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Dalle 7 di questa mattina è in corso lo sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento siderurgico di Taranto e negli altri siti del Gruppo ArcelorMittal. Decine di lavoratori dell'appalto sono in presidio nei pressi della portineria imprese. E, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, il premier, Giuseppe Conte, è atteso nel pomeriggio a Taranto

Presenti anche lavoratori diretti e rappresentanti sindacali. I metalmeccanici chiedono "all'azienda l'immediato ritiro della procedura di retrocessione dei rami d'azienda e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l'accordo del 6 settembre 2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste".

Fim, Fiom e Uilm sostengono che "la multinazionale ha posto delle condizioni provocatorie e inaccettabili e le più gravi riguardano la modifica del Piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno a lavoro dei 2mila attualmente in Amministrazione straordinaria".  

A Taranto la vita o la morte del governo. Sull'ex Ilva i giallorosa di fatto si giocano tutto con il premier Giuseppe Conte che, dopo mesi, dal salotto di Bruno Vespa, fa una sorta di appello pubblico che chiama a raccolta tutti per salvare lo stabilimento pugliese. E' un appello che il capo del governo fa soprattutto alla maggioranza e che forse, non riguarda solo l'ex Ilva ma è destinato all'intero esecutivo.

Il blitz televisivo di Conte avviene dopo che, in mattinata, il premier vede il presidente Sergio Mattarella. La preoccupazione per l'ex Ilva, al Quirinale, è palpabile, come lo è sempre con crisi aziendali di questa dimensione che investono il tema chiave dell'occupazione. E, per questo, Mattarella, senza entrare nel merito della strategia da intraprendere, chiede a Conte di fare il massimo e con tempi rapidi. In gioco c'è la vita di migliaia e migliaia di famiglie. Una strategia, a Palazzo Chigi, sembra comunque delinearsi in queste ore. La trattativa con ArcelorMittal al momento non c'è. 

E nel governo non c'è neanche la volontà a piegarsi alla multinazionale. L'unica concessione sottolineata dal premier resta lo scudo penale ma, nella vertenza specifica, l'argomento non è decisivo. Per questo a Palazzo Chigi si preparano al peggio: ad una battaglia legale epica e all'arrivo di nuovi commissari che, attraverso dei prestiti-ponte, traghettino l'ex Ilva nel periodo della non facile ricerca di una nuova cordata.

Con un'idea che avanza nella maggioranza: nazionalizzare. Per Italia Viva non sarebbe un tabù, per il M5S sarebbe una soluzione. Per Conte è una delle alternative. Con due appendici non di poco conto: il sì dell'Europa, tutt'altro che scontato; il peso dell'eventuale operazioni sui conti pubblici. 

Peso sul quale, anche al Mise, si dicono pessimisti. Attorno a Palazzo Chigi è scattato lo stato d'allerta. Il governo latita sulla manovra e nel Pd aumentano le spinte interne di chi vuole una rottura subito dopo la finanziaria e prima, quindi, del voto in Emilia-Romagna. Voto che, è la convinzione di chi spinge per la crisi, se perdurasse lo status quo potrebbe essere catastrofico per i Dem. Alcune fonti Pd addebitano queste spinte a Nicola Zingaretti e al suo vice Andrea Orlando anche se, pur dicendosi stanco di "furbizie", il segretario nega qualsiasi strappo. Uno strappo che potrebbe tuttavia prodursi sullo scudo penale, che il Pd vuole per agevolare la battaglia con A.Mittal e anche in vista di future operazioni industriale.

Sul tema c'è il "no" di Luigi Di Maio. Il capo politico si ritrova con il M5S a un passo dall'implosione. Non può e soprattutto non vuole forzare sul ripristino dello scudo penale, inviso ad una cospicua parte dei gruppi e, comunque, storicamente bocciato dal Movimento. Se il tema si porrà come decisivo per l'ex Ilva o per la sorte del governo Di Maio lascerà che siano i gruppi a decidere ma per ora, per lui, lo scudo non è dirimente. Di certo, nel M5S, siamo alla resa dei conti. Non a caso Roberto Fico, nei panni del pompiere, assicura l'unità del Movimento nei momenti chiave. Non a caso Davide Casaleggio, messo nel mirino dal dissenso interno, nel pomeriggio compare alla Camera e poi al Senato. Vede alcuni parlamentari e non è escluso un faccia a faccia con Di Maio. Il leader del M5S, nelle prossime ore, vedrà i direttivi dei gruppi e, probabilmente, martedì tutti i deputati e i senatori.
 

