, qualche giorno prima di diventare Papa. E qui il cardinale ribadisce quale dev'essere l'atteggiamento della Chiesa, come sostiene da sempre papa Francesco: «una Chiesa nata in uscita e deve restare in uscita perché Cristo l'ha voluta così. La Chiesa fuori da sé, verso le periferie sociali ed esistenziali [...]».

Tuttavia, secondo il cardinale Turkson, «La Chiesa dice ciò che le spetta dire». La Chiesa deve ascoltare, elevarsi e chinarsi sui dolori e le speranze delle persone secondo misericordia, e deve farlo senza avere paura di purificare se stessa, ricercando assiduamente la strada per migliorarsi.

Il 4° capitolo si punta alla rappresentazione della «criminalità», in tutte le sue forme, anche se il cardinale africano non è un esperto. Qui Turkson ricorda il forte monito di San Giovanni Paolo II, nella Valle dei Templi ad Agrigento e soprattutto la recente scomunica dei criminali di papa Francesco durante la sua visita in Calabria a Sibari. Ma il Papa non si ferma solo alla scomunica, i mafiosi hanno bisogno di essere «accompagnati», per uscire dalla vita criminale. Il cardinale ricorda anche don Giuseppe Puglisi che pagò con la vita il suo impegno contro la criminalità. Sono questi i maestri di pace, civiltà, libertà, giustizia, coraggio, ai quali guardare. Occorre educare, formare in campo politico, economico, culturale, spirituale, professionale. «La corruzione è anche incompetenza, e scardina i legami sociali». Le norme sono importanti, ci possono essere buoni propositi, ma poi bisogna vedere sulle gambe di chi queste norme camminano.

«Se un insegnante proclama ai suoi studenti propositi eccelsi di educazione, ma poi non insegna, non segue le persone, non valorizza i meritevoli e dimentica i più svogliati, corromperà quegli studenti».

Pertanto la lotta alla corruzione non può limitarsi alle leggi, ma deve puntare allo sviluppo di una cultura che contenga in sé gli anticorpi contro una malattia alla quale siamo tutti esposti, soprattutto quando ci troviamo in condizioni di esercitare una qualsiasi forma di potere.

Il libro affronta i temi della giustizia, che non deve essere vendetta. Anche le condizioni delle carceri devono essere umane. Non possiamo accontentarci solo di castigare. Nel testo ci sono riferimenti al degrado urbano delle città, alla difesa della natura, che è una questione sociale. I traffici illeciti, il lavoro sottopagato, il lavoro minorile, l'abbandono delle persone scartate. L'inquinamento criminale dell'ambiente.

L'ultimo capitolo è dedicato alla «Bellezza», sembrerà strano, ma la bellezza può contrastare la corruzione. Il prelato fa riferimento allo straordinario capolavoro di Michelangelo, Il Giudizio universale. E soprattutto al bel discorso di papa Benedetto XVI agli artisti del 2009. «Il mondo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione», disse Benedetto XVI, e richiamandosi a Platone, disse: «la funzione essenziale della vera bellezza», può dare una scrollata, una scossa per far uscire l'uomo da sé.

«Questa bellezza non è un accessorio cosmetico, ma qualcosa che pone al centro la persona umana perché essa possa alzare la testa contro tutte le ingiustizie. Questa bellezza deve sposarsi con la giustizia. Così, dobbiamo parlare di corruzione, denunciarne i mali, capirla, mostrare la volontà di affermare la misericordia sulla grettezza, la curiosità e creatività sulla stanchezza rassegnata, la bellezza sul nulla».

 

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