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Luca Lotti rinviato a giudizio per l'inchiesta su caso Consip

Il gup di Roma ha rinviato a giudizio cinque persone nell'ambito dell'indagine sul caso Consip. A processo, tra gli altri, l'ex ministro Luca Lotti per favoreggiamento e l'ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette per rivelazione del segreto di ufficio. Prosciolto dalle accuse l'ex maggiore del Noe Giampaolo Scafarto.

Il processo inizierà il prossimo 15 gennaio. A processo andranno anche l'imprenditore Carlo Russo per millantato credito, Filippo Vannoni per favoreggiamento e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamaccia per favoreggiamento. Scafarto, oggi prosciolto, era accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio. Accusa, quest'ultima, caduta anche per il colonnello dell'Arma, Alessandro Sessa anch'egli prosciolto. Il procedimento è legato al filone di indagine relativo alla fuga di notizie sul fascicolo che era stato avviato dai pm di Napoli sul maxiappalto Consip.

L'ex ministro, uomo di grande fiducia di Renzi, sarebbe stato una delle gole profonde che avrebbe avvertito Luigi Marroni - ex ad di Consip - dell'indagine sugli appalti, ostacolando così il lavoro dei magistrati. "Lotti - spiega Marroni - mi informò che si trattava di un'indagine che era nata sul mio predecessore Casalino (Domenico, ndr) e che riguardava anche l'imprenditore campano Romeo".

La gup Clementina Forleo ha rinviato a giudizio anche l'ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, indagato come Lotti per favoreggiamento. Nel periodo giugno-ottobre del 2016, l'allora presidente della società Publiacqua di Firenze, avrebbe informato Marroni dell'esistenza di una indagine penale che coinvolgeva i vertici Consip e di un'attività di intercettazione sul suo telefono. A processo anche l'ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, che risponde di rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento, il generale dell'Arma Emanuele Saltalamacchia (favoreggiamento), e l'imprenditore Carlo Russo, che risponde di millantato credito.

Sono stati prosciolti, invece, l'ex carabiniere del Noe, Gian Paolo Scafarto che rispondeva di rivelazione del segreto, falso e depistaggio, e anche l'ex colonnello del Noe Alessandro Sessa (depistaggio e omessa denuncia).

Intanto se ci sono incontri di cui gli italiani, ma neanche i vice presidenti del Consiglio sapevano nulla, che riguardavano scandali internazionali veri. Se il presidente del Consiglio usava e continua ad usare tuttora i servizi segreti come una sua dependance, come dei portatori di acqua e di bevande, spieghi al popolo italiano perché e per come". Così Matteo Salvini, senatore e leader della Lega, commenta, ad Agorà Rai Tre, la possibile convocazione del premier Conte al Copasir.

All'interno del Comitato per il controllo sull'attività dei Servizi segreti è stata avanzata la richiesta di sentire in audizione il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in relazione alla visita a Roma del ministro della Giustizia Usa William Barr e ai suoi contatti con i vertici dell'intelligence italiana.

Attualmente, però, l'organismo non può convocare nessuno e nemmeno riunirsi: il presidente Lorenzo Guerini è infatti diventato ministro della Difesa senza finora essere stato sostituito all'interno del Comitato, che non è dunque nella pienezza delle sue funzioni Salvini: Conte dica se usava Servizi Segreti come dependance


Se ci sono incontri di cui gli italiani, ma neanche i vice presidenti del Consiglio sapevano nulla, che riguardavano scandali internazionali veri. Se il presidente del Consiglio usava e continua ad usare tuttora i servizi segreti come una sua dependance, come dei portatori di acqua e di bevande, spieghi al popolo italiano perché e per come". Così Matteo Salvini, senatore e leader della Lega, commenta, ad Agorà Rai Tre, la possibile convocazione del premier Conte al Copasir.

All'interno del Comitato per il controllo sull'attività dei Servizi segreti è stata avanzata la richiesta di sentire in audizione il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in relazione alla visita a Roma del ministro della Giustizia Usa William Barr e ai suoi contatti con i vertici dell' intelligence italiana.

