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Dopo 122 anni di 'esilio' e una migrazione in quattro sedi diverse, torna all'interno del Duomo di Orvieto l'intero ciclo scultoreo degli Apostoli e dei quattro Santi, l'unico ancora completo e conservato integralmente avviato prima dell'avvento del barocco.

Il riposizionamento delle statue all'interno della Cattedrale è la conclusione di un impegnativo percorso sia burocratico sia di restauro, che ha visto collaborare numerosi ed esperti professionisti, oltre che soggetti istituzionali.

Le statue - otto realizzate tra il 1556 e il 1612, la nona nel 1618, la decima nel 1644 e le ultime due tra il 1714 e il 1722 - dal 2006 erano infatti state collocate nella sede distaccata del museo dell'Opera del Duomo di Orvieto, tornando al centro dell'interesse e dello studio. Il progetto del riposizionamento già delineato nel 1986 dalla Soprintendenza, era stato presentato agli organi del ministero per i Beni e le attività culturali che e stato autorizzato dalla stessa Soprintendenza.

Il progetto di riposizionamento delle statue è stato coordinato dall'Opera del Duomo, presieduta da Gianfelice Bellesini che ha guidato il convegno con i Giornalisti stranieri al quale ha presto parte anche il vescovo, monsignor Benedetto Tuzia, il professor Giuseppe della Fina, il sindaco Roberta Tardani e la soprintendente alle Belle arti dell'Umbria, Marica Mercalli.  

Cosi l'Opera del Duomo di Orvieto ha invitato soci della stampa estera ad una visita alla bella città umbra, per due interessanti appuntamenti culturali. Incontro presso il palazzo dell'Opera del Duomo, dove è stato proiettato un video sui restauri dei basamenti e delle statue e la loro ricollocazione, seguito da  visita guidata all'interno del Duomo con l'illustrazione  del ciclo scultoreo dell' Annunciazione, degli Apostoli e dei Santi Protettori della citta', appena ricollocato, rendendo ancora più splendida la Cattedrale. Visita del Museo Claudio Faina (con opere d'arte etrusca, greca e romana), dando una attenzione particolare alla collezione attica recentemente donata dall'architetto Mario Lolli Ghetti. Visita al Pozzo di San Patrizio, al Museo del Duomo ed al Museo Emilio Greco.

Con il ritorno in Duomo – è stato detto nel corso della conferenza stampa – le sculture hanno riacquistato dignità di opera d’arte, seppure fuori contesto e scala, e sono tornate al centro dell’interesse, dello studio, del dibattito. Il progetto del loro riposizionamento in situ, già delineato nel 1986 dalla Soprintendenza, presentato più di recente agli organi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e oggi autorizzato dalla stessa Soprintendenza è frutto della stretta collaborazione tra l’Opera del Duomo e le più importanti istituzioni competenti: ISCR Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, e Soprintendenza all’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio dell’Umbria, affiancate da ENEA per gli aspetti scientifici e di innovazione nella prevenzione del rischio sismico; e della partecipazione del Comune di Orvieto per il supporto logistico e la piena condivisione da parte della Diocesi di Orvieto-Todi, oltre alla determinante approvazione e personale sostegno di S.E. il Vescovo Mons. Benedetto Tuzia. Numerosi poi, gli esperti professionisti impegnati nel cantiere di ricostruzione dei basamenti originali e nel restauro conservativo delle sculture.

Le statue poggiano sui basamenti originali e quelle dei quattro Santi protettori che hanno fatto ritorno nel Duomo di Orvieto dopo 122 anni. Anticipate da quelle dell'Angelo annunciante e della Vergine, realizzate da Francesco Mochi.

Le statue sono state realizzate da vari artisti tra la fine del 16/o secolo e l'inizio del 18/o e la loro presenza in Duomo costituisce - è stato spiegato - un chiaro richiamo all'Ecumenismo. Trovano posto ai piedi delle colonne che presentano le iconiche fasce alternate di travertino e basalto.
   
