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Napoli - Il grande ritorno di Zubin Mehta al San Carlo

Tristan-und-Isolde-0195

Domenica 22 febbraio ore 19 sarà uno dei più celebri direttori d’orchestra al mondo, Zubin Mehta, a salire sul podio del Teatro di San Carlo per il ritorno di un noto allestimento del Massimo napoletano: Tristan und Isolde di Richard Wagner premio Abbiati nella stagione 2004-2005,( «Per il segno visivo e la straordinaria accuratezza della realizzazione di scene, citazioni pittoriche e costumi che hanno contraddistinto la produzione» come si leggeva nella motivazione che portò la giuria dei critici composta dall'Associazione Nazionale Critici Musicali ad esprimersi all'unanimità). Spettacolo osannato da pubblico e critica, è firmato da una strepitosa compagnia, con la regia di Lluís Pasqual e le scene e i costumi della coppia da Oscar Frigerio/Squarciapino. Nel ruolo di Isolde la voce straordinaria e unica di Violeta Urmana, Trosten Kerl in quello di Tristan. E ancora Stephen Milling sarà il Re Marke di Cornovaglia, Kurwenal sarà Jukka Rasilainen e Melot Alfredo Nigro. Lioba Braun darà la voce a Brangäne.

Azione in tre atti su libretto dello stesso Wagner tratto dall’omonimo romanzo in versi di Goffredo di Strasburgo, Tristan und Isolde fu composta tra Zurigo, Venezia e Lucerna tra il 1857 e il 1859 e andò in scena per la prima volta il 10 giugno 1865 al Nationaltheater di Monaco di Baviera.

Così Wagner scriveva a Liszt nel 1854: «poiché in vita mia non ho mai gustato la vera felicità dell’amore, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento nel quale dal principio alla fine sfogherò appieno questo amore. Ho sbozzato nella mia testa un Tristano e Isotta; un concetto musicale della massima semplicità, ma puro sangue; col bruno vessillo che sventola in fine del dramma, voglio avvolgermi per morire!».

Nel Tristan und Isolde destino e amore coincidono in maniera assoluta e la morte dei due amanti non è tragica fatalità ma il compimento supremo e necessario dell'amore. I due protagonisi infatti non solo assecondando, ma si fanno entusiasticamente carico del destino che li travolge.

Zubin Mehta

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