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Oggi la partenza per Washington dove domani, 1 marzo, Giorgia Meloni varcherà per la seconda volta a distanza di 7 mesi il portone della Casa Bianca per il faccia a faccia con Joe Biden. Neppure ventiquattr’ore dopo vedrà a Toronto il primo ministro canadese Justin Trudeau. Una doppia missione che arriva esattamente a una settimana di distanza dal G7 che la premier ha presieduto in videoconferenza da Kiev.

Joe Biden darà il benvenuto al premier italiano Giorgia Meloni alla Casa Bianca il 1 marzo, l'incontro come occasione per riaffermare gli stretti rapporti fra Stati Uniti e Italia. La portavoce del presidente americano, Karine Jean-Pierre anticipa in un comunicato i temi sul tavolo dei due capi di Stato: "Discuteranno gli approcci condivisi per affrontare le sfide globali, tra i quali l'impegno a continuare il sostegno all'Ucraina e contrastare l'aggressione russa, il prevenire un'escalation regionale in Medio Oriente, la consegna di aiuti umanitari al popolo di Gaza, gli sviluppi in Nord Africa e lo stretto coordinamento transatlantico riguardo la Cina". Sul tavolo anche la presidenza italiana del G7 e il summit della Nato di Washington.

Si sa già che nella Capitale statunitense si terrà a luglio il prossimo vertice Nato che arriverà giusto a un mese di distanza dal G7 in Puglia e dalle elezioni europee destinate a incidere fortemente sugli equilibri del Continente sia sul fronte interno che sulla politica internazionale. In ballo c’è il futuro del Patto anche guardando all’eventuale ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca. Prima però c’è da decidere il successore di Jens Soltenberg a segretario generale, prorogato già di un anno e in scadenza a ottobre. Tra i candidati più forti l’ex premier olandese Mark Rutte con cui Meloni nell’ultimo anno ha costruito un rapporto forte soprattutto sul fronte della gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa e culminato nella firma del protocollo di Tunisi.

La preoccupazione è alta anche perché rispetto al primo incontro con Biden del luglio scorso la tensione a livello internazionale è ulteriormente peggiorata a seguito della crisi in Medio Oriente, che peraltro pesa non poco anche sulla campagna elettorale del presidente statunitense. Meloni che nella sua prima visita a luglio aveva avuto incontri anche con i vertici politici sia repubblicani che democratici stavolta ha preferito circoscrivere la sua missione al solo colloquio con l’inquilino della Casa Bianca. Biden continua a lavorare per raggiungere la tregua ma il rischio escalation resta altissimo. E in questo senso va letta anche l’imminente ritorno in Egitto di Meloni, entro la prima metà di marzo.

L’altro fronte caldo, l’Ucraina, non è certo meno preoccupante. Sabato scorso il G7 ha ribadito il pieno sostegno a Kiev e un passo avanti potrebbe realizzarsi sul fronte dell’uso dei fondi russi congelati nelle banche europee, di cui si fa cenno esplicitamente nella dichiarazione finale e su cui resta insistente il pressing statunitense . Meloni ne parlerà certamente con Biden ma anche con Trudeau visto che il Canada, come la Gran Bretagna e il Giappone, ha la stessa posizione di Washington. La premier ha svolto nella riunione a Kiev un ruolo di mediazione che intende portare avanti ulteriormente. Nessuna apertura invece sull’ipotesi di un coinvolgimento di truppe Nato in Ucraina bocciata sia dagli Stati Uniti che dall’Italia. Proprio l’Alleanza atlantica sarà l’altro grande tema su cui la premier e il presidente Usa si soffermeranno.

Intanto Vladimir Putin mostra i muscoli. In piena campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali di marzo, il presidente russo ha nuovamente messo nel mirino l’Occidente. Mosca ha armi che possono colpire obiettivi sul territorio dei Paesi occidentali, il suo annuncio in un discorso alla nazione davanti all’Assemblea federale. “Loro (l’Occidente – ndr) devono capire che anche noi abbiamo armi che possono colpire obiettivi sul loro territorio”. Putin ha colto l’occasione per tornare sulla proposta del presidente francese Emmanuel Macron di inviare truppe occidentali a Kiev: “Si è iniziato a parlare della possibilità di inviare contingenti militari della Nato in Ucraina ma le conseguenze per gli eventuali interventisti” saranno “tragiche”.