Delle 12 statue degli Apostoli di Orvieto, le prime 8 furono realizzate tra il 1556 e il 1612: S. Paolo da Francesco Mosca detto il Moschino (1556), S. Pietro da Raffaello da Montelupo (1557), S. Tommaso, S. Giovanni e S. Andrea dall’orvietano Ippolito Scalza e collaboratori, S. Giacomo Maggiore da Giovanni Caccini, S. Matteo da Pietro Francavilla su progetto di Giambologna e S. Filippo da Francesco Mochi.

Per quanto riguarda le statue degli apostoli, la prima a essere realizzata fu il San Paolo, opera di Francesco Mosca detto il Moschino (Firenze, 1523? - Pisa, 1578) del 1556; seguirono il San Pietro di Raffaello da Montelupo (Montelupo Fiorentino, 1504 - Orvieto, 1566) del 1557, il San Tommaso, il San Giovanni e il Sant’Andrea di Ippolito Scalza (Orvieto, 1532 - 1617) e collaboratori, il San Giacomo Maggiore di Giovanni Caccini (Montopoli in Val d’Arno, 1556 - Firenze, 1613), il San Matteo di Pietro Francavilla (Pierre Franqueville; Cambrai, 1548 - Parigi, 1615) su disegno di Giambologna e il San Filippo di Francesco Mochi, tutte opere realizzate entro il 1612. Sono invece più tarde il San Bartolomeo, opera del 1618 di Ippolito Buzi (Viggiù, 1562 - Roma, 1634), il San Taddeo scolpito da Mochi nel 1644 e il San Giacomo Minore e il San Simone di Bernardino Cametti, realizzate nel 1722. I quattro santi protettori della città sono il San Rocco del 1593, il San Costanzo del 1598 e il San Brizio del 1601, tutte opere di Fabiano Toti (? - Orvieto, 1607), e il San Sebastiano del 1554-1557 di Moschino e Scalza.  

Negli stessi anni venne realizzato anche il gruppo dell’Annunciazione di Francesco Mochi (1603-1608), collocato all’interno del coro della cattedrale, e altre statue che vanno a ornare l’area del transetto e il presbiterio. La nona statua, il San Bartolomeo, è compiuta da Ippolito Buzi nel 1618. La decima, S. Taddeo, è consegnata da Mochi del 1644; le ultime due, sono scolpite da Bernardino Cametti, tra il 1714 e il 1722, negli anni in cui altri Apostoli prendevano posizione nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Nel 1897 il restauro cosiddetto “di liberazione” di matrice purista volle cancellare la fase artistica manierista-barocca e il duomo fu «purgato felicemente dello sconcio sovrappiù». Le statue vennero dapprima esposte nel museo e in seguito dimenticate nei depositi dove venne a visitarle Federico Zeri reclamando il loro recupero.

Le statue furono rimosse dal Duomo di Orvieto nel 1897 (all’epoca si volle infatti donare nuovamente alla cattedrale il suo austero aspetto medievale, e furono dunque eliminate le aggiunte barocche, a cominciare dalle statue, che furono spostate) e negli ultimi anni si trovavano esposte in una sede distaccata del Museo dell’Opera del Duomo, la ex chiesa di Sant’Agostino. Del loro ricollocamento nella sede originaria si parla già dal 1986 (uno dei più accesi fautori del ritorno in Duomo fu Federico Zeri), epoca a cui risale il primo progetto della soprintendenza, e si è potuto però realizzare solo quest’anno:  al risultato hanno contribuito diversi soggetti, ovvero la stessa soprintendenza, l’Opera del Duomo, il Comune di Orvieto, la diocesi di Orvieto-Todi e l’Enea, che ha curato gli aspetti scientifici e di innovazione nella prevenzione del rischio sismico (tutte le statue sono state infatti dotate di basi antisismiche). Il ritorno delle statue ha anche fornito l’occasione per compiere verifiche strutturali degli elementi architettonici della cattedrale e alcuni interventi per migliorare il suo comportamento in caso di terremoti.  

Tra le iniziative dell’Opera del Duomo il 3 dicembre, “Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità”, con un programma di Arte Accessibile dedicato alle statue degli Apostoli e dei Santi protettori, organizzato in collaborazione con IISACP.