Sarà un primo assaggio del grande bivio che si pone davanti al M5S e al governo: cementare un'alleanza stantia o abbandonarsi all'Armageddon che da giorni attende Matteo Salvini.
   
"Il Governo parla di allarme rosso ma non ha una idea precisa di cosa fare. L'azienda, tenendo fede a quanto scritto nella lettera di recesso, sta portando gli impianti al minimo della capacità di marcia. In queste condizioni entro fine mese ci sarà lo stop totale, compreso l'Afo2. Bisogna intervenire presto", dice all'Ansa il segretario generale della Uilm di Taranto, Antonio Talò, di rientro in città dopo aver partecipato ieri sera al tavolo di crisi convocato dal premier Giuseppe Conte. 

Intanto sottolinea il quotidiano il Giornale : il paragrafo 27.5? “Nel caso di una sentenza definitiva o esecutiva – riporta La Verità, che ha avuto accesso al contratto - non sospesa negli effetti ovvero con decreto del Presidente della Repubblica anch' esso non sospeso negli effetti, ovvero con o per effetto di un provvedimento legislativo o amministrativo non derivante da obblighi comunitari, sia disposto l' annullamento integrale del decreto del presidente del Consiglio dei ministri () ovvero nel caso in cui ne sia disposto l' annullamento in parte tale da rendere impossibile l' esercizio dello stabilimento di Taranto, () entro il termine di 15 giorni () ha il diritto di recedere dal contratto attraverso una comunicazione scritta”.

Detto in modo più semplice, nell’accordo con ArcelorMittal c’era un chiaro diritto di recesso da parte dell'affittuario nel caso in cui il governo avesse modificato il quadro normativo. I giallorossi lo hanno fatto, hanno soppresso lo scudo legale, e adesso la multinazionale è pronta a fare le valige affidandosi alla clausola ben presente nello stesso accordo. Quando Conte punta il dito contro il gruppo franco-indiano e lo accusa di non onorare il contratto perché sono cambiate le condizioni di mercato, sta solo combattendo contro i mulini a vento. Probabilmente le cose stanno come dice il premier, ma il governo giallorosso ha servito ad ArcelorMittal un assist a porta vuota per comportarsi, legittimamente da contratto, proprio in questo modo.  

Giuseppe Conte, secondo il quotidiano senza se e senza ma, ha accusato ArcelorMittal di scappare da Taranto. Secondo: esisteva un contratto di affitto messo nero su bianco tra il governo e l’affittuario, che si rivelerà poi essere lo stesso gruppo franco-indiano. Terzo: l’esecutivo aveva promesso ai nuovi proprietari dello stabilimento uno "scudo legale", poi tolto di mezzo e soppresso lo scorso ottobre con il dl salva imprese proposto dal Movimento 5 Stelle e approvato dalla maggioranza.

A questo punto è fondamentale unire i punti sopra citati e unirli con quanto riportato dal quotidiano La Verità riguardo l’accordo stipulato tra le parti. In particolare, il contratto d’affitto presenta un paragrafo che sbugiarda Conte. Si tratta del 27.5, in cui si sottolinea come eventuali modifiche legislative non europee possano rendere nullo il contratto in essere. Nel nostro caso le modifiche ci sono state eccome (il dl salva imprese), e rispondono alla caratteristica di non provenire da Bruxelles. In altre parole, è il governo che si è scavato la fossa con le sue stesse mani, addebitando poi la colpa ad ArcelorMittal.  

Il gruppo indiano Jindal, inatnto, nega un interesse per gli asset dell'ex Ilva, dopo la ritirata di ArcelorMittal. "Smentiamo con forza" si legge in un tweet postato sul canale Twitter del gruppo, le indiscrezioni di stampa secondo cui "Jindal Steel & Power potrebbe rinnovare il suo interesse per l'acciaieria di Taranto".  Oggi sciopero di 24 ore negli stabilimenti ArcelorMittal di Taranto.



L’attività di ricerca di INGM ha avuto inizio nel 2007 e oggi prosegue all’interno del campus dello storico Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Da allora ad oggi la Fondazione ha ottenuto importanti risultati scientifici nell’ambito della comprensione dei meccanismi di regolazione dell’espressione genica e delle interazioni tra sistema immunitario e cellule tumorali. Per questi motivi INGM si pone come polo di eccellenza della ricerca biomedica, a livello nazionale ed internazionale.

Intanto sta per alzarsi il sipario su “Salotto Invernizzi”, affermato appuntamento milanese dedicato all’approfondimento culturale sul futuro, la scienza e la tecnologia. Lunedì 18 novembre, dalle 17.00 alle 19.00, presso l’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare “Romeo ed Enrica Invernizzi” di Milano, si aprirà il sipario su “Salotto Invernizzi”, giunto alla sua terza edizione.