Tornando sull’invasione dell’Ucraina, Putin ha ribadito che le truppe del Cremlino non si ritireranno dal Paese di Volodymyr Zelensky: “Non ci deluderanno e non ci tradiranno”. “Quando guardo a queste persone meravigliose, che a volte sono ragazzi molto giovani. Senza alcuna esagerazione posso dire che il mio cuore è pieno di orgoglio per la nostra gente e per loro, che non si ritireranno, non ci deluderanno e non ci tradiranno”, ha aggiunto lo zar.

Nel corso del suo intervento, Putin ha sottolineato che la retorica dei leader occidentali fa rischiare una guerra con l’utilizzo di armi nucleari e conseguentemente la distruzione della civiltà: “Loro (l’Occidente ndr.) ora stanno escogitando modi per spaventare il mondo intero, tutto questo minaccia davvero un conflitto con l’uso di armi nucleari e quindi la distruzione della civiltà”.

Intanto mercoledì la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha comunicato la sua disponibilità a pronunciarsi sulla possibilità di concedere l’immunità a Donald Trump, candidato alle elezioni presidenziali di novembre, per fatti commessi durante il suo mandato alla Casa Bianca.

Trump, il primo ex presidente americano a trovarsi invischiato in processi penali, è attualmente imputato in processi per frode, diffamazione, violenza sessuale e falso in bilancio a New York, oltre a essere indagato dal Dipartimento di giustizia per aver sottratto indebitamente documenti istituzionali altamente confidenziali e averli portati nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida.

L’ordinanza non firmata della Corte Suprema ha accolto la richiesta del procuratore speciale Jack Smith di portare al grado supremo della giustizia americana la questione dell’immunità per Trump: la corte, che ha una maggioranza di sei giudici di idee conservatrici a tre, inizierà ad ascoltare le dichiarazioni delle parti a partire dal prossimo 22 aprile

Fonte Varie Agenzie 

La Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato la decisione del governo che si oppone ad ogni dichiarazione unilaterale di uno stato palestinese.
Il voto è passato con una maggioranza di 99 voti a favore - compresa quindi l'opposizione al governo di Netanyahu - e 11, dei partiti arabi, a sfavore.

Intanto un rapporto dettagliato sulle violenze sessuali compiute dai miliziani di Hamas il 7 ottobre sulle loro vittime in Israele (ed in seguito anche su parte degli ostaggi) è stato pubblicato oggi dall'Associazione israeliana di assistenza alle vittime di attacchi sessuali (Igud D1202).

Fondato su testimonianze dirette e interviste, il rapporto afferma che ''i terroristi di Hamas hanno fatto ricorso a pratiche sadiche con la finalità di accrescere le umiliazioni ed il terrore provocati dalle sevizie sessuali''.

Nel presentare il rapporto i media locali consigliano di non esporre il contenuto a minorenni o a persone sensibili'.

Secondo il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat che cita fonti diplomatiche, "ci sono progressi nei colloqui tra Egitto e Hamas sull'accordo per gli ostaggi.
Hamas ha ammorbidito le sue posizioni e l'Egitto sta lavorando per ottenere una flessibilità simile anche con la delegazione israeliana che arriverà al Cairo nelle prossime ore".

"Il ministro Antonio Tajani è un amico di Israele, ha dimostrato la sua amicizia sia nei fatti che nelle parole, sia prima della guerra a Gaza che durante. Dobbiamo ascoltare attentamente quello che ci dice.

Sono d'accordo sul fatto che il nostro sforzo deve continuare a concentrarsi sulla riduzione delle vittime civili a Gaza, aumentando la quantità di assistenza.
Hamas d'altra parte sta utilizzando i civili come scudi umani e impedisce il loro accesso agli aiuti. E' una situazione difficile". Lo ha detto l'ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, intervenendo alla trasmissione Ping Pong su Rai Radio1. 