Inoltre, Venerdì 6 dicembre alle ore 16.00 si terrà la presentazione degli atti del convegno “Miracolo! Emozione, spettacolo e potere nella storia dei secoli XIII-XVIII” in collaborazione con SISMEL Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino.

Dopo 122 anni di 'esilio' e una migrazione in quattro sedi diverse, torna all'interno del Duomo di Orvieto l'intero ciclo scultoreo degli Apostoli e dei quattro Santi, l'unico ancora completo e conservato integralmente avviato prima dell'avvento del barocco.

Il riposizionamento delle statue all'interno della Cattedrale è la conclusione di un impegnativo percorso sia burocratico sia di restauro, che ha visto collaborare numerosi ed esperti professionisti, oltre che soggetti istituzionali.

Le statue - otto realizzate tra il 1556 e il 1612, la nona nel 1618, la decima nel 1644 e le ultime due tra il 1714 e il 1722 - dal 2006 erano infatti state collocate nella sede distaccata del museo dell'Opera del Duomo di Orvieto, tornando al centro dell'interesse e dello studio. Il progetto del riposizionamento già delineato nel 1986 dalla Soprintendenza, era stato presentato agli organi del ministero per i Beni e le attività culturali che e stato autorizzato dalla stessa Soprintendenza.

Il progetto di riposizionamento delle statue è stato coordinato dall'Opera del Duomo, presieduta da Gianfelice Bellesini che ha guidato il convegno con i Giornalisti stranieri al quale ha presto parte anche il vescovo, monsignor Benedetto Tuzia, il professor Giuseppe della Fina, il sindaco Roberta Tardani e la soprintendente alle Belle arti dell'Umbria, Marica Mercalli.  

Cosi l'Opera del Duomo di Orvieto ha invitato soci della stampa estera ad una visita alla bella città umbra, per due interessanti appuntamenti culturali. Incontro presso il palazzo dell'Opera del Duomo, dove è stato proiettato un video sui restauri dei basamenti e delle statue e la loro ricollocazione, seguito da  visita guidata all'interno del Duomo con l'illustrazione  del ciclo scultoreo dell' Annunciazione, degli Apostoli e dei Santi Protettori della citta', appena ricollocato, rendendo ancora più splendida la Cattedrale. Visita del Museo Claudio Faina (con opere d'arte etrusca, greca e romana), dando una attenzione particolare alla collezione attica recentemente donata dall'architetto Mario Lolli Ghetti. Visita al Pozzo di San Patrizio, al Museo del Duomo ed al Museo Emilio Greco.

Con il ritorno in Duomo – è stato detto nel corso della conferenza stampa – le sculture hanno riacquistato dignità di opera d’arte, seppure fuori contesto e scala, e sono tornate al centro dell’interesse, dello studio, del dibattito. Il progetto del loro riposizionamento in situ, già delineato nel 1986 dalla Soprintendenza, presentato più di recente agli organi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e oggi autorizzato dalla stessa Soprintendenza è frutto della stretta collaborazione tra l’Opera del Duomo e le più importanti istituzioni competenti: ISCR Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, e Soprintendenza all’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio dell’Umbria, affiancate da ENEA per gli aspetti scientifici e di innovazione nella prevenzione del rischio sismico; e della partecipazione del Comune di Orvieto per il supporto logistico e la piena condivisione da parte della Diocesi di Orvieto-Todi, oltre alla determinante approvazione e personale sostegno di S.E. il Vescovo Mons. Benedetto Tuzia. Numerosi poi, gli esperti professionisti impegnati nel cantiere di ricostruzione dei basamenti originali e nel restauro conservativo delle sculture.

Le statue poggiano sui basamenti originali e quelle dei quattro Santi protettori che hanno fatto ritorno nel Duomo di Orvieto dopo 122 anni. Anticipate da quelle dell'Angelo annunciante e della Vergine, realizzate da Francesco Mochi.