Quale sarà la situazione del nostro Paese nel prossimo decennio? Che futuro stiamo costruendo per i nostri giovani? Come ricerca scientifica e innovazione tecnologica possono aiutare a cogliere maggiori opportunità? Questi i temi affrontati.

Il rapporto tra scienza e tecnologia, infatti, si fa sempre più decisivo. Secondo McKinsey & Company e il suo istituto di ricerca economica McKinsey Global Institute, ad esempio, si stima che, nel prossimo decennio, l’economia italiana potrebbe essere destinata a crescere di ben 228 miliardi di euro, ovvero il 13% del PIL, grazie all’innovazione e, in particolar modo, all’intelligenza artificiale. Ovviamente, non si tratta di una strada segnata, ma di un’opportunità da saper cogliere.

Dunque, come sarà l’Italia nel 2030?  «Spero sia un paese migliore, che avrà capito l’importanza d misurarsi continuamente con gli altri, come fanno tanti ricercatori e scienziati italiani che ogni giorno lavorano insieme ai loro colleghi di altri paesi e di altri continenti per conseguire scoperte e risultati sempre più difficili e complessi. Dobbiamo avere l’ambizione di diventare più bravi degli altri: qualche volta ci riusciremo, qualche volta no, ma non dobbiamo rimanere indietro sul fronte della conoscenza», dichiara il Dott. Gianantonio Bissaro,al Corriere del Sud il Consigliere Delegato della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi.

Inoltre, durante l’incontro, 50 giovani universitari provenienti da prestigiosi Atenei, supportati da un programma di intelligenza artificiale, che raccoglierà le sintesi delle loro idee, creeranno in diretta un Live Book, che verrà poi distribuito nella seconda parte della giornata. Durante l’incontro, 50 giovani universitari provenienti da prestigiosi Atenei, Alla sera, i ragazzi potranno confrontarsi con un panel di esperti d’eccezione: Dott. Sergio Abrignani, esperto di Biotecnologie, Dott.ssa Maria Grazia Carrozza, ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, esperta di Tecnologie digitali, Dott. Paolo Magri, politologo e studioso di relazioni internazionali, Dott. Stefano Venturi, esperto di Innovazione, Tecnologia e industria.   Un’occasione unica e irripetibile di approfondimento nel cuore di una Milano sempre più proiettata al futuro.

«Se invece di occuparci del come dividere una torta che diventa sempre più piccola, ci occupassimo invece di renderla più grande, creando concrete opportunità, recupereremmo anche i nostri giovani», conclude al Corriere del Sud il Dottor Bissaro.

La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa da nord verso sud, dal Massiccio del Pollino, attraversando la Valle del Crati, lo Stretto di Messina, fino a terminare al largo delle coste della Sicilia orientale. Nel passato queste faglie hanno originato i terremoti catastrofici Valle del Crati 1183, Reggio e Messina 1908 (oltre 120.000 morti), Calabria meridionale 1783 (35.000 morti), Calabria centrale 1638 (10.000 morti) e 1905 (557 morti), area cosentina 1835 (circa 100 morti), 1836 (circa 600 morti), 1854 Piane Crati, 115 morti) e 1870 (circa 500 morti). In Calabria si sono concentrati oltre il 50% dei terremoti catastrofici che hanno colpito l’intera penisola italiana dall’anno 1000 ad oggi.

Ogni terremoto o raggruppamento di terremoti (quando i terremoti sono particolarmente concentrati nel tempo e nello spazio si parla di “sciami sismici”) è determinato da una faglia che si sta muovendo. Gli sciami sismici possono esaurirsi dopo pochi giorni, o dopo mesi, o dopo anni. La maggior parte degli sciami si esauriscono gradualmente, ma in alcuni casi possono evolvere con scosse violente, come è accaduto all’Aquila nel 2009 o a Mormanno nel 2012, quando i terremoti vennero preceduti da sciami che durarono oltre un anno. La scienza nel 2019 non è in grado di capire i meccanismi evolutivi di questi sciami. Nemmeno gli scienziati giapponesi e californiani - che sono i massimi esperti al mondo di terremoti – sono in grado di prevedere l’evoluzione dei terremoti o degli sciami sismici e, quindi, l’evoluzione del movimento delle faglie. La scienza sa che, come tutte le faglie attive, anche le faglie della Calabria e si muoveranno in futuro; ma non è in grado di sapere dire quando di preciso queste faglie si muoveranno. Potranno muoversi tra un giorno o tra cento anni, o tra mille anni. È un po’ come quando un cardiologo sa che un suo paziente ha la predisposizione all’infarto: sa che prima o poi l’infarto si manifesterà ma non può sapere quando avverrà – lo scrive in una nota Carlo Tansi.