Fonte Ansa e varie agenzie

Secondo il quotidiano americano gli Usa avrebbero riferito al Congresso e ai loro alleati in Europa nuove informazioni di intelligence su capacità nucleari russe che potrebbero rappresentare una seria minaccia internazionale. Si tratterebbe di un'arma nucleare anti satellite nello spazio

 Le autorità statunitensi hanno informato il Congresso e gli alleati europei di essere in possesso di nuove informazioni di intelligence relative alle «capacità nucleari» della Russia, che potrebbero rappresentare una «minaccia internazionale». Alcuni funzionari anonimi hanno riferito al «New York Times» che i nuovi dati acquisiti dagli Usa sono «seri», precisando però che le «capacità» in questione sono ancora in via di sviluppo e non sono ancora state dispiegate. Non si tratterebbe, quindi, di una minaccia immediata alla sicurezza degli Stati Uniti, dell’Ucraina o dei Paesi europei. Una seconda fonte ha riferito al quotidiano che la Russia starebbe sviluppando un'arma nucleare anti-satellite basata su tecnologia spaziale. Questa notizia, però, è stata categoricamente smentita dal Cremlino.

 La Casa Bianca ha convocato per domani gli 8 leader del Congresso per informarli di «una grave minaccia alla sicurezza nazionale». A farlo sapere pubblicamente è stato il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, che ha criticato il presidente della commissione Intelligence della Camera, Mike Turner, per aver anticipato la notizia. Secondo fonti citate dalla Cnn, che definiscono le informazioni di intelligence «top secret», è legata alla Russia.

 I funzionari citati dal New York Times hanno riferito che le nuove informazioni di intelligence fanno riferimento a una situazione grave, ma che le capacità nucleari in oggetto sono ancora in fase di sviluppo e che la Russia non le ha ancora dislocate. Le informazioni, classificate come top secret, secondo le fonti del New York Times fanno riferimento ai tentativi russi di sviluppare un’arma nucleare spaziale anti-satellite, ma l’arma non sarebbe ancora stata lanciata in orbita. Di queste capacità hanno riferito anche Politico e Abc News. La questione è venuta alla luce dopo che il presidente della commissione Intelligence della Camera, Mike Turner, aveva lanciato un allarme relativo a una «minaccia per la sicurezza nazionale», chiedendo all’Amministrazione Biden di condividere le informazioni con gli alleati e di desecretare il dossier.

 Ora il Cremlino ha smentito le indiscrezioni, pubblicate sul New York Times, secondo cui la Russia vorrebbe posizionare armi nucleari nello spazio. «La Casa Bianca sta provando, in modo disonesto, a spingere il Congresso a votare il disegno di legge per stanziare fondi: questo è chiaro, vedremo a quali stratagemmi ricorrerà ora la Casa Bianca», ha commentato il portavoce Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

 Il tutto è collegata a una capacità militare russa «altamente preoccupante e destabilizzante» di cui «siamo venuti a sapere recentemente»: è quanto riferiscono alla Cnn fonti che hanno visionato le informazioni di intelligence. Turner, in una lettera inviata ai colleghi, li ha informati della minaccia affermando che è «collegata ad una capacità militare straniera destabilizzante». 

 Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ha spiegato di aver personalmente contattato la cosiddetta ’gang of eight’ - i leader di Camera e senato dei due partiti, con i leader delle commissioni Intelligence - per fissare un briefing per domani per illustrare la situazione. «Questo è stato fatto secondo le regole, sono un po’ sorpreso del fatto che il deputato Turner oggi sia uscito in pubblico, prima di sedersi nell’incontro con me e gli esperti di intelligence e difesa». Ricordando che la commissione da lui guidata ha votato ieri per rendere pubbliche alcune informazioni ricevute, Turner chiede al presidente Biden di declassificare «tutte le informazioni relative a questa minaccia». E negli Usa è scattato l’allarme su quale sia questa minaccia: tutti gli statunitensi sono con il fiato sospeso.