Le statue sono state realizzate da vari artisti tra la fine del 16/o secolo e l'inizio del 18/o e la loro presenza in Duomo costituisce - è stato spiegato - un chiaro richiamo all'Ecumenismo. Trovano posto ai piedi delle colonne che presentano le iconiche fasce alternate di travertino e basalto.
   
Delle 12 statue degli Apostoli di Orvieto, le prime 8 furono realizzate tra il 1556 e il 1612: S. Paolo da Francesco Mosca detto il Moschino (1556), S. Pietro da Raffaello da Montelupo (1557), S. Tommaso, S. Giovanni e S. Andrea dall’orvietano Ippolito Scalza e collaboratori, S. Giacomo Maggiore da Giovanni Caccini, S. Matteo da Pietro Francavilla su progetto di Giambologna e S. Filippo da Francesco Mochi.

Per quanto riguarda le statue degli apostoli, la prima a essere realizzata fu il San Paolo, opera di Francesco Mosca detto il Moschino (Firenze, 1523? - Pisa, 1578) del 1556; seguirono il San Pietro di Raffaello da Montelupo (Montelupo Fiorentino, 1504 - Orvieto, 1566) del 1557, il San Tommaso, il San Giovanni e il Sant’Andrea di Ippolito Scalza (Orvieto, 1532 - 1617) e collaboratori, il San Giacomo Maggiore di Giovanni Caccini (Montopoli in Val d’Arno, 1556 - Firenze, 1613), il San Matteo di Pietro Francavilla (Pierre Franqueville; Cambrai, 1548 - Parigi, 1615) su disegno di Giambologna e il San Filippo di Francesco Mochi, tutte opere realizzate entro il 1612. Sono invece più tarde il San Bartolomeo, opera del 1618 di Ippolito Buzi (Viggiù, 1562 - Roma, 1634), il San Taddeo scolpito da Mochi nel 1644 e il San Giacomo Minore e il San Simone di Bernardino Cametti, realizzate nel 1722. I quattro santi protettori della città sono il San Rocco del 1593, il San Costanzo del 1598 e il San Brizio del 1601, tutte opere di Fabiano Toti (? - Orvieto, 1607), e il San Sebastiano del 1554-1557 di Moschino e Scalza.  

Negli stessi anni venne realizzato anche il gruppo dell’Annunciazione di Francesco Mochi (1603-1608), collocato all’interno del coro della cattedrale, e altre statue che vanno a ornare l’area del transetto e il presbiterio. La nona statua, il San Bartolomeo, è compiuta da Ippolito Buzi nel 1618. La decima, S. Taddeo, è consegnata da Mochi del 1644; le ultime due, sono scolpite da Bernardino Cametti, tra il 1714 e il 1722, negli anni in cui altri Apostoli prendevano posizione nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Nel 1897 il restauro cosiddetto “di liberazione” di matrice purista volle cancellare la fase artistica manierista-barocca e il duomo fu «purgato felicemente dello sconcio sovrappiù». Le statue vennero dapprima esposte nel museo e in seguito dimenticate nei depositi dove venne a visitarle Federico Zeri reclamando il loro recupero.

Le statue furono rimosse dal Duomo di Orvieto nel 1897 (all’epoca si volle infatti donare nuovamente alla cattedrale il suo austero aspetto medievale, e furono dunque eliminate le aggiunte barocche, a cominciare dalle statue, che furono spostate) e negli ultimi anni si trovavano esposte in una sede distaccata del Museo dell’Opera del Duomo, la ex chiesa di Sant’Agostino. Del loro ricollocamento nella sede originaria si parla già dal 1986 (uno dei più accesi fautori del ritorno in Duomo fu Federico Zeri), epoca a cui risale il primo progetto della soprintendenza, e si è potuto però realizzare solo quest’anno:  al risultato hanno contribuito diversi soggetti, ovvero la stessa soprintendenza, l’Opera del Duomo, il Comune di Orvieto, la diocesi di Orvieto-Todi e l’Enea, che ha curato gli aspetti scientifici e di innovazione nella prevenzione del rischio sismico (tutte le statue sono state infatti dotate di basi antisismiche). Il ritorno delle statue ha anche fornito l’occasione per compiere verifiche strutturali degli elementi architettonici della cattedrale e alcuni interventi per migliorare il suo comportamento in caso di terremoti.  

