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Finisce il governo 'Conte bis'

Finisce il governo 'Conte bis'. Non basta l'apertura di Giuseppe Conte a un "patto di legislatura". Matteo Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva dal governo.  

La domanda circola ormai con insistenza dalle parti di Roma dopo lo strappo di Italia Viva, sarebbe votare o non votare? E prima ancora di capire come finirà la lunga agonia del governo giallorosso, qualcuno inizia a domandarsi se sia il caso o meno di far votare gli italiani. Non cosa, né quando, né come..

Uno degli sviluppi possibili di una crisi di governo, come si sa, è lo scioglimento anticipato della legislatura e il ricorso ad elezioni anticipate. Questo si verifica quando un Governo si dimette e le successive consultazioni del Presidente della Repubblica non si risolvono nella formazione di un nuovo esecutivo. È quello che è successo ad esempio nel 2008, quando la caduta del secondo Governo Prodi portò all'interruzione anticipata della legislatura iniziata meno di due anni prima.

L'esempio classico: anche il Regno d’Italia, in piena Grande Guerra, decise di “spodestare” Cadorna per Diaz quando comprese che la sua campagna militare ci avrebbe portato alla rovina. Altro esempio: il Regno Unito scelse Winston Churchill (e il nostro premier lo conosce bene), ottenendo le dimissioni di Neville Chamberlain dopo l'invasione tedesca della Francia. Parliamo ovviamente di situazione disastrose, di guerre mondiali, di eserciti pronti a tutti. Ma se la retorica dell'Italia in guerra viene sfruttata anche nella reazione alla pandemia, allora non è detto sia così distante. E i morti, purtroppo, continuano a essere una tragedia quotidiana.

Sono tanti i governi e i parlamenti che corrono verso la fine del mandato. E se è pure vero che quelli sono a scadenza naturale e non sono cadute anticipate, nessuno, per ora, ha messo in dubbio la scelta di andare al voto. Tanto più che tra voto per corrispondenza e contingentamenti, luoghi aperti, diversi e con più giorni, ci si aspetta che Paesi occidentali e moderni siano perfettamente in grado di far fronte ai pericoli. Si andrà tra pochi al giorno al voto in Portogallo, a marzo toccherà ai Paesi Bassi. In Germania, a settembre, ci saranno forse le più importanti elezioni di tutta l’Europa. E già a giugno andranno a votare alcuni dei suoi Lander. In Russia, sempre a fine estate, sarà il turno di altre fondamentali elezioni. Il Regno Unito idem. E altri piccoli (grandi) Paesi europei si preparano al voto (basti pensare a Repubblica Ceca, Albania, Norvegia e Cipro). E l’Italia, se pure dovesse andare al voto, non andrebbe certo domani: la Costituzione detta tempi precisi qualora Sergio Mattarella dovesse ritenere conclusa, insieme al premier, l'esperienza di questo parlamento.

Incrociando i risultati degli ultimi sondaggi, la riduzione dei seggi e con il Rosatellum, sistema elettorale in prevalenza maggioritario, la proiezione è chiara: l'opposizione di centrodestra avrebbe la maggioranza assoluta, con buona pace di Zingaretti & co. Ovviamente bisogna considerare le possibili alleanze ma i giallorossi non otterrebbero la vittoria né se permanesse lo schieramento del Conte bis, con Renzi come alleato, sia che si configurasse uno schieramento simile a quello proposto alle elezioni in Liguria, con Iv che corre in autonomia insieme a Calenda e +Europa. Se addirittura si rompesse completamente l'asse tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, sarebbe trionfo del centrodestra, che andrebbe a prendere 248 deputati su 400 e 124 senatori su 200.

Sono solo due gli scenari che al momento porterebbero alla sconfitta del centrodestra, entrambi attualmente improbabili. Si dovrebbe spaccare l'alleanza, con Salvini e Meloni da una parte, Silvio Berlusconi, Renzi, Calenda e Bonino dall'altra. L'altro scenario, attualmente di difficile attuazione, vedrebbe un'alleanza di tutti i partiti che in questo momento non sono con il centrodestra: Pd, M5S, Iv, Leu, Azione e +Europa. Questo "minestrone" porterebbe comunque a una maggioranza risicata, con 202 seggi a Montecitorio (su 400) e 102 (su 200) a Palazzo Madama. Le simulazioni di YouTrend sono diventate la stella polare di questo parlamento ed è stato Lorenzo Pregliasco, fondatore e direttore di YouTrend, a riferire a Repubblica i sussurri di Palazzo: "Deputati e senatori che hanno visto la simulazione hanno detto: tanto non si vota. Abbiamo ribattuto che forse non si vota proprio per quello che c'è scritto lì dentro. Il voto punirebbe in particolar modo il M5S, destinato a perdere un terzo degli eletti, e Italia Viva".

Il vertice al Nazareno e il "no" al governo con il centrodestra: Anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è giunto nella sede del Pd per il vertice sulla crisi di governo convocato dal segretario Nicola Zingaretti. Presenti i membri della segreteria, il vicesegretario Andrea Orlando, i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci e i ministri.  "Abbiamo chiarito e dobbiamo ribadire che per noi è impensabile qualsiasi collaborazione di governo con la destra italiana, sovranista e nazionalista. Sarebbe un segnale incomprensibile. Le immagini di Washington ci dicono quanto pericolosa sia quella deriva. E' sbagliato dopo la vittoria di Biden favorire scenari che ridanno fiato come è accaduto con la scelta di Renzi, agli alleati di Trump", dice Zingaretti nel suo intervento alla riunione dell'ufficio politico del Pd. Quindi il monito di Graziano Delrio a parlamentarizzare la crisi: "Come gruppo dei democratici vogliamo che la crisi venga parlamentarizzare e che ci siano le comunicazioni".  "C'è un dato che non può essere cancellato dalle nostre analisi. Ed è a questo punto l'inaffidabilità politica di Italia Viva. Che è un dato presente e che io credo, e questo dovremmo tenerlo in considerazione, per come è avvenuto mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare un coinvolgimento e una nuova possibile ripartenza", dice Zingaretti nel corso dell'ufficio politico del Pd.

"Il Movimento deve solo mantenere la linea delle ultime 48 ore - ha scritto in un post su Fb l'esponente M5s Alessandro Di Battista - Renzi ha squittito per far fuori Conte e basta? Benissimo, Conte resta al suo posto. Renzi ha lasciato il governo? Benissimo, non ci entrerà mai più. Senza Se e senza Ma. Intanto queste sono le due condizioni che la forza politica che ha preso più voti nel 2018 (con una legge elettorale, lo ricordo, fatta ad hoc contro il M5S) mette sul piatto. E siamo compatti. Finalmente".

Ma intanto la polemica non si placa. Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando continua ad attaccare Italia Viva definendola responsabile per quanto accaduto: "Con una crisi economica galoppante Iv si è assunta la responsabilità di provocare la crisi che getta il paese nell'incertezza e nella confusione. Avevamo detto che si sarebbe creata una situazione di confusione e un salto nel buio. I nostri appello non ascoltati e purtroppo questo è avvenuto". E questo mentre i renziani non smettono di puntare il dito contro Conte. "C'è una crisi, due ministre si sono dimesse e il premier non vuole andare oggi al Colle e non vuole venire in Senato. C'è ancora una Costituzione in questo Paese o un DPCM l'ha cancellata? ", ironizza su Twitter il capogruppo Davide Faraone .

 

Fonti Inside Over /il giornale/ ansa / agi

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