 Secondo un attuale e un ex funzionario statunitense le nuove informazioni sono collegate ai tentativi di Mosca di sviluppare un'arma nucleare anti-satellite nello spazio, uno scenario da 'Star Wars'. In precedenza Politico aveva indicato tra le ipotesi principali il missile ipersonico 3 M22 Zirkon, che ha una gittata tra 400 e 1.000 chilometri, e può volare a una velocità fino a 9.800 km/h (Mach 8) eludendo i sistemi di difesa e colpendo obiettivi navali e di terra. Finora soltanto Mosca ha già a sua disposizione questi vettori, che negli Usa sono ancora in fase sperimentale. Entrato in servizio lo scorso anno a bordo della fregata russa Admiral Golovko, lo Zirkon è stato sviluppato in risposta al ritiro Usa dal trattato Abm sui missili balistici e sarebbe stato usato la prima volta il 7 febbraio scorso in Ucraina

 "Chiederò che il presidente Joe Biden declassifichi tutte le informazioni riguardanti questa minaccia in modo che il Congresso, l'amministrazione e tutti i nostri alleati possano discutere apertamente le azioni necessarie per rispondere a questa minaccia", ha scritto il repubblicano Turner su X.  

 

Fonte varie agenzie,il Tempo, sky24

 

"Dobbiamo continuare a mettere pressione su Israele affinché comprenda che ci sono tantissime persone a Rafah e che se lancia un attacco militare sarà impossibile evitare le vittime civili che sono già insostenibili e continueranno ad aumentare. Questo sarà il rispetto del diritto umanitario. Questo è il nostro messaggio forte che ho ripetuto molte volte. Voglio che I Ventisette sostengano questo messaggio e ci siamo quasi, ma non tutti ci sono ancora", ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza, Josep Borrell.

"La sola soluzione è liberare gli ostaggi. Non ci si può aspettare che l'operazione militare si fermi quando gli ostaggi sono ancora detenuti. Quindi un accordo deve essere raggiunto e incoraggio entrambe le parti", ha aggiunto, "voglio ringraziare il grande lavoro svolto dal Qatar per cercare una soluzione che deve iniziare con un accordo per la liberazione degli ostaggi e subito dopo, o contemporaneamente, la cessazione delle ostilità: questo è il lavoro politico che possiamo fare", ha sottolineato.

Israele lancerà l'offensiva a lungo minacciata contro Rafah il mese prossimo se Hamas non avrà liberato i rimanenti ostaggi tenuti a Gaza entro l'inizio del Ramadan. Lo ha detto Benny Gantz componente dell'esecutivo di guerra israeliano. "Il mondo deve sapere, e i leader di Hamas devono sapere: se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno a casa, i combattimenti continueranno ovunque, compresa l'area di Rafah", ha detto Gantz, capo di stato maggiore militare in pensione, a una conferenza di leader ebrei americani, a Gerusalemme domenica.

I commenti arrivano dopo che settimane di colloqui per il cessate il fuoco non sono riuscite a produrre un accordo, con il mediatore chiave del Qatar che ha riconosciuto durante il fine settimana che le prospettive si stanno attenuando. Washington, il principale alleato e sostenitore militare di Israele, ha spinto per una tregua di sei settimane in cambio del rilascio dei 130 ostaggi che secondo Israele sono ancora detenuti a Gaza, compresi circa 30 presunti morti.

Israele ha affermato di ritenere che molti di questi ostaggi, così come la leadership di Hamas, siano nascosti a Rafah. I miliziani hanno preso in ostaggio circa 250 persone durante gli attacchi del 7 ottobre che hanno scatenato la guerra, provocando la morte di circa 1.160 persone in Israele, secondo un conteggio AFP di dati israeliani. Secondo il ministero della Sanità del territorio gestito da Hamas, la campagna di ritorsione di Israele ha ucciso almeno 28.858 persone, per lo più donne e bambini.

Il Ramadan, il mese sacro per i musulmani, dovrebbe iniziare il 10 marzo. Il governo israeliano non aveva precedentemente specificato una scadenza per il previsto assalto alla città, dove ha cercato rifugio la maggior parte degli 1,7 milioni di palestinesi sfollati. Temendo il rischio di stragi di civili, i governi stranieri e le organizzazioni umanitarie hanno ripetutamente esortato Israele a risparmiare l'ultima grande città della Striscia non invasa dalle truppe di terra durante la guerra durata quattro mesi.

Nonostante la crescente pressione internazionale, compreso un appello diretto del presidente americano Joe Biden, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu insiste nel sostenere che la guerra non può essere completata senza premere su Rafah. Domenica, parlando alla stessa conferenza di Gerusalemme, Netanyahu ha rinnovato la sua promessa di "finire il lavoro per ottenere la vittoria totale" su Hamas, con o senza un accordo sugli ostaggi.