Tra le iniziative dell’Opera del Duomo il 3 dicembre, “Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità”, con un programma di Arte Accessibile dedicato alle statue degli Apostoli e dei Santi protettori, organizzato in collaborazione con IISACP.

Inoltre, Venerdì 6 dicembre alle ore 16.00 si terrà la presentazione degli atti del convegno “Miracolo! Emozione, spettacolo e potere nella storia dei secoli XIII-XVIII” in collaborazione con SISMEL Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino.

Terremoto in Albania. Una scossa di magnitudo 6,5 ha colpito nella notte la costa settentrionale, vicino Durazzo. Ed è stata avvertita fino in Puglia e Basilicata. Ore di estrema angoscia soprattutto a Durazzo la città più colpita dal terremoto di questa notte, dove si è registrata una nuova scossa di 5 punti di magnitudo.  

Il terremoto è stato avvertito anche in alcune regioni italiane, fra cui Puglia, Basilicata, Campania e Abruzzo. Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha informato così i cittadini su Twitter: “La scossa di terremoto delle ore 3.54 è stata avvertita in provincia di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. Dalla sala della protezione civile della Regione Puglia non risultano allo stato segnalazioni di danni in Puglia".

Un albergo nella zona balneare di Durazzo è crollato a causa del terremoto uccidendo almeno quattro persone. Si tratta dell'hotel quattro stelle Vila Palma, di tre piani. Tra le vittime ci sono due donne oltre, secondo i media locali, ad un anziano e a suo nipote adolescente. Due donne sono state trovate morte sotto le macerie di tre palazzine crollate a Thumana, una località a circa 40 chilometri a nord di Tirana. Un uomo invece è stato trovato morto sotto le macerie di un palazzo crollato a Durazzo. Sempre a Durazzo, sono stati trovati in un albergo crollato nella zona della spiaggia altri due corpi. Le ultime due vittime, un uomo e un bambino, sono state trovate nel villaggio di Thumana, ad una ventina di chilometri dalla capitale Tirana.

Secondo le testimonianze che si susseguono sul web si temono molti dispersi mentre l'ultimo bilancio della tragedia parla di 15 morti e 600 feriti. Proseguono intanto le operazioni di soccorso: 41 persone sono state tratte in salvo dalle macerie di alcuni palazzi e abitazioni crollate. Si scava anche a mani nude per cercare di mettere in salvo le persone rimaste intrappolate. I video e le foto che si susseguono sui social mostrano i soccorsi ma anche normali cittadini che cercano tra i detriti.

Il premier albanese Edi Rama ha parlato su Facebook di "momenti drammatici, in cui bisogna mantenere la calma e stare vicini l'uno all'altro per affrontare questo colpo", sottolineando che "tutte le strutture dello Stato sono operative per salvare ogni possibile vita".

Dall'Italia sono partiti i primi aiuti. Il premier Conte ha inviato aerei con delle unità speciali", lo ha annunciato il premier albanese Edi Rama. Anche la Grecia ha inviato aerei, ha aggiunto il premier, sottolineando che anche i presidenti francese Emmanuel Macron e turco Recep Tayip Erdogan hanno dato la loro disponibilità ad assistere il Paese. Dal Kosovo intanto sono partite le unità del genio. "Tutti gli amici dell'Albania si stanno attivando rapidamente", ha concluso Rama.

"L'Italia è vicina all'amico popolo albanese, duramente colpito dal terremoto. All'alba - ha scritto su twitter il premier Conte - ho sentito il premier @ediramaal e ho subito disposto l'invio di uomini e mezzi di soccorso".

I feriti sono stati ricoverati negli ospedali di Durazzo e Tirana. Gli operatori del soccorso hanno detto di aver ricevuto, ad ora, circa 400 richieste di intervento. Le autorità albanesi hanno deciso di chiudere tutte le scuole a Tirana, Durazzo e Lezhe.

