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Attentati a Bruxelles, perquisizioni in Italia

Prima fugge dal carcere in Tunisia per sbarcare come innocuo migrante con il barcone in Italia. Poi viene aperto un procedimento a Bologna per radicalismo islamico, che finisce in nulla. Alla fine doveva essere espulso, ma un magistrato di Bologna annulla il provvedimento di rigetto della richiesta d'asilo. La polizia italiana, però, segnala a tutta Europa che è un sospetto jihadista pronto a partire per i campi dei battaglia dell'Isis in Medio Oriente. Si sposta fra Svezia e Belgio fino a quando non decide di uccidere due svedesi a colpi di kalashnikov nel centro di Bruxelles. Il Giornale ha ricostruito il percorso, attraverso l'Italia, di Abdesalem Lassoued, il terrorista dell'Isis neutralizzato ( ieri ottobre 23 ) in uno scontro a fuoco a Schaerbeek, distretto della capitale belga fucina di jihadisti fin dagli attentati del 2016.

Lassoued era un tunisino nato a Sfax nel 1978. A casa sua finisce dietro le sbarre «per reati comuni e di natura politico-religiosa», ma riesce a evadere. Subito dopo si mescola ai migranti imbarcandosi verso Lampedusa. Nel gennaio 2011 viene fotosegnalato a Porto Empedocle per ingresso illegale. A Torino, dove lo trasferiscono, gli rilasciano un permesso di soggiorno per «motivi umanitari». Abbandona l'Italia per andare prima in Norvegia e venire rimandato indietro e poi in Svezia. Nel Paese scandinavo rimane dal 2012 al 2014 finendo in carcere. Forse non è un caso che a Bruxelles abbia dato la caccia ai tifosi della nazionale svedese, impegnata in una partita, uccidendone due. Dopo avere scontato la pena in Svezia viene espulso verso l'Italia come prevede il regolamento di Dublino.

Le perquisizioni a tappeto sono scattate per sgominare la rete dei contatti che Abdessalem Lassoued, autore dell'attentato del 16 ottobre scorso a Bruxelles, aveva in Italia. Il tunisino, che uccise brutalmente due tifosi svedesi gridando "Allah akbar", era infatti transitato dal nostro Paese, dove aveva vissuto dal 2012 e il 2016. E qui, secondo gli investigatori, aveva delle conoscenze riconducibili alla sua cerchia virtuale del terrore. Così, i poliziotti della Digos di Bologna, coordinati dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione, in collaborazione con i carabinieri del Ros di Roma, hanno proceduto all’esecuzione di un decreto di perquisizione nei confronti di diciotto persone considerate vicine a Lassoued e al mondo dell'integralismo islamico.

Gli indagati sono individui di origine nordafricana che dimorano nelle province di Bologna, Como, Fermo, Ferrara, Lecco, Macerata, Teramo, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trento e Udine. Gli investigatori hanno accertato che le persone perquisite usavano profili social con contenuti tipici degli ambienti dell'estremismo religioso. Gli sviluppi degli accertamenti - fanno sapere le forze dell'ordine impegnate nell'operazione - hanno già permesso di individuare altri cittadini stranieri nei cui confronti si è definito l'iter per l’allontanamento dal territorio nazionale con provvedimenti amministrativi di espulsione.

Il 16 ottobre scorso, le sue generalità erano tragicamente tornate alla ribalta dopo il brutale attentato da lui commesso a Bruxelles. Nella capitale belga, l'uomo freddò due cittadini svedesi per poi darsi alla fuga, ancora armato, a bordo di una moto. Colpito in un conflitto a fuoco con la polizia, l'uomo è poi deceduto poco dopo. In un video, il tunisino aveva rivendicato il folle gesto. "Sono uno jihadista dello Stato islamico. Viviamo per la nostra religione e moriamo per la nostra religione. Ho vendicato i musulmani...", disse. L'attentato aveva riacceso l'allarme per il terrorismo islamico nel cuore dell'Europa, facendo partire nuove indagini per individuare eventuali e nuovi potenziali rischi alla sicurezza.

Le misure, che si inquadrano nell’ambito degli approfondimenti investigativi scaturiti dall'attentato perpetrato a Bruxelles, hanno avuto origine anche da "acquisizioni provenienti dai canali di cooperazione internazionale, avviate fin da subito con la polizia belga e gli organismi di Europol, che hanno consentito di fare piena luce sui contatti mantenuti in Italia dell’autore dell’attacco terroristico, come noto rimasto nel nostro Paese dal 2012 al 2016", hanno fatto sapere gli investigatori. Il tunisino Abdessalem Lassoued aveva vissuto per alcuni anni in Italia e nel 2016 - aveva ricostruito l'Ansa - fu fermato e identificato dalla polizia a Bologna. Ma la città delle Due torri fu solo una delle tappe dell'attentatore nel Belpaese, del quale si hanno tracce dalla Sicilia alla Liguria.

 

Fonte il Giornale / ansa / e varie agenzie 

 

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