Gantz ha aggiunto che un'offensiva sarà condotta in modo coordinato e in dialogo con americani ed egiziani per facilitare l'evacuazione e "minimizzare il più possibile le vittime civili". Ma non è chiaro dove i civili possano trasferirsi in sicurezza nella Striscia di Gaza assediata.

Intanto  i ministri degli Esteri dell'Ue, riuniti a Bruxelles, hanno dato il via libera formale alla missione navale Aspides per respingere gli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili nel Mar Rosso. "Al Consiglio Affari Esteri Ue abbiamo appena approvato il lancio dell'operazione militare navale Aspides", di cui l'Italia avrà il comando delle forze. "Italia in prima linea per proteggere interessi mercantili e libera navigazione nel Mar Rosso. È un importante passo verso difesa comune europea", ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X.

 

Fonte Agi e varie agenzie

 

 

 

 

In quasi due anni di guerra in Ucraina, decine di migliaia di soldati e civili hanno perso la vita. È impossibile stabilire il numero esatto delle vittime, poiché entrambe le parti forniscono poche informazioni sulle loro perdite, per evitare di minare il morale delle truppe e del pubblico in generale.

I militari di entrambe le parti hanno tenuto nascoste le cifre dei caduti: gli ultimi dati ufficiali risalgono alla metà del 2022 e sono quindi da trattare con cautela. Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha dichiarato nel settembre 2022 che erano stati uccisi 5.937 soldati russi e nell'agosto 2022 erano stati uccisi 9.000 soldati ucraini. Da allora tutte le stime provengono da servizi di intelligence stranieri. Nell'agosto 2023, il New York Times ha citato funzionari statunitensi che stimavano le perdite militari dell'Ucraina a 70.000 morti e tra 100.000 e 120.000 i feriti mentre da parte russa i morti sarebbero tra 120.000 e 170.000 e 180.000 i feriti.

Il 29 gennaio, in una risposta scritta all'interrogazione parlamentare, il ministro delle Forze armate britanniche James Heappey ha stimato le perdite russe in oltre 350.000 tra morti e feriti.

L'8 febbraio l'esercito ucraino stimava di aver ucciso o ferito più di 392.000 soldati russi dall'inizio dell'invasione. Kiev non specifica se il bilancio comprenda le perdite tra i separatisti filo-russi nell'Ucraina orientale e i mercenari del gruppo paramilitare Wagner o solo tra l'esercito russo.

L'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato a metà gennaio di aver confermato la morte di 10.382 civili in Ucraina e il ferimento di altri 19.659 dall'invasione russa, ma ha avvertito che il bilancio reale è probabilmente più alto. Il numero delle vittime civili è aumentato significativamente nel dicembre 2023 e nel gennaio 2024 rispetto ai mesi precedenti, invertendo la tendenza alla diminuzione delle vittime all'inizio dell'anno scorso. Quasi 8.000 i morti nel territorio controllato dall'Ucraina e più di 2.000 nelle zone occupate dalla Russia. Secondo un funzionario della polizia nazionale ucraina quasi 10.000 sono i civili uccisi, insieme a 7.000 dispersi e 11.000 feriti. Ma le autorità ucraine affermano che altre migliaia di civili sono morti durante l'assedio della città portuale meridionale di Mariupol nei primi mesi di guerra e che almeno 25mila vittime sono state sepolte in fosse comuni.

Intanto e stato nominato 'Eroe dell'Ucraina' Valeri Zaluzhny, il 'generale di ferro', che ha guidato per quasi due anni l'esercito ucraino ed è stato defenestrato nei giorni scorsi dal presidente Volodymyr Zelensky. Zelensky lo ha sostituito con quello che finora era il comandante delle Forze di Terra, Oleksandr Syrsky perché - ha spiegato - la strategia militare contro la Russia "deve cambiare e adattarsi". Ma non ha spiegato in che modo. La notizia era attesa: da settimane si parlava dei dissidi tra Zaluzhny e il presidente stesso sulla strategia e la tattica dell'offensiva contro la Russia.