Le informazioni sono ancora convulse e frammentate, ma i media albanesi parlano al momento di 13 morti e almeno 600 feriti. Per quanto riguarda le vittime, a Kurbin, a nord di Tirana, un uomo, preso dal panico, si è gettato dal balcone; a Thumana, a una quarantina di chilometri dalla capitale, due donne hanno perso la vita sotto le macerie di alcune palazzine crollate. Altri corpi senza vita sono stati rinvenuti a Durazzo; morti anche due bambini; 28 persone sono state estratte vive dalle macerie.

Le operazioni di soccorso proseguono senza sosta, anche se la situazione resta critica. Già, perché in Albania, oltre alla prima, sono state fin qui registrate oltre 60 scosse, e non è da escludere che possano ulteriormente aumentare provocando altri danni. Come mostrato da Syri tv, i soccorritori stanno scavando a mani nude tra le macerie a Durazzo, la città più colpita dal terremoto, e Thumana. Molte persone sono ancora intrappolate sotto il peso di numerosi edifici collassati, altre risultano disperse.

Alla scossa della notte ne sono seguite altre due. La seconda, alle 8.27, ha avuto un epicentro a 21 km a sudovest di Mamurras, con ipocentro a 10 km di profondità. Intanto, la ministra della Difesa albanese, Olta Xhacka, ha detto che finora si sono registrate nella zona oltre 100 scosse di assestamento.

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 ha colpito questa mattina alle 5:49 la Grecia: lo rende noto l'Istituto geofisico americano (Usgs). L'epicentro del sisma è stato registrato a 6 km a nordest del villaggio di Ano Kastritsi (centro-sud), nella regione della Grecia Occidentale, con ipocentro a 35 km di profondità. Per ora non si hanno notizie di danni o vittime.

L'Unione europea, intanto, è pronta ad aiutare l'Albania. L'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, e il commissario agli aiuti umanitari e per la gestione delle crisi, Christos Stylianides, hanno lanciato un chiaro messaggio a Tirana: "Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alle persone e alle autorità del paese. L'Unione europea è solidale con l'Albania ed è pronta a offrire assistenza, anche attraverso il meccanismo di protezione civile dell'Unione. Il nostro Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc) è stato in continuo contatto con le autorità di protezione civile dell'Albania. Rimaniamo in contatto con il governo albanese per identificare i modi migliori in cui possiamo aiutare in questo momento difficile".

Il peggio sembrava ormai alle spalle ma la terra è tornata a tremare, questa volta in Bosnia Erzegovina. Da quanto ha reso noto il Centro di ricerche tedesco per le geoscienze, alle 10:19 una forte scossa sismica di magnitudo 5.4 gradi della scala Richter e profondità di circa 10 chilometri è stata registrata in una zona situata a circa 70 chilometri a sud di Sarajevo. Precisamente a Blagaj, un centro che si trova nei pressi di Mostar. Per ora non si hanno notizie di danni o vittime.

 

 

 

 

L'Associazione Stampa Estera scopre le Marche: il suo Gruppo del Gusto (oltre 70 giornalisti stranieri di più di 30 testate internazionali che raccontano il food & wine) ha scelto Offida e ha realizzato la sua l'annuale edizione del premio dedicato al riconoscimento delle eccellenze enogastronomiche italiane. La XVI edizione del premio e stato al Teatro Serpente Aureo della cittadina marchigiana il 23 novembre 2019. Un risultato ottenuto dalla start-up marchigiana i-strategies, specializzata in storytelling ed heritage marketing. Tra i premiati anche due realtà marchigiane: la distilleria Meletti per le attività gestite dalla stessa famiglia da più di 100 anni e il Consorzio tutela e valorizzazione oliva ascolana del Piceno. Gli altri due premiati sono Gioacchino Bonsignore, curatore della rubrica Gusto di Canale 5 nella categoria 'divulgazione' e il Mulino Maggio di Pocciardo (Lecce)  