Abbiamo però un unico grande alleato per non morire di terremoto: la prevenzione. Come insegnano giapponesi e americani, ci si può difendere semplicemente costruendo case capaci di resistere ai terremoti. Un terremoto come quello di Amatrice (magnitudo 6,5) in Giappone o negli Stati Uniti di certo non avrebbe fatto alcun danno né agli edifici né, tanto meno, alle persone. Certamente un terremoto come quello di oggi (magnitudo 4.6) non avrebbero fatto neanche notizia.  Qualche mese fa in California si è verificato un terremoto di magnitudo 7.1, la stessa magnitudo del terremoto che nel 1783 in Calabria centro-meridionale ha mietuto 35.000 morti per intenderci. In California non ha fatto neanche una vittima. Quindi in altre parti del mondo il rischio sismico, grazie alla tecnologia e al rispetto delle norme tecniche per le costruzioni, è stato quasi completamente sconfitto.  La prevenzione del rischio sismico è un tema che deve riguardare sia gli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) ed infrastrutture (strade e ferrovie), e sia edifici privati. Gli studi fatti sui terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni, hanno permesso di capire che in Italia il rischio sismico dipende dalle cattive prassi costruttive che rendono eccessivamente vulnerabili le nostre abitazioni anche di fronte a terremoti di magnitudo non elevata. Molti edifici in Calabria sono vulnerabili perché non sono state rispettate le regole dell'arte del costruire.

La scienza – continua Tansi - oggi offre tutti i mezzi per costruire o adeguare le case in grado di resistere ai terremoti, anche molto forti. Oggi migliorare il comportamento delle nostre abitazioni in caso di terremoto è facilissimo: con nuovi interventi, qualsiasi costruzione esistente può essere "adeguata sismicamente", cioè rinforzata con materiali e criteri molto innovativi. Lo Stato ogni anno stanzia attraverso il dipartimento della Protezione Civile nazionale ingenti somme da destinare proprio al miglioramento sismico degli edifici privati ma la Calabria, malgrado l’elevata sismicità, non riesce ad utilizzarle perché la Regione è stata finora sempre molto lenta ed incapace nel controllare le domande dei privati. Solo a titolo di esempio negli anni scorsi è capitato che nell’arco di un triennio a fronte di finanziamenti complessivi di circa 30 milioni di euro destinati ai privati ne siano stati utilizzati circa 500.000 euro, senza sapere poi che fine abbia fatto la parte restante, nella migliore delle ipotesi restituita al mittente a danno dei cittadini. Se sarò eletto una delle mie prime azioni di governo sarà proprio quella di formare un gruppo di esperti capaci di individuare le azioni opportune per mettere a frutto tutte le risorse economiche indirizzate ad abbattere la vulnerabilità sismica degli edifici privati. Altro strumento che lo Stato mette a disposizione per rendere più sicure le loro abitazioni, è il “sisma bonus” promulgato dopo il terremoto di Amatrice. Si tratta di una detrazione fiscale divenuta molto vantaggiosa a partire dal gennaio 2017 - fino all’ 85% - concessa sia ai privati (persone fisiche, imprenditori individuali, professionisti) che alle società per interventi “anti sismici” realizzati su immobili di tipo abitativo (anche seconda casa) o su quelli utilizzati per le attività produttive, situati nelle zone sismiche (come la Calabria). 

Nel mio programma di governo regionale ho indicato come, per ridurre drasticamente il rischio sismico, sia necessario applicare altre pratiche fondamentali, finora trascurate, come il tanto pubblicizzato ma mai applicato “fascicolo del fabbricato”, che consente di verificare il grado di vulnerabilità sismica e quindi di censire il livello di vulnerabilità sismica e di sicurezza di ogni edificio, pubblico e privato, mediante l’ausilio di liberi professionisti, come ingegneri, architetti, geologi, geometri. Rendendo obbligatorio il “fascicolo del fabbricato” sarà possibile ottenere un quadro complessivo su tutta la Regione del livello di sicurezza degli edifici pubblici, come le scuole in cui i nostri figli trascorrono molte ore della giornata e gli ospedali, ed anche degli edifici privati, che consenta di intervenire in modo programmato – con lo stanziamento di risorse adeguate – per l’adeguamento sismico degli edifici con una conseguente drastica riduzione del rischio da terremoto. Dovrà essere anche verificato il grado di stabilità di opere pubbliche come i ponti e i viadotti ricadenti nel territorio calabrese che, a causa della assenza di manutenzione e di mancata programmazione politica rappresentano una grave minaccia per la sicurezza pubblica. Inoltre, prevedo poi di istituire uno sportello regionale per i cittadini, con sedi dislocate nei capoluoghi di provincia, per fornire assistenza ai cittadini privati sulla prevenzione dal rischio sismico, sia in relazione ai suddetti finanziamenti a fondo perduto e sia per sfruttare al meglio gli incentivi fiscali del “sisma-bonus”.