Ma il sospetto è che Zelensky non volesse vedere un generale super-popolare a capo dell'esercito e teme le sue ambizioni politiche. Considerato l''eroe della guerra', Zaluzhny gode di un enorme sostegno all'interno dell'esercito e della società civile ucraina: in un sondaggio a dicembre, ha dichiarato di fidarsi di lui l'88% degli ucraini, rispetto al 62% che si è espresso a favore di Zelensky. Il generale è infatti addirittura più popolare di Zelensky: è l'unico in grado di contendergli la presidenza nelle future elezioni, perché è colui che ha guidato la strategia che è riuscita a fermare nei primi mesi l'avanzata russa. Ora è percepito da molti come un'autorità morale, tanto che dopo il suo licenziamento a Kiev alcuni manifestanti sono scesi in strada in Piazza indipendenza per chiederne il reintegro.

Intanto all'altra guerra Israele bombarda pesantemente l'area di Rafah, in preparazione dell'operazione di terra. Biden e Netanyahu sono ai ferri corti. Ma intanto un'altra azione dell'esercito israeliano ha consentito la liberazione di due ostaggi, che sono in buone condizioni: un blitz notturno condotto proprio nella città nel Sud dell'enclave. Fernando Simon Marman (60 anni) e Norberto Louis Har (70 anni) sono stati tratti in salvo grazie a un'operazione congiunta realizzata dall'esercito, lo Shin Bet e la polizia israeliana; erano stati rapiti dal Kibbutz Nir Yitzhak il 7 ottobre, si tratta della seconda operazione di questo tipo da allora.

L'Egitto ha minacciato di sospendere il suo trattato di pace con Israele se invierà truppe a Rafah. La minaccia di sospendere gli accordi di Camp David, una pietra miliare della stabilità regionale da quasi mezzo secolo, è arrivata dopo che Netanyahu ha detto che l'invio di truppe a Rafah è indispensabile, è la chiave per piegare Hamas che nella città avrebbe ancora quattro battaglioni. Anche Hamas ha minacciato di "far saltare" i colloqui in caso di invasione. La speranza è appesa proprio ai colloqui che potrebbero riprendere martedì al Cairo con l'arrivo di William Burns, il direttore della Cia. Burns è la persona di riferimento di Biden negli sforzi per garantire un accordo: inviarlo al Cairo mette sotto pressione sui mediatori del Qatar e dell'Egitto affinché convincano Hamas e il movimento islamista firmi un accordo che Israele possa considerare accettabile.

Al Cairo martedì dovrebbe arrivare anche una delegazione israeliana: il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, il militare ai vertici della Difesa a cui e' affidato il negoziato. Prevista la partecipazione anche del primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, e del capo dello spionaggio egiziano Abbas Kamel.

Intanto Biden e Netanyahu appaiono ai ferri corti. Il presidente Usa giudica "esagerata" la campagna militare a Gaza e preme sul premier che si prepara a invadere Rafah, perché "protegga i civili". Israele però non si ferma, nonostante nell'area della città, un fazzoletto di terra, abbiano trovato rifugio migliaia di palestinesi in fuga dai combattimenti nel resto dell'enclave. I bombardamenti della notte hanno causato la morte - secondo fonti palestinesi - di almeno una cinquantina di persone.

Biden e Netanyahu, che non si parlavano da più di tre settimane, sono stati al telefono per tre quarti d'ora. Non è stato un colloquio facile. La Casa Bianca è sempre più in allarme per i piani di Israele e gran parte della conversazione, durata 45 minuti, si è concentrata sulla proposta di una pausa umanitaria prolungata che consentirebbe il rilascio degli ostaggi ancora detenuti.

Biden chiede la protezione dei palestinesi, ma non è chiaro, lo ha ammesso la stessa Casa Bianca come i civili - 1,3 milioni, ammassati in rifugi di fortuna, tenuti in vita da un rivolo di aiuti, sempre più scarso - potrebbero essere risparmiati. Il presidente e il primo ministro hanno avuto un botta e risposta piuttosto serrato, Biden ha detto a Netanyahu che gli Usa non sosterranno una tale operazione a meno che Israele non abbia un piano per i civili "che sia stato effettivamente pianificato, preparato e attuabile".


Fonte Agi e varie agenzie

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