La serata al teatro serpente Auereo si e svolta in questa maniera : dopo i saluti istituzionali del sindaco di Offida Luigi Massa e del vicepresidente della Regione Marche Anna Casini, ad officiare la cerimonia, inframmezzata dalla musica del duo Victoria Viola e Massimo Di Matteo , l’italiano Alfredo Tesio, lo spagnolo Rossend Domenech, la tedesca Costanze Reuscher, la rumena Elena Postelnicu e la venezuelana Eliana Loza..hanno presentato i premiazione : I premiati per l’edizione 2019 sono quattro: il Mulino Maggio nella categoria aziende produttrici, la Distilleria Meletti in quella delle aziende storiche, il giornalista del Tg5 Gioacchino Bonsignore per la divulgazione e il Consorzio tutela e valorizzazione dell’oliva ascolana del Piceno DOP per i consorzi/istituzioni.

La manifestazione vanta tra i suoi sponsor la Carpigiani, Parmigiano Reggiano, Kimbo e Pastificio dei Campi. Partner dell’edizione 2019 è l’azienda vitivinicola Ciù Ciù di Offida, mentre la società organizzatrice dell’evento la start-up marchigiana i-strategies

Il risultato è merito del lavoro svolto dalla start up marchigiana i-strategies, specializzata in storytelling ed heritage marketing che, con la sua proposta, è riuscita a prevalere su concorrenti di altre regioni italiane. “Con il nostro progetto abbiamo cercato di valorizzare al meglio tutti i punti di forza di questo territorio, a partire dalle location che avrebbero dovuto ospitare il premio e siamo molto contenti che l’Associazione Stampa Estera abbia alla fine scelto le Marche. Voglio in particolare ringraziare l’azienda Ciù Ciù e l’Amministrazione comunale di Offida perché questi risultati possono essere raggiunti solo lavorando in modo sinergico”, ha affermato Gianluca Vagnarelli fondatore di i-strategies.  

“Per noi è un piacere tenere il nostro premio nelle Marche offrendo ai nostri associati anche la possibilità di conoscere la vostra bellissima regione”, ha affermato Alfredo Tesio coordinatore del Gruppo del Gusto dell’Associazione della Stampa
Estera in Italia.

Grande la soddisfazione da parte dell’Amministrazione comunale di Offida, con l’Assessore alla Cultura Isabella Bosano e l’Assessore al Turismo Cristina Capriotti.

“Ringrazio i-strategies per aver avuto l’idea e la passata amministrazione per averla recepita e di aver messo a disposizione le strutture per la sua realizzazione. Offida è un comune del Piceno che ha deciso di puntare sulla valorizzazione del territorio e dei prodotti. I giornalisti che sono stati ospitati da noi in questi due giorni hanno fatto percorsi di conoscenza complessi che richiedano tempo e passione, soprattutto in riferimento a questo periodo dove tutto pare debba essere immediato”, sono state le parole del sindaco Luigi Massa

Grazie a Gianluca Vagnarelli fondatore di i-strategies che senza di lui la nostra esperienza ad Ascoli Piceno non sarebbe cosi bella che insieme alle due meravigliose guide abbiamo imparato di piu per Ascoli ...ci siamo visti domenica tutti i colleghi in Piazza Arringo


Uno dei primi punti d’approdo è la vasta e monumentale Piazza Arringo : è la piazza più antica della città dominata dalla Cattedrale di S. Emidio ed è delimitata su uno dei lati dal Palazzo Vescovile sede del Museo Diocesano. Sullo stesso lato si sta imponente il Palazzo Comunale (o anche detto Palazzo dell’Arengo) che al suo interno ospita alcune delle opere d’arte che hanno incoronato la Pinacoteca Civica  di Ascoli Piceno fra i musei più belli d’Italia. Di fronte, all’interno di Palazzo Panichi, il Museo Archeologico Statale dove sono custodite tracce ed ori di un’ Ascoli segreta che ha segnato le nostre origini.