Percorrendo - conclude Tansi - queste buone pratiche, che avevo avviato con decisione quando ero alla guida della Protezione Civile della Regione Calabria prima che le lobby di potere mi facessero fuori, la paura per il terremoto sarà solo un lontano ricordo.

Il 25-IX-2019 la Consulta ha depenalizzato, “a determinate condizioni”, il suicidio assistito, aprendo di fatto la strada all’ eutanasia.

Spesso, quando organi di Stato affrontano “temi etici” fondamentali come quelli che riguardano Vita e Famiglia, qualcuno, forse intuendo la deriva che può seguire alla approvazione e applicazione di certe “leggi”, palesemente contrarie al Diritto naturale, o magari per non impressionare  l’elettorato italiano in maggioranza ancora moderato e conservatore, parla di “paletti”  che – a suo dire – porrebbero un limite alla frana morale, civile e fisica che quelle “leggi” producono nella società. Nel caso dell’eutanasia depenalizzata, i “paletti” traspaiono dalla frase incidentale del titolo: “a determinate condizioni”.

Il ricorso alla strategia dei “paletti” si ripete puntualmente quando, ad es., il Partito Radicale, “apripista” in questa materia fin dagli anni Sessanta (nasce nel 1955 da una costola del Partito Liberale), in combutta coi post-comunisti del Partito Democratico e coi rimasugli dei gruppuscoli della Sinistra, coadiuvati da qualche signora “prima della classe” di Forza Italia e ora, buon’ultimi, dai “pentastellati”, mettono mano a fare “leggi” per la conquista di diritti che chiamano “civili” ma che, in realtà, sono quasi sempre una ulteriore aggressione a Vita e Famiglia; in questi casi i politici “catto-dem” (ex democristiani diluiti nel PD) agitano i “paletti” come a dire: noi la “legge” non la possiamo bloccare tutta intera ma poniamo ad essa dei limiti precisi. Così, scorrendo la Storia degli ultimi 50 anni, scopriamo che – ad esempio – si parlò di limiti “invalicabili” e di “paletti” già nel 1978 a proposito della “legge” 194 sull’aborto che all’inizio, nella immaginazione dei soloni legislatori, doveva riguardare solo alcuni casi definiti e che chiamarono “necessari”; in realtà fu subito una frana: è accaduto infatti che da allora le uccisioni legali di bambini prima di nascere, in Italia sono state oltre 6 (sei) milioni. Alla faccia della “tutela della maternità”, frase che si legge nel preambolo della “194”! I “paletti” – e non ci voleva la sapienza di Salomone per prevederlo! – sono stati fin da subito spazzati via dalla  corruzione dilagante.

La verità è che il più delle volte essi vengono agitati per propaganda o forse per un residuo scrupolo di coscienza specie da parte di chi, dicendosi o credendosi ancora “cattolico” o persona di buona volontà, si rende conto della  pericolosità e iniquità di certe “leggi” che alcune  forze politiche stanno  confezionando in Parlamento, ma, per dovere di scuderia, deve fingere di approvarle stando agli ordini del Partito nel quale ha scelto di cacciarsi. Se poi, con un coagulo di coraggio, magari voterà secondo coscienza, cioè contro gli ordini calatigli dall’alto, allora la sua rischia di essere una voce nel deserto (“vox clamantis in deserto”) o una noce nel sacco che non fa rumore.