Attualmente, però, l'organismo non può convocare nessuno e nemmeno riunirsi: il presidente Lorenzo Guerini è infatti diventato ministro della Difesa senza finora essere stato sostituito all'interno del Comitato, che non è dunque nella pienezza delle sue funzioni

Intanto l'intervento della capitana in Aula e gli applausi scroscianti sono uno schiaffo al nostro Paese. "Non mi sognerei mai di applaudire una comandante che, dopo aver aspettato deliberatamente 15 giorni al largo di Lampedusa, per scaricare a tutti i costi degli immigrati in Italia, ha addirittura speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a rischio la vita delle donne e degli uomini in divisa", ha commentato Salvini spiegando di provare "pena, imbarazzo e vergogna per" chi ha si è alzato ad applaudirla. Anche perché nessuno di questi ha mai avuto il coraggio di commentare la notizia dei tre torturatori di immigrati caricati da Carola e scaricati nel nostro Paese.

L'audizione della Rackete al parlamento europeo è stata anticipata da un'infinità di polemiche che non accenneranno a diminuire nemmeno oggi che la capitana ha fatto la sua reprimenda all'Europa. Il suo è stato un attacco durissimo che non ha risparmiato nessuno e, sebbene abbia sempre fatto di tutto per non fare nomi e cognomi, il suo dito indice è rimasto sempre puntato contro l'Italia che, sulla base del decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini, aveva vietato alla Sea Watch 3 non solo di attraccare al porto di Lampedusa ma anche di entrare nelle acque territoriali italiane. "Abbiamo vissuto delle situazioni alienanti - ha lamentato - abbiamo dovuto legare i corpi affinché non affondassero intorno a noi. Ho visto persone lasciate sole in mare o riportate nella Libia da cui erano appena fuggite. Ma nessuna esperienza è stata pesante come Sea Watch 3 con a bordo i migranti per giorni che nessuno voleva". 

Per la comandante tedesca, l'intera vicenda è stata "una vergona" perpetrata dall'Europa, "culla dei diritti umani". "Tutta una serie di istituzioni ha innalzato un muro", ha continuato lamentandosi di essere stata prima attaccata e poi di essersi "ritrovata da sola". Sola contro l'Italia che con il decreto Sicurezza, "una legge che non rispetta il diritto internazionale e del mare", l'ha bollata come "una minaccia all'ordine pubblico".

Il caso della Sea Watch viene usato dalla Rackete per accusare gli Stati membri di non essere "disposti ad affrontare i tempi moderni" ridistribuendo una nave con 53 clandestini a bordo. "Come se a bordo ci fosse la peste invece che persone esauste", ha quindi incalzato lamentando di aver ricevuto attenzione soltanto dopo essere entrata a forza nel porto di Lampedusa ed essere stata arrestata. "Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto attraverso tutti i canali diplomatici e ufficiali?". In Aula nessuno ha replicato alle accuse. Nessuno le ha fatto presente che non avrebbe dovuto infrangere le leggi italiane e tanto meno speronare la motovedetta della Guardia di Finanza. 

Nessuno ha ricordato che quel caso avrebbe potuto essere gestito diversamente e che Lampedusa non era per forza il porto d'approdo a cui puntare per scaricare gli immigrati. Di contro si sono alzati tutti in piedi ad applaudirla. "Questo applauso finale molto lungo è simbolo del nostro apprezzamento degli sforzi che lei ha svolto - ha addirittura commentato il presidente della commissione, Juan Fernando Lopez Aguilar - si è impegnata personalmente in modo incredibile e per questo la ringraziamo".

Agli ultrà europeisti che la hanno invitata a parlare davanti alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo non importa affatto che per sfondare il blocco del Viminale Carola Rackete ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza  

Durante il suo intervento, la Rackete non ha mai pronunicato la parola "scusa". Anzi ha pure fatto leva sul gip di Agrigento, Alessandra Vella, che al termine delle indagini ha dichiarato che era stato "seguito l'obbligo di ricerca e salvataggio" e che quanto fatto era "in conformità del diritto del mare"

 

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