Abbiamo visitato Duomo chiesa imponente a tre navate, ci ha colpito  il contrasto dalla facciata e il suo interno. Con gli occhi al cielo non sapremo dove direzionare lo sguardo imbarazzati dalla bellezza dei dipinti delle volte, dalle opere di arte sacra contenuti all’interno delle intime cappeline, alcune delle quali capolavori importanti come il polittico di Carlo Crivelli. il tour continua con la visita alla cripta della cattedrale dedicata a S. Emidio, patrono della città: luogo di raccoglimento denso di mosaici è anche il punto di partenza di antiche catacombe.

Risalendo dai sotterranei della città siamo andati velocemente verso Piazza del Popolo.  Il “Salotto d’Italia”  è un autentico gioiello architettonico ..anche con la pioggia,abbiamo passeggiato nell’elegante piazza in travertino uno spettacolo mozzafiato! Incastonata nel ventre del centro storico,è la culla di molti altri punti d’interesse come lo storico Caffè Meletti, Il Palazzo dei Capitani , la Chiesa di San Francesco...Prima di tornare a Roma abbiamo visitato il ristorante le scuderie al palazzo della antica famiglia Mlatesta....

Alla fine prima la sorpresa del Comune con i sbandieratori un piccolo assaggio della Quintana di Ascoli  con l'esibizione dei Sbandieratori e Musici dei sei Sestieri

 

 

Recenti dati che arrivano dal Nord America sfatano uno dei più diffusi luoghi comuni sulla legalizzazione della droga: eliminare il mercato nero in mano ai vari cartelli. Stati Uniti e Canada sono all’avanguardia tra le nazioni che hanno legalizzato l’uso della cannabis sia senza restrizione alcuna, vedi il  Canada o anche per il solo uso ricreativo o medico come molti stati: California, Washington, Oregon, Colorado, la capitale Washington D.C. e molti altri hanno legalizzato con alcune limitazioni anche se, a livello federale, negli Usa, l’uso della cannabis resta un reato. Il fallimento totale è proprio sulla lotta al racket della droga che resta più florido che mai come aveva ben previsto un grande esperto del settore: il magistrato Paolo Borsellino (1940-1992) che, per la sua esperienza di lotta alle mafie diceva: «Liberalizzare la droga per combattere il traffico clandestino è da dilettanti di criminologia. La legalizzazione del consumo di droga non elimina il mercato clandestino, anzi diventerebbe ancor più pericoloso perché destinato a coloro che per motivi di età non accederebbero al mercato legale, i più giovani e, quindi, i più fragili e bisognosi di protezione». Il discorso è del 1989, un secolo fa, molte cose sono cambiate da allora, la diffusione delle sostanze stupefacenti ha raggiunto livelli inimmaginabili trent’anni fa, ma, più che altro, molti Stati hanno legalizzato l’uso della cannabis. Questi Stati possono avere dei riscontri sull’uso, l’abuso, le conseguenze e quelle che allora erano le previsioni di un magistrato oggi sono provate dalla cronaca. In Canada e negli Stati Uniti i cartelli della droga continuano a fare enormi profitti con la cannabis. I motivi sono semplici: primo fra tutti il fatto che gli Stati, come fanno con alcool e tabacco, mantengono una tassazione elevata sulle attività «viziose» come l’uso delle sostanze stupefacenti o anche il gioco d’azzardo. I prezzi al consumatore restano più alti di quelli del mercato clandestino tax free. Altro punto è quello delle fasce d’età: in alcuni stati la vendita è vietata ai minori di anni 21 e quindi c’è un mercato molto vasto di fruitori del servizio. Ultimo aspetto, forse ancora più drammatico è che la decriminalizzazione ha abbassato notevolmente i rischi dei contrabbandieri che non hanno più l’accusa di spaccio di sostanze potenzialmente pericolose e addirittura spostano in Canada e Usa le loro centrali. Tutte queste informazioni che si possono leggere anche sul Corriere della Sera di domenica 24 novembre venivano già esposte anni fa da un altro magistrato, Alfredo Mantovano, che si spende molto per combattere questi luoghi comuni. E l’esperimento in vivo che stanno attuando nel Nord America sarà sicuramente molto utile anche per i nostri legislatori che così avranno informazioni importanti almeno su questo punto: il mercato illegale in mano alle mafie non si combatte con la legalizzazione.

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