È ciò che si ripete in simili circostanze: ricordate le “unioni civili” (11-5-2016) con vari parlamentari “cattolici” dispersi fra gli ex comunisti del Partito Democratico, che fecero un gran chiasso minacciando referendum, fissando “paletti” che – secondo loro – avrebbero messo un limite alle adozioni di bambini da parte di due uomini o due donne, alla “maternità surrogata” (l’“utero in affitto”), al “matrimonio” fra gay etc. etc.? Su tale argomento, fra i miei appunti trovo, ad es., che la senatrice Fattorini, “cattolica” del PD, durante la discussione in aula della “legge”, proponeva “limiti” che, a suo dire, avrebbero frenato i furori della compagna Cirinnà (costei è la signora che a Verona – 8-3-2019 – in un corteo contro la Famiglia naturale sciorinava il cartello blasfemo “Dio, patria, famiglia: che vita de mer...”; è quella che vuole le droghe leggere libere, il “matrimonio egualitario”, l’omogenitorialità e adozioni “per tutti e per tutte” e, ovviamente, l’utero in affitto!) La senatrice “cattolica” sopra nominata, dopo aver fatto tanto chiasso coi suoi “paletti”, ha comunque votato quella “legge” dichiarando a “l’Unità” (12-5-2016):

È un giorno di festa, questo volevamo e questo finalmente possiamo festeggiare”;

e l’anno dopo, sempre sullo stesso quotidiano (6-4-2017):

 “I diritti sono una cosa seria, non vanno solo decantati ma attuati (…). Pensiamo al divorzio e all’aborto. E pensiamo al grande successo ottenuto dal governo Renzi con l’approvazione della legge sulle unioni civili, una legge giusta civile”.

Magari quella “legge” per i “catto-comunisti” sarà stata “giusta e civile” e avrà pure ottenuto “un grande successo” ma su di essa questo fu il giudizio del card. Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana:

“La recente approvazione della legge sulle Unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà le differenze sono piccoli espedienti facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, compresa anche la pratica dell’utero in affitto che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà” (“Avvenire”, 18-5-2016).

Lo stesso giorno su “Il Fatto Quotidiano” un tizio aveva scritto  proposizioni del tipo:

“Le squadre aggressive dei vescovi guidate da Bagnasco” e “Crudele e insensato è anche il frenetico divieto della maternità surrogata [leggi: “utero in affitto”]… Quanto a dire che quel "matrimonio" [fra due uomini o due donne] non è matrimonio”;

dove la parola “squadre” è scelta con ironia malvagia perché fa pensare alle “squadre fasciste”! Ovviamente, io sottoscrivo in pieno le parole del cardinale e delle sue “squadre” ma devo dire che mi dispiace che politici come la suddetta senatrice vengano tranquillamente votati da chi frequenta chiese e oratori: la confusione – a dir poco – è senza limiti.

Considerazioni finali.

Chi, a proposito di “leggi” che contrastano col Diritto naturale, parla di “paletti” e fa le viste di crederne l’efficacia, probabilmente ignora che nelle materie fondamentali, inerenti cioè ai valori “non negoziabili”, come Vita e Famiglia, essi sono inutili e dannosi: inutili, perché durano forse lo spazio di una stagione e vengono travolti alla prima prova; dannosi, perché generano in tante persone  disinformate la illusione e la speranza che con essi si possa neutralizzare o magari ridurre il danno che quelle “leggi” cagionano alla società. Ciò avviene perché chi li propone ignora o finge di ignorare che la filosofia dei presentatori della “legge” è il “relativismo trasgressivo” che cancella la distinzione fondamentale tra il bene e il male; ignora che, forte di quella filosofia, (il card. Ratzinger, 18/4/2005, a riguardo parlò di “dittatura del relativismo”), il Mondo Moderno, attraverso le  massonerie di intellettuali (filosofi e “maestri” di pensiero, professoroni, giornalisti, operatori culturali, editori, cineasti e giullari delle televisioni, politici e tribuni imbonitori del popolo…) muove una guerra senza quartiere al Cristianesimo nella speranza di eliminarlo; in tale guerra usa quasi sempre una “meccanica” o strategia, ormai classica e collaudata, dei “tre passi avanti e uno o due indietro” sì da dare l’illusione agli sprovveduti che coi “paletti” si sia innalzato un argine “invalicabile” al male, anzi si sia ottenuta perfino una vittoria: in realtà si è solo rimandata al giorno dopo la completa sconfitta!

Così – stiamone certi – avverrà anche per l’eutanasia: hanno cominciato con aprire una fessura nella diga (si può essere eliminati solo “a determinate condizioni” assicurano i “15” signori della Consulta…!) e da qui a qualche tempo sarà una falla enorme come puntualmente è accaduto per simili questioni in passato e, già al presente, avviene in alcuni paesi neopagani dell’Europa del Nord, come il Belgio. Del resto questo “Mondo” quando impone il suo “ordine” contro il Diritto Naturale (“Dieci Comandamenti” valevoli per tutti, Ebrei, Cristiani, Mussulmani…), ha una sua “logica” stringente anche se diabolica e perversa: alla dissoluzione e al disordine, prima diffusi a piene mani da quelle stesse “massonerie” e poi confermati dalle “leggi” pensate contro la Famiglia naturale, il Mondo Moderno ha unito in questi 50 anni una propaganda dissennata contro Vita e natalità; in tal modo sono diminuite paurosamente le nascite e sono aumentati progressivamente gli anziani inabili e...costosi; stando così le cose, c’è il fondato sospetto che da qui ad alcuni lustri, l’eutanasia possa diventare una scorciatoia e sarà detta perfino  “necessaria”! All’inizio sarà volontaria, appunto “a determinate condizioni”, come fanno capire i “paletti” di lorsignori, e dopo… In questo “dopo” ci saranno molti ragazzini di oggi diseducati e cellulare-dipendenti, quelli che giorni fa il grande Ministro dell’Istruzione (è il pentastellato che vuole togliere i Crocifissi dalle scuole!) ha incitato a marinare le lezioni per salvare il pianeta. Noi, nati nella “prima metà del secolo scorso” forse non siamo ancora nell’“elenco” e possiamo starcene seduti sulla riva del fiume per vedere come va a finire, per fortuna; ma quei ragazzini, nostri figli e nipoti, loro sì, rischiano di incapparci perfino felici e convinti. Poveretti!

C’è ancora il passaggio della “legge” al Parlamento; tuttavia i fautori dell’eutanasia non faranno nulla a ridosso di elezioni (il 27 ottobre si vota in Umbria) ché la minima mossa favorevole ad essa  regalerebbe al Centro Destra  voti di cattolici, specie a quel Salvini, “cattivo”, che ha detto chiaro: “il suicidio per legge o suicidio di Stato io non lo voto perché la vita è sacra” (La Verità”, 27-9-2019); e poi, qualora riuscissero a vincere, dovrebbero fare i conti con la opposizione di molti medici, giustamente contrari e obiettori di coscienza: “Prima della pronuncia della Corte viene il giuramento di Ippocrate. Per chi svolge la nostra professione, uccidere è impensabile: in molti rifiuterebbero di farlo” (Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia, da “La Verità, 27-9-2019). Potranno, quindi, fare “un passo indietro” (dopo i “tre avanti”!); ma – tranquilli – prima o poi, aiutata dai soliti giudici onnipotenti, la “legge di morte” sarà approvata e promulgata dal Presidente della Repubblica! 

Il popolo Sámi, da noi definito ‘lappone’, l’unico riconosciuto come indigeno in tutta l’area europea, è diffuso in quattro Paesi, nel nord della Finlandia, in zone di Svezia e Norvegia ed in alcune aree della penisola di Kola in Russia.

Lo scorso mese di settembre si sono svolte ad Inari, presso la sede di Sajos, le votazioni per la scelta dei nuovi rappresentanti del popolo Sámi nel contesto del cosiddetto Sámediggi, ovvero il parlamento consultivo, il più alto organo politico dei Sámi in Finlandia che lo rappresenta in contesti nazionali e internazionali.

I 21 membri del parlamento Sámi sono eletti ogni quattro anni. I Sámi iscritti alla lista elettorale del Sámediggi  sono idonei a votare alle elezioni e gli aventi diritto di voto possono candidarsi alle elezioni.

L'autogoverno linguistico e culturale per i Sámi nella loro terra d'origine è garantito dalla Costituzione  finlandese in qualità di popolo indigeno. L'autogoverno è stato regolamentato e attuato dal Sámediggi  dal 1996 (legge 974/1995, modificata il 1279/2002). Il parlamento dei Sámi è l'organismo rappresentativo democratico del popolo dei Sámi, il cui scopo è di promuovere la lingua e la cultura Sámi e le questioni relative alla posizione dei Sámi come popolo indigeno.

L'età media del nuovo parlamento Sámi è di 49 anni. Il membro più giovane è Karen-Anni Hetta, 26 anni, di Sodankylä, e il più anziano, 76 anni, Kari Kyrö, di Inari.

Dal registro elettorale, risultavano 5873 aventi diritto al voto, un numero non ingente, poiché è la Norvegia ad ospitare uil maggior numero di lapponi. I voti sono stati 2853, per una affluenza  alle urne del 48,58 %. Nelle ultime elezioni del 2015, l'affluenza era stata superiore, 51,63 %, e anche nelle precedenti elezioni del 2011, leggermente superiore, del 49,6 %. Si calcola che i Sámi di Finlandia siano ca. 10mila, con una propria lingua differenziatasi nel corso del tempo a seconda delle zone di residenza. In Finlandia, vi sono tre lingue Sami: Nord Sámi, Inari Sámi e Skolt Sámi. Con circa 20.000 parlanti in Finlandia, Norvegia e Svezia, il Nord Sámi è la più parlata di queste lingue. In Finlandia, il Nord Sámi è parlato da circa 2 000 persone mentre l’Inari Sámi è parlato esclusivamente in Finlandia. Lo Skolt Sámi è parlato in Finlandia e in Russia. In Finlandia, entrambe le lingue sono usate da circa 300 persone, la maggior parte delle quali vive a Inari. Sotto la pressione delle lingue dominanti, e di politiche assimilatorie, molti Sámi hanno perso la loro lingua madre. Dal risveglio etnico degli anni '60, sono state prese una varietà di misure per preservare le lingue Sámi e riportarle in vita. Il Sámi Language Act del 1992, rivisto nel 2004, ha reso il Sámi una lingua ufficiale.

Molti voti sono stati espressi per posta, anche da angoli remoti del mondo. Annikki Sarre, di famiglia Sámi della provincia di Inari, ma residente a Roma da decenni, probabilmente quasi unica Sámi in Italia, approfittando di una permanenza nella sua zona d’origine, ha voluto votare recandosi di persona nella sede del Sámediggi  ad Inari, per recuperare, in un cento senso, le proprie radici culturali ed ambientali. “Le mie radici e tradizioni famigliari non vengono scalfite da una lunga permanenza all’estero ma, in un certo senso, rafforzate dalla lontananza e dai ricordi…Sono quindi orgogliosa di appartenere ad un popolo antico e ricco di espressioni culturali che però nello stesso tempo si adegua e si adatta, senza rinnegamenti, al nostro tempo ed alle diverse situazioni. Penso che il ruolo del Sámediggi debba essere fondamentale nel promuovere e difendere, con gli strumenti della informazione, della istruzione e della partecipazione, la consapevolezza delle nuove generazioni sulle tradizioni anche linguistiche del popolo” ci ha dichiarato. Ed ha aggiunto, sorridendo, di sentirsi profondamente europea “ anche per avere la cittadinanza finlandese ed italiana ed in più, per nascita, quella Sámi”.

I risultati

I candidati e gli eletti non rappresentano partiti come tradizionalmente intesi, ma, naturalmente, si aggregano a seconda di comuni posizioni che possono sostenere o promuovere, in genere sulle tipologie di sviluppo sociale, culturale ed economico e sulla concreta attuazione di diritti derivanti dalla posizione di popolo indigeno.

Nel neo eletto parlamento Sámi per il periodo 2020-2023 proseguono, rieletti, nove membri esistenti, sono rientrati quattro vecchi membri ed eletti otto membri per la prima volta. L'età media dei nuovi membri del parlamento Sámi è di 49 anni e quasi la metà dei membri è impegnata nell'allevamento delle renne.

Il pescatore e pensionato Kari Kyrö (220 voti, attuale membro), l'assistente sociale Anu Avaskari (183 voti, attuale membro), e l’allevatore di renne Veikko Feodoroff (134 voti, attuale membro) sono stati eletti al Parlamento Sámi con il maggior numero di voti.

Il nuovo parlamento Sámi ha di gran lunga il maggior numero di membri di  lingua del Nord Sámi. Dei 21 membri regolari dell'assemblea, 11 membri hanno dichiarato il Nord Sámi come lingua madre, 10 membri la lingua finlandese e uno lo Skolt Sámi. Un membro ha dichiarato come sua madrelingua sia il finlandese che il Nord Sámi.Otto dei nuovi membri del parlamento hanno riferito di lavorare nell'allevamento di renne, sei in diverse posizioni di insegnamento, quattro studiando e tre in pensione. I membri selezionati includono anche alcuni artisti e imprenditori. Quasi la metà degli eletti rappresenta la provincia di Inari, la più vasta della Finlandia, equivalente alla regione Lazio. Di conseguenza, quasi la metà della nuova composizione del Sámediggi è rappresentata da Inari, 10 membri; quattro membri provengono da Utsjoki, tre membri da Sodankylä ed Enontekiö e un solo membro fuori dalla patria Sámi.La composizione di genere del nuovo parlamento Sámi è molto equilibrata: 11 membri sono donne e 10 sono uomini.

La nuova formazione di questo organo consultivo sarà operativa dal primo gennaio prossimo e si troverà ad affrontare nuove ed impegnative problematiche come le trattative col governo nazionale per una revisione delle leggi che disciplinano i diritti del popolo lappone come entità autoctona, le problematiche ambientali della regione artica, la territorialità delle aree di pesca ed allevamento riservate ai Sámi, il turismo responsabile, e molto altro.

 

 

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